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Autore: Maggie_Lullaby    04/01/2011    7 recensioni
Reid è scomparso nel nulla, non un biglietto, non una chiamata, niente. Mentre la squadra indaga, ripercorrendo gli ultimi giorni in cui è stato visto giovane collega, vengono a conoscenza di un segreto ben nascosto, che li porta a chiedersi se veramente conoscono Spencer Reid.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Maggie_Lullaby

Rating: Arancione.

Ambientazione: è ambientata nella sesta stagione. Benché il secondo episodio sia già passato JJ non se n'è andata.

Personaggi: un po' tutti, Spencer Reid, Nuovo Personaggio.

Disclaimer: i personaggi, ad eccezione di quelli da me creati, non mi appartengono ma bensì a Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è stata scritta a scopi di lucro.

Somewhere in my mind.


A Ornella, perché non doveva finire così.

Ad Arianna e Sebastiano, perché non hanno più una madre.

A chiunque ha perso qualcuno, che quel qualcuno abbia scelto o meno di morire.

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti.

{Bertrand Russell}

Sede di Quantico; Virginia.

Reid, è la decima volta che ti chiamo, per favore, richiamami appena senti il messaggio. Se non avrò tue notizie entro mezzogiorno verrò a casa tua a controllare che vada tutto bene. Ovunque tu sia, accendi questo dannato telefono!”, ruggì Derek Morgan nella cornetta del telefono dell'ufficio, riattaccandolo rabbiosamente e passandosi una mano sul viso, stancamente.

Nella sede dell'Analisi Comportamentale di Quantico, quel giorno, andava tutto nel migliore dei modi: non c'erano casi urgenti e gli agenti del B.A.U. approfittavano di simile situazione per rimettersi in pari con i rapporti degli ultimi omicidi seguiti e le scartoffie che riempivano le loro scrivanie.

Tutti gli agenti, meno che Reid.

Morgan lanciò un'occhiata al proprio cellulare per controllare se fosse arrivato qualche messaggio e, non vedendone, si alzò dalla propria scrivania per raggiungere Emily Prentiss nell'angolo relax, dove si stava versando un caffè.

Reid ti ha detto che oggi non sarebbe venuto?”, domandò più bruscamente di quanto sarebbe voluto essere.

Come..? No. Non mi è arrivato nessun messaggio. Come mai?”, domandò la donna, alzando un sopracciglio prima di rispondere per via del tono del collega.

Non noti nulla? Lui non c'è. L'ho chiamato almeno una decina di volta, sia a casa che al cellulare: non risponde. Ho una brutta sensazione”, spiegò Morgan, lanciando ad intermittenza un'occhiata al proprio orologio da polso.

È deformazione professionale”, disse Emily. “Vedrai che starà benissimo, non gli sarà suonata la sveglia”.

Sai benissimo che tiene sempre il cellulare acceso, Prentiss”, ringhiò Derek, mentre l'ansia che covava dentro di sé cresceva.

Si sarà scaricato mentre dormiva”, provò la mora, ora con meno convinzione di prima.

I due rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi, innervositi.

Perché deve sempre accadere qualcosa anche nelle giornate più tranquille in questo ufficio?!”, sbottò Emily, sbattendo con forza la tazza di caffè sul ripiano del piccolo bar e camminando a grandi passi verso l'ufficio del loro capo-sezione, l'Agente Speciale Supervisore Aaron Hotchner.

Bussò due volte alla porta chiusa, tamburellando il piede destro sul pavimento in linoleum scuro mentre Morgan la raggiungeva.

Avanti”, disse la voce profonda di Hotch da dietro la porta. Emily la spalancò ed entrò, piazzandosi davanti alla scrivania del collega affiancata da Morgan.

Qualcosa non va?”, domandò Aaron, confuso dalle espressioni dei due agenti.

Reid ti ha per caso avvertito che oggi non sarebbe venuto?”, domandò Derek, velocemente.

No, ve l'avrei riferito. Non è venuto?”, domandò Hotch, mentre lasciava cadere sul fascicolo su cui stava lavorando la propria penna e alzandosi.

No. L'ho chiamato e non risponde. Se devo essere sincero, sono un po' preoccupato”, ammise Morgan, nervosamente. “Non è da lui non avvertire che non sarebbe venuto, lo sai bene”.

Hotch gli fece cenno di aspettare, prese in mano la cornetta del telefono e digitò il numero di casa di Spencer Reid.

Dopo qualche secondo riattaccò.

Non risponde. Cosa vuoi fare, Morgan?”, domandò, una nuova espressione sul viso.

Vorrei andare a controllare a casa sua. Solo accertarmi che vada tutto bene”, spiegò il nero, gesticolando con le mani. Le ipotesi di un incidente domestico non erano del tutto da scartare, dopotutto, Reid viveva solo.

Hotch meditò qualche secondo.

Non abbiamo casi, Hotch, ti prego. Non sono tranquillo”. Derek e Aaron si guardarono negli occhi per parecchi istanti.

Se c'è qualcosa che non va, chiamaci”, gli intimò.

Lo farò.”, assicurò Derek. “Torno presto”. E uscì dallo studio sotto lo sguardo meditabondo del capo-sezione.

Emily lo osservò qualche secondo.

Va tutto bene?”, domandò.

Morgan ha ragione: non è da Reid non dire nulla”.

**

Man mano che guidava verso la casa di Reid la sensazione di occlusione che stringeva lo stomaco di Morgan si acuiva sempre di più. I pensieri dei più improbabili incidenti domestici gli attraversavano la mente a una velocità allarmante. Provò a richiamare il giovane amico ancora una volta, sia al numero di casa che la cellulare, senza ricevere risposta se non quella della segreteria telefonica.

Dove diavolo ti sei cacciato, ragazzino?”, domandò, sbottando, superando una vecchia auto scura preso dalla foga.

Per un misero decimo di secondo pensò anche a un S.I. che l'aveva preso in ostaggio, prima di darsi dello stupido. Emily aveva ragione, quella era deformazione professionale.

Parcheggiò davanti al condominio in cui viveva Spencer, entrando nel piccolo cortile del palazzo per poi entrare in un piccolo ingresso; salì le scale sino al quarto piano, lì dove abitava l'amico, e inizio a bussare alla porta, alternando con delle suonate al campanello.

Reid? Ci sei? Va tutto bene, ragazzino?”, domandò ad alta voce, senza ricevere alcuna risposta. Si abbassò al livello della serratura per controllare se riuscisse a vedere quel che accadeva dentro casa.

L'idea di buttare giù la porta a calci non lo attraeva particolarmente, specialmente se in seguito sarebbe venuto a galla che, tutto sommato, era vero che il cellulare si era scaricato e la sveglia non squillata e il giovane stava semplicemente dormendo beatamente.

Aspettò due minuti davanti alla porta chiusa, sperando di udire i passi di Reid raggiungere la porta, aprirla, e dirgli che non era suonata la sveglia e se gli concedeva qualche minuto sarebbero potuti andare al lavoro insieme.

Speranze vane.

Okay, ragazzino, la responsabilità è la tua”, mormorò tra sé Morgan, prima di fare un respiro profondo e buttare giù la porta con un potente calcio. La superficie in legno cadde a terra rovinosamente, e il rumore che provocò risuonò lungo le scale per un po'.

Derek portò istintivamente una mano alla pistola che teneva alla cinta, per ogni evenienza, ed entrò in casa.

L'appartamento di Reid era un trilocale che si apriva sul grosso salotto in cui vi era un divano, una poltrona, un piccolo televisore e le pareti stracolme di librerie piene di libri. Ovunque, vi erano libri e collezioni di CD di musica classica. In particolar modo, spiccava il nome di Beethoven sulle copertine dei dischi.

Seguì il corridoio e si affacciò sulla cucina. Era intatta, pulita, l'unica cosa vagamente fuori posto era un cartone di latte ancora pieno, ma nulla di più.

Morgan proseguì la strada, controllando tutte le stanza, chiamando l'amico ad alta voce. Anche se ormai era sicuro che non si trovasse in casa.

Per ultima, entrò nella camera di Reid. Il letto era stato rifatto, nulla lasciava presumere che ci fosse qualcosa che non andava. Oltre al fatto che il proprietario della casa non si trovava da nessuna parte.

Morgan si diede un'occhiata in giro, preda dell'ansia più totale.

Dovette fare qualche respiro profondo prima di calmarsi.

Prese il cellulare mentre le gambe gli tremavano per la preoccupazione.

Hotch. È scomparso”.


Continua...


Okay. Ci riprovo, e questa volta finirò questa fanfiction, costi quel che costi! Anzi, scusatemi se non ho finito la fic precedente ma mancavo assolutamente di immaginazione e ispirazione.

Con questa, invece, è tutta un'altra storia. Il secondo capitolo è già bello che pronto e lo pubblicherò tra qualche giorno e il terzo capitolo credo lo scriverò 'sta notte. So già quasi tutto quel che deve accadere, quindi le possibilità che io non finisca questa storia sono assai poche, per vostra sfortuna. ;)

Scherzi a parte, spero che questa storia vi piaccia, mi sono impegnata molto anche se trovo che sia troppo dialogata. Trovate così anche voi? Fatemi sapere se questo primo capitolo vi è piaciuto, oppure se non vi è piaciuto affatto. Le critiche sono sempre ben apprezzate. :D

Un bacio, a presto!

  
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