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Autore: Taila    07/01/2011    0 recensioni
Per sopravvivere era scesa fino al limite estremo dell’abiezione, si era immersa nel male assoluto, aveva trasformato il suo stesso essere e questo aveva creato una spaccatura insanabile dentro di lei.
Non sarebbe mai più ritornata ciò che era prima.
Per questo Shadea a’Ru meritava un trattamento speciale. Doveva guardare anche lei l’abisso e sentire il terrore colare dentro di lei goccia dopo goccia, fino a perdere completamente il controllo. Aveva rifiutato la sua proposta di andare volontariamente in esilio e in questo modo si era consegnata a lei e alla sua vendetta.
Attenzione:Spoiler dal libro "La Regina degli Straken"!
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Grianne Ohmsford
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve salvino gentili lettori ^O^
Mi scuso per l’immane ritardo, non mi ero dimenticata di questa fic, anzi tutt’altro. Ma nella mia immensa goffaggine ho chiuso il documento su cui stavo scrivendo la fic senza salvarla, mandando in fumo venti pagine. Sono rimasta malissimo, perché avevo quasi finito di scriverla, mi mancavano le ultime battute e invece… Quindi mi sono presa un po’ di tempo per metabolizzare il tutto – mi veniva male al solo pensiero di dover riscrivere tutto -__-‘’’ Ora però mi sento di nuovo pronta a torturare Shadea *__* Ringrazio Stefy_81 che ha inserito la fic tra i seguiti e tutti coloro che hanno anche solo letto (inchino ^_^)
Adesso vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \^__^/


Capitolo II

Il canto magico si levò nella stanza, un basso ronzio che riempì l’aria e saturò ogni angolo della stanza. Shadea si dispose all'istante in posizione difensiva, innalzando le barriere protettive attorno alla sua mente. Prima di quel momento non aveva mai subìto un attacco del canto magico, ne aveva solo una conoscenza indiretta, ma ritenne ugualmente che le sue difese magiche fossero abbastanza solide per bloccare e respingere l’assalto. Sentiva la magia di Grianne tastare la barriera attorno alla sua mente, scivolare su di essa come una carezza, cercare una breccia nella quale insinuarsi. Ma Shadea rimase ferma, cercando di resistere. Il canto magico era l’arma più potente dell’Ard Rhys, la sua unica fonte di potere, e se fosse riuscita a renderla inoffensiva l’altra sarebbe rimasta sguarnita e totalmente alla sua mercé. Era così debole che non sarebbe riuscita a infliggerle nemmeno un graffio.
E quella considerazione fu il suo primo errore.
Il ritmo del canto magico cambiò all’improvviso, divenne più veloce e cupo, la sua magia si fece più forte e incisiva. Grianne aveva usato una piccola quantità di magia per distrarre Shadea mentre cercava il punto debole della sua barriera e per farle credere che era così prostrata da essere incapace di sostenere uno scontro tra loro. Ma ora che l’aveva trovato poteva procedere senza remore alcuna.
Un tempo, quando ancora si faceva chiamare Strega di Ilse, Grianne avrebbe attaccato subito e direttamente, spezzando le difese e l’animo del suo avversario. Ma ora voleva prendersi tutto il tempo che desiderava per dimostrare a Shadea quale differenza ci fosse davvero tra loro e per vendicarsi di tutto quello che aveva subito a causa della sua spropositata ambizione. Lo aveva giurato a se stessa quando si era risvegliata dolorante e confusa nel Divieto. Ora avrebbe fatto ciò che le avevano sempre consigliato Kermadec e Tagwen, e che si era sempre rifiutata di fare per non ammettere il suo fallimento come Ard Rhys davanti alle Quattro Terre e per dimostrare a se stessa che non era più quella di prima. Ma adesso erano sole in quella stanza, senza testimoni e in ogni caso lei aveva tutte le attenuanti verso l’altra donna.
Shadea, che non si aspettava quell’improvviso cambio nella magia di Grianne, non riuscì a resistere all’assalto potente e perfettamente calibrato al centro delle sue difese, che si infransero in mille schegge acuminate come uno specchio colpito da una pietra. Chiuse gli occhi travolta dal dolore e quando li riaprì si trovò al centro di un corridoio buio e privo di finestre, illuminato appena da alcune torce la cui pallida luce non riusciva a rischiarare le tenebre.
Era prigioniera del canto magico di Grianne Ohmsford.
Shadea si guardò introno, cercando una via che le permettesse di fuggire, ma la magia che l’aveva imprigionata era troppo potente. L’Ard Rhys l’aveva ingannata con un’esca in modo che abbassasse la guardia e a quel punto l’aveva messa in trappola. Per la prima volta nella sua vita si rese conto di aver fatto un errore di valutazione.
Un senso di urgenza le iniziò a scorrerle nelle vene, riempiendole il petto di un’angoscia nera e pesante. Un ansito animalesco vibrò per un attimo nell’aria immobile e una forma scura e spigolosa fu illuminata per un attimo dalle torce in fondo al corridoio. Qualcosa stava correndo verso di lei e non aveva intenzioni amichevoli. Aprì le mani con i palmi rivolti davanti a sé e fece per lanciare un’ondata di fuoco magico, ma con orrore si rese conto che non riusciva a trovare la magia dentro di sé. Non la sentiva scorrere nel suo corpo, come se fosse stata prosciugata. Grianne l’aveva privata della magia e non aveva pugnali o altre armi con cui difendersi. Per un istante valutò la possibilità di fermarsi e affrontare la cosa che la stava inseguendo a mani nude, ma la sua forma sempre più vicina, che riusciva a malapena a distingue in quella cupa penombra, ora le sembrava troppo grande, troppo minacciosa, troppo feroce.
Deglutì a vuoto mentre la paura era come l’onda della marea che saliva sempre più dentro di lei, quando raggiunse il suo acme e la tensione si spezzò, Shadea iniziò a correre nel corridoio buio, senza sapere dove fosse né dove stava andando. L’unica cosa che sapeva era che doveva allontanarsi, andare via da lì e cercare un posto dove nascondersi, prima che ciò che la stava inseguendo la trovasse e la uccidesse.
Correva. Correva nel buio e i suoi passi risuonavano vuoti sul pavimento di pietra, inseguita dal ruvido ansimare e raspare del suo inseguitore, spinta dall’urgenza e dalla paura. Quelle erano emozioni con cui raramente si era confrontata nel corso della sua vita, non sapeva come comportarsi e questo le aveva fatto perdere la testa.
Svoltò a destra, imboccando un altro corridoio appena meno cupo del precedente, ma per quanto corresse veloce l’essere era sempre dietro di lei. Passò davanti ad alcune porte chiuse e subito dopo si sentirono una serie di suoni metallici e di tonfi, a cui seguirono degli ululati di folle gioia e l’essere che la stata inseguendo rispose a essi con entusiasmo. I movimenti dietro di lei si moltiplicarono in una drammatica sinfonia di ringhi furiosi e sgraffi sulla pietra, e Shadea comprese che i suoi inseguitori erano aumentati.
Provò ad aumentare la velocità della sua corsa, ma scoprì che le gambe erano pesanti come pietra e che aveva i polmoni in fiamme. Sfinita stava rallentando, mentre i suoi inseguitori stavano guadagnando terreno. La sua fuga era intanto proseguita in una serie infinita di svolte, che presto le aveva fatto perdere il senso dell’orientamento, quei corridoi le sembravano tutti uguali e bui, e spesso le sembrava di stare correndo in cerchio.
All’improvviso uno degli esseri che la stavano inseguendo, riuscì a raggiungerla e, afferrandole il bordo del mantello con le fauci, la strattonò e la fece cadere in avanti. Un coro di ululati vittoriosi seguì a quel gesto. Nonostante cercò di fermare la caduta con le braccia, Shadea sbatté contro la pietra fredda e dura del pavimento con la faccia. Gemendo di dolore si girò sulla schiena e, sollevandosi sui gomiti, guardò davanti a sé. Il sangue le si gelò, tramutandosi in cristalli acuminati che incisero le pareti delle sue vene, quando scoprì l’identità dei suoi inseguitori.
Era un branco di lupi, ma come mai ne aveva mai visto nelle Quattro Terre, evidentemente erano un ricordo che Grianne aveva portato con sé dal Divieto. Erano giganteschi, tanto che tutti insieme occupavano tutto il corridoio in larghezza, con il pelo gridio e ispido sul dorso arcuato, che dava l’impressione che fossero ancora più grandi. Gli occhi gialli e affilati come lame, erano illuminati da una folle ferocia, mentre le fauci erano aperte e mostravano una chiostra di zanne acuminate. Shadea comprese che era diventata la loro preda e non si sarebbero fermati fino a quando non l’avessero sbranato. Sapeva che erano stati creati dal canto magico di Grianne, ma non riusciva a capire se fossero immagini realizzate al solo scopo di spaventarla, oppure se fossero reali e tangibili, e quindi in grado di ucciderla. Ma non poté continuare con le sue congetture.
Il lupo più grande e vecchio, che sicuramente era il capobranco, avanzò verso di lei di alcuni passi, lenti e cauti, come se fosse sicuro di averla catturata, ma volesse comunque accertarsi che non costituisse un reale pericolo per loro, subito seguito dagli altri lupi. Shadea indietreggiò strisciando sui gomiti, sommersa dal terrore e improvvisamente incapace di pensare e di agire, consapevole che la sua fine era prossima.
Il grosso lupo compì ancora qualche passo, il labbro che vibrava in un ringhio minaccioso sopra le zanne snudate e il giallo delle iridi che riluceva dei deboli riflessi dorati che la luce che le torce vi scioglievano all'interno. Poi, all’improvviso, la bestia con uno scatto iniziò a correre, subito imitata dagli altri lupi. In poche falcate coprirono la distanza tra loro e la donna e, con uno scatto finale, le furono addosso.
Shadea sentì gli artigli lacerare la stoffa della sua veste da Druido e i denti affondare nella sua carne. Gettò la testa all’indietro, lo sguardo spalancato sul nulla e urlò di dolore, paura e rabbia. I lupi incomprensibilmente si fermarono e tutto attorno a lei si piegò su se stesso, come un foglio di carta accartocciato. Il corridoio e le bestie infernali scomparvero, sostituite da un buio viscoso e greve. Shadea si sentì pressare da quell’oscurità e poi risucchiare via, come l’acqua che scorre dentro uno scarico.

  
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