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Autore: Lord Revan    04/01/2011    0 recensioni
Ezio Auditore medita sul futuro, andando con la mente a quando la sua missione sarà finita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aetius Il cielo sereno permette all'occhio di posarsi su tutta la volta stellata, che veglia su una Firenze ormai prossima ad addormentarsi. Ho appena raggiunto Piazza del Duomo e mi sono appostato su un tetto. Vedere la Piazza da quassù deve essere più o meno come la vedono le stelle.

Non ci sono guardie, così colgo l'occasione per riposare un po'. Non posso stare molto però: domani è domenica, e i Pazzi colpiranno Lorenzo proprio laggiù, al Duomo. Devo riposare per essere pronto a fronteggiarli, domani mattina.

Non vi ho dato molto peso oggi, preso com'ero dalla mia missione, però ora che ho il tempo di ripensarci scorgo qualcosa in un fatto avvenuto in giornata, qualcosa alla quale dovrò pensare.

Stavo raccogliendo informazioni sui Pazzi, quando le urla di una donna mi hanno attirato: tre uomini armati la stavano aggredendo. Non sono stati un problema, in pochi secondi era tutto finito. E' stato qualcosa che mi ha detto lei, mentre me ne stavo andando: "Siete un eroe!"

Un eroe? Io? Non ci avevo mai pensato, la vendetta è stato ciò che mi ha spinto ad intraprendere la mia missione. Non avevo mai pensato di essere qualcuno che potesse salvare la gente.

Eppure ho le capacità, il coraggio e l'esperienza necessari a farlo. In fondo, prima o poi la mia vendetta si compirà, i templari verranno sconfitti e Firenze verrà liberata dal loro giogo. Cosa potrei fare allora?

Una persona come me, in grado di fare ciò che faccio io, potrebbe aiutare il popolo anche in maniera più diretta, non soltanto rovesciando i suoi governanti corrotti e assetati di potere.

Ma ho davvero le conoscienze e le capacità necessarie per farlo? Sono davvero in grado di distinguere il bene dal male o il mio ruolo di Assassino ha del tutto prosciugato la mia anima? In fondo, cosa so io del popolo?

Neanche un mese fa ero il figlio di uno dei banchieri più rispettati ed importanti di Firenze, conducevo una vita agiata e lontana dai problemi del popolo. Come faccio ora ad arrogarmi il diritto di poterlo capire e salvare da sè stesso?

Dio solo sa quante vicende esistono in questa città, quante che non hanno bisogno di qualcuno che vi si impicci. Non potrei certo mettermi a manipolare le persone "per il loro bene". Non è quello che voglio fare, ma rischierei di farlo: qual è il confine fra il salvataggio e la manipolazione?

Cosa mi darebbe la certezza di non diventare come i Pazzi, un uomo con il potere di condizionare la vita dei fiorentini senza pensare alle conseguenze e nessuno scrupolo di abusarne?

Fino a quando c'è un punto di riferimento negativo, è facile esprimere il meglio di noi stessi. Ma quando questo viene a mancare?

Accontentare qualcuno porta inevitabilmente a scontentare qualcun altro. Fino a quando si tratta di donzelle aggredite per strada è facile, ma quando le cose si complicano? Chi sono io per mettere becco in questioni che non mi competono? Di certo io non sarei contento se qualcuno portasse a termine la mia vendetta al posto mio.

La questione è complessa e gli interrogativi molti, non posso certo trovare tutte le risposte stasera, appollaiato su questo tetto. Credo di non avere neanche l'esperienza necessaria per farlo...

Di certo ora ho un compito da portare a termine. Ed è meglio se vado a riposare, perchè le vite dei Medici domani dipenderanno da me. Non voglio metterle a repentaglio per colpa di questi discorsi.
  
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