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Autore: Seki    04/01/2011    3 recensioni
Insomma, fanculo!
Non poteva credere di non riuscire a fare una cosa tanto semplice!
Cosa ci voleva a suonare il campanello, andar lì, dire “ehi Ale, auguri” e dargli quel fottutissimo regalo?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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A Present under the Snow

12 Febbraio.
Ore 19.30.
Un paesino come un altro.
Nevicava, nonostante fossero già quasi alla metà di Febbraio.
Un ragazzo slanciato rabbrividì mentre i suoi occhi di ghiaccio osservarono per l’ennesima volta l’ora.
Nadir si trovava di fronte al cancellino di una villetta a schiera a due piani, come tutte le sue vicine, di un giallo paglierino, sporcato dallo smog della città, con un piccolo giardino tagliato perfettamente in due da un vialetto su cui la neve non si depositava, a causa del lavoro che il proprietario di casa aveva fatto con pala e sale. Lo zaino blu, ancora pieno di libri e quaderni, abbandonato sul sedile posteriore della sua macchina, alla quale era appoggiato.
Si sentiva un perfetto coglione.
Insomma, che cazzo aspettava a suonare quel maledetto campanello?
Stava anche congelando!
19.45
Insomma, fanculo!
Non poteva credere di non riuscire a fare una cosa tanto semplice!
Cosa ci voleva a suonare il campanello, andar lì,  dire “ehi Ale, auguri” e dargli quel fottutissimo regalo?
Non che non ci avesse provato…
Era tutto il giorno che aspettava il momento opportuno per fare quella stupida cosa, ma per un motivo o per l’altro non era riuscito nella sua impresa.
Stronzate!
Pensò il ragazzo, prendendo a calci un cumulo di neve poco distante da lui.
La verità era che si vergognava da morire.
Aveva girato per una settimana intera prima di trovare qualcosa che potesse piacere a quello che era il suo migliore amico e, nonostante tutto il suo darsi da fare, non era ancora convinto della scelta…
Insomma poteva già averlo…non sarebbe poi stato così strano!
-E tu cosa cazzo ci fai qui?- Nadir sobbalzò nel sentire la voce del suo migliore amico che lo chiamava.
Fanculo! La mente di Nadir formulò quel pensiero, quasi meccanicamente mentre metteva a fuoco l’immagine di Alessio che avanzava sul vialetto con indosso un paio di jeans e una felpa blu, mentre nella mano sinistra teneva un sacco della spazzatura e nell’altra le chiavi di casa.
Il ragazzo uscì dal cancellino e, con non curanza, abbandonò il sacco in un angolo, prima di voltarsi a guardare l’altro ragazzo che non lo aveva perso di vista nemmeno un secondo.
-Allora? Che ci fai qui?- ripeté l’altro, incrociando le braccia e posando i suoi occhi blu in quelli di ghiaccio di Nadir.
-Oh ciao, Ale. Anch’io sono felice di vederti!-scherzò il ragazzo.
L’altro accennò un sorriso, che gli illuminò il viso rendendolo dolce e gentile, più di quanto in realtà non fosse.
-Ciao Nadir-sussurrò, quasi, in risposta.
-Bè? Non mi inviti a entrare? Mi sto congelando!- disse Nadir, sfregandosi le mani, prive di guanti.
-No-rispose secco il ragazzo -sei matto? Mi sporcheresti tutto il pavimento- scherzò l’altro, rivolgendo uno sguardo divertito alla reazione del suo migliore amico, che lo osservava con la bocca aperta.
-No, ma tu guarda questo bastardo!- sbottò a voce alta Nadir, facendo cadere le braccia lungo i fianchi -E pensare che ero venuto apposta per  portarti il tuo dannatissimo regalo!-esclamò a voce alta il ragazzo, senza nemmeno rendersi conto di quello che aveva detto.
-Regalo?- chiese, sorpreso Alessio -Che regalo?-.
Nadir ci mise un attimo per afferrare le parole dell’altro e, di conseguenza, quello che lui stesso aveva detto.
Ignorando il ragazzo, si voltò verso la sua macchina e, in pochi passi, raggiunse la portiera posteriore, che spalancò con la minor delicatezza possibile.
Infuriato più per la sua stupidità che con l’amico, afferrò non molto gentilmente la cartella e ne rovesciò l’intero contenuto, fregandosene altamente dei libri, sul sedile.
Da essa, fuoriuscì un pacchetto sottile, avvolto da una carta rossa, semplice, di quelle che usano le commesse per incartare i regali, quando l’acquirente non è in grado di farne una decente. Ormai avrebbe dovuto saperlo, dopo diciannove anni in cui sua madre lo trascinava a fare acquisti, che i negozi sono popolati da quelle figure mitologiche metà donna, metà bastarde: le commesse. Le stesse commesse che ti sorridono gentilmente quando sei completamente in panico, ma che in realtà ti trovano ridicolo…
Ridicolo..
Ecco come si sentiva, mentre afferrava il regalo e si voltava verso l’amico, puntando gli occhi ostinatamente a terra, per nascondere la vergogna, quanto si considerasse un idiota e anche la stupida emozione crescente.
-Buon compleanno, Ale- sbottò, allungando il pacchetto verso il ragazzo, il viso voltato di lato.
Alessio prese il pacchetto, osservandolo sbalordito senza riuscire a dire una parola.
Lentamente, con dita tremanti per una causa ben lontana dal freddo, scartò l’involucro rosso.
Tra le mani si ritrovò una sciarpa grigia, morbida e calda. Come le mani di Nadir, si ritrovò a pensare mentre un sorriso più grande dei precedenti gli si disegnava sul volto.
Osservò l’amico, che se ne stava ancora fermo di fronte a lui, osservandosi i piedi, imbarazzato, e lanciandogli solo qualche occhiata sfuggente per vedere la sua reazione.
Si avvicinò, fino a ritrovarsi a pochi centimetri dall’altro.
-Nadir…- lo chiamò dolcemente. Il ragazzo alzò lo sguardo, incontrando gli occhi di Alessio, bui come la notte, ma illuminati da una dolcezza di cui non avrebbe creduto capace.
-Grazie…- sussurrò Alessio , prima di posare le sue labbra su quelle dell’altro in un bacio lieve ma intriso di un amore profondo.
Nadir rimase per un attimo fermo, stupito dal comportamento dell’altro, prima di fondarsi su quelle labbra morbide e approfondire il bacio, rendendolo più passionale, mentre le braccia del suo migliore amico si allacciavano intorno al suo collo. Tra le mani il suo regalo.
-Vuoi entrare?- chiese il festeggiato ad un soffio dalle labbra dell’altro, dopo essersi separato da lui alla ricerca di ossigeno.
-Ma non ti sporcavo il pavimento?- domandò Nadir, sorridendo furbo, mentre allacciava le proprie braccia alla vita dell’altro.
-Vorrà dire che faremo in modo di levarti questi vestiti…no?-rispose Alessio, prima di tornare a baciare l’altro con il sorriso sulle labbra.



ATTENZIONE: riferimenti a cose, fatti, luoghi, persone e animali realmente esistenti è puramente casuale


Wow quinto posto e premio speciale per la Dolcezza!
chi lo avrebbe mai detto?!
Piazzamento totalmente inatteso visto che l'ho scritta di getto e senza nemmeno pensarci su XD
Vorrei ringraziare Prisca Turazzi per le correzioni apportate alla storia e per il suo giudizio sincero e costruttivo! Inoltre le rinnovo i complimenti per il fantastico contest! Baci.

 

   
 
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