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Autore: syssy5    16/12/2005    8 recensioni
Se Voldemort è l'erede di Serpeverde chi sono gli eredi delle altre case?? Forse sono già vissuti in tempi lontani?? E che significato ha il numero 7 per i maghi?? Un grande nemico sta per risvegliarsi, colui che può gestire il tempo a suo piacimento e richiamare i morti... e dopo secoli e secoli, l'ultimo dei cinque eredi governerà indisturbato sul mondo della magia in un regno di odio e terrore
NB: un grazie speciale a Sunny che mi ha prestato i suoi personaggi di BAWM (di cui sono fan) per questa mia fic; ritroveremo Dan, Jack, Julie e Simon alle prese con grandi pericoli e piccoli amori
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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The Heirs



Prologo

Simon Weasley oltrepassò la barriera del binario 9 e ¾ di King’s Cross con un mattone al posto dello stomaco. Non era la prima volta che vedeva da vicino l’Espresso per Hogwarts (con tutte le volte che aveva accompagnato suo fratello…) ma stavolta c’erano i suoi bagagli, la gabbia del suo piccolo gufo Pepe e la sua bacchetta nel carrello che stava spingendo. Quante volte aveva sognato questo momento? Mille? E ora avrebbe sinceramente voluto mollare tutto e andare a nascondersi da qualche parte.

“Dai, spicciamoci!” fece la vocetta allegra di Julie Potter, che sembrava molto ansiosa di salire sul treno.

“Aspetta un po’, signorina! Neanche un bacio?” Ginny trattenne la figlia per la manica della giacca e le sistemò meglio i capelli spettinati.

“Mamma!” fece Julie, staccandosi in tutta fretta e guardandosi in giro per assicurarsi che nessuno dei suoi compagni l’avesse vista mentre la madre la trattava come una bambina.

“Quest’anno quelli del primo anno sono proprio dei nanerottoli.” Osservò Dan guardando lungo il binario, ostentando la sua scopa nuova luccicante – un regalo di Sirius.

Jack annuì con aria ovvia, passandosi una mano sulla fronte per cacciarsi indietro il ciuffo di capelli rossi che gli finiva sempre davanti agli occhi. “Guarda quello, secondo me non supera il metro.” Disse al cugino, indicando un ragazzino grassoccio vicino ai suoi genitori.

“Jack, smettila di comportarti da arrogante.” Hermione si chinò all’altezza di suo figlio minore e gli sistemò con un sorriso amabile il colletto della camicia. “Va tutto bene, Simon?”

Simon annuì ma non rispose. Aveva le mascelle rigide.

Ron gli diede una bottarella bonaria sulle spalle. “Rilassati, campione! Te la caverai alla grandissima, vedrai.”

“Anch’io vado!” Katie Weasley, vispa e allegra più che mai, stava saltellando per aggrapparsi al carrello di Jack incurante dei tentativi del fratello di tenerla a distanza, e alla fine si fermò solo perché Ron la prese in braccio. “Anch’io voglio!!” ma le proteste svanirono facilmente alla vista della bambola che il papà le aveva provvidenzialmente portato da casa per un’emergenza di questo tipo.

“Forza, vi conviene salire o non troverete posti liberi.” Harry aiutò Julie a caricare il suo baule e poi si fece indietro, mentre anche gli altri sistemavano le loro cose sul vagone bagagli.

“Avete tutto, no?” Ginny fece un sorriso raggiante. “Fate i bravi, divertitevi, studiate…”

“Non vi cacciate nei guai…” aggiunse Hermione.

Julie salutò tutti con un bacio e salì per prima sul treno, seguita da Dan che stava cercando di scappare da suo padre (Harry voleva ricordargli di evitare di tornare a casa per Natale con l’ennesimo osso rotto per via di quei soliti voli acrobatici ai limiti del regolamento che tanto amava fare).

“Fatti onore, tesoro.” Hermione abbracciò ancora una volta Simon, che era stato appena salutato da suo padre e sua sorella. Ancora una volta il ragazzino si limitò ad annuire e basta, salendo sul treno.

“Da’ uno sguardo a tuo fratello.” Ron diede una pacca sulle spalle a Jack. “E non combinare disastri…mi sono spiegato?”

Jack gli fece un occhiolino mentre saliva sul predellino del vagone. “Come no. Ciao!”

Katie si sbracciò vorticosamente per salutare i fratelli e i cugini mentre il treno partiva, sgambettando furiosamente e mandando bacetti al ‘ciuf ciuf’ che si allontanava da King’s Cross.

[...]

Simon uscì dallo scompartimento coi pugni serrati e le guance in fiamme. [...] E in quel mentre qualcosa di grosso lo urtò bruscamente e gli fece fare un volo all’indietro, facendogli battere la testa contro la parete alle sue spalle..

“Oh, mi dispiace!” sentì dire a qualcuno, ma siccome stava ancora vedendo le stelle non riuscì a capire chi fosse. “Scusa, stavo…e non ti ho visto…ecco, vieni…” quella stessa persona che lo aveva presumibilmente buttato giù lo aiutò a rimettersi in piedi. Simon si toccò la nuca dolorante e scosse leggermente la testa, riuscendo finalmente a recuperare l’uso degli occhi.

Davanti a lui c’era un ragazzo robusto e piuttosto altino, ma almeno all’apparenza non più adulto di lui. Era castano con gli occhi castani e il naso più schiacciato.

“Mi dispiace.” Balbettò ancora. “Ti sei fatto male?”

Simon fece a malapena in tempo a scuotere la testa per rassicurarlo che si sentirono dei passi rapidissimi e un altro ragazzino arrivò di corsa. Questo era magro e biondo e sembrava furioso. “Eccoti qui, finalmente!!”

Il ragazzo grassoccio arretrò fino a nascondersi dietro Simon, che lo guardò oltre la sua spalla con un’aria sorpresa: così grosso aveva paura di uno così magro? “Non è colpa mia!” lo sentì biascicare.

“Ah no, eh?” ringhiò l’altro ragazzo. “L’ho dato a te il libro, cosa credi? Di prendermi in giro? E adesso come la mettiamo, eh?”

“Ma non l’ho fatto apposta!”

Simon decise di intromettersi. “Perché ce l’hai con lui, che ti ha fatto?”

Il biondino lo squadrò per un momento, decidendo se era il caso di dar retta a un ragazzino più basso di lui. “Questo stupido idiota mi ha rotto il libro di Incantesimi. Gliel’avevo prestato per un attimo e il suo gattaccio l’ha strappato tutto. Guarda.”

Simon osservò il libro che il ragazzini stringeva in mano, da cui penzolavano dei fogli. “Non farla così tragica. Si può riparare.”

Il biondo lo guardò con gli occhi stretti in due fessure. “E tu che ne sai?”

Simon lo guardò per un momento. “I tuoi genitori sono babbani, vero?”

“E allora?” fece quello, quasi sulla difensiva.

Simon scrollò le spalle con un’aria serena. “Forse non lo sai, ma con la magia si può riparare quasi tutto. Non c’è bisogno di scaldarsi tanto.”

Il biondo sbattè gli occhi e sembrò rifletterci su, poi finalmente si calmò. “Ne sei…assolutamente sicuro?”

“Sicurissimo.”

“Beh…in tal caso…”

Il ragazzo grassoccio finalmente venne avanti e si voltò verso Simon con un sorrisone. “Grazie mille, amico. Ti devo un favore.”

Simon scrollò le spalle. “Non mi devi niente, l’avrebbe scoperto da solo tra un po’.”

“Già, ma prima gliele avrei suonate.” Fece il biondo con un sorrisetto. “Mi chiamo Matthew Walker, Matt per gli amici. Tu?”

“Simon Weasley.”

“Weasley?” il ragazzo grassoccio si accigliò. “Ma tuo fratello non è…”

“…cacciatore di Grifondoro, si.”

“Anche mio fratello è nella squadra, battitore. Io sono Samuel West.” Il paffuto ragazzo sorrise amichevolmente.

“Qualcosa dal carrello, ragazzi?” una signora dall’aria gentile si fermò proprio davanti ai ragazzini, spingendo un carrello su cui stava ogni ben di Dio.

Samuel strabuzzò gli occhi. “Ooh…”

[...]

Entrando nella Sala Grande di Hogwarts Simon non si soffermò neanche a guardarsi in giro con aria stupita e ammirata come facevano gli altri compagni; no, lui aveva lo sguardo basso e teneva le mani strette forte in due pugni nelle tasche dell’uniforme. Ecco, ormai lo Smistamento era a secondi. Ora sarebbe iniziato o finito tutto. Non aveva il coraggio di alzare gli occhi, infatti non vide gli altri che si fermavano e inciampò in avanti, finendo addosso al suo grassoccio amico che lo sorresse gentilmente.

“Ehi, tutto bene?” gli chiese con la vociona impacciata, e Simon annuì senza parlare.

Una strega dal cappello appuntito, coi capelli bianchi e il naso adunco, si schiarì la voce. “Un momento d’attenzione, per favore. Diamo inizio alla cerimonia dello Smistamento!”

Simon neanche prestò ascolto alla canzone che recitava il cappello parlante; solo in quel momento parve rendersi conto delle quattro lunghissime panche che stavano nella Sala Grande, e scorgendo quella di Grifondoro vide Jack e Dan che se la ridevano di gusto coi loro amici e sua cugina Emily, la figlia di zio Bill e zia Aki, che esibiva con orgoglio il suo distintivo di Caposcuola. Vide anche Julie, che aveva un’espressione sognante mentre con le sue amiche guardava un ragazzo molto più grande al tavolo di Tassorosso. Julie incontrò il suo sguardo e gli rivolse un gran sorriso incoraggiante. Simon fece per rispondere al sorriso, ma capì immediatamente che la sua bocca aveva fatto probabilmente più una smorfia che altro.

“Amanda Lorins!”

“Isabel Temple!”

“Robert Noringhtons!”

“Kennie Howards!”

Uno a uno i ragazzi chiamati andavano a farsi smistare. Simon stava saltellando sui piedi impercettibilmente, e quando Kennie Howard fu spedito a Serpeverde sentì un fastidiosissimo bisogno di correre nel primo bagno disponibile.

“Matthew Walker!”

“Speriamo bene.” Il ragazzino biondo che stava vicino a lui avanzò verso la sedia e si lasciò mettere il cappello in testa. E un momento dopo fu mandato a Grifondoro.

“Bravo Matt, beato lui.” Disse il ragazzo grassoccio a bassa voce. “Tu dove vorresti andare, Simon?”

“Va bene tutto.” Simon si stava strozzando per biascicare poche parole. Non aveva una goccia di saliva in gola.

“Melanie Mitchell!”

“Samuel West!”

“Oh mamma.” L’impacciato Samuel raggiunse la sedia – urtandola piuttosto bruscamente, e facendo ridere qualche studente – e si agitò goffamente mentre il cappello borbottava qualcosa a bassa voce. Ma alla fine si rilassò visibilmente quando il cappello urlò “Grifondoro.”

Simon fu felice per lui, soprattutto quando lo vide sorridere per le orgogliose pacche sulle spalle che suo fratello, l’amico di Jack, gli diede appena lo raggiunse al tavolo di Grifondoro.

“Harold Travis!”

“Connie Brown!”

[...]

“Simon Weasley!”

[...]

Simon si trascinò fin sulla sedia. [...] Chiuse forte gli occhi quando sentì il cappello posarsi sulla testa. [...]

“Grifondoro!”

Simon spalancò gli occhi mentre la professoressa gli sfilava il cappello dalla testa, e a malapena sentì gli applausi dei suoi compagni di casa. Si alzò dalla sedia solo quando la professoressa lo guardò con un sopracciglio inarcato e gli fece cenno con la testa di togliersi di lì.

Samuel gli diede una vigorosa pacca sulle spalle, facendolo barcollare in avanti. “E vai, siamo nella stessa casa!”

“Congratulazioni, Grifondoro!” Jack lo spettinò a furia di strapazzargli i capelli, e anche Dan gli fece una gran festa. E finalmente Simon si lasciò andare al suo primo sorriso della giornata. E il suo primo pensiero fu di andare a cercare il suo gufo Pepe dopo cena; voleva spedire a suo padre e a sua madre la notizia quanto prima.

[...]

(tratto da “A WIZARD’S LIFE” di Sunny)

* * *

In questo primo spazio per i ringraziamenti, il mio grazie speciale va a Sunny, che mi ha permesso di creare una storia con i personaggi da lei inventati, che è stata a sentire ogni mia piccola idea e chiarito i miei dubbi...
GRAZIE DI CUORE

   
 
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