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Autore: AmetistaCassandra    07/01/2011    4 recensioni
Fu in quel periodo della mia vita che iniziai a concepire l'idea del piano malefico che avrebbe per sempre cambiato la faccia, per non dire la voce, del mondo.
Fu in quel periodo della mia vita che decisi che avrei assassinato la musica.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo sempre pensato di non provare molta simpatia per i musicisti a causa della loro eccessiva meticolosità o del loro esagerato amore per una sola branca dell'arte. La verità era un'altra. A distrurbarmi davvero era la loro totale competenza in un campo a me del tutto ignoto.
La cosa non era molto diversa da quando ci si ritrova a dover dividere il conto in pizzeria davanti a una tavolata di matematici cordiali, o da quando si invita a cena la famiglia di uno chef. Era proprio così che mi sentivo ogni volta che aprivo bocca di fronte a uno di quegli omuncoli musicali tutti presi dalle loro cinque righe parallele orizzontali: mi sentivo giudicata.
Credo che la cosa ebbe inizio il giorno in cui le mie infime nozioni musicali mi portarono a realizzare che qualsiasi suono emesso da qualsivoglia oggetto è direttamente riconducibile a una nota; questa folgorante rivelazione fece nascere in me dapprima la sensazione e in seguito la cieca convinzioine di essere intimamente stonata.
Non mi riferisco all'essere stonata di una persona che non sa cantare: quella era una cosa che avevo accettato e superato molto tempo addietro. Io mi riferisco a una totale e lampante disarmonia di suoni innata e interna.
Ero assolutamente certa che il mio stesso cuore battesse fuoritempo, che l'insieme delle mie cellule intonasse una melodia sbagliata e che le mie ossa schioccassero senza un metodo mentre un cervello sordo dirigeva quell'orchestra allo sbaraglio verso l'irrimediabbile rovina.
Questa ben radicata convinzione aveva preso piede giorno dopo giorno senza disturbarmi più di tanto: preso atto della mia disarmonia di fondo, mi ero circondata di persone che non volessero sentire in modo da poter vivere la mia vita con serenità, senza dover rendere conto in continuazione a questo o a quell'altro del mio essere stonata.
Non avevo perso tempo alla disperata ricerca di qualche altro mio simile: come avrei potuto riconoscere un altro stonato, proprio io che non avevo orecchio?
Avevo semplicemente scelto di continuare a stonare per il resto della mia vita, pregando che Iddio volesse darmela lunga e con il minor numero possibile di musicisti disseminati lungo di essa.
Perchè era davanti a quegli odiosi invasati che il mio disagio tornava acuto e lampante come nel primo periodo della mia consapevolezza. Mi sforzavo di frenare l'istinto di abbassare la voce o tacere e di parlare il più possibile per dissimulare quanto in realtà stessi aspettando con tribolazione che il mio interlocutore iniziasse a strizzare gli occhi, a tapparsi le orecchie e mi intimasse di tacere asserendo che la mia parlata disturbava enormemente il suo orecchio sensibile. Non accadde mai ma fu solo perchè conobbi, nella mia vita, soltanto musicisti beneducati e sensibili che scelsero di non farmi pesare questa mia invalidità.
In ogni caso, le cose nella mia vita si fecero più dure quando scoppiò intorno a me la febbre della musica.
Per quasi tre anni della mia vità non riuscii a trovare un solo amico che mi assecondasse nella mia ostinata quarantena musicale, non un solo conoscente che condividesse con me il desiderio di silenzio, non un solo familiare che non arrivasse a casa mia tutto trafelato, con un sorriso a chissà quanti intonatissimi denti, rivelandomi di aver deciso orora di diventare musicista.
Sembrava che l'intera umanità condividesse un segreto di cui mi voleva ostinatamente all'oscuro ma la cosa più strana di tutto questo era che a me del segreto in sè non importava proprio niente: volevo soltanto essere parte di quel complotto totale o smantellarne l'esistenza.
Volevo solo poter parlare al mondo senza che il mondo si accorgesse che ero stonata.
Fu in quel periodo della mia vita che iniziai a concepire l'idea del piano malefico che avrebbe per sempre cambiato la faccia, per non dire la voce, del mondo.
Fu in quel periodo della mia vita che decisi che avrei assassinato la musica.
   
 
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