Angst
Rosso di
sangue i suoi occhi furiosi.
Dolore e pece
le sue mani fredde.
D’odio e
paura il tuo sguardo perso.
Solo dolore
il tuo corpo tremante.
E come ogni giorno ti svegli di soprassalto, hai avuto di
nuovo quell’incubo.
Tremi leggermente, mentre tenti di alzarti, nella tua
stanza non ci sono finestre, ma dal chiarore dietro la porta capisci che è già
mattina.
Ti alzi in piedi, dirigendoti verso il corridoio; hai
fame, una bella tazza di cafè sarà più che sufficiente.
Cammini lento verso la grande cucina, se sei il primo sarà
bene preparare la colazione.
Ed infatti sei il primo ad esserti alzato, ormai ti svegli
sempre presto; gli incubi ti perseguitano.
Ti metti ai fornelli con l’intenzione di preparare
qualcosa di caldo ai tuoi fratelli, una volta tanto ti rendi utile anche tu.
Con questo freddo ti ci vuole proprio. Prendi le uova e
del prosciutto, Stephan e Louis adorano le omelète, così gliene preparerai due.
-Buon giorno… - senti ad un certo punto provenire dalla
porta della cucina.
Ti volti di poco verso la voce, tuo fratello Stephan è
alla porta poggiato allo stipite.
Gli lanci un’occhiata, lui ricambia lo sguardo e sorride.
–Posso avvicinarmi? – ti chiede poi in un sussurro.
Tu lo guardi interrogativo. –Stavo solo… - sussurri anche
tu allontanandoti dai fornelli. Ti disponi alla parete e gli fai cenno d’assenso.
Ha il tuo permesso di entrare.
-Che buon profumino, che hai cucinato di buono? – ti
chiede guardando ciò che sta nella padella.
Tu ti siedi lentamente a tavola e poi decidi di rispondere.
–Due omelète… - rispondi piano, non sei abituato a parlare con loro.
Ormai non parli con nessuno.
-Mmm che buone!! – esclama tutto contento e tu sorridi,
perché finalmente hai fatto felice qualcuno.
Stephan si volta verso di te. –Per te non hai preparato? –
chiede interrogativo. Tu scuoti la testa ridacchiando. –No… Una tazza di cafè
mi basta – sussurri poi, mostrandogli la tazza già pronta davanti a te.
Stephan ridacchia. –Oh beh, se lo dici tu – ti canzona
allegro. Era da tanto che non eravate così spensierati.
In quel momento entra Louis e tu gli lanci uno sguardo.
Lui ti guarda e sorride.
-Buon giorno – v’interrompe Stephan. Louis volta lo
sguardo verso di lui. –Buon giorno –ripete svogliato.
Si avvicina poi lento al tavolo, continua a guardare come
cercando in te un qualche tipo di protesta.
Ma tu sei impassibile, se si tiene a distanza a te va
bene.
Una volta seduto sembra rilassarsi, si volta verso
Stephan. –Allora che c’è di buono da mangiare? – urla pimpante.
Stephan ridacchia. –Jean ci ha preparato due omelète –
risponde continuando il lavoro che avevi cominciato tu.
-Mmm che buone! – urla nuovamente alzandosi di scatto.
Senti un tuffo al cuore e ti allontani di scatto, con la
sedia.
I tuoi fratelli si voltano verso di te. –Scu…Scusami
Jean.. – si scusa Louis triste, allontanandosi anche lui dal tavolo con tutta
la sedia.
Temi quasi voglia venire verso di te. Ma non lo fa, ti fa cenno invece di
riprendere il tuo posto. –Tranquillo… Mi allontano io… - ti sussurra sperando
di convincerti.
In quel momento ti si stringe il cuore, costringi i tuoi
fratelli a compiere azioni alla quale non erano abituati, li hai privati della
spensieratezza di un gesto, della naturalezza delle giornate.
Li costringi a starti lontano e loro sono disposti a
sopportare tutto questo, solo per te.
Tu sorridi rammaricato e scuoti la testa. –No, no…
Avvicinati… - bisbigli appena udibile.
Ma louis ti ha sentito e ti sorride più rilassato,
avvicinandosi verso il tavolo.
Intanto Stephan comincia ad impiattare e insieme notate
che l’unico posto disponibile è proprio a metà tra voi due.
Lui ti guarda, tu lo guardi.
Tuo fratello trema leggermente, sa di non potersi
avvicinare a te. Porge titubante la mano verso la sedia. - Scusami… La.. la sedia… posso? – ti chiede
continuando a tremare.
Vorresti dirgli che può e vorresti invitarlo a sedere
accanto a te, ma la paura ti blocca. Ti alzi di scatto, tenendo costantemente
lo sguardo basso.
-Scusate…Voi mangiate… io vado.. a fare una doccia… -
informi, quasi è un sussurro impercettibile.
Stephan ti guarda colpevole e Louis si è intristito. Ti
sforzi di sorridere. –State tranquilli… -ridacchi falsamente. –Ho solo voglia
di fare una doccia… - continui mentre ti porti alla parete e continui a
camminare verso la porta.
I tuoi fratelli continuano a guardarti.
Corri allora verso la tua stanza e ti chiudi dentro. Hai
di nuovo fatto qualcosa di sbagliato, sei nuovamente colpevole.
Ti getti sul letto e piangi.
La tua stanza non ha finestre…L’hai voluta tu così.
Non ci sono oggetti, è spoglia, è vuota… Il tuo stesso
corpo è privo di essenza.
Quel dolce ragazzo di nome Jean, ormai non esiste più, ha
lasciato il posto ad un automa.
Ti alzi allora con questi pensieri e ti dirigi al tuo
comodino; prendi dei vestiti puliti .
A passi lenti cammini spedito verso il bagno. Hai bisogno
di rinfrescarti.
Apri l’acqua della doccia, ti spogli e ti infili sotto
l’incessante getto d’acqua. Il silenzio avvolge quella stanza, mentre la tua
mente vaga, cercando di fuggire dal tuo corpo.
Prendi il sapone e cominci a lavarti. La spugna fa male,
la stai passando troppo forte sulla tua pelle delicata. È diventata rossa, ma
non t’importa, vuoi soltanto pulirti, scacciare via la sensazione di sporco che
ormai ti perseguita costantemente.
Stai una bella mezz’ora in bagno. Quando entri nella
doccia non esci più, vuoi solo purificarti.
Speri che questo ti salvi dall’inferno.
Quando esci, ti senti finalmente meglio. La paura è andata
via e anche quell’opprimente fastidio.
Ti guardi allo specchio, noti le chiazze scure sulle tue
braccia, sul tuo petto e il tuo sguardo cade sulla tua virilità.
Chiudi gli occhi mentre ti rivesti, non vuoi vedere i tuoi
lividi. Non vuoi ricordare tuo padre, le sue violenze, il sesso…
Qualcosa in te si spezza.
E cominci ad urlare, con tutta la forza che hai in corpo.
Persino i tuoi fratelli si preoccupano per te, accorrono
nella stanza, ma non entrano. Sanno che non devono farlo.
-Jean! – ti chiama Stephan, ma tu non lo senti. Sei
accucciato su te stesso e urli.
-Jean! – continua. –Jean possiamo entrare?? – continua ad
urlare. –Jean! –. Vedi il terrore nei suoi occhi, alcune lacrime in quelli di
Louis.
-Jean! – e continua ad ridestarti. Tu un po’ ti calmi, ti
dirigi gattonando verso la parete e piangi.
Ti disponi in posizione fetale e continui a piangere.
Questa volta Stephan è più calmo, ora che hai smesso di
urlare, magari, lo ascolterai.
-Jean… - ti chiama nuovamente. –Jean posso avvicinarmi? –
ti chiede impaurito. Sa che se sbaglia qualcosa, ricominci ad urlare e questa è
l’ultima cosa che vuole.
-Posso..? – continua, mentre a passi lenti si avvicina.
Tu lo guardi per un po’, fai un debole cenno di assenso
prima di tirarti nuovamente indietro. Stephan intanto continua ad avvicinarsi,
tiene la mano davanti a sé, spaventato da un tuo possibile scatto di
nervosismo.
Ma tu non fai nulla, lo lasci avvicinare e lo guardi negli
occhi.
-Bene Jean…Come ti senti? – ti chiede sorridendo.
Gli lanci una fugace occhiata. –B…Bene… - rispondi a
fatica, la gola ti fa male. Poi riprendi a piangere. –Voglio… Voglio…-
Stephan s’irrigidisce. –Cosa vuoi? –ti chiede preoccupato.
-Voglio.. Andare a letto…- rispondi andando un po’
indietro, stringendoti alla parete fredda.
-Vuoi che ti accompagni? –
-No…-
Stephan sospira. –Ti faccio una camomilla ti va? –
La camomilla ti piace, ti rilassa, così fai un cenno
d’assenso, mentre piano ti alzi.
Stephan si allontana da te, si dispone alla parete ed
anche Louis si è allontanato, tutto per farti passare.
Ti trascini verso la tua stanza. Guarda sembri proprio un
automa. Non ti piace vederti così e probabilmente non piace neanche ai tuoi
fratelli.
Ti getti svogliato sul letto, poggi la testa sul cuscino e
tenti di dormire. Non passano pochi minuti che Stephan è arrivato con la tua
camomilla, ti piace, è sempre così premuroso con te.
-Jean posso entrare? – ti chiede da dietro la porta.
Ti metti seduto e accenni un debole –si –.
Entra e si porta lento verso la tua scrivania e poggia il
vassoio.
Ti ha preparato la colazione, uova e pancetta come piaceva
a te. E intanto ti porta la camomilla.
I suoi passi sono lenti, incerti.
T’intristisci di fronte a quella scena, persino Stephan
stenta ad avvicinarsi a te…Li stai allontanando troppo.
Allora decidi di fare il primo passo, porti lentamente le
tue mani davanti a te, nel tentativo di prendere la tazza di camomilla.
Sai di non voler essere toccato e speri che Stephan non lo
faccia.
Ti passa la tazza. –La tieni? – ti chiede preoccupato.
Annuisci mentre ti sistemi meglio e porti la tazza alle labbra.
Ed inspiri l’aroma della camomilla; subito ti calmi.
Stephan sembra più calmo, si muove con naturalezza, sa di
avere il permesso di avvicinarsi. –Vieni qua… - ti dice mostrandoti la sedia.
E tu ti alzi, la tazza ormai è vuota così la poggi sul
comodino. Cammini lento verso tuo fratello, che porta una mano verso di te, non
ti tocca, né ti sfiora. Ma accompagna i tuoi movimenti con attenzione.
E ti siedi alla scrivania, mentre Stephan ti da le posate,
fa poi per allontanarsi, ma è la che tu fai qualcosa d’inaspettato persino a
te.
Gli afferri la manica della giacca, ma non appena lui si
volta verso di te, ti allontani di scatto. –Scusami… - sussurri spaventato. Hai
paura che si sia arrabbiato.
Lui invece ti sorride…Sorride e ti rassicura.
Si avvicina a te lento, cercando di ristabilire con te un
contatto fisico.
Ma tu ti ritrai, non ti senti pronto per essere toccato.
-Scusami… - sussurri nuovamente abbassando lo sguardo.
Stephan capisce ti sorride. –Tranquillo… Ora mangia su –
ti incita ridendo.
E tu mangi tutto, anche se non avevi proprio fame.
Vuoi far felice Stephan per una volta, vuoi che continui a
prepararti da mangiare e che ti stia accanto come ha sempre fatto.
Ti piace come cucina, ti piacciono i piatti che ti
prepara, compra sempre ciò che piace a te. Anche se a volte ti, anzi vi,
costringe a mangiare la verdura. Che non ti piace proprio.
Eh si, Stephan è come una mamma, che si prende cura dei
suoi due figlioletti.
Ridacchi a quel pensiero, ma allo stesso tempo
t’intristisci. Ripensi alla tua vera mamma e alla sua morte.
E di come sia cominciato il tuo inferno.
Alcune lacrime scorrono il tuo viso, ma prontamente le
asciughi e ti alzi dalla sedia.
Vuoi seguire tuo fratello. Per una volta che non lavorano
te li vuoi godere.
E così camminate per il corridoio, lui avanti e tu molto
più indietro.
-Ehi Jean, che ne dici di vedere un film? – ti chiede,
mentre scendete le scale.
Tu sorridi pimpante. –Un film Horror?? – chiedi felice.
Sai che lui ti accontenterà e sai anche che Louis comincerà a fare storie,
perché ha sempre paura.
-Ahah d’accordo! La storia più terrificante che abbiamo! –
ride spensierato, mentre tu lo superi, correndo, e vai a prendere subito il
film.
Superi anche Louis che appena ti vede andare nello
scaffale dei film ti guarda male.
-Non vorrai fare quello che penso io vero?? – ti urla
isterico. Tu ridacchi e continui a cercare.
Il film più terrificante che avete; magari The ring, o
L’esorcista. Naah ormai lo sai a memoria.
Cerchi allora qualcos’altro, un film che rilassi e così ti
capita tra le mani “il sesto senso” non lo ricordi quasi più.
Lo hai visto una volta da bambino. Opti per quello e corri
a mettere il film.
-Dai Stephan non possiamo vedere qualcos’altro?? –
comincia a lagnarsi Louis. Senti Stephan ridere.
-No, anche io ho voglia di film Horror –ridacchia per
convincerlo.
E il film comincia, sotto lo sguardo divertito di Stephan
e quello seccato di Louis. Ogni volta stephan la da vinta a te, speri proprio
che Louis non te ne voglia.
Così vi sedete, i tuoi fratelli sono seduti sul divano, tu
invece preferisci sederti sul tappeto.
Fa freddo, ma non t’importa. Così cominciate a vedere il
film mentre le ore passano e si fa il tempo per pranzare.
-Che dici stacchiamo e poi lo rimettiamo? –ti sussurra
Stephan già pronto per andare a cucinare.
Annuisci e ti alzi anche tu.
Mangiate tranquillamente, i tuoi fratelli in un capo del
tavolo e tu dalla parte opposta.
E un po’ ti senti felice, ti trattano sempre con cura,
quasi fossi ancora un bambino.
Parlate del più e del meno, anzi parlano, perché tu
ascolti soltanto.
Non sei mai stato un tipo chiacchierone, ora più che mai.
Ascolti, mentre parlano del lavoro e degli amici, che però
tu non conosci. Hanno sempre preferito tenerti lontano dagli estranei, ti
innervosisci con loro, figuriamoci con le persone che non conosci.
Finite di mangiare e poi sparecchiate, tu passi i piatti a
Stephan che li lava e poi li passa a Louis, che li asciuga.
E una volta finito corri di nuovo in salone, vuoi
continuare il film.
Stai per mettere play quando Stephan ti ferma. –Eh no
Jean! Prima a dormire e poi, sta sera, il film – ti ordina, come fossi un
bambino.
Tu metti il broncio. –Non sono un moccioso e voglio
guardare il film! –urli, ora si che sembri un bambino.
Lui scuote la testa e ti indica le scale. –No caro mio… -
ti riprende. –Non dormi la notte, se non dormissi neanche di giorno… -continua
la predica.
Che strazio, odi quando ti trattano cosi.
Continui a mettere il broncio mentre ti dirigi alla parete
e a passi lenti vai al piano di sopra.
Ti tieni a distanza, ma continui a guardarlo male. Stephan
ridacchia. –Avanti. E non fare il furbo eh? – non hai altra scelta, devi per
forza obbedire.
Ti ritrovi così davanti la tua stanza, stai per aprire la
maniglia quando ti balena un’idea in mente.
Lentamente scendi al piano di sotto.
Stephan e Louis sono in cucina, speri proprio che non si
accorgano di te. E così ti dirigi a carponi verso la televisione e senza
produrre il minimo rumore prendi la cassetta e ti defili al piano di sopra. I
tuoi fratelli nella stanza hanno un’altra televisione ed un altro video
registratore.
E così sei sistemato. Metti la cassetta e ti siedi per
terra. E ricomincia il film.
Non hai più paura dei film horror, li conosci a memoria.
Quando finisce è già pomeriggio inoltrato, devi tornare in
camera tua, o i tuoi fratelli si accorgeranno del tuo inganno.
Così con passo felpato ritorni nella tua stanza. Magari un
sonnellino riuscirai a farlo.
E invece no . Stephan entra in camera pronto per
svegliarti. Appena in tempo.
-Jean, su svegliati – ti dice dalla porta. –Dai che è ora
di cenare… - continua, senza avvicinarsi.
Ora di cena, non credevi fosse passato così tanto tempo.
Ma per quanto diavolo hai guardato quel film?
Ti alzi controvoglia, stai morendo di sonno.
Segui tuo fratello in cucina e ti siedi a tavola con loro.
-Jean sei sicuro di stare bene? –ti chiede Louis. –Non hai
una bella cera… - continua.
Ed infatti non ti senti tanto bene, ti senti stanco e non
hai voglia di fare nulla.
Annuisci stanco mentre continui a mangiare svogliato.
Non fai alcun movimento neanche quando Stephan si avvicina
a te.
Va a prendere un termometro e te lo passa.
-Tieni misurati la febbre… - ti dice allontanandosi.
Lo guardi di sfuggita. –No…Non mi va… - rispondi poggiando
la testa sul tavolo.
Intanto i tuoi fratelli puliscono i piatti, ma tu ormai
non li vedi più.
Non ti accorgi neanche di Stephan, che titubante, ti
prende tra le braccia e ti porta in camera tua.
Alla fine sei crollato.
Blu notte il
cielo stellato.
Fuoco e
fiamme le tue ferite mortali.
Grandi e
pesanti le sue mani violente.
Piccolo e
gracile il tuo corpo seviziato.
E ti svegli così, col petto ansante e il cuore in gola.
Hai paura e tremi, mentre tenti di alzarti.
Noti che è ancora notte fonda, vorresti tornare a letto,
ma la paura ti blocca.
Gl’incubi ti perseguitano, le paure ti attanagliano le
viscere e il dolore ti assedia l’intero corpo.
Hai paura, vuoi protezione, vuoi affetto. E poi ricordi
l’ultima stanza a sinistra, la stanza dei tuoi fratelli.
Ti dirigi a passi lenti verso quel vano, cerchi di fare il
minimo rumore.
Apri piano la porta e cammini verso il grande letto, il
materasso cigola sotto il tuo peso e tu t’infili al centro tra i tuoi fratelli.
Dormono sempre così, uno ai piedi, l’altro alla testa. La
casa è piccola e ci sono solo due stanze, una è la tua, l’altra la loro.
Avevano detto di voler comprare due letti e di dormire sul
divano non ne vogliono neanche sapere. Ed eccoli qui, costretti a dividere il
letto.
Gattoni lento verso il centro, tentando di non toccare
nessuno dei due.
Il letto è grande e potete benissimo starci tutt’e tre
insieme.
Ti metti in posizione fetale e cerchi di riprendere sonno.
Non vuoi dare fastidio, ma ti piace stare lì con loro.
Senti ad un certo punto senti una leggera pressione sul
materasso. Stephan si è messo seduto e ti sta guardando.
Anche tu lo guardi. Poi lo senti venire verso di te e
sdraiartisi accanto, trattieni il respiro e chiudi gli occhi, ma noti che si è
solo posizionato accanto a te, non ti tocca, né fa nulla. In quel momento sei
felice che il letto sia così grande.
E passate
la notte così, anche se inconsciamente, hai cercato per tutto il tempo i corpi
dei tuoi fratelli.
E loro
sono stati felici di avvolgerti con il loro calore.
Il tuo
sonno è stato senza incubi.
L’indomani
non ti sei sognato minimamente di alzarti. Troppo scosso e assonnato per fare
un qualsiasi movimento.
-Avanti
Jean – incita però Stephan. –Louis è andato a lavoro…Più tardi dovrò andare
anche io… - continua mentre continua a smuoverti da quel grande letto.
Tu
mugugni frustato e finalmente ti alzi. Finalmente Stephan può sistemare le
coperte, ma tu sai che non sarà facile convincerlo a lasciarti solo in casa.
Ti siedi
e lo guardi prepararsi per andare a lavorare, ancora così giovani e già i tuoi
fratelli lavorano. –Stephan… - cominci un po’ titubante. Non vuoi andare a
finire in camera tua. Non al buio.
-Perché
non mi lasci semplicemente qui…Da solo ? –chiedi, quasi una supplica.
Lui ti
guarda, il suo sguardo s’incupisce, così posa tutto e si dirige verso di te.
–Jean…Non fa piacere neanche a me però… lasciarti qua da solo è troppo
pericoloso – ti dice avvicinandosi piano. –Dai vedrai che non sarà per molto… -
continua a rincuorarti.
Tu scuoti
la testa. –No, Stephan per favore! Dammi una possibilità, solo una! – esclami.
Proprio non capisci perché si ostinano a chiuderti in camera.
Non sei
un pazzo che ha bisogno della camicia di forza, ragioni ancora per Dio!
E ti
senti bruciare di rabbia, perché nessuno si fida di te.
Stephan
ti guarda perplesso, sembra quasi combattuto su ciò che deve fare. –Per favore…
- sussurri tu tentando di convincerlo.
Lui
ridacchia. –Eh no caro mio, la tattica del cucciolo bastonato non funziona con
me – ride.
Tu
sorridi sotto i baffi, ma speri davvero che ti accontenti. Stephan sospira.
–Ascolta è tardi, per oggi facciamo come al solito, io parlo con Louis e poi
decidiamo ok? – ti dice andando di fretta.
-Ti ho
lasciato la colazione nella tua camera. Louis tornerà tra qualche ora, io
invece torno stasera… - ti informa facendoti uscire dalla camera. Tu,
controvoglia, ti dirigi verso la tua
stanza e aspetti che Stephan ti chiuda chiave.
-Dai è
solo per poco… - tenta di farti coraggio, ma non ha un grande effetto.
Ed eccoti
qui, al buio e ancora assonnato. Poco male, farai un sonnellino.
-Jean?
Sei sveglio? – ti senti chiamare ad un certo punto.
Mugugni
qualcosa d’incomprensibile prima di alzarti e metterti seduto sul letto.
Louis è
alla porta, non osa entrare, e continua a chiamarti. Lo guardi male, perché ti
ha svegliato.
-Che ore
sono? – sbadigli poi.
Lui
sorride. –Sono le due… - risponde ridendo.
-Le due??
– urli . Ma quanto diamine hai dormito??
Ti alzi
di scatto e ti porti vicino a lui. Louis sembra sorpreso, non si aspettava che
ti avvicinassi così.
Detto tra
noi non te l’aspettavi neanche tu.
Eppure
l’hai fatto e ti piace questa naturalezza di gesti.
-Devi
mangiare? – ti richiama poi tuo fratello. Tu annuisci e insieme scendete al
piano di sopra.
Louis ti
ha preparato un risotto alla marinara. A te piace, anche se lasci sempre il
condimento.
Mangiate
in silenzio, non sei abituato a stare da solo con lui. Ti senti un po’ a
disagio a dir la verità.
Una volta
finito di mangiare sparecchiate e poi ti dirigi in salotto e accendi la tv.
Ti
sistemi a terra e cerchi qualche film carino. Ma guarda ti è capitato un film
Horror, che fortuna!
Sei
incuriosito così dimentichi ciò che hai intorno, finché non vedi l’immagine
svanire sotto i tuoi occhi.
Louis ha
cambiato canale. –Ehi c’ero prima io! –urli di disappunto.
Lui ride
malefico e si siede sul divano, tu ti allontani. –Il telegiornale è più
importante – risponde saccente.
Metti il
broncio e incroci le braccia al petto. –Ma c’ero io! – urli di nuovo,
arrabbiato.
-Chi è il
più grande tra i due?? – ti chiede poi con fare da sapientone.
-Siamo
gemelli! – esclami in risposta. -Non importa, sono comunque io! – continua lui
a inculcarti il suo culto da fratello maggiore.
Anche se
siete gemelli, sei sempre stato trattato come il più piccolo, soprattutto da
Stephan, che si comporta come fosse il più grande.
-E poi
perché non vai nella nostra stanza a guardare la tv?? – ti chiede poi
scocciato.
Tu gli
lanci un’occhiataccia. – Ma la si vede male… ed è piccola – ti lagni continuando
ad stare seduto.
Louis ti
guarda male. –Però per guardare “Il sesto senso” andava bene – ti canzona, anzi
ti rimprovera, svogliato.
Tu lo
guardi sorpreso. Come diavolo ha fatto??
Lui ride
mefistofelico. –Ci credi stupidi? Sei crollato subito e nella nostra tv abbiamo
trovato la cassetta – ti spiega vittorioso .
Ti
deprimi allora e, anche se non ne hai la minima , ti dirigi al piano di sopra.
Ti viene
in mente di fare una doccia, hai troppa voglia di lavarti. E così camminando
lento vai a prendere i tuoi vestiti e ti defili in bagno.
L’acqua è
fredda e anche se il tuo corpo gela, rimani così. Ultimamente sei diventato un
po’ masochista eh?
Preferisci
farti del male, piuttosto che metterti al sicuro. Ma alla fine se va bene a te…
Invece a
te non va proprio bene, ti infliggi punizioni sperando di non andare
all’inferno.
Sei
sporco Jean e come tale marcirai col demonio.
Quando
esci dalla doccia, la sensazione di sudicio non ti abbandona. Ti senti anzi
peggio di prima, guardi il tuo corpo, senti le tue ferite, percepisci il suo
lerciume.
Vai
deteriorandoti sempre di più.
Ti lasci
cadere a terra, poggi la testa sulle tue gambe e piangi.
Non pensi
sia patetico? Piangi quasi ogni giorno, ti lasci andare a tutto. Ormai non
pensi ad altro che alla morte.
Ormai sei
solo un fantoccio, una bambola che ha perso la sua anima.
Piangi
per una buona mezz’ora, ripensando alla tua vita, a ciò che ti è stato fatto e
a ciò che non hai avuto.
Pensi che
non meriti il male che hai ricevuto, ma non meriti neanche il bene che stanno
facendo i tuoi fratelli.
Senti una
mano che ti carezza piano la testa e subito t’irrigidisci.
Sgrani
gli occhi e rimani immobile. Qualcuno si è avvicinato così tanto a te, neanche
ti sei accorto di qualcosa.
Com’è
potuto succedere?
Alzi
lentamente la testa e ti volti dietro di te. C’è tuo fratello, Louis ti sta
carezzando la testa. Forse per rincuorarti.
-Perché
stai piangendo? – ti chiede dolce, non vuole spaventarti.
Non fai
alcun movimento, normalmente saresti scappato, invece questa volta non hai
voglia di muoverti.
-Non
stavo piangendo… - sussurri voltando lo sguardo. –Ho solo gli occhi sudati – ti
giustifichi mettendo il broncio.
Louis
ride. –Oh certo… Sotto il getto di acqua fredda si suda… - ti canzona
divertito.
L’acqua
ancora scorre, senti freddo.
-Louis…-
sussurri guardando il vuoto. –Mi accompagni in camera mia? – chiedi quasi in
supplica, non vuoi che ti lasci solo.
Lui
sorride e ti abbraccia forte. –Certo che ti accompagno.. – tu sorridi, non
ricordavi più quanto calore potesse dare un abbraccio.
Inspiri
l’odore di Louis e ti bei del calore del suo corpo.
Ad un
certo punto tremi leggermente e arrossisci di colpo. Ti sei accorto di essere
nudo.
Ti aiuta
a vestirti e dopo di che ti riaccompagna fino la tua stanza. Hai paura che
possa svanire, hai paura che sia tutto un sogno.
Mentre
camminate sentite una voce familiare. –Ehi ragazzi! Sono tornato prima oggi! –
senti urlare. Il tuo fratellone è tornato presto.
Continuate
a camminare, mentre Stephan vi raggiunge. Sgrana gli occhi alla visione che gli
si è parata davanti.
Non si
aspettava di trovarti aggrappato a tuo fratello. Ultimamente stai cambiando
vero?
Lo vedi
sorridere e camminare lento verso di voi. –Ma guardate… Vi lascio soli per
mezza giornata e guarda come vi ritrovo – sussurra commosso, cadendo in
ginocchio.
Ride e
piange, che quasi non capisci se sia felice o triste.
-Oddio
Jean, non speravo neanche di poter vedere una scena del genere – continua
piangendo. Anche Louis ha gli occhi lucidi.
E tu
proprio non capisci il motivo.
-Ehi
scemo non piangere… - affermi avvicinandoti a Stephan. Non ti senti pronto per
chissà quale contatto fisico, ma hai troppa voglia di sfiorare tuo fratello.
Così gli carezzi piano la testa con fare amorevole.
-Non sei
tu il più grande…? – chiedi ovvio, mentre abbracci lentamente Stephan. Lui
s’irrigidisce di poco e sgrana gli occhi.
Forse non
si aspettava che tu lo abbracciassi. Non sei abituato a questi contatti, ma
nonostante tutto te ne bei e stringi la testa di Stephan sul tuo petto. Ora sei
tu che vuoi proteggerlo.
Stephan
alza la testa verso di te e ti prende le gambe facendoti sedere a terra, questa
volta è lui che ti abbraccia.
Passi
titubante le mani dietro la sua schiena e ti lasci stringere. Poi senti una
mano che ti carezza la testa, anche Louis si è avvicinato a voi. E vedi Stephan
circondargli la testa con il braccio e stringerlo a sé, mentre con l’altro
stringe te al suo petto.
Vi
proteggete a vicenda e questo è il momento più
bello, in cui finalmente potete essere uniti.
Rimanete
abbracciati per un lungo arco di tempo, neanche tu sai quanto, finché il
momento magico non è rotto dal brontolio del tuo stomaco.
Hai una
fame da lupi.
-Su ora
andiamo a mangiare – ridacchia Stephan pronto per preparare la cena.
La pace
in famiglia è tornata finalmente.
Nei
giorni successivi sei cambiato moltissimo. Certo i tuoi fratelli chiedono
ancora il permesso per avvicinarsi, tu all’inizio ti allontani ma poi ti
avvicini subito.
Hai
cominciato a parlare di più ed anche a mangiare di più. Sei davvero diverso.
Forse
questa è la volta buona, forse la tua
anima marcia potrà trovare la pace.
-Non
aprire a nessuno e non combinare danni – ti dice Stephan, è ancora mattina e
già lui inizia con la predica.
Tu sbuffi
sonoramente, ricavando da tuo fratello un’occhiataccia. –Il telefono è qui e il
mio numero è nelle chiamate rapide – continua mentre prepara la sua borsa. –Se
hai problemi chiama subito – e continua con le sue raccomandazioni, che a te
non interessano per niente.
Forse era
meglio quando ti chiudevano in camera, almeno non dovevi sorbirti questa lagna
ogni mattina.
-Si, si..
Sta tranquillo… - lo rassicuri svogliato, mentre ti dirigi in salotto. Prendi
un film e lo metti nel videoregistratore.
-Jean ti
raccomando! – continua Stephan, proprio non ce la fai più.
-Stephan,
basta, ho capito… - cerchi di levartelo di torno. Adesso è lui a sbuffare.
-Cercherò
di tornare il prima possibile ok? – , è alla porta, pronto per andarsene.
-Si, si…
- lo saluti con la mano.
E finalmente
se ne va . Libero!
Ti dirigi
in cucina, hai una fame da lupi. Per ascoltare quello stupido non hai neanche
fatto colazione, te la meriti.
Uova e
pancetta, proprio come piace a te.
Metti tutto in un vassoio e ti dirigi in salone. Il film è
già dentro il videoregistratore; oggi hai scelto “chiamata da uno sconosciuto”
Non lo
avevi mai visto prima, te l’ha portato qualche tempo fa tuo padre, ma tu non lo
hai mai voluto visionare…
A quel
ricordo t’intristisci di colpo, hai pensato di nuovo a tuo padre. Chissà che
sta combinando…
Con
l’aiuto dei tuoi fratelli l’hai mandato in carcere per abuso su minori, ma non
sai se è effettivamente là. Una cosa però la sai, di certo non ti lascerà in
pace.
Dopo la
morte di tua madre è uscito pazzo. Ha cominciato a picchiarti per ogni
sciocchezza. Tornava ubriaco e poi sfogava la sua rabbia su di te. Hai sempre
cercato di tenere tutto nascosto ai tuoi fratelli, ma non sei mai stato un
grande attore. Dopo che tua padre ti ha violentato, sei crollato.
Ricordi
ancora il tribunale e la breve istanza per farvi restare a casa vostra.
Altrimenti vi avrebbe aspettato una bella casa famiglia; uno dei posti più
terribili.
Mentre
guardi il film senti bussare alla porta.
Ti alzi di scatto e guardi l’orologio. È troppo presto per essere Louis. Cosi
ti dirigi lento alla porta e apri.
-Si chi
è..? – chiedi tenendo la soglia poco aperta. Davanti a te c’è una donna. È
giovane ed è accompagnata da due uomini.
-Ciao
piccolo .. – ti dice sorridendo. –Sei da solo in casa? – continua. A te non
piace proprio questa donna, così chiudi di scatto la porta.
-Non devo
aprire agli sconosciuti – urli da dietro l’uscio. Sei felice di aver seguito
per una volta i consigli di Stephan.
Senti la donna ridere. –Si hai ragione…fai bene.. – dice. –Se non ti dispiace
aspettiamo i tuoi fratelli nel vialetto – continua.
Come fa a
sapere che hai dei fratelli? Chi è quella donna?
Corri al
telefono e chiami subito Stephan . –Si pronto? Studio dottor Knox – senti che è
la voce di Stephan.
-Stephan…
-sussurri.
-Jean che
succede? – ti chiede allarmato. Tu scuoti la testa, anche se lui non può
vederti.
-Nulla, è
solo che ci sono delle persone nel vialetto… Aspettano voi – sussurri
spaventato.
Stephan
tace per un momento e poi parla. –D’accordo. Chiamo Louis, sto arrivando – ti
dice. Lo senti chiamare il dottore e poi chiude.
Aspetti
in ansia che arrivino i tuoi fratelli, sei seriamente spaventato.
I minuti
passano e a te sembra un’eternità, finché non decidi di constatare di persona
l’identità di quei tizi.
Apri di
poco la porta e li osservi; sono seduti sui gradini del portone. –Chi siete? –
chiedi tentando di essere minaccioso.
Vedi la
donna voltarsi verso di te e sorridere. –Tranquillo… - ti dice avvicinandosi di
poco. Tu indietreggi pronto per chiudere la porta. –Siamo gli assistenti
sociali –
I tuoi
fratelli sono arrivati finalmente. E ora sono seduti a tavola, devono del cafè.
Non
appena hanno saputo che quelli erano assistenti sociali ti hanno mandato in
camera tua. Non capisci il motivo, ma sei subito sgattaiolato di sotto per
vedere cosa dicevano.
E infatti
non hai trovato una buona atmosfera. I tuoi fratelli sono seri, quasi rabbiosi.
Ti
avvicini di più per sentire cosa dicono, ti nascondi dietro il divano.
-Allora
ragazzi… vedo che avete trovato entrambi un lavoro – dice compiaciuta la donna.
Stephan
distoglie lo sguardo. –Si e come può vedere siamo autosufficienti – sputa
ostile.
La donna
sorride. –Lo vedo…e di vostro fratello? Che mi dite? – chiede poi saccente.
Sa di
aver toccato un tasto dolente.
-Sta
bene! – urla Louis alterato.
Vedi
Stephan fargli cenno di calmarsi.
-Vostro
fratello ha bisogno di uno psicologo – profera poi la donna. Tu indietreggi spaventato.
Non sei
pazzo, non hai bisogno di quella roba.
Stephan
si alza. –Jean non ne ha bisogno invece, è perfettamente in grado di guarire
con noi – ribadisce contrario.
-Oh non
lo metto in dubbio… Ma vostro fratello non può far altro che peggiorare.. ve ne
rendete conto? – lo interrompe invece la donna.
-Non
siete in grado di badare a voi stessi e a vostro fratello…Ha bisogno di cure
–anche la donna si altera.
Louis la
guarda irato, mentre Stephan le lancia occhiatacce.
-Verrete
trasferiti in casa di uno dei nostri collaboratori –. Vedi la donna alzarsi e
dirigersi alla porta.
-Avete tre
giorni di tempo per preparare le valige – avverte.
Stephan
la segue e le blocca il passaggio . –E se per caso dovessimo rifiutare? –
chiede astioso.
La donna
lo guarda. –In quel caso Jean verrebbe portato via a forza… Finirebbe in un
manicomio – lo minaccia.
Tu ti
senti morire. Non vuoi finire in uno di quei posti orribili dove i pazzi
vengono legati ai letti e imbottiti di farmaci.
Corri
subito in camera tua, sai che ti hanno visto, ma non t’importa, vuoi soltanto
stare da solo. Vuoi piangere.
Ogni
volta che la tua vita si rialza ecco che succede qualcosa che ti fa nuovamente
soffrire. Quando credi di aver trovato la pace, eccoti di nuovo all’inferno.
Marcirai col
demonio.
Tuo padre
te lo ripeteva sempre e solo ora capisci quanto aveva maledettamente ragione.
Ti chiudi
in camera e ti butti sul letto. Cominci a piangere e stringi a te i cuscini,
tentando di soffocare le tue urla.
Urli,
urli come un forsennato e stringi le mani, tanto forte che le nocche diventano
bianche. Tanto forte che sanguini.
Senti i
tuoi fratelli salire in camera tua. –Jean… - ti chiamano dolcemente.
Ma tu di
dolcezza non ne puoi più. Di compassione e pietà.
-Lasciatemi
solo .. – sussurri rabbioso. Senti dei passi e la porta che si chiude. Sei di
nuovo solo.
Non sai
cosa sceglieranno i tuoi fratelli, loro non vogliono assolutamente andare in
una casa che non conoscono…Ma tu neanche vuoi finire al manicomio…
Quindi
che pensi di fare? Accetterai la decisione dei tuoi fratelli? Oppure li
obbligherai? La scelta è difficile e lo sai anche tu.
Ma in
fondo hai già obbligato i tuoi fratelli abbastanza, se vorranno opporsi e
sacrificarti non potrai far altro che assecondarli. Dopo tutto, un posto vale
l’altro…
Ti alzi
dal letto e cammini verso la porta. Ti dirigi come un automa al piano di sotto.
La gola ti fa male, hai bisogno di un bicchiere d’acqua.
Entri
silenzioso, ignorando gli sguardi di Stephan e Louis, e ti dirigi al
frigorifero. Preferisci non parlare con loro di ciò che è successo, sai che ti
asseconderebbero per commiserazione.
Così una
volta preso il bicchiere d’acqua ti dirigi in camera tua. Al buio, dov’è giusto
che tu stia.
-Jean
aspetta – ti senti però chiamare. Ti volti lento verso Stephan.
Lui esita
un attimo e poi parla. –Sappiamo che hai sentito tutto… - comincia titubante. –E
non vogliamo che tu ti allarmi inutilmente. – continua.
In quel
momento il tuo sguardo diventa furioso. –Allarmarmi di cosa Stephan?? – urli
furente. –Io non sono pazzo lo capisci? Non sono un idiota! - continui
allontanandoti. –Capisco la gravità della situazione…e capisco anche la vostra
di situazione… -
-Quindi
vi lascio carta bianca. Se volete trasferirci… - cominci triste. –Ne sarò
felice… Se invece volete restare… - le lacrime rigano i tuoi occhi. -Sarò
pronto ad andarmene … - e lì cominci a piangere silenziosamente.
-Non
voglio impietosirvi… - dichiari, mentre con moto di stizza ti asciughi gli
occhi. –Quindi sentitevi liberi di scegliere ciò che ritenete più giusto. –
dichiari, allontanandoti.
Hai fatto
un discorso meritevole, non c’è che dire…
Ora devi
solo sperare in una scelta vantaggiosa dei tuoi fratelli.
Sali in
camera e cominci a preparare i bagagli, comunque vada sloggerai ugualmente, quindi
meglio prepararsi prima.
Così
cominci a prendere le tue cose, i tuoi vestiti e.. Si, anche i tuoi
tranquillanti.
I tuoi
fratelli te li danno per farti stare bene, ma tu non li prendi mai ed è per
questo che sei perennemente tormentato.
Forse sei
davvero pazzo…
Sei talmente
assorto nei tuoi pensieri che neanche ti accorgi di Stephan, è dietro di te e
ti osserva in religioso silenzio.
-Jean? –
ti chiama poi.
Ti volti
di scatto, non ti aspettavi di vederlo. –Che vuoi? – sbotti poi sul momento.
Non sai
proprio cosa dire.
Stephan
ridacchia malinconico. –vieni qui… - ti sussurra prendendoti la mano e
guidandoti verso di lui.
Si è
seduto sul letto.
-Ascolta
Jean…Io e Louis avevamo deciso fin dall’inizio di trasferirci… - t’informa
serio.
Tu sgrani
gli occhi. –Non volete mandarmi via? – chiedi speranzoso. Hai gli occhi che
brillano.
Stephan
scuote la testa. –No, ma ci sono delle cose che devi fare… - continua.
Tu lo
fissi incuriosito. –Che cosa? – chiedi confuso.
-Diciamo
che sono delle nuove regole - . Regole? Le hai sempre odiate.
-In casa
di questa persona non dovrai far chiedere il permesso, se non vuoi essere
avvicinato sarai tu ad allontanarti –
t’informa ancora più serio.
Hai
afferrato bene il concetto; casa nuova, vita nuova.
-Non
dovrai urlare e non potrai girare per casa da solo, aspetta sempre che ci siamo
io o Louis. –
-Dovrai
prendere ogni giorno i tranquillanti, non dobbiamo arrecare disturbi eccessivi.
– ti avverte.
Tu lo
ascolti e annuisci automaticamente.
-Niente
film horror… -. E questa è la cosa che ti lascia spiazzato.
-Cosa? –
chiedi incredulo. –Ma…Non potete – continui senza parole.
Stephan
scuote nuovamente il capo. –Jean devi attenerti a queste regole…Magari quando
non ci sarà nessuno potrai vederli – continua Stephan.
Sai che
lo fa solo per consolarti e sai che questa prospettiva è un po’… terribile.
Annuisci
allora triste, il tuo morale è a terra.
-Mi
dispiace Jean…Ma se ci cacciano… - non riesce a finire la frase, le parole gli
muoiono in gola quando vede che piangi.
Ti
abbraccia a sé e ti stringe piano. –Tranquillo…Vedrai che non sarà così
terribile – ti rincuora.
Cerchi di
sorridere. –Si… - rispondi automaticamente.
Lui ti da
un boffetto sulla guancia e sorride. –Su, cominciamo a prepararci, che di
pomeriggio ti faccio la torta ci stai? -.
Ora ti
senti un bambino, coccolato e viziato. –Si – annuisci entusiasta.
E
cominciate così a preparare tutto l’occorrente per il trasloco. Avete deciso di
lasciare i mobili, porterete via solo ciò che ha un valore affettivo.
Siete
rimasti nella vostra casa dopo tutto, ogni cosa vi ricorda vostra madre e.. si,
anche vostro padre.
È ora di
ricominciare.
I tuoi film horror sono finiti in una borsa,
alcuni però li hai dovuti buttare. Non potevi di certo portarli tutti.
Sei
triste per questo cambiamento, se prima avevi un po’ di libertà ora l’hai persa.
E l’hanno persa pure i tuoi fratelli.
Pensi a
questo, mentre prendi le ultime cose e le riponi nella borsa, ci sta tutto e
anzi lascia un po’ di spazio
In un
giorno avete preparato tutto, dovete solo scegliere gli oggetti da portare e
quelli da lasciare.
Ma a
questo penserete dopo la torta.
Sei
pimpante e felice, è da molto che non ne mangi; torta alle fragole, la tua
preferita.
A dir la
verità tu adori le fragole, con la panna, sulla torta, se te le mettessero in
una minestra le mangeresti ugualmente.
Sorridi a
quel pensiero, perché sai che poi ti sentiresti male.
Così
corri in cucina pronto per la tua torta, ti posizioni al tuo posto e aspetti
pimpante.
-Calma
Jean, non scappa mica – ride Stephan. In quel momento entra anche Louis che si
siede davanti a te.
-Fammi
indovinare – comincia seccato. –Torta alle fragole? – chiede sapendo già la
risposta.
Tu ridi e
annuisci, ricevendo da Louis un’occhiataccia.
-Forza,
ho fatto anche la torta al cioccolato – vi accorda Stephan. -Su, ora zitti e
mangiate – vi dice, mentre esce la tua torta dal frigo e quella di Louis dal forno.
Trovi che
le torte di Stephan siano davvero buone, le migliori, ma forse perché non ne
hai mai mangiate altre.
Una volta
che hai la torta davanti a te cominci a tagliarla e a mettere una fetta nel tuo
piatto.
E passate
così il pomeriggio, tra la torta e i battibecchi con Louis. Ti sei divertito
molto.
A cena
non mangi nulla, dopo quella torta non ne hai minimamente voglia. Così aiuti i
tuoi fratelli a sparecchiare e ti metti davanti il televisore.
-Posso
vedere un film ? – chiedi rivolgendoti ai due.
Devi
avere uno sguardo triste, perché i tuoi fratelli ti guardano ancora più tristi.
-D’accordo..
metti quello che vuoi – ti dicono con tono grave. Eri convinto che Louis avrebbe fatto una delle sue solite
scenate, invece entrambi vengono accanto a te e si siedono sul divano.
Decidi di
mettere il tuo preferito, anche se non è tanto horror l’hai sempre adorato. In
questi due giorni rimanenti vuoi guardare talmente tanti film horror che dovrai
esserne nauseato.
Così
metti la cassetta nel videoregistratore e il film parte.
“Il mistero
di Sleepy Hollow “ insieme a “Il patto dei lupi” è il tuo preferito. Li hai
sempre adorati.
Ti siedi
allora sul tappeto, appoggiando al schiena ai piedi del divano.
Ti
rilassa vedere quei film.
Così
neanche il tempo di arrivare a metà che ti sei addormentato. Tuo fratello ti
prende e ti porta in camera tua, se dormissi per terra vedi che dolori poi.
Speri
davvero di dormire tranquillo questa volta.
Verde chiaro il prato fiorito.
Giallo scuro la sua bottiglia
d’Alcool.
Paglia e fieno il tuo fisico
debole.
Nero d’onice il tuo occhio sinistro.
Ti dirigi
a passi piccoli e lenti verso la camera di Stephan e Louis. Hai fatto di nuovo
un brutto sogno.
E ormai
sai che quando non riesci a dormire è quello il rifugio perfetto.
T’intrufoli
sotto le coperte sperando di non aver svegliato nessuno, al contrario, però,
Stephan ti abbraccia.
Capisci
che doveva averti aspettato, tu gli sei grato per queste premure.
Ti lasci
coccolare, finché non ti addormenti. Ora il tuo sonno potrà essere tranquillo.
L’indomani
mattina sei sveglio di buon ora. I tuoi fratelli ancora dormono, se così
possiamo dire…
Louis è
caduto a terra, sicuramente devi avergli dato un calcio. Invece Stephan è sul
bordo del letto, manca poco che cada anche lui.
Ti
ritrovi a pensare che i tuoi fratelli hanno una pazienza infinita.
Scendi al
piano di sotto, preparerai la colazione.
Osservi
la tua casa, ormai è quasi vuota. I mobili sono già stati coperti con le
lenzuola, ti soprammobili più importanti sono stati già tolti.
La vostra
casa ormai è spoglia, come è vuoto il tuo corpo.
Un
semplice involucro.
Apri la
dispensa, ormai ci sono le quattro cose essenziali, e il frigorifero è ormai svuotato
del tutto.
Non
sapete dove andrete a finire, forse cambierete anche città.
Chiudi
gli occhi e ripensi a com’era prima questa casa. Tua madre che cucinava, tuo
padre che tornato da lavoro ti portava sempre un film.
Pensi che
ti manca tutto questo, ti manca il calore di una famiglia.
Piangi a
quei ricordi e ti disperi, come ormai fai sempre.
Serri le
labbra e con tutto che piangi continui a preparare la colazione. Non vuoi
assolutamente lasciarti andare ai ricordi, non vuoi soffrire più di quanto non
fai già.
Una volta
finito, impiatti le omelète e ti prepari il cafè.
I tuoi
fratelli dovrebbero scendere a momenti, per cui ti siedi e con il viso rigato
dalle lacrime, sorseggi il tuo cafè.
Senti già
i passi di Stephan che raggiungono la cucina.
-Buon
giorno .. – ti saluta ancora insonnacchiato.
-‘giorno..
– saluti anche tu, non alzando lo sguardo, ma Stephan non è stupido, capisce
subito che hai pianto. Così si avvicina e ti bacia la testa con fare paterno.
-Dai, che
poi mettiamo un film – ti rincuora dandoti un boffettino sul naso.
È
riuscito a rubarti un risolino. –D’accordo - .
La
giornata passa in fretta, così come in fretta arriva l’indomani mattina ed è
ora di andare. Preparate le ultime cose. La casa ormai è spoglia e le vostre
borse sono davanti la porta, l’assistente sociale dovrebbe arrivare a momenti.
-Jean hai
preso il film dal videoregistratore? –ti ricorda Stephan, mentre prende le
ultime cose.
Tu gli
lanci un’occhiata. – No, non l’avevo preso! – urli, correndo alla televisione,
tiri fuori la cassetta e la infili nella borsa.
Che
schifo! Di più di 80 film, te ne puoi portare al massimo 10 ..
Metti
anche la tua borsa davanti la porta ed allora vai a sederti in cucina.
Sei un
po’ nervoso, sono due anni che non esci di casa ed ora sei addirittura
costretto a cambiare città, probabilmente.
Chissà
che tipo è la persona con cui andrete a vivere.
Sai che è
una donna, ma chissà se ha figli… Non hai proprio voglia di vivere con persone
che non conosci…
Ad un
certo punto senti il campanello, senti il cuore in gola,
Il
momento è arrivato, dovrai cambiare aria, cambiare stanza. Sei terrorizzato al
pensiero.
Osservi
Stephan dirigersi lento alla porta. Neanche lui ha voglia di conoscere questa
persona.
Apre la
porta,e sulla soglia stanno due donne. Una è l’assistente sociale che era
arrivata l’altro giorno.
L’altra
probabilmente è la donna che vi ospiterà.
-Ragazzi
lei è Karen Blake, vi ospiterà in casa sua, in un paesino vicino York. –
York,
dovrete cambiare città.
-Bene
ragazzi, siete pronti? – vi chiede poi l’assistente sociale. Sorride
vittoriosa.
Ci hanno
provato tutti, solo lei c’è riuscita.
Fate
tutti cenno di si e portate le vostre cose alla loro macchina.
Salite e
partite. Non ti piace ciò che sta succedendo, per cui rimani in silenzio tutto
il tempo, stringendo la mano ai tuoi fratelli.
Percorrete
l’intera città in religioso silenzio e imboccate l’autostrada.
-Ragazzi
avete fame? – vi chiede ad un certo punto Karen. –Non sapendo cosa vi piace, ho
preparato dei panini –dice poi prendendo il cestino accanto a lei.
Guida
come una spericolata questa donna.
Vi porge
i panini e riprende la guida, sotto gli occhi dell’assistente sociale.
-Grazie…
- bisbiglia Stephan non sapendo che dire.
Apre il
cestino e ne estrae un bocconcino, te lo porge. –Mangia, che oggi non hai
toccato cibo – ti dice amorevole. Ne porge uno anche a Louis e piano mangiate.
Vedi
Karen sorridere.
Arrivate
a York e sai che manca davvero poco all’imboccare il paesino…
Sei
ancora scosso, non sapete cosa vi aspetta. Temi possa aspettarti l’inferno.
È già
sera inoltrata. Forse è già notte.
Non hai
tanta fame, la paura ti blocca l’appetito ed anche la parola.
-Vi
annoiate? – richiede poi Karen. –Una mezz’oretta e arriviamo – v’informa
pimpante. Voi non siete affatto felici della notizia.
Arrivate
poi finalmente a destinazione. Karen parcheggia e vi fa entrare in casa sua.
-Ecco qua
ragazzi – profera, mentre entrate in casa. – Non è grande, ma è confortevole -.
Non è
grande? Quella casa è mastodontica, il doppio della vostra.
Ti
ritrovi a guardare il grande salone, la cucina spaziosa, ancora non sai quante
camere ci sono
-Bene
ragazzi, vi lascio nelle sue mani – dice poi l’assistente sociale. –Io vado –
continua poi, uscendo di casa e andando via.
La casa è
davvero confortevole e bella. Il televisore è enorme, peccato non poter vedere
film horror.
-Su
posate tutto davanti la porta, venite a mangiare, avrete fame – Karen sorride,
mentre si dirige verso la cucina.
È quasi
mezza notte.
In cucina
ci sono delle cose nel forno. -Vi piace la pizza? – chiede poi, impacciata.
Voi
annuite piano, mentre vi dirigete in cucina.
-Mia
sorella ce ne ha ordinate quattro, deve averle messe nel forno pronte per
essere riscaldate – continua accendendo. –Non sarà il massimo, ma per ora può
andare… -
Comincia
a preparare la tavola, mentre voi la osservate spaesati, non sapete come
muovervi, tu poi non vuoi neanche avvicinarti.
Continui
a restare alla parete, senza avere il coraggio di unirti a loro.
La donna mette le pizze a tavola. –Jean.. – ti
chiama titubante. Probabilmente sa chi sei e dal tuo comportamento ti ha
riconosciuto. –Vieni qui a sederti – ti dice, mentre sposta la sedia a capo
tavolo.
Lentamente
la raggiungi, scappi ad ogni suo possibile tocco e ti siedi sulla sedia.
Karen
sorride dolce, ti ricorda la tua mamma.
-Sedetevi
anche voi ragazzi – dice ai tuoi fratelli e vi sedete tutti insieme.
Tu non
hai molta fame, ma mangi comunque la pizza che ti ritrovi davanti.
Anche i
tuoi fratelli sono restii a mangiare, continuano a guardarsi in volto e
abbassare lo sguardo.
Karen
sembra notare il vostro malessere. –Su ragazzi non fate così .. – cerca di
rincuorarvi.
-So che
non è facile abbandonare la vostra casa, ma vedrete che qui starete bene… Ci
sono un sacco di persone gentili e molti ragazzi della vostra età – continua
sorridendo.
-Poi ci
sono i miei nipoti… Sono più grandi di voi, ma sono molto simpatici – vi dice.
Tu non
l’ascolti neanche, al contrario però i tuoi fratelli sembrano più tranquilli.
Finite di
mangiare e sparecchiate tutto, aiutate Karen . Anzi aiutano, perché tu non ti
sei neanche alzato.
Continui
a guardare il vuoto, sperando che la tua mente possa tornare a casa tua.
Stephan e
Louis si accorgono della tua sofferenza. –Jean, vieni – ti dicono porgendoti la
mano. Una mano che tu però non vuoi accettare.
La scosti
in malo modo. Non vuoi aiuti, non vuoi nessuno, hai solo tanta paura.
Karen ti
guarda triste, forse vuole aiutarti, ma non sa come fare.
-Forse è
meglio che andiamo a letto – suggerisce andando in salotto.
Ad un
certo punto sentite un tonfo. Karen ha inciampato in una delle vostre borse ed
è caduta.
I tuoi
fratelli corrono ad aiutarla, mentre tu rimani nascosto tra la soglia e la
cucina. Non osi avvicinarti.
Noti che
la donna è caduta per colpa della tua borsa dei film, infatti sono tutti sparsi
per terra.
-Oh ci
dispiace signorina – sussurra Stephan che, dopo averla aiutata, prende tutti i
tuoi film e li rimette nella borsa, ti guarda male.
Karen
ride. –Non preoccuparti, sapessi quante volte sono caduta – scherza. Poi il suo
sguardo va suoi tuoi film, ne prende uno. “ The ring” .
Ti guarda
e sorride. –Ti piacciono i film horror? – chiede abbozzando un sorriso. Tu accenni un debole si col capo.
-Vieni …
- ti dice poi, mentre si dirige al centro del salone.
Tu la
segui di poco, finché non vedi che ti porge la mano.
Dopo
averla fatta cadere il minimo che tu possa fare è prendergliela.
Cosi ti
conduce fino al mobiletto. Lo apre, rivelandoti tutti i film che vi sono
dentro.
-Sai anche
a me piacciono molto – ti dice prendendone qualcuno e mostrandotelo.
Ne avrà a
centinaia, un intero mobile pieno zeppo di film.
-Puoi
vederli quando vuoi – t’informa poi stirando le labbra in un sorriso.
A quelle
parole ti senti rincuorato. Karen è simpatica, ti piace.
Ti da poi
una pacca sulla spalla. –Forza a letto, domani mattina ne vediamo uno ci stai?
– ti fa l’occhiolino e, prese le vostre borse, vi conduce al piano di sopra.
Ben sette
camere, come immaginavi quella casa è enorme.
Karen vi
mostra le vostre stanze, sono separate. –Ah finalmente non dovremo più dividere
il letto – esclama Louis sollevato.
Stephan
ride. –Eh già –
La stanza
di Karen è in fondo al corridoio.
-I letti
sono già fatti – vi informa mentre si dirige nella sua stanza. –Buona notte
ragazzi.. Se avete problemi non esitate a chiamarmi - .
E ve ne
andate a letto; ognuno nella sua stanza.
Non sei
più abituato a dormire da solo, ti sembra strano.
Ti alzi
allora dal letto e, uscito dalla stanza, zampetti fino la camera di Stephan,
compiaciuto di trovare anche Louis.
Il letto
è piccolo, ma Stephan vi accoglie entrambi.
Magari
così vi sentite un po’ a casa.
L’indomani
mattina come promesso Karen ti fa scegliere un film e te lo mette. Sei felice
perché finalmente ti rilassi.
I suoi
film sono per la maggior parte classici, film suggestivi che tu avevi solo
sentito nominare.
Oggi hai
scelto “ Jack lo squartatore” non l’hai mai visto, nonostante ti abbia sempre
incuriosito.
I tuoi
fratelli intanto sono in cucina che aiutano Karen a preparare la colazione,
parlano di molte cose.. Parlano di te.
E tu,
nonostante guardi il film, ascolti ciò che dicono.
-Jean
s’innervosisce in presenza di persone estranee – le spiega Stephan.
Constati che in parte ha ragione. Non ti sono mai piaciute le persone che non
conosci, hai paura che ti giudichino.
-Sapete
ragazzi, io ho dei nipoti – spiega poi Karen mentre prepara del cafè. –Sono i
figli di mia sorella – continua.
Louis
alza lo sguardo. –Quante sorelle ha? – le chiede curioso.
-Ne ho
due – risponde lei. – io sono la più piccola – continua.
-Mia
sorella Cristine è la maggiore, è sposata, ma senza figli. Invece Katrine, la
seconda, ha due figli; Ben e Chris – continua a spiegare.
-Benjamin
ha 17 anni, mentre Christopher ne ha 16 , sono due bravi ragazzi, sono sicura
che farete subito amicizia –
Tu
intanto continui ad ascoltare, non ti piace l’idea di conoscere i suoi nipoti.
-Dovrebbero
arrivare tra qualche ora - .
Ti
concentri allora sul film, capendo di non poterti opporre.
-Ah, ragazzi,
mi sono presa la libertà di iscrivervi a scuola .. –
A quella
frase tutti e tre vi voltate verso Karen come turbati. I tuoi fratelli si
voltano verso di te.
Tu li
guardi, loro di guardano.. E insieme guardate Karen.
-Jean non
va a scuola da due anni.. – sussurra Stephan abbassando lo sguardo.
Karen
sorride rassicurante. –Tranquilli.. L’assistente sociale ha già provveduto.. Jean avrà un’insegnante di
sostegno e..-
-Non ne
ho bisogno!! – urli tu, interrompendola. Ti alzi dal divano e ti avvicini. –Non
sono pazzo lo capite! Non sono stupido o ritardato! – continui ad urlare.
Il tuo
volto è una maschera di odio puro. Karen è spaventata.
Il tuo
respiro è accelerato e l’ira è molta. –Basta voglio andare via – sussurri
irato, mentre tenti di uscire dalla porta.
Stephan
si alza di scatto e ti ferma. –Jean, Jean! – ti urla fermandoti.
-Guardami..
Guardami! – ti afferra la testa. –Mi guardi? – continua a chiederti .
Volti
allora lo sguardo incrociando i suoi occhi.
Col suo
corpo ti stringe al muro, impedendoti di allontanarti.
-Jean,
che cosa ti ho detto l’altro giorno? – ti chiede duro.
Tu
ricordi, non dovete farvi cacciare via.
Abbassi
lo sguardo colpevole. –Mi dispiace… - sussurri dispiaciuto.
Noti come
il viso di Stephan si sia rilassato di colpo. Noti come si sia addolcito.
-Va in
camera tua adesso – ti dice poi indicandoti le scale.
Sali al
piano di sopra, senza chiedere scusa a Karen, né guardarla in volto. Sei ancora
arrabbiato.
Tutti ti
trattano come se fossi un demente, un idiota che non sa fare nulla. Ma tu non
sei così.
Sei un
ragazzo normale.
Ti butti
sul letto, cercando di rilassarti. Sai che la scuola è utile, soprattutto per
te. Non ci saranno sempre i tuoi fratelli. Eppure hai paura.
Chiudi
gli occhi ispirando l’odore delle lenzuola fresche, non ci hai ancora dormito.
Ti
addormenti.
Odio, paura, morte e dolore.
Cuori spezzati e urla strazianti.
Corpi sudati nel cuore della notte.
Sangue sgorgante da un corpo che
muore
-Jean.. –
ti senti chiamare. Stephan è accanto a te e ti carezza i capelli .
Apri gli
occhi infastidito. –Su, alzati – ti dice
poi.
-Tra poco
arrivano ospiti - continua.
In quel
momento ricordi, dovevano arrivare le sorelle di Karen.
Anche se
controvoglia ti alzi e ti dirigi di sotto.
Noti come
la donna sfugge il tuo sguardo e ti senti colpevole. Lei ci sta provando,
perché non ci provi anche tu?
Ti
avvicini allora a lei e le afferri titubante la manica. –Mi dispiace.. –
sussurri pentito.
Lei si
blocca di colpo, sembra stupita. Poi ti sorride dolce. –Tranquillo .. Avevi
ragione ad alterarti.. –
-Sono
stata indelicata – sussurra.
Le
sorridi, per la prima volta sorridi a qualcuno che non sia i tuoi fratelli. Ti
senti bene.
Sentite
poi suonare alla porta, le sorelle di Karen sono arrivate.
Tremi
leggermente, mentre ti nascondi dietro Stephan, sei terrorizzato.
Karen
apre la porta, mentre voi aspettate in salone.
Vedi
entrare un sacco di persone, hanno portato dolci e torte.
Due
donne, due uomini e due ragazzi.
-Sorelle
loro sono Stephan, Louis e Jean – vi presenta Karen sorridendo.
Vi
guardano, ti senti a disagio perché sai che sicuramente sanno la tua
condizione.
-Oh ma
che ragazzi carini! – senti dire.
La prima
donna si avvicina sorridendo e vi bacia sulle guance, sembra entusiasta
all’idea di conoscervi.
Ti senti
più tranquillo ora.
Pranzate
tutti insieme, la signora Katrine vi ha preparato le lasagne, una specialità
Italiana. Hai scoperto che sono di origine siciliana e per un attimo ti chiedi
come sia quella terra di cui loro parlano tanto.
Ti piace
la tavola imbandita di cibo, le voci allegre che aleggiano nell’aria.
L’atmosfera festosa.
Pensi che
nonostante tutto Karen e la sua famiglia sono persone apposto, sono simpatiche.
Ed anche Chris e Ben lo sono.
Durante
il pomeriggio avete visto tutti insieme un film horror, hai scoperto che in
quella famiglia sono tutti fanatici dell’Angst.
La sera
avete mangiato il polpettone, quello della signora Cristine è in assoluto in
migliore che tu abbia mai mangiato.
In fatto
di cucina, esclusa Karen, sono tutte bravissime. Persino Ben cucina bene, la
torta alle fragole l’aveva preparata lui.
Stephan
si è subito fatto dare tante ricette che prima non conosceva, con la promessa
di prepararti torte squisite, mentre Louis ha cominciato a parlare con Chris del
calcio.
Louis,
prima che tutto cambiasse, era il capitano di una squadra, se non avesse avuto
il lavoro sarebbe di certo diventato bravissimo.
Entrambi
hanno dovuto lasciare tutto per te, di questo gli sei grato, ma ti senti in
colpa.
Chiudi
gli occhi, mentre continui ad ascoltare i discorsi di tutti.
Karen si
aggiorna con le sue sorelle sugli ultimi pettegolezzi, i mariti invece parlano
di sport.
Stephan
parla con Ben e Louis con Chris.
Sei
annoiato, ed infine crolli. Ti
addormenti con la testa sul tavolo.
Non sei
abituato a stare alzato fino a tardi, il viaggio di ieri ti ha stremato, ancora
non hai recuperato il sonno.
Ultimamente
ti capita spesso, ti addormenti dappertutto, la notte non dormi abbastanza,
così ti rifai di giorno.
Nonostante
tutto senti che ti hanno preso in braccio e ti portano in camera tua, lasciano
la porta aperta.
Santi, diavoli..
Il tuo corpo marcisce.
Sotto l’incessante tocco di chi a
parole ferisce.
-Marcirai all’inferno.. – te lo dice con
occhi d’odio.
-Sei solo una puttana, niente di più.. –
ti ricorda con tocco pesante.
Lo guardi pauroso, lo maledici con
rabbia.
Il tuo corpo trema, sotto il dolore
delle sue violenze.
E ti
svegli così.
Urli, ti
dimeni. Hai paura.
Senti dei
passi, i tuoi fratelli entrano in camera. Non sono soli.
Con loro c’è
Karen, vedi che è in camicia da notte,
dev’essere tardi. Senti il suo sguardo preoccupato su di te.
Non gli
dai importanza, continui ad urlare, mentre sei accucciato su te stesso.
Stephan
si avvicina di corsa a te, ti abbraccia.
Un po’ ti
calmi, ma non la smetti di tremare. Questa volta hai sentito di essere in
pericolo.
Sembrava
così reale che hai creduto di essere tornato con tuo padre. Hai avuto paura.
Gli
incubi ormai ti perseguitano ogni notte, sono due anni che ci convivi. Questa
volta però è stato diverso.
Hai
sentito le sue parole, i tuoi ricordi offuscati.
Hai
provato dolore, più di quanto non facessi le altre volte. Sta volta era reale.
-Jean,
che è successo? – ti sprona Stephan, non rispondi, non vuoi.
Hai
disobbedito, ti aveva detto che non dovevi urlare e invece l’hai fatto.
Sei di
nuovo colpevole.
Sei sporco!
Chiudi
gli occhi e tremi, odi sentirti così.
–Sono
sporco.. – continui però a ripetere. Stephan ti stringe di più.
-No.. Sta
tranquillo.. Non sei sporco Jean.. Sei limpido – cerca di rincuorarti, ma tu
non lo vuoi ascoltare.
Senti
ancora quella vocina dentro di te, che ti sussurra l’amara verità. –Sporco.. –
continui a sussurrare.
Ti fai
pena.
Tuo
fratello ti abbraccia. –Vuoi fare una doccia? – chiede in un sussurro.
Tu
annuisci piano.
-Karen,
possiamo usare la doccia? – si volta poi verso la donna. Lei sorride e
annuisce. –Louis gli prepari il pigiama per favore? -. Ti prende in braccio e
ti porta in bagno.
Sotto tua
richiesta chiude a chiave e spegne le luci. Solo la luna vi illumina.
Ti senti
meglio, le tenebre ti proteggono..
Nascondono
il tuo sudiciume.
Stephan
ti aiuta spogliarti, ti senti un po’ in imbarazzo, ma con i tuoi fratelli ormai
sei abituato a fare tutto.
Una volta
riempita la vasca ti aiuta a immergerti. Vuoi solo rilassarti.
Mentre
lui ti lava tu chiudi gli occhi.
-No..
Stephan.. – sussurri poi, fermandolo. È troppo delicato, tu invece vuoi
ferirti.
Gli togli
la spugna dalle mani e cominci a lavarti da solo, sotto gli occhi attoniti di
tuo fratello.
-Jean..
così non ti fai male? – ti chiede vedendo la tua pelle arrossarsi.
Tu scuoti
il capo. –Sono sporco.. il mio corpo se lo merita.. – rispondi in un sussurro.
Sai di
aver turbato Stephan, non ti faceva così masochista.
Ma tu vuoi
così, il tuo corpo è marcio, ti fa schifo. Dev’essere punito.
Senti poi
tuo fratello tremare impercettibilmente. –Jean? – comincia titubante.
Ti volti
verso di lui. Esita un attimo, poi parla.
-Uno
psicologo.. – dice tutto d’un fiato. –Ti andrebbe di parlare con uno psicologo?
– ti chiede abbassando lo sguardo.
Teme una
qualche tua scenata.
Sei
invece tranquillo. –Non possiamo permettercelo.. – dici sicuro.
Non ti va
di arrabbiarti, non vuoi essere visto come un pazzo.
-La
scuola, ne ha uno.. – continua lui.
-Dicono
sia molto bravo.. è anche simpatico – cerca di spiegare.
Guardi
Stephan con un’occhiataccia.
-Prova..
Se non ti trovi smettiamo subito.. Te lo prometto – cerca di persuaderti.
Ti chiedi
da dove gli sia venuta in mente quest’idea, ne deduci che deve averne parlato
con Karen.
-E sia..
– accetti svogliato. Alla fine si tratta solo di una volta, rifiuterai subito.
Stephan
sorride e ti bacia il capo. –Non credi sia abbastanza? – ti chiede poi
rivolgendosi alle tue gambe.
Sono
rosse, ti fanno male.
Gli lanci
un’occhiata cupa. Forse può anche andare, domani ti laverai come si deve.
Le tue
carni devono sanguinare.
Esci
dalla vasca aiutato da Stephan, che ti aiuta a rivestirti.
Ti prende
poi, nuovamente, in braccio e ti porta in camera sua. –Dormi con me? –ti chiede
sorridendo.
Sa già la
risposta.
Ti ha
abbracciato per tutta la notte, proteggendoti e facendoti sentire al sicuro.
L’indomani
come d’accordo ti hanno fatto conoscere quell’uomo.
Ti sei
vestito in fretta, una maglietta gialla, una giacca verde e i jeans. Ti hanno
portato a scuola.
È grande,
con una palestra spaziosa e tanti attrezzi. I corridoi sono lunghi, e c’è solo
una sezione per classe.
Deve
contenere davvero tante persone questo paesino.
Sei
nervoso, non hai mai voluto incontrare gli psicologi, soprattutto a scuola.
Quando
arrivate nel suo ufficio tremi e stringi la mano dei tuoi fratelli.
-Buon
giorno dottore – sussurra Karen entrando.
Voi la
seguite e vi ritrovate davanti il grande studio dell’uomo.
È ben
arredato, con una grande scrivania, una libreria con tanti libri, c’è persino
il piano bar.
Ti senti
a disagio, soprattutto quando noti i disegni appesi sulla parete dell’uomo.
Disegni inquietanti.
-Salve
ragazzi – vi saluta lo psicologo.
-Salve..
– rispondete quasi all’unisono.
Tu hai
parlato piano. Continui a stringere la mano dei tuoi fratelli, hai quasi paura
di rompergliela.
-Salve
Jean.. – il dottore si avvicina a te. –Il mio nome è Sebastièn.. Sebastièn
Depardieux… - ti porge la mano.
Tu in
silenzio la stringi. –Potrei parlare da solo con lui? – chiede poi.
Tu
t’irrigidisci di colpo, non vuoi restare da solo là dentro. Non con un uomo che
non conosci.
I tuoi
fratelli fanno cenno d’assenso, mentre tu cerchi di fermarli.
Vuoi
impedirgli di andar via. Li tiri verso di te.
-Jean
tranquillo – ti sorride invece Depardieux.
Chiudi
gli occhi, cerchi di rilassarsi, mentre i tuoi fratelli escono e tu vieni
condotto verso la scrivania.
-Quanti
anni hai? – ti chiede.
Lo
guardi, ti tieni a debita distanza.. Ricorda, non sai nulla di lui, devi stare
attento.
-Quattordici..
– sussurri incerto, mentre continui ad indietreggiare.
Sebastièn
si siede. –Puoi metterti lì se vuoi.. – ti indica il divanetto in fondo alla
stanza.
Ti dirigi
silenzioso. Ti siedi e cominci a giocherellare con le dita.
State in
silenzio per un po’. Tu non hai voglia di parlare e Depardieux non ha nulla da
dire.
-Bello il
tempo oggi vero? – ti chiede poi, indicando fuori la finestra.
Il sole
splende sovrano.
Lanci
un’occhiata al punto indicato. –Preferisco i giorni di pioggia – rispondi
secco.
L’uomo
ridacchia. – Vuoi qualcosa da mangiare? – ti chiede.
Fai cenno
di no col capo. E scende il silenzio.
Tu
continui a mordicchiare le dita, lo fai sempre quando sei nervoso. Pensi che
non vedi l’ora di andartene e di non tornare mai più.
-Ti va di
fare un gioco? – ti chiede poi.
Lo guardi
sorpreso. –Che gioco? – chiedi curioso.
-Io ti
dico una parola. E tu devi dirmi la prima parola che ti viene in mente.. ti va?
–
Annuisci
e ti prepari. Ti piacciono i giochi, soprattutto questi strani.
-Se ti
dico sole, tu cosa dici? –
-Luna –
rispondi senza neanche pensarci.
-Cielo? –
richiede
-Nuvola –
rispondi.
-Giorno?–
-Notte –
-Famiglia?
–
-Mamma..
–
-Mamma? –
-Figli –
-Figli? –
-Fratelli
.. –
-E se ti
dico papà? –
Tu non
rispondi. Abbassi lo sguardo e ti accucci su te stesso.
Che
motivo hanno tutti di chiederti di tuo padre?? Non lo capisci proprio.
Ti fa
rabbia non capire.
Non
parlate più e alla fine il dottore si alza. –Forse è meglio smettere per oggi..
– apre la porta. –Spero di rivederti.. –
Tu
neanche lo ascolti, ti alzi e corri verso la porta, afferrando i tuoi fratelli
e cercando di trascinarli via.
Hai lo
sguardo basso.
Vi
dirigente di fretta a casa, e corri subito in camera. Vuoi stare da solo.
Le parole
dello psicologo ti hanno fatto paura.. ti fanno piangere.
Avresti
voluto rispondere alla domanda.
-E se ti dico papà? –
Alla fine
a te questa parola non dice nulla.
Non ami
tuo padre.. Non lo odi.
Ricordi
le sue coccole, i suoi regali, le sue attenzioni, i momenti vissuti insieme. Ma
ricordi anche le sue violenze, le sue grida.
Quella sera tuo padre era tornato ubriaco, più del
solito Era entrato in casa e aveva preteso la cena.
I tuoi fratelli non c’erano.. eravate solo voi due.
Ricordi che si era alzato di colpo, e che si era
diretto verso di te.
-Vieni con me.. – ti aveva detto.
Faceva puzza di liquore e la sua voce calda era
rivoltante. Avevi un forte dolore allo stomaco.
Avevi paura.
Sapevi che in quel momento avrebbe potuto fare di
tutto.. ma non avevi fatto niente.
Lo avevi seguito senza indugi, come facevi sempre. Eri
un cagnolino che seguiva il suo padrone.
Ti aveva portato in camera e ti aveva condotto sul
letto.
-Aiutami..- ti aveva sussurrato, indicando la sua
camicia mal concia .
Avevi poggiato le tue piccole mani sui bottoni, lo
stavi aiutando a toglierla.
-Anche questi – rivolto ai pantaloni.
Lo avevi aiutato anche lì.
Non sapevi però che con la tua obbedienza avevi
scaturito in lui un desiderio osceno. Possederti
Ti aveva spinto sul letto, incurante del gemito di
dolore che ti eri lasciato scappare.
Ti aveva tolto i pantaloni e con forza inaudita aveva
spalancato le tue fragili gambe.
Avrebbe potuto rompertele.
Aveva poggiato
la sua grande mano sulla tua testa, proprio sugli occhi per impedirti di
vedere qualcosa.
E mentre le sue mani esploravano parti, che dovevano
essere precluse persino a te, aveva spinto forte entrando con violenza nel tuo
corpo.
E dolore e inferno.
Odio e pece.
Dolore, dolore, dolore, dolore.
Solo dolore. Nient’altro che dolore.
Spingeva forte, facendoti sanguinare.
Ti stringeva la testa, temevi quasi potesse
rompertela.
Ti toccava, ti faceva ribrezzo.
Ti aveva baciato. Ti eri sentito morire.
Rosso di sangue.
Rosso di vendetta.
Volevi spingerlo via..
Scappare lontano, chiedere aiuto. Non ti eri mosso.
Il tuo corpo era bloccato, le lancette dell’orologio
battevano le ore.
E la tua mente.. come un orologio rotto
scandiva il tempo.
Attimi interminabili nel cuore della notte
.
Grida implacabili al centro della gola.
Volevi morire, come non avevi mai desiderato in vita tua.
Tuo padre ti aveva sporcato. Aveva portato via la tua innocenza.
Lui che avrebbe dovuto proteggerti, era diventato il tuo peggiore incubo.
Come quando da bambino correvi da lui, per un mostro sotto il letto
.
Ora tuo padre era diventato il tuo mostro nell’armadio
.
Solo che lui era reale.
Ma in fondo Jean perché piangi? Tu sei
sporco, devi marcire col demonio.
-Jean –ti
senti chiamare.
Tuo
fratello è sulla soglia della tua stanza, ti sta sorridendo.
-Oggi ti
andrebbe di conoscere delle persone? – ti chiede poi.
Ti alzi
lento e ti volti verso Stephan. –Che genere di persone? – chiedi innocente.
Scendete
al piano di sotto, ci sono Louis, Ben e Chris. Con ci sono altri tre ragazzi
con loro.
Cammini
lento e ti dirigi al divano, proprio davanti a loro.
-Ragazzi..
loro sono Jean, Stephan e Louis.. si sono trasferiti da poco – spiega Ben.
-Quando
inizierà la scuola saranno nostri compagni – continua.
Tu guardi
i tre ragazzi a lungo. Non sembrano antipatici, ma non sembrano neanche tanto
intelligenti.
Soprattutto
il biondo.
-Loro
sono Geffry, Julian e Oliver -
-Ciao –
saluta poi il primo.
I tuoi
fratelli cominciano tranquillamente a conversare, mentre tu rimani in silenzio.
Troppo
scosso per ciò che è successo.
-Ehi
Jean.. – ti senti poi chiamare.
Chissà
perché tutti riescono a riconoscerti.
-Che c’è?
– rispondi svogliato.
Vedi
Geffry sorriderti, con una faccia da ebete. –Lo vuoi un lecca lecca? – ti
chiede.
Ti
s’illuminano gli occhi. –Che gusto?? – chiedi pronto, e pimpante.
-Fragola?
–
Accetti
con piacere, e ti senti rinato. Quel ragazzo già ti sta simpatico, anche se
prima lo avevi giudicato male.
È una
settimana che ormai vai da quello psicologo. Non perché credi che ti possa
aiutare, ma perché ne approfitti per vedere la scuola dove dovrai andare.
-Buon
giorno Jean – ti saluta lui.
-Buon
giorno.. –
Si volta
verso la finestra, bagnata dalle gocce di pioggia. –Oggi piove.. – sussurra
compiaciuto.
Tu ti
volti. –Già.. oggi è una bellissima giornata.. – proferi, rapito dal temporale
lì fuori.
-Dimmi
Jean.. ti piacciono i disegni? – lo guardi interrogativo.
Non sai
cosa pensare. Vuole invitarti a fare un disegno? O mostrarti uno di quelle
orribili raffigurazioni nere?
Annuisci
lento. E osservi i l dottore alzarsi e prendere un blocchetto di disegni.
Come
pensavi erano le figure nere.
Sospiri
abbattuto. Non hai mai sopportato gli psicologi, ti trattano sempre come fossi
un ritardato. Come un qualcosa da studiare.
-Se ti mostro
questi disegni.. tu devi dirmi a cosa ti fanno pensare.. d’accordo? – ti spiega
l’uomo.
Non ti va
di fare questo gioco. –A quale scopo? – chiedi irritato.
Depardieux
ti guarda, ridacchiando. –Secondo te, qual è lo scopo di tutto ciò? – ti chiede
poi duro. –Qual è lo scopo per cui noi due siamo qui? – continua.
Lo guardi
in silenzio. –Io non sono pazzo.. – sussurri quasi irato.
Lo
psicologo ti guarda. –Nessuno dice che tu lo sia.. – ti risponde. –Ho solo bisogno di valutare la tua
percezione della realtà – ti spiega.
Sei
silenzioso come non mai. –Cos’è un modo gentile per dirmi che vuole studiarmi?
– chiedi sarcastico.
Depardieux
ride. –Sai Jean, mi piace il tuo modo di fare –
-Sei
schietto, non ti fai problemi. Si è la verità.. Nessuno è riuscito a
comprendere il tuo modo di vedere le cose.. Io voglio farlo – ti spiega netto.
Gli lanci
uno sguardo furioso. Odi quando qualcuno ti tratta come un oggetto, ma sei
felice che sia stato sincero con te.
-Il mio
modo di vedere le cose è uguale a quello di tutti gli altri – proferi
neutro.
L’uomo ti
guarda. –Sai Jean.. ho letto le tue cartelle cliniche… - ti dice alzandosi
dalla sua poltrona. –Dal primo psicologo che ti ha visto, alla mia diagnosi non
c’è molta differenza.. –
-Ho
parlato con il dottore che ti seguiva a Londra, si è molto sorpreso del fatto
che tu parlassi con me – ti dice. Sembra quasi compiaciuto. –Però su una cosa è stato d’accordo con me..
vivi in un mondo tutto tuo.. la tua mente si isola dal mondo reale ..
Sei molto
irritato da questa rivelazione. –Tsk! – sputi irato.
Depardieux
ti guarda. –Jean.. è normale che tu sia arrabbiato – ti dice quasi con
compassione. –Ma io voglio solo aiutarti – cerca di confortarti.
Lo guardi
ancora più irato. –Se non vi dispiace vorrei terminare per oggi – sbotti,
alzandoti.
-Va bene
Jean.. – dice l’uomo. Ti conduce fuori il suo studio, dove ti attende Karen.
I tuoi
fratelli non sono con te. Quei ragazzi dell’altro giorno li hanno portati in
giro.
Ti
sarebbe piaciuto andarci, ma purtroppo non hai potuto. Mentre i tuoi fratelli
vanno avanti.. tu rimani perennemente indietro, aspettando l’ora della morte.
Insieme a
Karen vi dirigete a casa, sei silenzioso. Senti una rabbia crescente in corpo.
La
giornata passa lenta, mentre tu continui a guardare dalla finestra le gocce di
pioggia.
Adori la
pioggia.. Adori quando il cielo piange. Ti fa sentire meno solo.
Arriva il
primo giorno di scuola, sei molto nervoso, perché a differenza di Stephan e
Louis tu non conosci nessuno.
Le classi
sono uniche, quindi era scontato che finissi con Stephan e Louis.
La
campanella suona, e allora vi dirigete verso l’ufficio del preside, che vuole
darvi il benvenuto.
Successivamente
seguite la vostra nuova insegnante; la professoressa Julie Gardelle.
-Buon
giorno ragazzi.. – saluta sorridente. Entrate dopo di lei, rimanendole vicino.
-Loro
sono Stephan, Louis e Jean Delacroix.. Si sono trasferiti da Londra.. – spiega,
mentre tutti vi guardano sorridenti. –Siate gentili con loro -.
Vi indica
i vostri posti, e tu scopri di essere capitato vicino Geffry. Stephan e Louis
invece sono seduti insieme.
La
lezione comincia, non ti è mai piaciuta la letteratura, ma la professoressa
spiega bene e così riesci a passare bene l’intera ora.
Quando la
campanella segna la fine della lezione tutti i compagni si dirigono verso di
voi.
-Siete
gemelli?? –
-Siete
uguali –
Cominciano
a tempestarvi di domande, i tuoi fratelli ti guardano, temono possa avere un
attacco. Invece tu sei tranquillo e rilassato.
Sorridi a
tutti e rispondi. Ti stai facendo degli amici.
La
giornata passa veloce e voi restate ancora con quei ragazzi. Sono tutti molto
simpatici.
-Qui ci
sono team di basket e calcio? – chiedono subito i tuoi fratelli. Non possono
rinunciare alle loro passioni.
Quando
ricevono la risposta affermativa vi dirigete tutti alle iscrizioni.
Tu
cammini un po’ più lento degli altri, hai Geffry vicino.
-Ti piace
qui? – ti senti chiedere poi.
Il biondo
accanto a te sorride. Annuisci, ricambiando il sorriso. –Si, è un bel paesino..
– rispondi, mentre ti continui a guardare attorno.
È bello
davvero. Con quelle case piccole e tutto quel verde. Lo adori già.
-Che ne
dite di andare al parco? – propone poi Oliver. Vi dirigete tutti lì, dove ci
sono altri ragazzi.
Camminate
verso un gruppetto specifico, dove ci sono Ben e un altro ragazzo. –Ragazzi! –
vi saluta il biondo.
-Ciao
Ben.. – salutate voi, il tuo sguardo scorre sull’altro ragazzo. Alto e
muscoloso, sembra un giocatore di calcio.
-Lui è
Jesse.. il capitano della squadra di calcio – spiega poi Ben, i tuoi sospetti
erano fondati.
Osservate
poi gli altri fare una partita, anche Louis gioca, è bravo.
Anche
quando vivevate con vostro padre i tuoi fratelli giocavano. Louis a calcio e
Stephan a basket. Per questo non erano mai presenti in casa.
Dopo
l’arresto di tuo padre hanno dovuto abbandonare tutto.
Abbassi
lo sguardo. Ti senti in colpa; hai rovinato la vita ai tuoi adorati fratelli.
Stephan
se ne accorge e ti passa il braccio dietro la schiena. –Tutto bene? – chiede
sorridendo.
Tu lo
guardi e annuisci piano. Ti piace essere coccolato, anche se non vuoi far
preoccupare ulteriormente Stephan.
Continuate
a guardare la partita.
La sera a
casa di Karen è festa, sei ancora emozionato per la giornata passata,
soprattutto per le amicizie che hai fatto.
Non sarà
una grande città, ma la gente è davvero squisita.
-Sono
felice che abbiate fatto amicizia.. – sorride la vostra tutrice. Voi ridete, tu
prepari la tavola.
-Dopo
mangiato posso mettere un film? – chiedi poi, mentre prendi i piatti.
Karen ti
guarda e annuisce.
-Spero
non un altro film horror! – sospira Louis. Tu ridi . –Ovvio che si! – rispondi.
E
mangiate così, tra le risate e la gioia che ormai era sparita dal tuo corpo.
L’indomani
c’è scuola. La giornata passa identica a quella prima. Tu provi tanta gioia,
non eri più abituato a ridere e a scherzare.
Non ti
sentivi così bene da troppo tempo.
Risate e urla giocose..
Sorrisi e dolci parole.
Il cuore che vola leggero..
Un sogno che sta per svanire..
È già
passato un mese dall’inizio della scuola. Vai bene, anche se non hai voti
particolarmente alti.
Hai già
fatto amicizia con quasi tutto il paese, e sei felice.
Stephan e
Louis giocano a calcio e basket, quindi passano molti pomeriggi a scuola.
Quando puoi vai a seguire gli allenamenti, portandogli qualcosa di fresco
cucinato con le tue stesse mani.
Le sedute
con lo psicologo sono aumentate, ora ci vai due volte a settimana, dice di
voler vedere i tuoi miglioramenti.
Vorresti
non andarci più, ma hai scoperto che sei costretto e allora sei sempre più scontroso.
Ti ruba
pomeriggi di studio e uscite, per andare da lui a sentirti di dire che stai
migliorando.
Non hai
bisogno di parlare dei tuoi problemi, non lo fai con i tuoi fratelli e dovresti
farlo con uno sconosciuto?
Domani è
il vostro compleanno, sei troppo emozionato. Karen ha detto di voler
organizzare una festa e di invitare tutti
i vostri amici.
Chissà
cosa si fa ad una festa. Non ci sei mai stato né ne avete mai avuta una.
Durante
la sera finisci i tuoi compiti e ti fiondi a letto non vedi l’ora sia domani.
E questo
arriva, come arriva l’ora di andare a scuola.
Vi
vestite in fretta e scendete a fare colazione. –Buon giorno.. – saluti,
entrando.
Karen ti
guarda. –Buon giorno ragazzi.. auguri – vi dice. Si dirige allora verso di voi,
stampando a ognuno un bacio sulla guancia.
Mangiate
la colazione, parlando della festa e degli invitati. Siete tutt’e tre molto
emozionati.
Tu lo sei
più di tutti. Non appena finisci di mangiare ti alzi e corri a prendere lo
zaino.
Karen
ride. -È la prima volta che vedo un
ragazzo che ha fretta di andare a scuola – esclama giocosa.
Tu ridi
insieme a lei, mentre fai pressione ai tuoi fratelli. Vuoi che si muovano, così
potrai andare a scuola prima.
-Jean..
non c’è tutta questa fretta.. – cerca di calmarti Louis, ma tu sei
completamente andato.
Stephan
ride, e piano vi dirigete a scuola.
Oggi
avete scienze, la tua materia preferita, così come la letteratura.
Ti sei
scoperto un accanito fan di Shakespeare, ti piace soprattutto Amleto.
L’avrai
letto almeno cento volte.
Quando
arrivate in classe ti fiondi sul tuo banco felice. Perché la prof porterà nuovi
testi da leggere.
-Quanto
sei gasato Jean.. – ridacchia Geffry, entrando in classe.
Ha
ragione non eri mai stato così felice in vita tua.
Quella
nuova esistenza ti piace davvero, ti senti leggero e felice.
Stai per
aggiungere qualcosa, quando la prof entra in classe e subito vi sedete ai
vostri posti.
La
giornata passa tranquilla, tra le spiegazioni dei prof e i tuoi viaggi con la
mente.
Per tutta
la mattinata non hai fatto altro che pensare alla festa, chissà come sarà,
speri tanto che piova così la giornata sarà perfetta.
Quando
uscite da scuola i tuoi fratelli si recano agli allenamenti, non si risparmiano
neanche per il vostro compleanno.
Ridacchi.
–Allora ci vediamo stasera.. – vi dite prima di salutarvi.
E così
t’incammini verso casa tua, con il sorriso in volto e il cuore traboccante di
gioia.
Ma non si può essere felici per sempre…
Ti fermi
di scatto.
Vedi un
uomo in fondo alla strada, non hai nemmeno bisogno di guardarlo in volto, lo
riconosci subito.
È lui..
Il cielo
si fa cupo e comincia a piovere. Un brutto presagio?
A quanto
pare si.
Non
riesci a muoverti, sei pietrificato, mentre quella figura avanza verso di te.
Mentre cammina lenta e disinvolta.
Quasi
dimenticando quegli anni di violenze.
Quel
dolore.
Cominci a
respirare velocemente, mentre imponi al tuo corpo di muoversi e correre via.
Vuoi
chiedere aiuto ai tuoi fratelli.
Anzi no..
DEVI chiedere aiuto ai tuoi fratelli, e
ti conviene farlo in fretta perché altrimenti non arriverai intero, o almeno
sano di mente, alla festa.
Già la
festa..
Anche la
prima volta che ti ha picchiato era per il vostro compleanno. Avevi rotto un
piatto e lui si era arrabbiato parecchio.
Da quel
momento ha visto che è davvero divertente
sentirti urlare. E ogni volta ha voluto di più, sempre e solo di più.
-Ciao
Jean.. – ti sussurra, ad una spanna dal tuo viso.
Non ti
eri accorto che si fosse avvicinato così tanto, e ora te lo ritrovi davanti.
Troppo
vicino, perché i tuoi nervi reggano.
Ti
allontani di scatto, finendo inevitabilmente a terra con gli occhi fissi su di
lui.
È questa la tua punizione Jean?
L’eterna pazzia?
-Non devi
aver paura Jean.. – ti porge una mano, che eviti di prendere. Non ti lascerà
più.
Continui
a guardare il vuoto, mentre tremi e la vista ti si appanna.
Odi essere così vulnerabile. Gli piace che tu lo sia.
Ti sbatte
a terra con violenza, togliendoti in fretta i vestiti e cominciando il suo
divertimento.
Sa di non avere molto tempo.
E lo sai anche tu.
Non ricordi bene cosa succede, il tuo corpo non si
muove, il suo è fin troppo veloce.
Sei a terra, bagnato e tremante e il cuore batte a
mille.
Quanto fa male Jean.
Quella sera una persona piangeva.
Quella
sera una voce urlava.
Quella sera un’anima moriva.
Quella persona eri tu
Jean..
Piangevi disperato,
mentre il tuo corpo tremava convulsamente.
Sotto di te mille aghi. Sopra di te il
suo corpo e dentro di te un cuore spezzato.
-Oh non piangere
Jean.. – ti sussurra.
Crack Una crepa e il cuore fa
male.
Una spinta e poi
un’altra. Una risata e il suo peso che ti schiaccia.
Crack Il sangue continua a
sgorgare.
Chiudi gli occhi.
E spinte, spinte,
spinte. Spinte e tanto dolore.
Le sue risate e i suoi ansimi.
La sensazione di putrido.
Entra ed esce. Entra
ed esce. Ormai non fa altro.
Dolore, dolore,
dolore.
E pianto, pianto,
pianto.
Come ti senti Jean? Perché ti fa tutto questo?
Cos’hai fatto di male?
Te lo domandi, e alla
fine realizzi che è solo colpa tua.
Ma in fondo, perché
piangi Jean? Sei sporco, marcirai col demonio.
Marcirai con tuo padre…
Quando
riprendi i sensi realizzi di trovarti a casa di Karen.
Nella tua
stanza, con la luce del sole a filtrare dalle finestre. Investendo in pieno il
tuo viso.
Subito ti copri, odi la luce non vuoi neanche vederla.
Senti un rumore alla porta, e subito scatti in difesa per vedere chi è.
-Jean.. –
gli senti sussurrare. È Stephan e ti sorride.
Non gli
permetti di avvicinarsi e gli ringhi contro con tutto l’odio del mondo. Lo odi,
perché lui ha il suo stesso sangue.
Ti odi perché sei suo figlio.
Come hai
potuto solo pensare di essere libero?
Come hai
potuto pensare che non ti avrebbe trovato?
Sei stato
un pazzo.
-Vattene
via! – urli, coprendoti il viso con le coperte.
Senti il
suo smarrimento, e la sua tristezza.
Ma non
t’importa nulla, né di lui, né di te.
-Ti.. ti
avevo portato qualcosa da mangiare.. – sussurra triste.
Digrigni
i denti. –Portatela via! Non ti voglio vedere, lasciatemi in pace!
Cominci a
piangere, mentre il tuo corpo prende a tremare.
Senti la
porta chiudersi e sei di nuovo solo nella stanza.
In una
stanza luminosa.
La luce e
la purezza non fanno per te vero Jean?
Guardati..
sei solo una povera vittima che scarica i suoi stress verso coloro che ti hanno
sempre aiutato.
Guarda
come li ripaghi.
Uno
strano senso di smarrimento ti prende e cominci a vomitare e mentre ti alzi
cadi dal letto, sbattendo violentemente a terra.
Continui
a tremare.
Cominci
allora ad urlare, urlare con tutta la voce che hai in corpo.
Urlerai
finché non se ne andrà.
-Jean che
succede!! – senti urlare, i tuoi fratelli aprono di scatto la ed entrano, non
si preoccupano se li vuoi far entrare. Vogliono solo aiutarti.
Stephan
ti prende in braccio e, mentre continui a dimenarti, ti poggia sul letto.
-Lasciami!
– urli, mentre gli dai pugni per allontanarlo.
-Jean!! –
urla Louis. –Smettila! – e ti da uno schiaffo.
Ti
ridesti di colpo, mentre lui continua a scuoterti. –Calmati – ti sussurra poi.
Lo guardi
sconvolto. Lui ha avuto il coraggio di darti uno schiaffo.
Stephan non l’avrebbe mai fatto.
Chiudi
gli occhi e ti abbandoni contro le sue braccia. Cominci a piangere, mentre
tremi e ti stringi di più a lui.
-Ora ci
siamo noi.. – ti sussurra Louis, mentre ti abbraccia.
Stephan
continua a guardarvi scioccato.
Gli lanci
un’occhiata neutra, mentre continui a stringerti al petto di tuo fratello.
-Che cosa
ti è successo? – li senti chiedere.
Alzi lo
sguardo e subito lo riabbassi. –Nulla.. – sussurri.
S’intromette
Stephan. –Sei tornato a casa bagnato e con i vestiti strappati! – urla, ti
ritrai subito.
Lo vedi
dispiacersi. Poi abbassa lo sguardo e parla di nuovo. –Hai dormito per tre
giorni..
Chiudi
gli occhi. Se i tuoi fratelli sapessero di tuo padre lo ucciderebbero. E non
vuoi perdere anche loro.
-Sono
stanco.. – sussurri.
Louis ti
bacia la fronte. –Ti porto nella mia stanza.. ti va? – chiede.
Annuisci esausto, e ti senti sollevare.
Ma sei
già nel mondo dei sogni…
L’indomani
non è stato dei migliori. La stanza di Louis non ha finestre e tu non sei
uscito più da lì.
Neanche
quando Stephan ha preparato la torta alle fragole.
Se sei
sceso è stato solo perché ti hanno obbligato.
Hai
continuato a tenerti a debita distanza, perennemente aggrappato al muro.
Quel muro
così freddo e liscio, è l’unico che non ti farà mai del male.
È un po’
come la mamma che non hai, che ti nasconde e ti protegge. Non ha curve, né
spigoli, solo intonaco bianco e liscio.
Lo ami
per questo, ti tieni saldo a lui, ogni qualvolta scendi in cucina, dormi o ti
lavi.
E anche
adesso, in questa piovosa mattina di dicembre continui a tenerti saldo a lui.
-Hai
fame? – ti chiede Karen, mentre prepara la colazione.
Alzi lo
sguardo verso di lei, siete soli in casa, i tuoi fratelli sono a scuola, ma tu
è già tanto che non ci vai.
Chissà
come stanno gli altri.. Hai rovinato tutto..
Fai cenno
di diniego, mentre stai alla soglia.
-Siediti
Jean.. – ti sussurra la donna.
Fai
ancora cenno di no con la testa.
-Vuoi
vedere un film horror? – ti chiede di nuovo.
No..
La vedi
sospirare. –D’accordo..
-Ascolta..
io devo andare a lavoro, posso lasciarti da solo, ho faccio tornare uno dei
tuoi fratelli? – ti chiede poi.
La
guardi. –No.. ho voglia di stare un po’ da solo.. e poi sono abituato.. –
spieghi
Karen
sorride. –D’accordo.. se hai un problema chiamami..
Raccomandazioni,
nient’altro che raccomandazioni. Eppure nonostante tu abbia seguito i consigli
dei tuoi fratelli lui ti ha trovato ugualmente.
Chissà
che sta facendo adesso..
Scuoti la
testa, non vuoi assolutamente pensare a lui. Devi solo concentrarti a non farti
mandare via da Karen, finalmente i tuoi fratelli sono felici. Non devi rovinare
la loro vita.
Sali
lento al piano di sopra, dove t’infili nella stanza di Louis. L’hai sempre
amata, perché non ha finestre.
Ti
accucci sotto le coperte, tremante. Sono calde, e inspiri il profumo di tuo
fratello.. è così buono che ti lasci andare, e quasi immagini che siano con te.
Come
quando eravate piccoli e loro ti proteggevano dai bambini cattivi. Non hanno
saputo proteggerti però, da qualcuno che è più grande di loro.
Chiudi
gli occhi e ti lasci finalmente andare ad un sonno ristoratore.
Una
presenza accanto a te ti carezza il viso, mentre tu stringi di poco gli occhi.
Dal tocco
delicato percepisci che è Stephan, sta vegliando su di te.
-Ti
prego.. – lo senti sussurrare. –Ti prego.. non rovinare anche questa vita…
Lo senti
piangere, ascolti i suoi singhiozzi.
Stephan è
sempre stato il più forte tra voi, ora sta piangendo come un bambino
Continui
a far finta di dormire e aspetti che se ne vada.
Quando
senti il rumore della porta apri di poco gli occhi, visualizzando la stanza
vuota attorno a te, le lacrime ti bagnano il viso.
Ma che
altro puoi fare per non soffrire?
Spiegami
Jean, spiega alla tua mente stanca cosa fare per non morire. Perché lei proprio
non lo sa, e prega perché tutto si sistemi.
Chissà
forse sei pazzo; il tuo peggiore incubo è tornato e il tuo corpo chiede pietà.
Una
soluzione c’è.. ma devi far ricorso a tutta la tua buona volontà.
Saresti
in grado di dimenticare e far finta di nulla Jean?
Non lo
credi possibile.. anche perché il tuo corpo ha ripreso ad avere quel terribile
senso di sudiciume.
Vai in
bagno, ti spogli e ti infili sotto la doccia.
È calda e
ti rilassa.
Prendi la
spugna, cercando di togliere via quei lividi e quei succhiotti che vagano
sparsi per il tuo corpo.
È così
opprimente sentirsi sporco, soprattutto se sai che ti ha sporcato lui.
Non se ne
vanno Jean.. Non si tolgono.. così come non si toglie il tuo lerciume .
Ti senti
smarrito, spaesato. Mentre continui a strofinarti, arrossando la pelle e
facendoti del male.
-Basta! –
senti urlare alle tue spalle.
Un paio
di mani di afferrano e ti tengono i polsi. Solo allora ti accorgi di avere le
unghia insanguinate.
Non ti
eri accorto di starti graffiando la pelle, non ci avevi proprio fatto caso..
-Jean
smettila.. – senti sussurrare a Louis. Sembra sconvolto e ti stringe a se.
Osservi
Stephan portare delle bende, con le quali ti fascia il braccio. Solo ora ti
accorgi che fa male.
Louis ti
stringe a sé, mentre ti carezza la testa. –Va tutto bene.. – sussurra,
tranquillizzandoti.
Ma non ti
aiuta per niente sapere di essere vulnerabile allo sguardo dei tuoi fratelli.
-Jean..
come te le sei procurate queste…?
Stephan
ti alza la gamba, scoprendo la tua virilità rossa e piena di morsi.
Svii lo
sguardo, odi se qualcuno la guarda, ma soprattutto odi guardarla. Perché è
tutta colpa sua se tu sei in queste condizioni.
-E
questi??- insiste, indicando i succhiotti sul fianco, i graffi e gli ematomi.
Ancora
una volta non rispondi. Preferisci stare in silenzio, stringendoti a Louis.
-Jean
guardami! – ti urla, afferrandoti il viso.
-Chi te
li ha fatti? – ripete con rabbia.
Louis
afferra la mano di Stephan. –Smettila! – gli intima. –Non vedi che lo spaventi
così?
Ma i tuoi
fratelli non sono tipi che si arrendono. Soprattutto Stephan. –Non immischiarti
tu! – urla, facendovi cadere.
-È stato nostro padre??? – urla ancora di più.
E solo
allora capisci quanto diavolo fa male. Il tuo cuore si rompe sempre di più e il
tuo sguardo non mente.
Osservi
Stephan correre, imprecando e minacciando di fargliela pagare.
Mentre
Louis ti guarda col suo stesso sguardo d’odio, misto però alla preoccupazione
verso vostro fratello.
Gli corre
dietro, lasciandoti nuovamente da solo dentro al bagno.
Se ora
decidessi di prendere un rasoio e tagliarti le vene nessuno avrebbe da
obbiettare.
Nessuno
ti vedrebbe, nessuno ti fermerebbe. Ma soprattutto nessuno piangerebbe la tua morte.
Stephan e
Louis sarebbero sollevati di saperti morto. Troppe volte hanno sofferto per
causa tua.
Osservi
quella lametta posta sul lavandino, e per un momento vuoi farlo.
Vuoi
tagliare le tue fragili vene, delicate quasi quanto la tua psiche. E per un
momento non hai più dubbi.
Vuoi solo
la morte.
La morte
per non guardare più in faccia tuo padre. Per non sentirti più così sporco.
La morte
per non vedere le conseguenze del gesto dei tuoi fratelli.
Chissà
però che cosa ti ha spinto ad andare al telefono e chiamare la polizia.
Sussurrando
un –fermate i miei fratelli.. –
Non sai
se li hanno fermati veramente, sta di fatto che dopo hai chiamato Karen
urlandole di fare qualcosa.
Le hai
detto con precisione quando se n’erano andati, e il punto dove tuo padre aveva
attuato la sua violenza.
Ma il tuo
pensiero vola sempre là. Alla seconda porta a sinistra.
A quel
rasoio che sta su quel lavabo solo soletto.
Aspetta
solo che tu vada là, lo prenda tra le tue mani delicate, recida la candida
pelle del polso per osservare poi vittorioso il sangue sgorgare.
Una, due,
tre vene tagliate e un fiotto di sangue che cola dal tuo braccio.
Il dolore
è lontano, fa più male il cuore che in questo momento sanguina più del tuo
polso.
Ed un
sorriso si dipinge tra le tue labbra. Ora sei libero Jean.
Libero dalla tua vita. Libero da tuo padre.
Non sei
più sporco.
Senti la
vista appannarsi e le forze venirti meno.
Lasci
cadere il braccio per terra, come sul pavimento getti il tuo corpo.
Lo odi
perché è sempre stato provocante, più femmineo rispetto a quello dei tuoi
fratelli.
È stata
colpa sua se tu stai così male adesso.
Ed
osservi il mondo intorno a te girare. La stanza vorticare per poi diventare
buia.
Prima
ombre confuse ed infine tenebre, tenebre sfumate dal rosso sangue.
Rosso come il sangue. Nero come la
pece.
Blu come la notte. Verde come la
speranza.
Azzurro come le lacrime. Giallo
come l’allegria.
Bianco.. come la morte.
Apri gli occhi incerto e un senso di ben essere ti assale.
Fa quasi paura.
Ti guardi intorno spaesato. Sei davvero morto? O questo è
un altro dei tuoi sogni.
Sai che andrai all’inferno.
Sai di meritarlo.
Sei stato egoista ad ucciderti, i tuoi fratelli saranno
tristi. Non ti importa più di tanto infondo.
Era ora che pensassero un po’ a loro stessi.
Speri che stiano bene e che non abbiano fatto del male a
tuo padre.
Già tuo padre.. ora che non ci sei più chissà con chi se la
prenderà.
Speri vivamente che muoia di una morte orribile.
Non vuoi più sentir parlare di lui.
Continui a camminare, avanzando passo dopo passo.
È tutto bianco intorno a te e non lo sopporti, avresti
preferito un bel nero pece.
O un rosso sangue.
Ti piace il rosso, ami il nero e preferisci la notte.
Di speranza non sai neanche il significato, tanto hai
pianto lacrime amare, che l’allegria ha abbandonato la tua vita.
E poi c’è questo bianco asfissiante, che vorresti davvero
cancellare.
Hai sempre immaginato la morte di nero. Ma ora che ci pensi
il nero è il tuo colore.
La morte dev’essere fatta di un colore odioso.
Dev’essere fatta di bianco.
E se un giorno dovessi risvegliarti in una nuova vita,
speri davvero che sia una vita candida.
Così che la morte non sembri poi così terribile.
E se anche i tuoi occhi accettano
il dolore
Il tuo corpo attende la morte.
La tua mente merita solo una cosa..
La vita. Il tuo inferno.
Apri gli occhi incerto e un senso di ben essere ti assale.
Fa quasi paura.
Ti guardi intorno spaesato. Sei davvero morto? O questo è un altro
dei tuoi sogni.
No.. intravedi la luce filtrare dalla finestra.
Intravedi la sedia posta accanto al tuo letto, e la figura dei
tuoi fratelli accanto a te.
Vorresti urlare, ma non ne hai la voce.
Vorresti alzarti, ma il tuo corpo non ti appartiene.
Puoi solo stare là e osservare come un automa.
Guardi Louis voltare lento lo sguardo su di te. Sembra cambiato,
tiene i capelli un po’ lunghi ed è più alto.
Lo vedi piangere ed abbracciarti
-Jean! Jean sei tornato – urla, stringendoti a sé.
Anche Stephan piange, stringendovi entrambi e baciandoti la testa.
Sorridi inconsciamente. Vorresti ricambiare l’abbraccio,
scompigliargli i capelli e dire –ehi va tutto bene –
Ma il tuo corpo non si muove.
Osservi poi Karen entrare in stanza, seguita dal dottore.
Lo vedi sorridere rammaricato.
-Sono felice che si sia svegliato.. – sussurra, quasi triste.
–Dopo due anni avevamo perso le speranze..
Due anni.. Hai dormito per così tanto tempo. Normale che i tuoi
fratelli siano cresciuti.
Vedi Louis carezzarti il viso, mentre ti bacia la fronte.
–L’importante è che sia qui con noi.. come e perché non ha importanza.. –
sussurra rammaricato.
Anche Stephan ti guarda triste, felice, ma nel suo sguardo scorgi
qualcosa che ti fa paura.
Il tuo corpo continua a non muoversi, e la tua voce è lontana anni
luce, anche solo per formulare una parola.
Tutti ti guardano con pietà che quasi vorresti vomitare.
I tuoi fratelli, Karen, il dottore.. e non capisci il motivo.
Sei tornato ad essere il povero
Jean che ha bisogno di pietà.
Lo odi!
Vorresti urlare, alzarti e correre via.
Andare via da quella città, tornare a Londra e andare ad abitare
nella vostra vecchia casa.
Vorresti.. ma il tuo corpo non si muove..
E allora finalmente capisci..
Sei andato al vero inferno.. Sei sopravvissuto.
Fine