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Autore: AliceInAshbaLand    04/01/2011    5 recensioni
[Alter Bridge] Piccola One Shot su Myles Kennedy, cantante degli Alter Bridge. Più che altro una riflessione sul testo di Coeur d'Alene, a mio parere una delle canzoni più belle del nuovo disco :)
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«I look into the mirror
I don't know who I am»

 

Sto perdendo la testa, ormai. Questo specchio sta riflettendo un’altra persona, questo non sono io. Non so più per cosa sto vivendo, perché continuo a tenere questo stile di vita? Forse la routine della rockstar non mi si addice più di tanto. Forse devo smetterla di andarmene in giro per il mondo a cantare il mio dispiacere. A chi interessa, tanto? Serve a me, per sfogarmi, e basta. Ma non posso continuare così per sempre. Forse è meglio che rimanga più tempo con Selena su a Spokane. Sento che pian piano questa vita mi sta uccidendo. Non so davvero più chi sono.

 

«Well I can't keep pretending
I just can't play the part
I need the solace of her shore
I need the solace of her shore»

 

Ho bisogno di tornare a casa, ho bisogno di risentire i fili d’erba che mi solleticano il viso. La brezza autunnale che mi fa strizzare gli occhi, come quando uscivo a giocare da piccolo. Quando mia mamma mi copriva con mille strati perché aveva paura che prendessi freddo.

“Myles copriti che non voglio tenerti a casa ammalato!”

“Ma dai mamma, fa caldo fuori!” e poi scappavo, non riuscivo a starmene fermo in casa, dovevo muovermi e perdermi in mezzo alla natura.

Facevo le gare in bici con i miei amici, e poi ci rotolavamo nel fango tra le risate. Mi ricordo ancora le urla di mia mamma quando tornavo a casa.

“Fila subito a fare la doccia, sembri un barbone!” e io ridevo, perché mi sentivo forte, mi sentivo diverso.

“Sì ascolta tua madre Myles, vai a lavarti” e c’era sempre il mio patrigno che rincarava la dose, supportando mia mamma in ogni cosa che diceva. E io non rispondevo mai, perché in quei momenti, rivolevo mio padre.

 

«Safe at last in your arms
I'm safe at last in your arms»


Tra le tue braccia, papà. Te lo ricordi vero? Quando andavamo in vacanza al lago, a Coeur d’Alene, e mi avvicinavo alla riva sporgendomi per guardare i girini che nuotavano. E mamma ti chiedeva sempre di tenermi stretto, perché aveva paura. Tra le tue braccia.

E poi mi lasciavi sempre andare, quando mamma non guardava, perché volevi farmi vedere che ero diventato grande. Avevo tre anni! Ma tu mi chiamavi sempre “il mio ometto” e io lì mi sentivo forte e speravo che non smettessi mai di ripeterlo.

E mi portavi a pescare con la tua piccola barca, e io mi sedevo sempre sulla punta, in bilico, lasciando scorrere i piedi nudi sull’acqua, e mi sentivo libero.

Ricordo ancora quella volta che avevamo pescato un pesce enorme, e avevo preteso di portarlo io, quando pesava il doppio di me. Mamma si era fatta due risate a vedermi trascinare quel coso sull’erba, e aveva fatto una foto a noi due, io per terra e tu, papà, con almeno cinque pesci di uguale stazza in mano. Quella sera, guardando la foto, ti eri messo a ridere e io avevo detto che da grande sarei diventato come te.

“Come me? No Myles, tu farai cose più grandi di quelle che fa il tuo papà!” e mi avevi accarezzato la testa.

Dici che ce l’ho fatta? Questo si può considerare una “cosa più grande”? Sai, darei tutto indietro, tutto questo, pur di riaverti qui.

 

 

«When all the lights have faded
The encore's come and gone
And I can't take this no more»

 

Quando le luci sono sbiadite. Al crepuscolo, quando non tornavo a casa perché non ne avevo voglia.

Quando avevo dodici anni, e girando per la città finivo inesorabilmente di fronte al cimitero di Spokane. E mi dicevo sempre di fare dietro front e di andarmene. Dovevo dimenticarti, non potevo andare avanti così. Ma, così come le mie gambe inevitabilmente mi portavano lì, inevitabilmente io entravo sempre, e mi sedevo sopra la tua tomba a raccontarti la mia giornata, a parlarti di come andavano le cose a casa. E finivo sempre a piangere, e non volevo che tu mi vedessi così. Perché tu mi vedevi, ne ero convinto. E mi vedi anche ora, vero?

Mi vedi seduto in questo divano, nel mio tour bus? Sì che mi vedi.

E vedi come sto piangendo? Trent’anni dopo, ancora non ho imparato a trattenerle, le lacrime. Sono certo che mi stai osservando anche in questo momento.

E allora mostrati.

Show me a sign.

 

E immagino che tu stia vegliando su di me anche in questo momento, vero? Mi vedi ora mentre prendo questa siringa e me la infilo nel braccio? Mi vedi mentre mi accascio per terra in preda ad una momentanea gioia, nonostante le lacrime continuino a rigare il mio viso?

So che mi vedi.

Ma io non so più quello che vedo.

Degli alberi in fiore, animali che escono dalle loro tane, famiglie che giocano.

Un lago.

QUEL lago.

Eccoti sulla tua barca, che mi fai cenno di salire, sorridendo.

“Dai Myles, vieni piccolo, che sennò ci rubano tutti i pesci!”

Corro verso di te mentre l’aria fresca mi scompiglia i capelli.

 

«Coeur d'Alene is calling out
Where the water's calm
Coeur d'Alene I'm coming now
And it won't be long»

 

Un sorriso mi illumina il viso mentre ti abbraccio e salgo sulla barca.

Mi siedo sulla punta, come sempre.

“Non sei un po’ troppo grande ormai?”

“No. Tu sarai sempre il più grande.”

E tu cominci a remare.

Oggi l’acqua è calma. E io sono felice. Non sei felice, papà?


 

 

 

Miiiinchia ragazzi, che One Shot tristi che mi vengono!  Su, uccidetemi D:

No, coooomunque, ero lì che studiavo letteratura (ebbene sì, so anche studiare :O) e ascoltavo AB III (ma vaaaa? XD). Lo sguardo di Myles in uno dei miei poster mi ha dato la definitiva ispirazione, proprio mentre ascoltavo Coeur d’Alene. Bene, non chiedete come possa un poster dare ispirazione, ma è così U_U

Bene, detto ciò, avevo da tempo la voglia di scrivere qualcosa sugli Alter ed è venuta fuori questa song-fic. Penso che i loro testi siano tra i più sottovalutati, io li trovo profondissimi e pieni di innumerevoli spunti per le nostre vite *-*  

Ovviamente la storia è inventata, ma molti fatti sono presi dalla realtà. Myles, ovviamente, non si droga, o almeno spero che non lo faccia ù_ù Coeur d’Alene è proprio il nome del lago dove la famiglia di Myles andava in vacanza quando lui era piccolo, prima che suo padre morisse ç_ç

Ulteriore precisazione: il soggetto della storia non mi appartiene *si dispera* e meno male per lui, aggiungerei!

Siate clementi, vi prego *-*





 

  
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