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Autore: Miss V Blackmore    06/01/2011    5 recensioni
Un piccolo scorcio di vita, un intreccio di esperienze e di emozioni, l’inizio di un percorso che nessuno sa dove condurrà. E l’unico modo per scoprirlo è scalare le nuvole e avere il coraggio di affrontare ciò che il viaggio proporrà giorno per giorno.
Scritta a quattro mani con KeikoHiragi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I Luna-Park hanno il magico potere di riuscire a trascinare le persone in realtà magiche, dove con un pizzico di follia e un soffio di libertà si può vivere la più magica delle avventure.

Era seduta su una ringhiera del Luna-Park di Santa Monica, il più famoso al mondo, uno dei più vecchi di tutta la California; aveva sempre desiderato andare a vederlo, di correre sul molo arrivare fino alla ruota panoramica e godersi della magnifica vista dell’oceano e di Los Angeles, su fino alla collina di Hollywood.
Non riusciva a intravedere l’amica, da quella posizione era praticamente bloccata senza visuale, e stava cominciando a pentirsi della sua scelta strategica. Aveva fallito la prima misera missione che si era imposta: osservare Brian – e la combriccola che si portava appresso –. Per poi, al loro arrivo, fingersi stupita, togliersi gli occhiali da sole accompagnando il gesto con una leggera torsione della testa, permettendo cosi ai suoi lunghi capelli di ondeggiare e ricadere morbidamente sulle spalle. Ma tutto quello che riuscì a fare fu un misero urlo strozzato quando Alex le diede un colpetto leggero sulla spalla destra.
“Hey sono io” rise l’amica mostrandole uno di quei sorrisi, che neanche nelle pubblicità dei dentifrici si sarebbe potuto vedere: pura gioia ed emozione.
“Eh grazie ora ti ho vista” rispose caustica sospirando profondamente.
“Abbiamo fatto il giro da dietro, oggi sembrano essere tutti qui a Santa Monica” commentò ilare indicando quattro persone dietro di se.
Uno. Due. Tre. Quattro.
Li contò almeno cinque volte; sapeva benissimo di non essere portata per la matematica, ma dietro alla sua amica c’erano quattro ragazzi: c’era quello alto e imponente con un amabile sorriso dipinto in volto, quello leggermente più basso con una pettinatura sbarazzina e degli enormi occhiali da sole scuri, uno piccoletto ma che indossava la mise più appariscente, e infine un quarto che aveva uno stile simile ai tre precedenti, ma i suoi occhi verdi erano in grado di sciogliere qualsiasi iceberg.
Lily avrebbe decisamente giurato che se il quarto fosse stato presente sul Titanic, Di Caprio sarebbe ancora vivo e sposato con una vecchia zucchina avvizzita. Ma la ragazza scosse la testa non appena quel pensiero le sfiorò la mente, e sorrise a tutti accompagnando il tutto con un gesto della mano timido.
Davanti a lei si ‘erigevano’ – date le altezze era un verbo più che azzeccato – i membri di una delle sue band preferite. Anzi, una delle band preferite di entrambe. In quel momento invidiò la tranquillità apparente dell’amica ad averli li vicino a lei.
“Alex ci è venuta in contro o non vi avremo di certo trovate” disse Matt spezzando quel silenzio quasi imbarazzante che si era venuto a creare.
“È sempre cosi affollato?” domandò Lily guardandosi intorno. “Voglio dire è una meraviglia, non lo facevo così grande… In televisione sembra tutto più piccolo” rise scuotendo la testa.
“Beh è tra i più piccoli e vecchi Luna Park della California” commentò Brian guardandosi intorno.
“Ha un qualcosa di magico” biascicò Lily annuendo.
“Allora ragazze come sta procedendo la vostra vacanza?” chiese Matt guardando l’altra ragazza che sorrise arrossendo leggermente.
“Bene, benissimo, non potremmo chiedere di meglio” rispose poi prendendo coraggio.
“Cosa avete visto fin’ora?” riprese avvicinandosi a lei, senza badare agli altri. Era attratto da lei e da quella spensieratezza che i suoi occhi esprimevano.
Qualche settimana prima si erano incontrati grazie a Kat Von D, e le due avevano spiegato alla band il perché di quel viaggio. Matt era rimasto colpito dalla storia di Alex, dal suo lasciarsi tutto alle spalle per ricercare qualcosa di diverso, di migliore o peggiore – non sapeva cosa le stesse organizzando il fato – ma aveva sentito l’esigenza di dover cambiare aria, lasciarsi indietro una vita buona. Per cercarne una migliore. Era riuscita a buttare quella gabbia in cui la routine, le esperienze e i legami ti ci incastrano, gettando la chiave, lasciandoti cullato dalla certezza e dalla mediocrità.
E lui si sentiva ormai chiuso in quella gabbia da troppo tempo.
Quando aveva provato ad allentarne la presa: tutto era scoppiato.
“Allora…” iniziò a dire pensierosa, portandosi il dito indice alle labbra, alzando lievemente gli occhi al cielo. “Los Angeles, quasi tutta, oddio… Quasi tutti i negozi” prese a dire ridendo. “Poi molte spiagge e ci siamo spinte fino all’inizio della Death Valley, ma ci siamo fermate” annuì soddisfatta avendo ricordato cosa avevano fatto in quei giorni.
“Insomma non avete visto niente” esclamò Zacky infilandosi amabilmente nella conversazione. Senza invito. Lui non ne aveva bisogno, lui aveva il pass-par-tout  per ogni discorso, evento, porta, qualsiasi cosa che suscitava il suo interesse.
“Beh, abbiamo più di quattro mesi da passare ancora qui” ribatté Alex con un sorriso.
“Dovreste venire ad Huntington Beach, lì si, che c’è il mondo” rise Zacky; ignorando tranquillamente le occhiatacce dei band-mate.
“Magari si” annui la ragazza tornando a guardare Matt, per poi osservare Johnny che si era allontanato per parlare al telefono.
“Allora che si fa? Passeggiata in spiaggia e poi giro al Luna Park?” domandò Lily.
“Ottima idea” le fece eco Brian subito, e la ragazza gli sorrise arrossendo.
“Zack!” esclamò Johnny chiudendo il cellulare. “Dobbiamo andare, Laura e Geena hanno bucato e stanno dando di matto” rise.
“Non puoi andare solo tu?” chiese.
“Con la tua macchina?” rimbeccò l’amico inarcando un sopracciglio.
“Merda andiamo!” sospirò il chitarrista afflitto.
“Noi rimaniamo qui” commentò Matt guardando Brian, che annuì tranquillo.
“Ci sentiamo stasera va’… Buona giornata ragazzi, e mi raccomando non spaventate le due” rise Johnny trascinando per un braccio Zacky: quando Laura chiamava, lui accorreva.

“Allora tu suoni?” domandò Brian sedendosi sulla sabbia vicino alla ragazza: erano troppo stanchi per seguire Matt e Alex arrivare al grande faro infondo alla spiaggia.
“Beh, suonare… Insomma, è un parolone” rise. “Strimpello la chitarra, ho la passione per i chitarristi” aggiunse senza pensare all’implicazione di quella stessa frase.
“Ah… Davvero?” chiese il ragazzo con un sorriso sornione.  “Chi è il tuo preferito?”
“Frank Iero” rispose dopo aver fatto tornare ossigeno al cervello, che aveva ripreso a funzionare correttamente; e non poté non sorridere nel vedere il sorriso di Brian trasfigurarsi in una smorfia di quasi orrore. “Scherzo, è Zacky!” rincarò la dose la ragazza.
“Mph” emise lui scuotendo la testa.
“E dai cosa vuoi che ti dica? Che sei tu? Non sarebbe troppo un clichet?” rise lei divertita.
“No!!” scosse la testa repentinamente. “Sarebbe un ottimo inizio!”
“Beh, allora dovrei dire prima tuo padre” annuì seria lei. “Poi te… Magari nella lista inserirei Zacky e Frank cosi per dimostrare che ci sono anche altri chitarristi” continuò.
“No, beh, se hai me nella lista ti può bastare… Sono semplicemente il migliore” statuì lui convinto, ma con un sorriso dolce.
“Mhm” annuì divertita la ragazza senza però continuare quell’assurdo discorso. Doveva riuscire a non far sentire a Brian come le batteva forte il cuore, pareva volesse esplodere nella cassa toracica.

“Ho un migliore amico pigro” rise Matt non appena si fermarono sotto il grande faro.
“Abbiamo una cosa in comune, ci hanno lasciato praticamente trecento metri dopo il molo” rispose lei con girandosi a guardarlo.
“Beh Brian fuma cosi tanto che tutti ci stupiamo che regga ancora ai concerti” ammise Matt.
“Lily no, solo che non ama camminare, ama altri tipi di sport” commentò lei scuotendo la testa. “Quel genere di sport dove se non esci con qualcosa di rotto non ti sei allenato abbastanza” precisò facendo ridere il cantante.
“E te? Cosa preferisci?” domandò fissandola.
“Le lunghe camminate in riva alla spiaggia e le corse di prima mattina”
“Beh in questo andiamo d’accordo, adoro correre, soprattutto qui in California il tempo non è mai afoso di prima mattina ne è troppo freddo” continuò precisando. “Magari una mattina ti porto a correre, c’è un posto vicino ad Huntington che è una meraviglia!” concluse esaltato.
“Volentieri, se continuo mangiare ai fast-food senza correre presto rotolerò a terra”
“Ma scherzi? Hai un fisico da fare invidia” rise lui scuotendo la testa, stupendo se stesso. Cosa stava facendo? Voleva conoscere quella ragazza, lo voleva realmente, e invece il risultato era un flirtare quasi senza senso. E tutti sapevano che Matt non era bravo in queste cose; anzi. In fondo aveva avuto solo una ragazza dai tempi del college fino a qualche mese prima. Una ragazza che aveva voluto, desiderato, amato e sposato, ma che poi con il tempo era sbiadita semplici ricordi e routine. L’ultimo anno aveva sconvolto tutti, e ognuno cercava un modo di poter tornare a respirare senza che coltelli affilati lacerassero ogni singola fibra del proprio essere.
C’era chi si era dato alla vita casalinga.
Chi invece nonostante un fidanzamento solido cercava svaghi in giro.
Chi voleva solo poter trovare la ragazza per se, con il giusto equilibrio di genio e sregolatezza.
Poi c’era lui. Scivolato in un antro buio e scadente del proprio essere, intrappolato tra paure, rimorsi, senza vedere una via d’uscita da quello stato d’animo. Dannato per l’eternità per aver lasciato l’ipotetico amore della sua vita e aver voluto qualcosa di diverso.
“Tutto bene?” chiese Alex osservando l’ombra scura che era calata sugli occhi del ragazzo.
“Scusa, a volte dovrei riuscire a svuotare la testa… Ma è  più complicato di quanto uno pensi” rispose Matt con un lungo sospiro.
“Sai cosa?” intervenne lei senza lasciarsi intimidire dal cambiamento repentino d’umore. “Dovremmo tornare correndo! Una corsa fino a raggiungere quei due pelandroni dei nostri amici, senza mai fermarci, anche se dovessimo sentire i nostri polmoni bruciare!”
Un fiume di parole che lo travolse in pieno, riuscendo a scuoterlo da quel torpore che lo avvolgeva.
“E ce la farai a starmi dietro piccoletta?” la provocò senza doppi fini.
“Sei sicuro che tu grande e grosso come sei riuscirai a stare dietro a me?” rimbeccò a tono lei, iniziando a correre verso la loro meta, senza nemmeno dargli un minimo avvertimento.
“Piccolo essere malefico!” urlò divertito, per poi iniziare a correre a sua volta senza parlarle: doveva risparmiare fiato per non fare brutta figura.

“Appena tornano i due stacanovisti voglio andare al Luna Park!” esclamò Lily dopo qualche minuto di silenzio in cui entrambi avevano osservato il lento incedere dell’oceano che infrangeva le proprie onde a riva.
“Ci andiamo si!” annuì lui. “Siete venute qui apposta no? Insomma ci avete fatto venire qui a Santa Monica apposta” aggiunse.
“Beh, nessuno vi ha puntato la pistola alla gola” rispose caustica lei, fraintendendo il vero significato della frase di Brian.
“Non volevo dire quello” precisò subito lui. “E tu non saresti permalosa?!” aggiunse poi con tono canzonatorio girandosi a guardare Lily. I lunghi capelli erano leggermente raccolti da un elastico che permetteva alla ragazza di muoversi con più libertà. Lo avevano colpito, si quella massa di capelli castano scuro lunghi fino a dopo il fondo schiena. Erano anni che non conosceva una ragazza con capelli del genere, la prima volta che la vide, dovette trattenersi dall’infilare una mano in quella selva morbida e che profumava di vaniglia. Avrebbe di certo fatto la parte del maniaco; su questo era certo.
“Se ti stai domandando se sono extentions: no non lo sono” disse Lily senza distogliere lo sguardo dall’oceano. “E li taglio di qualche centimetro ogni due mesi” aggiunse a titolo informativo.
“No stavo pensando che è raro trovare delle ragazze al giorno d’oggi con dei capelli così lunghi” rispose tranquillo tornando a guardare anche lui l’infrangersi delle onde a riva.
“Li ho avuti colorati, corti, lunghi, lisci, metà e metà, la cresta, sparati alla supersayan” prese a dire divertita “Poi una mattina mi son svegliata e mi sono resa conto che volevo tornare all’origine, volevo dare una vita più tranquilla alla mia povera chioma” rise infine.
“Ti stanno bene” commentò lui.
“Grazie…” disse lei girandosi e regalandogli un sorriso sincero.

“Prima!!” l’urlo di Alex fece trasalire i due ragazzi che si voltarono di scatto, giusto in tempo per vedere lei e Matt collassare stesi sulla sabbia con il fiato corto e un sorriso talmente ebete che fece scoppiare a ridere gli altri due.
“Ma che avete corso?” chiese Lily stupita, osservando i due riprendere fiato.
“Dal faro fino a qui!” esclamò l’amica che sembrava esalare l’ultimo respiro.
“E che si vinceva?” proseguì curiosa.
“Come che si vinceva?” domandò perplessa  Alex.
“Si insomma, era una gara no? Hai urlato che eri arrivata prima… In genere si fanno le gare per vincere qualcosa” e come se avesse appena finito di formulare la battuta esilarante del secolo, sia Alex che Matt scoppiarono a ridere fino a farsi lacrimare gli occhi e dolere tutti i muscoli del volto. Era bastata una semplice osservazione, uno scambio di sguardi e la scintilla prese fuoco come in uno spettacolo pirotecnico, una sorta di collisione tra due meteore che dopo quel momento presero a vivere nella stessa orbita, sfiorandosi senza mai intralciarsi. Perché sia Matt che Alex non avevano minimamente pensato a un premio, nemmeno alla gara in se, si sarebbe potuto dire – senza essere maligni – che non avevano pensato proprio; e dopo anni di sovraffaticamento mentale, tutto sembrava così… Libero. Infondo Alex lo aveva detto a Matt: niente era meglio di una corsa.
“Ok qui la follia sta raggiungendo i limiti!” commentò Lily alzandosi velocemente. “Io voglio andare al Luna Park… Se volete mi trovate li”
“Aspetta!” esclamò Brian allungando un braccio verso la ragazza. “Vengo con te dai, aiutami” propose con un sorriso. Lily non ci pensò due volte ad allungare un braccio stringergli la mano e provò a tirarlo su, ma con una mossa repentina Brian fece lo stesso, facendo perdere così l’equilibrio alla ragazza che cadde proprio sopra di lui.
“Cazzo che male!” proferì Lily senza badare molto al linguaggio. “Ma che sei scemo?!” continuò aprendo gli occhi, ritrovandosi cosi tremendamente – e pericolosamente – vicino al volto di Brian, che aveva un sorriso divertito molto simile a quello di un bambino che ne aveva appena combinata una.
“Scusa, pensavo avessi più forza” disse lui con aria angelica.
“Ma vai a cagare tu e la forza, peserai cento chili!” esclamò lei  contrariata rialzandosi a fatica.
“Hey!!!” rimbrottò offeso. “Non arrivo nemmeno a novanta!” puntualizzò il suo orgoglio con una frecciatina di acidità.
“Ahn” scosse la testa rassegnata.
“E dai Lily, lasciati andare un po’…” le disse Alex che aveva osservato tutta la scena con un occhio clinico, molto attenta a ogni singolo particolare e gesto dei due.
“Mi sono lasciata andare piombando sopra Brian, cosa vuoi che faccia?” borbottò imbarazzata.
“Non era quello che intendevo io” rise l’amica scuotendo la testa, facendo cosi scivolare la piccola pinzetta che le teneva la frangia alta verso sinistra, e tutti i capelli le caddero davanti al volto.
“Vedi? Anche la tua pinza si è suicidata per le cavolate che dici…” improvvisamente la gola di Lily si fece secca, e i suoi occhi provarono a fuggire dalle orbite non appena si posarono sul petto nudo di Brian, che si era tolto la maglia per pulirla dalla sabbia: rimanendo cosi solo con i pantaloni. Niente in quel momento avrebbe potuto distrarre l’italo-americana, nemmeno l’apparizione di qualche divinità, un bombardamento aereo o peggio; uno tsunami.
Nel frattempo Matt aveva recuperato dalla sabbia la pinza di Alex, e dopo averle tolto i capelli da davanti al volto con un gesto che mostrava un’intimità che neanche loro sapevano di aver raggiunto(,) li raccolse chiudendogli la pinzetta intorno, cercando di essere delicato. La ragazza non disse nulla, sorrise semplicemente stiracchiandosi; ma se solo il cantante avesse potuto leggerle la mente, avrebbe intravisto pensieri poco chiari ma decisamente accesi, per la precisione di un colore rosso.

“Ma Lily è sempre cosi nervosa?” chiese Brian ad Alex, mentre si apprestavano a occupare un tavolino lungo il molo dove poter cenare; mentre gli altri due erano a fare la fila per ordinare da mangiare.
“Diciamo che sei tu che la rendi nervosa” rispose tranquillamente la ragazza, riponendo il cellulare nella borsa – lo aveva spento, decidendo così che la sua ‘vacanza-viaggio’ non si sarebbe rovinato per nessun motivo appartenente al vecchio continente.
“Ma se faccio di tutto per farla sorridere!” brontolò il ragazzo. “Insomma… Generalmente ci riesco” aggiunse scrollando le spalle con aria afflitta.
“Forse fai troppo; insomma dalle il tempo di ambientarsi, lei è un po’ – fece una piccola pausa di riflessione per trovare la terminologia adatta a descrivere la sua migliore amica – una pentola a pressione?” propose facendo ridere Brian. “Sta lì, tutta seriosa timida e un po’ musona, ingloba e incassa di tutto… Poi fa BOOM!” annui gesticolando il tutto. “Si deve ambientare e se tu le stai troppo appresso finirà che esploderà con te, qualcosa di simile” .
“Oh…”
“Eh…” annuì arricciando leggermente l’angolo della bocca, chiudendo gli occhi. “Dovete trovare la giusta lunghezza d’onda e poi vedrai che aprirà la corazza e ti conquisterà” proferì l’ultima frase con fare teatrale alleggerendo così il carico emotivo della frase stessa.
“Ma non era una pentola a pressione?” domandò il chitarrista. “E non hai detto che se apre il coperchio poi fa BOOM?” aggiunse con tono divertito, prendendola lievemente in giro. “Le tue metafore fanno acqua da tutte le parti sai?” le fece notare.
“E tu la sai una cosa Brian?” domandò lei fissandolo, il ragazzo scosse la testa e lei riprese a parlare: “Sei proprio un cretino” disse seria per poi scoppiare a ridere.

I Luna-Park hanno il potere di far intrecciare il destino con il fato, la casualità con la convinzione delle stelle. Sono luoghi preclusi al tempo e allo spazio, dove il dolce odore di zucchero filato è semplicemente un ricordo che si custodisce con gelosia, le risate dei bambini sono la colonna sonora di un’intera vita; e il fremito al cuore è semplicemente il sorriso di qualcuno che si porterà per sempre con se.
I Luna-Park possono aprirti strade che la paura e l’orgoglio non avrebbero mai intrapreso.

“Basta vi prego, basta!” esclamò Lily portandosi le braccia conserte intorno allo stomaco. “Mi sto sentendo male e non riesco a muovere i muscoli del viso” aggiunse ridendo.
“Che ci posso fare? È tutto vero!” celiò Zacky annuendo convinto. “Dovremmo avere anche il video da qualche parte” aggiunse guardando Johnny che annuiva.
“I vostri backstage sembrano essere molto interessanti” intervenne Alex che stava vicino a Matt riparandosi cosi dal vento che aveva preso a soffiare insistente lungo tutto il molo.
“Abbastanza, sappiamo come divertirci. È anche un modo per allentare la tensione” rispose Brian con un sorriso. “Altrimenti va a finire che ti prende un infarto quando sali su un palco e sei tutto teso!” concluse versando un po’ d’acqua a Lily che ancora si stava riprendendo dalle risate.
“Insomma vi abbiamo convinto a venire ad Huntington?” chiese Johnny guardando le due ragazze.
“E dai… Che ci fate qui a Los Angeles? Insomma l’avete detto anche voi è tutta apparenza, la vera sostanza è ad Huntington!” continuò Zacky bevendo l’ultimo sorso di birra.
“Ma… Insomma… Ecco…” provò a dire Alex colta totalmente di sorpresa.
“Per me va bene” acconsentì Lily, d’altronde lei era abituata a viaggiare e stare sempre in movimento, era da quando aveva sedici anni che girovaga per il vecchio e il nuovo continente.
“Ti pareva se a te non andava bene” sbuffò l’amica contrariata. “Dov’è la solidarietà femminile?” domandò fissandola negli occhi.
“Saremmo ipocrite a rifiutare l’invito da parte degli Avenged Sevenfold, potrebbero offendersi” scherzò l’altra, e Alex si ritrovò a fissare i quattro ragazzi che annuivano tutti seri.
“Ok… Dai magari veniamo giù domani o dopo domani…” sospirò rassegnata.
“NO!” esclamò Zacky facendola sobbalzare. “Tornate con noi stasera, andiamo a fare le valige, siamo dei maghi ormai!”
“Ma… Non abbiamo nemmeno un posto dove dormire” obbiettò l’ennesima volta Alex, che sembrava essere l’unica ad avere un minimo di raziocinio quella sera. Lily avrebbe seguito Brian anche in capo al mondo, e se lei avesse dato retta a Zacky si sarebbe ritrovata magari a dormire su qualche giardino, prato o peggio: cimitero. Ok, loro erano gli Avenged Sevenfold, conoscevano la loro musica da anni, erano un po’ gli idoli di sempre; ma passare dal trascorrere una giornata insieme a Santa Monica ad andare con loro chissà dove per fare non si sa cosa, era tutta un’altra storia.
“Beh per stasera possiamo dormire tutti da Matt o da Brian, o anche in qualche Motel” disse il ragazzo come se fosse la cosa più normale del mondo.
“No, io voglio un posto pulito e comodo” intervenne Lily. “Viaggiare ok, ma con stile” concluse ridendo. “Proporrei casa di Brian!”
“Allora dovrai scendere a compromessi con la pulizia” celiò Matt sfoggiando un angelico sorriso.
“Ma vaffanculo Shads!” sbottò il chitarrista senza mezzi termini.
“E da Brian sia, almeno siamo sicuri che ci sarà la birra!” disse Zacky battendo le mani tutto felice. “Ora scusate devo chiamare Geena e dirle che non torno a casa…” aggiunse allontanandosi dalla tavolata. “Vi aspetto alle macchine!”
Gli altri annuirono e finirono chi di mangiare chi di bere per poi pagare il conto e incamminarsi al parcheggio.

“Allora pronte a impacchettare tutte le vostre cose?” chiese Zacky strofinandosi le mani a palmi chiusi una contro l’altra.
“Avvicinati alla mia roba e giuro che ti spacco in testa la lampada” disse statuaria Lily. “Non amo che si tocchino le mie cose” aggiunse poi con un sorriso tanto amabile quanto inquietante.
“Ok, Ok… Aiuto Alex, che lei mi vuole bene e non è una stronza acida come te” rispose lui muovendo qualche passo verso la parte della stanza che era dell’altra ragazza.
“Posso farcela anche da sola sai?” disse divertita Alex.
“Ma non hai la mente funzionale di un uomo, siamo progettati per queste cose” annuì il ragazzo che fece sospirare – quasi di esasperazione – tutta la stanza.
“Si ma non aprire il primo…” Alex non fece in tempo a finire la frase che il chitarrista aveva già aperto il cassetto e stava anche tranquillamente frugando tra la biancheria della ragazza, tirando fuori qualsiasi pezzo per osservarlo e commentarlo a bassa voce.
“ZACKY!” esclamò Johnny allibito.
“Testa di cazzo lascia stare!” aggiunse Matt attraversando la stanza con un paio di falcate decise.
“Brutto maniaco!” urlò Alex divertita lanciandogli addosso la spazzola che stava riponendo nel suo beauty, colpendolo dritto in volto.
“AHIO cazzo!” disse lui coprendosi il volto onde evitare altri attacchi. “Mi hai colpito l’occhio” continuò contrariato. Nella stanza calò un silenzio quasi irreale, rotto poi da una serie di risate divertite.
“Oddio scusa!” esclamò la ragazza mortificata. “Avevo mirato il braccio” aggiunse avvicinandosi a Zacky.
“Hai una mira del cazzo” continuò lui. “Sta sicura che mi verrà l’occhio nero” proseguì scuotendo la testa. “E pensare che volevo essere solamente utile” sospirò lui con aria teatrale sedendosi sulla poltroncina li a fianco.
“Vado a prendere del ghiaccio” ridacchiò Johnny uscendo dalla stanza.
“Non l’ho fatto con cattiveria giuro!” disse Alex mortificata proprio.
“Se lo avessi fatto con cattiveria mi avresti ucciso? Torturato? Menomato?” domandò lui per poi sorridere. “Tranquilla ne ho passate di peggiori” aggiunse per tranquillizzarla. “Per farti perdonare verrai in macchina con me..” la ragazza annuì con un sorriso, non sapendo a quale sorte stava andando incontro.

“Grazie per essere venuta in macchina con me” disse Brian mettendo in moto, aspettando poi che gli altri salissero in quella di Zacky.
“Ma scherzi? Dovrei essere io a ringraziare te per avermi salvato da una di quelle esperienze che potrebbero risultare tra le più traumatiche della mia vita” rise Lily stiracchiandosi. “E poi la tua macchina è più comoda”
“Alex bacerà il prato di casa mia non appena arriveremo, fidati, sarà l’ora più lunga della sua vita” commentò Brian, che conosceva molto bene la guida – leggermente – spericolata di Zacky. “Non è un cretino Zack, solo che a volte non si rende conto di come gli altri possono vederlo” spiegò.
“Mi sta simpatico, non ha una rotella al posto giusto” annuì Lily.
“Credo che nessuno tra noi ce l’abbia le rotelle a posto” convenne Brian.
“Sei sicuro che non ti da fastidio l’invasione di casa tua?” domandò poi curiosa. “Voglio dire siamo due perfette sconosciute e in più ti trascini dietro anche gli altri… Noi possiamo vedere se c’è qualche stanza libera in giro… Davvero…” disse tutto d’un fiato.
“Ma no figurati… Ho una casa grande, e purtroppo vuota” rispose lui. “Un po’ di compagnia non può far male, anzi, mi aiuta a non pensare…”
“Secondo me ci farai fuori tutti mentre dormiamo, hai l’aspetto di uno che lo farebbe” commentò tranquillamente Lily. “Oddio, Synyster Gates ce l’ha, il Brian che ho conosciuto meglio oggi, forse no”
“Beh, Synyster Gates è in ferie fino al prossimo tour” precisò. “Ma ultimamente è cambiato pure lui, niente purtroppo è come prima”.
“Deve essere stata dura” mormorò a bassa voce. “Non riesco a immaginare nemmeno lo stravolgimento delle vostre vite”.
“Rimanere uniti tra di noi ha aiutato molto, ma è come se nessuno fosse più lo stesso, certo ora a distanza di un anno, e con un tour mondiale lasciato alle spalle, riusciamo ad essere più sereni” prese a dire guardando la strada e rallentando un po’. “Ma di cose ne sono cambiate, io credo d’essere quello che ne ha risentito di più… Quello che ha… - scosse la testa non trovando le parole – Voluto rinnovarsi? Che ha voluto dare un taglio drastico a tutto e cercare un nuovo percorso!” concluse con un profondo sospiro.
“Io credo che qualsiasi cosa, strada, scelta, tu abbia intrapreso per sentirti meglio sia giusta, ognuno affronta le cose a modo proprio, non c’è una ricetta universale, c’è solo il coraggio di affrontarle le cose senza fuggire.”
“Dio” rise scuotendo al testa. “Ti sto annoiando a morte, davvero scusami, è che… Parlarne liberamente con gente che non è del giro, è…”
“Terapeutico?” rise lei cercando di sdrammatizzare tutta quella situazione.
“Assolutamente si! Perché non si è obbligati a pesare ogni singola parola ogni singolo pensiero per non ferire gli altri…” convenne lui. “Con Michelle è finita anche per questo: erano più gli argomenti tabù che altro, non potevo piangere, disperarmi o divertirmi, non potevo fare niente, dovevo starmene in una sorta di limbo grigio senza poter far passi avanti o indietro”.
“Non deve essere stato facile per nessuno” sospira. “Mi dispiace veramente tanto, ma se vorrai sfogarti sono qui, come para fulmine potrei avere un’ottima carriera” scherzò lei sorridente.
“Lo terrò a mente piccoletta”.

“TU!!! Pazzo, psicotico, suicida!” urlò Alex a denti stretti non appena Zacky scese dalla macchina. “Ma chi ti ha dato la patente? Ronald McDonald?” chiese allibita. “Andavi a duecento all’ora, facevi le curve come se esistessi solo tu lungo la strada!” continuò nervosa. “Pazzo psicotico suicida!” aggiunse portandosi le braccia conserte al petto, accompagnando il tutto con un’espressione buffissima che doveva sembrare minacciosa.
“Calma tigre” rise Zacky dandole un colpetto con il dito indice sulla punta del naso.
“Calmarmi? Ma non sentivi da dietro che ti imploravo di andare più piano? Mi sono ritrovata praticamente a due millimetri dal lasciare la mia foto ricordo sul finestrino della macchina tua!” aggiunse indispettita.
“Siamo arrivati? Si. Siamo tutti sani e salvi? Si. Prendi la vita con più leggerezza!” rispose serafico.
“Oh giuro che ti strozzo nel sonno stanotte” lo minacciò lei.
“Vuol dire che mi verrai a trovare in piena notte nella mia stanza?” celiò con un sorriso sornione. “Questa si che è una cosa interessante…” aggiunse con fare malizioso. Alex non rispose ma il colorito del suo volto passò da un rosa color pesca a un rosso ciliegia in un batter d’occhio.
“Sei impossibile!” borbottò girandosi per prendere il suo trolley e iniziando a incamminarsi verso la porta d’ingresso della casa di Brian, per poi sobbalzare quando sentì una mano accarezzarle la propria. Era Matt che le aveva delicatamente preso il trolley aiutandola così a portarlo su per i gradini d’ingresso e poi per le scale che conducevano alla zona notte.
“Questa casa è veramente grande” commentò Alex sedendosi sul lettone matrimoniale che avrebbe condiviso con Lily.
“Si, l’avevano comprata Brian e Michelle poco prima di sposarsi” rispose Matt appoggiandosi alla cassettiera proprio davanti alla ragazza. “Ora ci sta solo Brian, Michelle gli ha lasciato la casa ma si è portata via quasi tutti i mobili e le cose per la casa…” sospira.
“Ho notato lo stile un po’ spartano, ma pensavo fosse una scelta di lui” commentò lei guardandosi intorno.
“Non riesce ancora a lasciare andare del tutto la cosa, ma sta bene ora, l’importante è quello, i mobili di casa possono sempre aspettare” annuì con un sorriso.
“Assolutamente si” convenne lei. “Ma solo a me la giornata di oggi sembra essere presa da un episodio di ‘Ai confini con la realtà?’..” domandò dopo qualche secondo di silenzio. “Insomma… Siamo a casa di Brian, insieme a tutti voi… E non lo so, c’è qualcosa di stranamente… Strano?” rise divertita.
“Non invitiamo gente sconosciuta generalmente, soprattutto non mezze fan come potreste essere voi” ammise con un sorriso. “Ma Kat Von D ha garantito per voi, e poi le due/tre volte che ci siamo visti prima di oggi siamo stati sempre tutti molto bene insieme” continuò tranquillo. “Poi oggi abbiamo assecondato una follia di Zacky, non so dirti come si evolverà la cosa, ho quasi paura di scoprirlo… Sai?”
“Oh, non dirlo a me… Io ho il terrore di scoprirlo Matt! Stanotte io e Lily ci chiuderemo dentro a chiave!” rise la ragazza alzandosi dal letto. “E sbarreremo le finestre, come minimo!” aggiunse piegandosi in avanti per poter prendere la roba per lavarsi e cambiarsi, regalando cosi al cantante una bellissima panoramica del suo lato b; cosa che il ragazzo apprezzò moltissimo. “È ora di cambiarsi!!” esclamò Alex avvicinandosi al cantante. “Buona notte Matt, a domani!” disse alzandosi sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia e uscire per dirigersi verso un bagno.
Il ragazzo rimase qualche secondo immobile, portandosi la mano a sfiorare la guancia proprio nel punto dove Alex qualche attimo prima lo aveva baciato. “Buona notte anche a te scricciolo” mormorò lui divertito uscendo dalla stanza.

 

 

Questa storia, sarà scritta a quattro mani con il mio tesoro Keiko. La potrete trovare non solo qui su EFP, ma anche nei due seguenti archivi: Sweet Revenge & Littile Piece of Heaven.
Non avrei mai pensato di tornare a scrivere sugli Avenged Sevenfold, ma il tempo sembra aver iniziato a sanare alcune ferite che pensavo impossibile guarire. Ma eccomi qui, con questa storia, nata da un soglio di Keiko, scritta per essere una One-Shot, e alla fine accettata come una long-fic di circa dieci capitolo. Cinque a testa. Il giusto compromesso per tornare in un mondo che ho creduto perso fino a qualche giorno fa. Spero che vi piaccia, che vi faccia sorridere e sognare proprio come ha fatto con me.
Inoltre vi consiglierei di iscrivervi all'archivio di Keiko, e leggerete storie meravigliose sui My Chemical Romance, Avenged Sevenfold, Harry Potter e tanto altro. <3
Se vi va iscrivetevi anche sul mio, per ora ci sono le stessere storie di EFP, ma con il tempo inserirò li dentro long-fic che non pubblicherò qui.

   
 
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