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Autore: VictoriaBook    05/01/2011    1 recensioni
Un racconto giallo che dipinge a tinte fosche un'anomala notte di Natale.
La "quasi investigatrice" Anne Wilson, aiutata dal formidabile intuito del commissario Anderson, si districa tra intrighi nascosti dal posticcio candore della vigilia di Natale.
Perché niente è come sembra.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Dave, dove diavolo è finito il fascicolo dell'omicidio di Oxford Street?>>

" A volte penso davvero di impazzire. Sul serio, non ce la faccio più."

Al commissariato del distretto di Camden Town a Londra regnava il delirio.

<< Nella cartella rossa, come sempre. E cerca di calmarti Anne. >>

<< Non dirmi di calmarmi, eh! Anche perché io sono calmissima! >>

" Giuro che non lo sopporto. E tutta questa confidenza, poi? "

La notte di Natale, poi, erano tutti più nervosi. Figuriamoci due come David e Anne. 

Per uno strano scherzo del destino erano finiti a lavorare insieme. 

Anzi, il commissario Anderson lavorava là già da cinque anni. 

Poi, era arrivata Miss Wilson a sconvolgere il suo equilibrio ormai collaudato. Anne era una poliziotta, per ora solo vice commissario, giovane e saccente con ambizioni da investigatrice; il commissario David la trovava davvero insopportabile. 

Teoricamente due personaggi così diversi dovrebbero essere destinati ad diventare quasi complementari. E in effetti, in un certo senso lo erano. Ma da quando Miss Wilson era arrivata il commissario aveva trovato la vittima ideale per le sue frecciatine velenose, i suoi sguardi sprezzanti e il suo atteggiamento di superiorità. Già, perché lui si sentiva superiore al resto dell'umanità. Ogni volta che gli capitava l'occasione ostentava il suo formidabile intuito, il suo sesto senso. Non aveva del tutto torto. 

Il commissario David era davvero un fuoriclasse; era brillante e incredibilmente acuto. La razionalità e il senso pratico, al contrario, non erano certo il suo punto forte. Non era affatto uno stratega, uno di quegli investigatori da romanzo giallo che sbrogliano ingarbugliati delitti seduti a tavolino. La sua tattica era aspettare le soluzioni. Secondo lui sarebbero sempre venute a galla da sole. E, bisogna ammetterlo, la sua tattica si era sempre rivelata vincente. 

<< Trovata! Dovresti smetterla di metterci pile di libri sopra! >>

Ma Anne no, lei non era così. Lei era astuta, calcolatrice, perspicace. 

Infatti, non sopportava l'animo sonnacchioso e fintamente indolente di David, perché lei teneva sempre gli occhi aperti. Niente poteva sfuggire al suo sguardo e alla sua mente veloce e brillante. 

Mr Wilson la giudicava una ragazzina presuntuosa e scolastica. 

Ma certo aveva della qualità innegabili; aveva ricevuto una promozione d'oro e si era lasciata alle spalle la piccola realtà cittadina per spiccare il volo verso il fascino inebriante di Londra. 

Nonostante non fosse esattamente un idillio, la loro era una squadra vincente. Anche se non volevano riconoscerlo. 

Quella, poi, era la notte di Natale. E la notte di Natale, si sa, è spesso molto pericolosa. E loro lo sapevano bene. 

La mente umana è una bomba innescata e quella notte rischiava di farla esplodere. Forse è colpa di tutta quella finta allegria, finta bontà, finto candore. Insomma, era una notte ipocrita. 

Ma, su questo potevano giurarci entrambi, gli istinti delle persone non potevano resistere a lungo e qualcuno avrebbe sicuramente fatto qualche brutto scherzetto. Era la prassi. 

<< Tregua, ragazzina. Mangiamo qualcosa, su. >>

Anne sbuffò forzatamente. << D'accordo, però piantala di chiamarmi ragazzina. Non sono mica una liceale, eh! Guarda che sono laureata e sai molto bene che posso competere tranquillamente con te... >>

<< Sì, sì, lo so. Ma ricordati che oggi è la vigilia di Natale, quindi fa' la brava. >> Intento tirò fuori dal mini-bar due panini imbottiti e due lattine di birra. << Ecco il nostro cenone!>>

Anne guardò il loro banchetto con aria leggermente delusa, poi la bocca le si piegò in un mezzo sorriso. 

<< Beh, auguri e buon appetito, allora! >> Si fece scappare una risatina trattenuta. Non era da lei lasciarsi andare troppo. 

Mentre addentava la sua cena era intenta a guardare fuori dalla finestra. Riusciva ancora a intravedere il suo riflesso grazie alle luce di un lampione che si rifletteva sul vetro; una ragazza bella e splendente. 

Gli occhi scuri cangianti e attraversati da un fugace velo di malinconia; le labbra piegate in un broncio che facevano tendere leggermente verso l'alto il naso già all'insù per sua natura. Ma quella chioma rossa, proprio l'odiava. Le dava un'aria ribelle che non le si addiceva per niente. 

Perché Anne non era ribelle; anzi, proprio il contrario. E, segretamente, invidiava la mentalità flessibile di David. Lo invidiava sempre, ogni volta che, come in quel momento, senza farsi vedere, scrutava i suoi occhi grigi e vitrei. Invidiava la sua gestualità sicura e irreprensibile e, soprattutto, il suo essere un uomo d'azione. La sua capacità di tramutare i pensieri in fatti nell'esatto momento in cui attraversavano la sua mente. 

Ma qualcosa interruppe bruscamente il turbinio di pensieri che attraversavano confusamente la mente di Anne e costrinse il commissario David a svegliarsi dal suo finto torpore. Era lo squillo del telefono. 

Brutto segno. Anne trasalii; poi si alzò bruscamente dando le spalle allo sguardo curioso e indagatore di David. Lui sapeva già cosa aspettarsi. - Commissariato di Camden Town-, rispose Anne, nervosamente. 

Stava ascoltando attentamente la voce che attraversava il filo del telefono e annuiva. Poi riattaccò. 

<< C'è stato un omicidio ad Amberville. O, almeno, così sembrerebbe. 

E' morta la signora Stevenson... >>

David guardava fuori dalla finestra. Sembrava che non stesse ascoltando, invece aveva in mente cos'avrebbero dovuto fare. 

<< Uno di noi deve andarci, mi sembra ovvio. >> Era pensieroso, ma fece caso all'aria sconvolta della sua, ormai, collega. 

<< Anne, è tutto a posto? >> Chiese titubante. 

<< Sì, sì. E' solo che... >> Si avvicinò alla sedia e ci sprofondò. 

<< Sai, io la conoscevo la signora Stevenson... >> Continuò- 

<< Io vengo da Amberville, vivevo dalle parti della sua villa. >>

Il commissario era un po' stupito. Lavorava con lei già da alcuni mesi ma adesso non aveva realizzato che quel paesino sperduto chiamato Amberville fosse proprio quello da cui veniva Anne. 

Lei continuò a parlare. 

<< Conoscevo la signora Stevenson solo perché, come ti detto, io e la mia famiglia abitavamo lì vicino. Era la tipica vecchia signora inglese. 

Ricca, un po' pettegola e snob. Ma non era cattiva, per niente. 

Mi ha sempre dato la sensazione di essere, in fondo, una persona un po' amareggiata dalla vita, una vecchia signora che consolava i suoi fallimenti con qualche partita a briscola e un po' di pettegolezzi. >>

Il commissario fece cenno di aver capito. 

<< Senti, se vuoi ci posso andare io. >>

Lei ci pensò su un attimo. << No, sarebbe la mia prima occasione per mettermi alla prova veramente. Dicono che è stato un omicidio, quindi c'è bisogno del fiuto di una futura investigatrice. >> Si lasciò andare ad un debole sorriso sghembo. << E poi, in fin dei conti mica la conoscevo bene. Insomma, non ci ero neanche così affezionata. Solo che è un po' sconvolgente che qualcuno sia stato assassinato proprio la notte di Natale. E' triste, non trovi? >>

Adesso a David faceva un po' tenerezza. << Sì, lo so. Ma non mi stupisce più di tanto. Faccio questo lavoro da più di vent'anni ormai e da allora non mi piace più così tanto la notte di Natale. Per qualche strana ragione sono tutti più vulnerabili e qualcuno è disposto a sporcare di sangue il candore della neve. >> Ma non c'era amarezza in quello che diceva. 

Dopo un interminabile momento di silenzio Anne guardò l'orologio appeso vicino alla porta. Quell'orologio era sempre indietro di sette minuti. Nessuno di loro aveva mai voglia di sistemarlo quindi, ormai, si erano abituati a fare un rapido calcolo mentale per capire che ore fossero. 09:51.

Erano quasi le dieci. 

<< Vado. Prendo il treno e poi vado a piedi fino alla villa. E' proprio vicino alla stazione. >> Afferrò il cappotto che era appeso nel vecchio appendiabiti e la borsa, poi si diresse verso la porta. 

- Sta' attenta, ragazzina. E chiamami, mi raccomando. -

- Sì, non ti preoccupare! - 

La porta si chiuse dietro di sé e Anne si immerse nel freddo pungente della notte.  

  
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