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Autore: Ely_Van Baust    07/01/2011    3 recensioni
Rosso di sangue i suoi occhi furiosi.
Dolore e pece le sue mani fredde.
D’odio e paura il tuo sguardo perso.
Solo dolore il tuo corpo tremante.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Angst 2

Angst

 

Rosso di sangue i suoi occhi furiosi.

Dolore e pece le sue mani fredde.

D’odio e paura il tuo sguardo perso.

Solo dolore il tuo corpo tremante.

 

 

E come ogni giorno ti svegli di soprassalto, hai avuto di nuovo quell’incubo.

Tremi leggermente, mentre tenti di alzarti, nella tua stanza non ci sono finestre, ma dal chiarore dietro la porta capisci che è già mattina.

Ti alzi in piedi, dirigendoti verso il corridoio; hai fame, una bella tazza di cafè sarà più che sufficiente.

Cammini lento verso la grande cucina, se sei il primo sarà bene preparare la colazione.

Ed infatti sei il primo ad esserti alzato, ormai ti svegli sempre presto; gli incubi ti perseguitano.

Ti metti ai fornelli con l’intenzione di preparare qualcosa di caldo ai tuoi fratelli, una volta tanto ti rendi utile anche tu.

Con questo freddo ti ci vuole proprio. Prendi le uova e del prosciutto, Stephan e Louis adorano le omelète, così gliene preparerai due.

-Buon giorno… - senti ad un certo punto provenire dalla porta della cucina.

Ti volti di poco verso la voce, tuo fratello Stephan è alla porta poggiato allo stipite.

Gli lanci un’occhiata, lui ricambia lo sguardo e sorride. –Posso avvicinarmi? – ti chiede poi in un sussurro.

Tu lo guardi interrogativo. –Stavo solo… - sussurri anche tu allontanandoti dai fornelli. Ti disponi alla parete e gli fai cenno d’assenso.

Ha il tuo permesso di entrare.

-Che buon profumino, che hai cucinato di buono? – ti chiede guardando ciò che sta nella padella.

Tu ti siedi lentamente a tavola e poi decidi di rispondere. –Due omelète… - rispondi piano, non sei abituato a parlare con loro.

Ormai non parli con nessuno.

-Mmm che buone!! – esclama tutto contento e tu sorridi, perché finalmente hai fatto felice qualcuno.

Stephan si volta verso di te. –Per te non hai preparato? – chiede interrogativo. Tu scuoti la testa ridacchiando. –No… Una tazza di cafè mi basta – sussurri poi, mostrandogli la tazza già pronta davanti a te.

Stephan ridacchia. –Oh beh, se lo dici tu – ti canzona allegro. Era da tanto che non eravate così spensierati.

In quel momento entra Louis e tu gli lanci uno sguardo.

Lui ti guarda e sorride.

-Buon giorno – v’interrompe Stephan. Louis volta lo sguardo verso di lui. –Buon giorno –ripete svogliato.

Si avvicina poi lento al tavolo, continua a guardare come cercando in te un qualche tipo di protesta.

Ma tu sei impassibile, se si tiene a distanza a te va bene.

Una volta seduto sembra rilassarsi, si volta verso Stephan. –Allora che c’è di buono da mangiare? – urla pimpante.

Stephan ridacchia. –Jean ci ha preparato due omelète – risponde continuando il lavoro che avevi cominciato tu.

-Mmm che buone! – urla nuovamente alzandosi di scatto.

Senti un tuffo al cuore e ti allontani di scatto, con la sedia.

I tuoi fratelli si voltano verso di te. –Scu…Scusami Jean.. – si scusa Louis triste, allontanandosi anche lui dal tavolo con tutta la sedia.
Temi quasi voglia venire verso di te. Ma non lo fa, ti fa cenno invece di riprendere il tuo posto. –Tranquillo… Mi allontano io… - ti sussurra sperando di convincerti.

In quel momento ti si stringe il cuore, costringi i tuoi fratelli a compiere azioni alla quale non erano abituati, li hai privati della spensieratezza di un gesto, della naturalezza delle giornate.

Li costringi a starti lontano e loro sono disposti a sopportare tutto questo, solo per te.

Tu sorridi rammaricato e scuoti la testa. –No, no… Avvicinati… - bisbigli appena udibile.

Ma louis ti ha sentito e ti sorride più rilassato, avvicinandosi verso il tavolo.

Intanto Stephan comincia ad impiattare e insieme notate che l’unico posto disponibile è proprio a metà tra voi due.

Lui ti guarda, tu lo guardi.

Tuo fratello trema leggermente, sa di non potersi avvicinare a te. Porge titubante la mano verso la sedia.  - Scusami… La.. la sedia… posso? – ti chiede continuando a tremare.

Vorresti dirgli che può e vorresti invitarlo a sedere accanto a te, ma la paura ti blocca. Ti alzi di scatto, tenendo costantemente lo sguardo basso.

-Scusate…Voi mangiate… io vado.. a fare una doccia… - informi, quasi è un sussurro impercettibile.

Stephan ti guarda colpevole e Louis si è intristito. Ti sforzi di sorridere. –State tranquilli… -ridacchi falsamente. –Ho solo voglia di fare una doccia… - continui mentre ti porti alla parete e continui a camminare verso la porta.

I tuoi fratelli continuano a guardarti.

Corri allora verso la tua stanza e ti chiudi dentro. Hai di nuovo fatto qualcosa di sbagliato, sei nuovamente colpevole.

Ti getti sul letto e piangi.

La tua stanza non ha finestre…L’hai voluta tu così.

Non ci sono oggetti, è spoglia, è vuota… Il tuo stesso corpo è privo di essenza.

Quel dolce ragazzo di nome Jean, ormai non esiste più, ha lasciato il posto ad un automa.

Ti alzi allora con questi pensieri e ti dirigi al tuo comodino; prendi dei vestiti puliti .

A passi lenti cammini spedito verso il bagno. Hai bisogno di rinfrescarti.

Apri l’acqua della doccia, ti spogli e ti infili sotto l’incessante getto d’acqua. Il silenzio avvolge quella stanza, mentre la tua mente vaga, cercando di fuggire dal tuo corpo.

Prendi il sapone e cominci a lavarti. La spugna fa male, la stai passando troppo forte sulla tua pelle delicata. È diventata rossa, ma non t’importa, vuoi soltanto pulirti, scacciare via la sensazione di sporco che ormai ti perseguita costantemente.

Stai una bella mezz’ora in bagno. Quando entri nella doccia non esci più, vuoi solo purificarti.

Speri che questo ti salvi dall’inferno.

Quando esci, ti senti finalmente meglio. La paura è andata via e anche quell’opprimente fastidio.

Ti guardi allo specchio, noti le chiazze scure sulle tue braccia, sul tuo petto e il tuo sguardo cade sulla tua virilità.

Chiudi gli occhi mentre ti rivesti, non vuoi vedere i tuoi lividi. Non vuoi ricordare tuo padre, le sue violenze, il sesso…

Qualcosa in te si spezza.

E cominci ad urlare, con tutta la forza che hai in corpo.

Persino i tuoi fratelli si preoccupano per te, accorrono nella stanza, ma non entrano. Sanno che non devono farlo.

-Jean! – ti chiama Stephan, ma tu non lo senti. Sei accucciato su te stesso e urli.

-Jean! – continua. –Jean possiamo entrare?? – continua ad urlare. –Jean! –. Vedi il terrore nei suoi occhi, alcune lacrime in quelli di Louis.

-Jean! – e continua ad ridestarti. Tu un po’ ti calmi, ti dirigi gattonando verso la parete e piangi.

Ti disponi in posizione fetale e continui a piangere.

Questa volta Stephan è più calmo, ora che hai smesso di urlare, magari, lo ascolterai.

-Jean… - ti chiama nuovamente. –Jean posso avvicinarmi? – ti chiede impaurito. Sa che se sbaglia qualcosa, ricominci ad urlare e questa è l’ultima cosa che vuole.

-Posso..? – continua, mentre a passi lenti si avvicina.

Tu lo guardi per un po’, fai un debole cenno di assenso prima di tirarti nuovamente indietro. Stephan intanto continua ad avvicinarsi, tiene la mano davanti a sé, spaventato da un tuo possibile scatto di nervosismo.

Ma tu non fai nulla, lo lasci avvicinare e lo guardi negli occhi.

-Bene Jean…Come ti senti? – ti chiede sorridendo.

Gli lanci una fugace occhiata. –B…Bene… - rispondi a fatica, la gola ti fa male. Poi riprendi a piangere. –Voglio… Voglio…-

Stephan s’irrigidisce. –Cosa vuoi? –ti chiede preoccupato.

-Voglio.. Andare a letto…- rispondi andando un po’ indietro, stringendoti alla parete fredda.

-Vuoi che ti accompagni? –

-No…-

Stephan sospira. –Ti faccio una camomilla ti va? –

La camomilla ti piace, ti rilassa, così fai un cenno d’assenso, mentre piano ti alzi.

Stephan si allontana da te, si dispone alla parete ed anche Louis si è allontanato, tutto per farti passare.

Ti trascini verso la tua stanza. Guarda sembri proprio un automa. Non ti piace vederti così e probabilmente non piace neanche ai tuoi fratelli.

Ti getti svogliato sul letto, poggi la testa sul cuscino e tenti di dormire. Non passano pochi minuti che Stephan è arrivato con la tua camomilla, ti piace, è sempre così premuroso con te.

-Jean posso entrare? – ti chiede da dietro la porta.

Ti metti seduto e accenni un debole –si –.

Entra e si porta lento verso la tua scrivania e poggia il vassoio.

Ti ha preparato la colazione, uova e pancetta come piaceva a te. E intanto ti porta la camomilla.

I suoi passi sono lenti, incerti.

T’intristisci di fronte a quella scena, persino Stephan stenta ad avvicinarsi a te…Li stai allontanando troppo.

Allora decidi di fare il primo passo, porti lentamente le tue mani davanti a te, nel tentativo di prendere la tazza di camomilla.

Sai di non voler essere toccato e speri che Stephan non lo faccia.

Ti passa la tazza. –La tieni? – ti chiede preoccupato.

Annuisci mentre ti sistemi meglio e porti la tazza alle labbra.

Ed inspiri l’aroma della camomilla; subito ti calmi.

Stephan sembra più calmo, si muove con naturalezza, sa di avere il permesso di avvicinarsi. –Vieni qua… - ti dice mostrandoti la sedia.

E tu ti alzi, la tazza ormai è vuota così la poggi sul comodino. Cammini lento verso tuo fratello, che porta una mano verso di te, non ti tocca, né ti sfiora. Ma accompagna i tuoi movimenti con attenzione.

E ti siedi alla scrivania, mentre Stephan ti da le posate, fa poi per allontanarsi, ma è la che tu fai qualcosa d’inaspettato persino a te.

Gli afferri la manica della giacca, ma non appena lui si volta verso di te, ti allontani di scatto. –Scusami… - sussurri spaventato. Hai paura che si sia arrabbiato.

Lui invece ti sorride…Sorride e ti rassicura.

Si avvicina a te lento, cercando di ristabilire con te un contatto fisico.

Ma tu ti ritrai, non ti senti pronto per essere toccato.

-Scusami… - sussurri nuovamente abbassando lo sguardo.

Stephan capisce ti sorride. –Tranquillo… Ora mangia su – ti incita ridendo.

E tu mangi tutto, anche se non avevi proprio fame.

Vuoi far felice Stephan per una volta, vuoi che continui a prepararti da mangiare e che ti stia accanto come ha sempre fatto.

Ti piace come cucina, ti piacciono i piatti che ti prepara, compra sempre ciò che piace a te. Anche se a volte ti, anzi vi, costringe a mangiare la verdura. Che non ti piace proprio.

Eh si, Stephan è come una mamma, che si prende cura dei suoi due figlioletti.

Ridacchi a quel pensiero, ma allo stesso tempo t’intristisci. Ripensi alla tua vera mamma e alla sua morte.

E di come sia cominciato il tuo inferno.

Alcune lacrime scorrono il tuo viso, ma prontamente le asciughi e ti alzi dalla sedia.

Vuoi seguire tuo fratello. Per una volta che non lavorano te li vuoi godere.

E così camminate per il corridoio, lui avanti e tu molto più indietro.

-Ehi Jean, che ne dici di vedere un film? – ti chiede, mentre scendete le scale.

Tu sorridi pimpante. –Un film Horror?? – chiedi felice. Sai che lui ti accontenterà e sai anche che Louis comincerà a fare storie, perché ha sempre paura.

-Ahah d’accordo! La storia più terrificante che abbiamo! – ride spensierato, mentre tu lo superi, correndo, e vai a prendere subito il film.

Superi anche Louis che appena ti vede andare nello scaffale dei film ti guarda male.

-Non vorrai fare quello che penso io vero?? – ti urla isterico. Tu ridacchi e continui a cercare.

Il film più terrificante che avete; magari The ring, o L’esorcista. Naah ormai lo sai a memoria.

Cerchi allora qualcos’altro, un film che rilassi e così ti capita tra le mani “il sesto senso” non lo ricordi quasi più.

Lo hai visto una volta da bambino. Opti per quello e corri a mettere il film.

-Dai Stephan non possiamo vedere qualcos’altro?? – comincia a lagnarsi Louis. Senti Stephan ridere.

-No, anche io ho voglia di film Horror –ridacchia per convincerlo.

E il film comincia, sotto lo sguardo divertito di Stephan e quello seccato di Louis. Ogni volta stephan la da vinta a te, speri proprio che Louis non te ne voglia.

Così vi sedete, i tuoi fratelli sono seduti sul divano, tu invece preferisci sederti sul tappeto.

Fa freddo, ma non t’importa. Così cominciate a vedere il film mentre le ore passano e si fa il tempo per pranzare.

-Che dici stacchiamo e poi lo rimettiamo? –ti sussurra Stephan già pronto per andare a cucinare.

Annuisci e ti alzi anche tu.

Mangiate tranquillamente, i tuoi fratelli in un capo del tavolo e tu dalla parte opposta.

E un po’ ti senti felice, ti trattano sempre con cura, quasi fossi ancora un bambino.

Parlate del più e del meno, anzi parlano, perché tu ascolti soltanto.

Non sei mai stato un tipo chiacchierone, ora più che mai.

Ascolti, mentre parlano del lavoro e degli amici, che però tu non conosci. Hanno sempre preferito tenerti lontano dagli estranei, ti innervosisci con loro, figuriamoci con le persone che non conosci.

Finite di mangiare e poi sparecchiate, tu passi i piatti a Stephan che li lava e poi li passa a Louis, che li asciuga.

E una volta finito corri di nuovo in salone, vuoi continuare il film.

Stai per mettere play quando Stephan ti ferma. –Eh no Jean! Prima a dormire e poi, sta sera, il film – ti ordina, come fossi un bambino.

Tu metti il broncio. –Non sono un moccioso e voglio guardare il film! –urli, ora si che sembri un bambino.

Lui scuote la testa e ti indica le scale. –No caro mio… - ti riprende. –Non dormi la notte, se non dormissi neanche di giorno… -continua la predica.

Che strazio, odi quando ti trattano cosi.

Continui a mettere il broncio mentre ti dirigi alla parete e a passi lenti vai al piano di sopra.

Ti tieni a distanza, ma continui a guardarlo male. Stephan ridacchia. –Avanti. E non fare il furbo eh? – non hai altra scelta, devi per forza obbedire.

Ti ritrovi così davanti la tua stanza, stai per aprire la maniglia quando ti balena un’idea in mente.

Lentamente scendi al piano di sotto.

Stephan e Louis sono in cucina, speri proprio che non si accorgano di te. E così ti dirigi a carponi verso la televisione e senza produrre il minimo rumore prendi la cassetta e ti defili al piano di sopra. I tuoi fratelli nella stanza hanno un’altra televisione ed un altro video registratore.

E così sei sistemato. Metti la cassetta e ti siedi per terra. E ricomincia il film.

Non hai più paura dei film horror, li conosci a memoria.

Quando finisce è già pomeriggio inoltrato, devi tornare in camera tua, o i tuoi fratelli si accorgeranno del tuo inganno.

Così con passo felpato ritorni nella tua stanza. Magari un sonnellino riuscirai a farlo.

E invece no . Stephan entra in camera pronto per svegliarti. Appena in tempo.

-Jean, su svegliati – ti dice dalla porta. –Dai che è ora di cenare… - continua, senza avvicinarsi.

Ora di cena, non credevi fosse passato così tanto tempo. Ma per quanto diavolo hai guardato quel film?

Ti alzi controvoglia, stai morendo di sonno.

Segui tuo fratello in cucina e ti siedi a tavola con loro.

-Jean sei sicuro di stare bene? –ti chiede Louis. –Non hai una bella cera… - continua.

Ed infatti non ti senti tanto bene, ti senti stanco e non hai voglia di fare nulla.

Annuisci stanco mentre continui a mangiare svogliato.

Non fai alcun movimento neanche quando Stephan si avvicina a te.

Va a prendere un termometro e te lo passa.

-Tieni misurati la febbre… - ti dice allontanandosi.

Lo guardi di sfuggita. –No…Non mi va… - rispondi poggiando la testa sul tavolo.

Intanto i tuoi fratelli puliscono i piatti, ma tu ormai non li vedi più.

Non ti accorgi neanche di Stephan, che titubante, ti prende tra le braccia e ti porta in camera tua.

Alla fine sei crollato.

 

 

Blu notte il cielo stellato.

Fuoco e fiamme le tue ferite mortali.

Grandi e pesanti le sue mani violente.

Piccolo e gracile il tuo corpo seviziato.

 

E ti svegli così, col petto ansante e il cuore in gola.

Hai paura e tremi, mentre tenti di alzarti.

Noti che è ancora notte fonda, vorresti tornare a letto, ma la paura ti blocca.

Gl’incubi ti perseguitano, le paure ti attanagliano le viscere e il dolore ti assedia l’intero corpo.

Hai paura, vuoi protezione, vuoi affetto. E poi ricordi l’ultima stanza a sinistra, la stanza dei tuoi fratelli.

Ti dirigi a passi lenti verso quel vano, cerchi di fare il minimo rumore.

Apri piano la porta e cammini verso il grande letto, il materasso cigola sotto il tuo peso e tu t’infili al centro tra i tuoi fratelli.

Dormono sempre così, uno ai piedi, l’altro alla testa. La casa è piccola e ci sono solo due stanze, una è la tua, l’altra la loro.

Avevano detto di voler comprare due letti e di dormire sul divano non ne vogliono neanche sapere. Ed eccoli qui, costretti a dividere il letto.

Gattoni lento verso il centro, tentando di non toccare nessuno dei due.

Il letto è grande e potete benissimo starci tutt’e tre insieme.

Ti metti in posizione fetale e cerchi di riprendere sonno. Non vuoi dare fastidio, ma ti piace stare lì con loro.

Senti ad un certo punto senti una leggera pressione sul materasso. Stephan si è messo seduto e ti sta guardando.

Anche tu lo guardi. Poi lo senti venire verso di te e sdraiartisi accanto, trattieni il respiro e chiudi gli occhi, ma noti che si è solo posizionato accanto a te, non ti tocca, né fa nulla. In quel momento sei felice che il letto sia così grande.

E passate la notte così, anche se inconsciamente, hai cercato per tutto il tempo i corpi dei tuoi fratelli.

E loro sono stati felici di avvolgerti con il loro calore.

Il tuo sonno è stato senza incubi.

L’indomani non ti sei sognato minimamente di alzarti. Troppo scosso e assonnato per fare un qualsiasi movimento.

-Avanti Jean – incita però Stephan. –Louis è andato a lavoro…Più tardi dovrò andare anche io… - continua mentre continua a smuoverti da quel grande letto.

Tu mugugni frustato e finalmente ti alzi. Finalmente Stephan può sistemare le coperte, ma tu sai che non sarà facile convincerlo a lasciarti solo in casa.

Ti siedi e lo guardi prepararsi per andare a lavorare, ancora così giovani e già i tuoi fratelli lavorano. –Stephan… - cominci un po’ titubante. Non vuoi andare a finire in camera tua. Non al buio.

-Perché non mi lasci semplicemente qui…Da solo ? –chiedi, quasi una supplica.

Lui ti guarda, il suo sguardo s’incupisce, così posa tutto e si dirige verso di te. –Jean…Non fa piacere neanche a me però… lasciarti qua da solo è troppo pericoloso – ti dice avvicinandosi piano. –Dai vedrai che non sarà per molto… - continua a rincuorarti.

Tu scuoti la testa. –No, Stephan per favore! Dammi una possibilità, solo una! – esclami. Proprio non capisci perché si ostinano a chiuderti in camera.

Non sei un pazzo che ha bisogno della camicia di forza, ragioni ancora per Dio!

E ti senti bruciare di rabbia, perché nessuno si fida di te.

Stephan ti guarda perplesso, sembra quasi combattuto su ciò che deve fare. –Per favore… - sussurri tu tentando di convincerlo.

Lui ridacchia. –Eh no caro mio, la tattica del cucciolo bastonato non funziona con me – ride.

Tu sorridi sotto i baffi, ma speri davvero che ti accontenti. Stephan sospira. –Ascolta è tardi, per oggi facciamo come al solito, io parlo con Louis e poi decidiamo ok? – ti dice andando di fretta.

-Ti ho lasciato la colazione nella tua camera. Louis tornerà tra qualche ora, io invece torno stasera… - ti informa facendoti uscire dalla camera. Tu, controvoglia,  ti dirigi verso la tua stanza e aspetti che Stephan ti chiuda chiave.

-Dai è solo per poco… - tenta di farti coraggio, ma non ha un grande effetto.

Ed eccoti qui, al buio e ancora assonnato. Poco male, farai un sonnellino.

-Jean? Sei sveglio? – ti senti chiamare ad un certo punto.

Mugugni qualcosa d’incomprensibile prima di alzarti e metterti seduto sul letto.

Louis è alla porta, non osa entrare, e continua a chiamarti. Lo guardi male, perché ti ha svegliato.

-Che ore sono? – sbadigli poi.

Lui sorride. –Sono le due… - risponde ridendo.

-Le due?? – urli . Ma quanto diamine hai dormito??

Ti alzi di scatto e ti porti vicino a lui. Louis sembra sorpreso, non si aspettava che ti avvicinassi così.

Detto tra noi non te l’aspettavi neanche tu.

Eppure l’hai fatto e ti piace questa naturalezza di gesti.

-Devi mangiare? – ti richiama poi tuo fratello. Tu annuisci e insieme scendete al piano di sopra.

Louis ti ha preparato un risotto alla marinara. A te piace, anche se lasci sempre il condimento.

Mangiate in silenzio, non sei abituato a stare da solo con lui. Ti senti un po’ a disagio a dir la verità.

Una volta finito di mangiare sparecchiate e poi ti dirigi in salotto e accendi la tv.

Ti sistemi a terra e cerchi qualche film carino. Ma guarda ti è capitato un film Horror, che fortuna!

Sei incuriosito così dimentichi ciò che hai intorno, finché non vedi l’immagine svanire sotto i tuoi occhi.

Louis ha cambiato canale. –Ehi c’ero prima io! –urli di disappunto.

Lui ride malefico e si siede sul divano, tu ti allontani. –Il telegiornale è più importante – risponde saccente.

Metti il broncio e incroci le braccia al petto. –Ma c’ero io! – urli di nuovo, arrabbiato.

-Chi è il più grande tra i due?? – ti chiede poi con fare da sapientone.

-Siamo gemelli! – esclami in risposta. -Non importa, sono comunque io! – continua lui a inculcarti il suo culto da fratello maggiore.

Anche se siete gemelli, sei sempre stato trattato come il più piccolo, soprattutto da Stephan, che si comporta come fosse il più grande.

-E poi perché non vai nella nostra stanza a guardare la tv?? – ti chiede poi scocciato.

Tu gli lanci un’occhiataccia. – Ma la si vede male… ed è piccola – ti lagni continuando ad stare seduto.

Louis ti guarda male. –Però per guardare “Il sesto senso” andava bene – ti canzona, anzi ti rimprovera, svogliato.

Tu lo guardi sorpreso. Come diavolo ha fatto??

Lui ride mefistofelico. –Ci credi stupidi? Sei crollato subito e nella nostra tv abbiamo trovato la cassetta – ti spiega vittorioso .

Ti deprimi allora e, anche se non ne hai la minima , ti dirigi al piano di sopra.

Ti viene in mente di fare una doccia, hai troppa voglia di lavarti. E così camminando lento vai a prendere i tuoi vestiti e ti defili in bagno.

L’acqua è fredda e anche se il tuo corpo gela, rimani così. Ultimamente sei diventato un po’ masochista eh?

Preferisci farti del male, piuttosto che metterti al sicuro. Ma alla fine se va bene a te…

Invece a te non va proprio bene, ti infliggi punizioni sperando di non andare all’inferno.

Sei sporco Jean e come tale marcirai col demonio.

Quando esci dalla doccia, la sensazione di sudicio non ti abbandona. Ti senti anzi peggio di prima, guardi il tuo corpo, senti le tue ferite, percepisci il suo lerciume.

Vai deteriorandoti sempre di più.

Ti lasci cadere a terra, poggi la testa sulle tue gambe e piangi.

Non pensi sia patetico? Piangi quasi ogni giorno, ti lasci andare a tutto. Ormai non pensi ad altro che alla morte.

Ormai sei solo un fantoccio, una bambola che ha perso la sua anima.

Piangi per una buona mezz’ora, ripensando alla tua vita, a ciò che ti è stato fatto e a ciò che non hai avuto.

Pensi che non meriti il male che hai ricevuto, ma non meriti neanche il bene che stanno facendo i tuoi fratelli.

Senti una mano che ti carezza piano la testa e subito t’irrigidisci.

Sgrani gli occhi e rimani immobile. Qualcuno si è avvicinato così tanto a te, neanche ti sei accorto di qualcosa.

Com’è potuto succedere?

Alzi lentamente la testa e ti volti dietro di te. C’è tuo fratello, Louis ti sta carezzando la testa. Forse per rincuorarti.

-Perché stai piangendo? – ti chiede dolce, non vuole spaventarti.

Non fai alcun movimento, normalmente saresti scappato, invece questa volta non hai voglia di muoverti.

-Non stavo piangendo… - sussurri voltando lo sguardo. –Ho solo gli occhi sudati – ti giustifichi mettendo il broncio.

Louis ride. –Oh certo… Sotto il getto di acqua fredda si suda… - ti canzona divertito.

L’acqua ancora scorre, senti freddo.

-Louis…- sussurri guardando il vuoto. –Mi accompagni in camera mia? – chiedi quasi in supplica, non vuoi che ti lasci solo.

Lui sorride e ti abbraccia forte. –Certo che ti accompagno.. – tu sorridi, non ricordavi più quanto calore potesse dare un abbraccio.

Inspiri l’odore di Louis e ti bei del calore del suo corpo.

Ad un certo punto tremi leggermente e arrossisci di colpo. Ti sei accorto di essere nudo.

Ti aiuta a vestirti e dopo di che ti riaccompagna fino la tua stanza. Hai paura che possa svanire, hai paura che sia tutto un sogno.

Mentre camminate sentite una voce familiare. –Ehi ragazzi! Sono tornato prima oggi! – senti urlare. Il tuo fratellone è tornato presto.

Continuate a camminare, mentre Stephan vi raggiunge. Sgrana gli occhi alla visione che gli si è parata davanti.

Non si aspettava di trovarti aggrappato a tuo fratello. Ultimamente stai cambiando vero?

Lo vedi sorridere e camminare lento verso di voi. –Ma guardate… Vi lascio soli per mezza giornata e guarda come vi ritrovo – sussurra commosso, cadendo in ginocchio.

Ride e piange, che quasi non capisci se sia felice o triste.

-Oddio Jean, non speravo neanche di poter vedere una scena del genere – continua piangendo. Anche Louis ha gli occhi lucidi.

E tu proprio non capisci il motivo.

-Ehi scemo non piangere… - affermi avvicinandoti a Stephan. Non ti senti pronto per chissà quale contatto fisico, ma hai troppa voglia di sfiorare tuo fratello. Così gli carezzi piano la testa con fare amorevole.

-Non sei tu il più grande…? – chiedi ovvio, mentre abbracci lentamente Stephan. Lui s’irrigidisce di poco e sgrana gli occhi.

Forse non si aspettava che tu lo abbracciassi. Non sei abituato a questi contatti, ma nonostante tutto te ne bei e stringi la testa di Stephan sul tuo petto. Ora sei tu che vuoi proteggerlo.

Stephan alza la testa verso di te e ti prende le gambe facendoti sedere a terra, questa volta è lui che ti abbraccia.

Passi titubante le mani dietro la sua schiena e ti lasci stringere. Poi senti una mano che ti carezza la testa, anche Louis si è avvicinato a voi. E vedi Stephan circondargli la testa con il braccio e stringerlo a sé, mentre con l’altro stringe te al suo petto.

Vi proteggete a vicenda e questo è il momento più  bello, in cui finalmente potete essere uniti.

Rimanete abbracciati per un lungo arco di tempo, neanche tu sai quanto, finché il momento magico non è rotto dal brontolio del tuo stomaco.

Hai una fame da lupi.

-Su ora andiamo a mangiare – ridacchia Stephan pronto per preparare la cena.

La pace in famiglia è tornata finalmente.

Nei giorni successivi sei cambiato moltissimo. Certo i tuoi fratelli chiedono ancora il permesso per avvicinarsi, tu all’inizio ti allontani ma poi ti avvicini subito.

Hai cominciato a parlare di più ed anche a mangiare di più. Sei davvero diverso.

Forse questa è la volta buona,  forse la tua anima marcia potrà trovare la pace.

-Non aprire a nessuno e non combinare danni – ti dice Stephan, è ancora mattina e già lui inizia con la predica.

Tu sbuffi sonoramente, ricavando da tuo fratello un’occhiataccia. –Il telefono è qui e il mio numero è nelle chiamate rapide – continua mentre prepara la sua borsa. –Se hai problemi chiama subito – e continua con le sue raccomandazioni, che a te non interessano per niente.

Forse era meglio quando ti chiudevano in camera, almeno non dovevi sorbirti questa lagna ogni mattina.

-Si, si.. Sta tranquillo… - lo rassicuri svogliato, mentre ti dirigi in salotto. Prendi un film e lo metti nel videoregistratore.

-Jean ti raccomando! – continua Stephan, proprio non ce la fai più.

-Stephan, basta, ho capito… - cerchi di levartelo di torno. Adesso è lui a sbuffare.

-Cercherò di tornare il prima possibile ok? – , è alla porta, pronto per andarsene.

-Si, si… - lo saluti con la mano.

E finalmente se ne va . Libero!

Ti dirigi in cucina, hai una fame da lupi. Per ascoltare quello stupido non hai neanche fatto colazione, te la meriti.

Uova e pancetta, proprio come piace a te.

Metti tutto in un vassoio e ti dirigi in salone. Il film è già dentro il videoregistratore; oggi hai scelto “chiamata da uno sconosciuto”

Non lo avevi mai visto prima, te l’ha portato qualche tempo fa tuo padre, ma tu non lo hai mai voluto visionare…

A quel ricordo t’intristisci di colpo, hai pensato di nuovo a tuo padre. Chissà che sta combinando…

Con l’aiuto dei tuoi fratelli l’hai mandato in carcere per abuso su minori, ma non sai se è effettivamente là. Una cosa però la sai, di certo non ti lascerà in pace.

Dopo la morte di tua madre è uscito pazzo. Ha cominciato a picchiarti per ogni sciocchezza. Tornava ubriaco e poi sfogava la sua rabbia su di te. Hai sempre cercato di tenere tutto nascosto ai tuoi fratelli, ma non sei mai stato un grande attore. Dopo che tua padre ti ha violentato, sei crollato.

Ricordi ancora il tribunale e la breve istanza per farvi restare a casa vostra. Altrimenti vi avrebbe aspettato una bella casa famiglia; uno dei posti più terribili.

Mentre guardi il film senti bussare alla porta.
Ti alzi di scatto e guardi l’orologio. È troppo presto per essere Louis. Cosi ti dirigi lento alla porta e apri.

-Si chi è..? – chiedi tenendo la soglia poco aperta. Davanti a te c’è una donna. È giovane ed è accompagnata da due uomini.

-Ciao piccolo .. – ti dice sorridendo. –Sei da solo in casa? – continua. A te non piace proprio questa donna, così chiudi di scatto la porta.

-Non devo aprire agli sconosciuti – urli da dietro l’uscio. Sei felice di aver seguito per una volta i consigli di Stephan.
Senti la donna ridere. –Si hai ragione…fai bene.. – dice. –Se non ti dispiace aspettiamo i tuoi fratelli nel vialetto – continua.

Come fa a sapere che hai dei fratelli? Chi è quella donna?

Corri al telefono e chiami subito Stephan . –Si pronto? Studio dottor Knox – senti che è la voce di Stephan.

-Stephan… -sussurri. 

-Jean che succede? – ti chiede allarmato. Tu scuoti la testa, anche se lui non può vederti.

-Nulla, è solo che ci sono delle persone nel vialetto… Aspettano voi – sussurri spaventato.

Stephan tace per un momento e poi parla. –D’accordo. Chiamo Louis, sto arrivando – ti dice. Lo senti chiamare il dottore e poi chiude.

Aspetti in ansia che arrivino i tuoi fratelli, sei seriamente spaventato.

I minuti passano e a te sembra un’eternità, finché non decidi di constatare di persona l’identità di quei tizi.

Apri di poco la porta e li osservi; sono seduti sui gradini del portone. –Chi siete? – chiedi tentando di essere minaccioso.

Vedi la donna voltarsi verso di te e sorridere. –Tranquillo… - ti dice avvicinandosi di poco. Tu indietreggi pronto per chiudere la porta. –Siamo gli assistenti sociali –

 

I tuoi fratelli sono arrivati finalmente. E ora sono seduti a tavola, devono del cafè.

Non appena hanno saputo che quelli erano assistenti sociali ti hanno mandato in camera tua. Non capisci il motivo, ma sei subito sgattaiolato di sotto per vedere cosa dicevano.

E infatti non hai trovato una buona atmosfera. I tuoi fratelli sono seri, quasi rabbiosi.

Ti avvicini di più per sentire cosa dicono, ti nascondi dietro il divano.

-Allora ragazzi… vedo che avete trovato entrambi un lavoro – dice compiaciuta la donna.

Stephan distoglie lo sguardo. –Si e come può vedere siamo autosufficienti – sputa ostile.

La donna sorride. –Lo vedo…e di vostro fratello? Che mi dite? – chiede poi saccente.

Sa di aver toccato un tasto dolente.

-Sta bene! – urla Louis alterato.

Vedi Stephan fargli cenno di calmarsi.

-Vostro fratello ha bisogno di uno psicologo – profera poi  la donna. Tu indietreggi spaventato.

Non sei pazzo, non hai bisogno di quella roba.

Stephan si alza. –Jean non ne ha bisogno invece, è perfettamente in grado di guarire con noi – ribadisce contrario.

-Oh non lo metto in dubbio… Ma vostro fratello non può far altro che peggiorare.. ve ne rendete conto? – lo interrompe invece la donna.

-Non siete in grado di badare a voi stessi e a vostro fratello…Ha bisogno di cure –anche la donna si altera.

Louis la guarda irato, mentre Stephan le lancia occhiatacce.

-Verrete trasferiti in casa di uno dei nostri collaboratori –. Vedi la donna alzarsi e dirigersi alla porta.

-Avete tre giorni di tempo per preparare le valige – avverte.

Stephan la segue e le blocca il passaggio . –E se per caso dovessimo rifiutare? – chiede astioso.

La donna lo guarda. –In quel caso Jean verrebbe portato via a forza… Finirebbe in un manicomio – lo minaccia.

Tu ti senti morire. Non vuoi finire in uno di quei posti orribili dove i pazzi vengono legati ai letti e imbottiti di farmaci.

Corri subito in camera tua, sai che ti hanno visto, ma non t’importa, vuoi soltanto stare da solo. Vuoi piangere.

Ogni volta che la tua vita si rialza ecco che succede qualcosa che ti fa nuovamente soffrire. Quando credi di aver trovato la pace, eccoti di nuovo all’inferno.

Marcirai col demonio.

Tuo padre te lo ripeteva sempre e solo ora capisci quanto aveva maledettamente ragione.

Ti chiudi in camera e ti butti sul letto. Cominci a piangere e stringi a te i cuscini, tentando di soffocare le tue urla.

Urli, urli come un forsennato e stringi le mani, tanto forte che le nocche diventano bianche. Tanto forte che sanguini.

Senti i tuoi fratelli salire in camera tua. –Jean… - ti chiamano dolcemente.

Ma tu di dolcezza non ne puoi più. Di compassione e pietà.

-Lasciatemi solo .. – sussurri rabbioso. Senti dei passi e la porta che si chiude. Sei di nuovo solo.

Non sai cosa sceglieranno i tuoi fratelli, loro non vogliono assolutamente andare in una casa che non conoscono…Ma tu neanche vuoi finire al manicomio…

Quindi che pensi di fare? Accetterai la decisione dei tuoi fratelli? Oppure li obbligherai? La scelta è difficile e lo sai anche tu.

Ma in fondo hai già obbligato i tuoi fratelli abbastanza, se vorranno opporsi e sacrificarti non potrai far altro che assecondarli. Dopo tutto, un posto vale l’altro…

Ti alzi dal letto e cammini verso la porta. Ti dirigi come un automa al piano di sotto. La gola ti fa male, hai bisogno di un bicchiere d’acqua.

Entri silenzioso, ignorando gli sguardi di Stephan e Louis, e ti dirigi al frigorifero. Preferisci non parlare con loro di ciò che è successo, sai che ti asseconderebbero per commiserazione.

Così una volta preso il bicchiere d’acqua ti dirigi in camera tua. Al buio, dov’è giusto che tu stia.

-Jean aspetta – ti senti però chiamare. Ti volti lento verso Stephan.

Lui esita un attimo e poi parla. –Sappiamo che hai sentito tutto… - comincia titubante. –E non vogliamo che tu ti allarmi inutilmente. – continua.

In quel momento il tuo sguardo diventa furioso. –Allarmarmi di cosa Stephan?? – urli furente. –Io non sono pazzo lo capisci? Non sono un idiota! - continui allontanandoti. –Capisco la gravità della situazione…e capisco anche la vostra di situazione… -

-Quindi vi lascio carta bianca. Se volete trasferirci… - cominci triste. –Ne sarò felice… Se invece volete restare… - le lacrime rigano i tuoi occhi. -Sarò pronto ad andarmene … - e lì cominci a piangere silenziosamente.

-Non voglio impietosirvi… - dichiari, mentre con moto di stizza ti asciughi gli occhi. –Quindi sentitevi liberi di scegliere ciò che ritenete più giusto. – dichiari, allontanandoti.

Hai fatto un discorso meritevole, non c’è che dire…

Ora devi solo sperare in una scelta vantaggiosa dei tuoi fratelli.

Sali in camera e cominci a preparare i bagagli, comunque vada sloggerai ugualmente, quindi meglio prepararsi prima.

Così cominci a prendere le tue cose, i tuoi vestiti e.. Si, anche i tuoi tranquillanti.

I tuoi fratelli te li danno per farti stare bene, ma tu non li prendi mai ed è per questo che sei perennemente tormentato.

Forse sei davvero pazzo…

Sei talmente assorto nei tuoi pensieri che neanche ti accorgi di Stephan, è dietro di te e ti osserva in religioso silenzio.

-Jean? – ti chiama poi.

Ti volti di scatto, non ti aspettavi di vederlo. –Che vuoi? – sbotti poi sul momento.

Non sai proprio cosa dire.

Stephan ridacchia malinconico. –vieni qui… - ti sussurra prendendoti la mano e guidandoti verso di lui.

Si è seduto sul letto.

-Ascolta Jean…Io e Louis avevamo deciso fin dall’inizio di trasferirci… - t’informa serio.

Tu sgrani gli occhi. –Non volete mandarmi via? – chiedi speranzoso. Hai gli occhi che brillano.

Stephan scuote la testa. –No, ma ci sono delle cose che devi fare… - continua.

Tu lo fissi incuriosito. –Che cosa? – chiedi confuso.

-Diciamo che sono delle nuove regole - . Regole? Le hai sempre odiate.

-In casa di questa persona non dovrai far chiedere il permesso, se non vuoi essere avvicinato sarai tu ad allontanarti –  t’informa ancora più serio.

Hai afferrato bene il concetto; casa nuova, vita nuova.

-Non dovrai urlare e non potrai girare per casa da solo, aspetta sempre che ci siamo io o Louis. –

-Dovrai prendere ogni giorno i tranquillanti, non dobbiamo arrecare disturbi eccessivi. – ti avverte.

Tu lo ascolti e annuisci automaticamente.

-Niente film horror… -. E questa è la cosa che ti lascia spiazzato.

-Cosa? – chiedi incredulo. –Ma…Non potete – continui senza parole.

Stephan scuote nuovamente il capo. –Jean devi attenerti a queste regole…Magari quando non ci sarà nessuno potrai vederli – continua Stephan.

Sai che lo fa solo per consolarti e sai che questa prospettiva è un po’… terribile.

Annuisci allora triste, il tuo morale è a terra.

-Mi dispiace Jean…Ma se ci cacciano… - non riesce a finire la frase, le parole gli muoiono in gola quando vede che piangi.

Ti abbraccia a sé e ti stringe piano. –Tranquillo…Vedrai che non sarà così terribile – ti rincuora.

Cerchi di sorridere. –Si… - rispondi automaticamente.

Lui ti da un boffetto sulla guancia e sorride. –Su, cominciamo a prepararci, che di pomeriggio ti faccio la torta ci stai? -.

Ora ti senti un bambino, coccolato e viziato. –Si – annuisci entusiasta.

E cominciate così a preparare tutto l’occorrente per il trasloco. Avete deciso di lasciare i mobili, porterete via solo ciò che ha un valore affettivo.

Siete rimasti nella vostra casa dopo tutto, ogni cosa vi ricorda vostra madre e.. si, anche vostro padre.

È ora di ricominciare.

I  tuoi film horror sono finiti in una borsa, alcuni però li hai dovuti buttare. Non potevi di certo portarli tutti.

Sei triste per questo cambiamento, se prima avevi un po’ di libertà ora l’hai persa. E l’hanno persa pure i tuoi fratelli.

Pensi a questo, mentre prendi le ultime cose e le riponi nella borsa, ci sta tutto e anzi lascia un po’ di spazio

In un giorno avete preparato tutto, dovete solo scegliere gli oggetti da portare e quelli da lasciare.

Ma a questo penserete dopo la torta.

Sei pimpante e felice, è da molto che non ne mangi; torta alle fragole, la tua preferita.

A dir la verità tu adori le fragole, con la panna, sulla torta, se te le mettessero in una minestra le mangeresti ugualmente.

Sorridi a quel pensiero, perché sai che poi ti sentiresti male.

Così corri in cucina pronto per la tua torta, ti posizioni al tuo posto e aspetti pimpante.

-Calma Jean, non scappa mica – ride Stephan. In quel momento entra anche Louis che si siede davanti a te.

-Fammi indovinare – comincia seccato. –Torta alle fragole? – chiede sapendo già la risposta.

Tu ridi e annuisci, ricevendo da Louis un’occhiataccia.

-Forza, ho fatto anche la torta al cioccolato – vi accorda Stephan. -Su, ora zitti e mangiate – vi dice, mentre esce la tua torta dal frigo e  quella di Louis dal forno.

Trovi che le torte di Stephan siano davvero buone, le migliori, ma forse perché non ne hai mai mangiate altre.

Una volta che hai la torta davanti a te cominci a tagliarla e a mettere una fetta nel tuo piatto.

E passate così il pomeriggio, tra la torta e i battibecchi con Louis. Ti sei divertito molto.

A cena non mangi nulla, dopo quella torta non ne hai minimamente voglia. Così aiuti i tuoi fratelli a sparecchiare e ti metti davanti il televisore.

-Posso vedere un film ? – chiedi rivolgendoti ai due.

Devi avere uno sguardo triste, perché i tuoi fratelli ti guardano ancora più tristi.

-D’accordo.. metti quello che vuoi – ti dicono con tono grave. Eri convinto che  Louis avrebbe fatto una delle sue solite scenate, invece entrambi vengono accanto a te e si siedono sul divano.

Decidi di mettere il tuo preferito, anche se non è tanto horror l’hai sempre adorato. In questi due giorni rimanenti vuoi guardare talmente tanti film horror che dovrai esserne nauseato.

Così metti la cassetta nel videoregistratore e il film parte.

“Il mistero di Sleepy Hollow “ insieme a “Il patto dei lupi” è il tuo preferito. Li hai sempre adorati.

Ti siedi allora sul tappeto, appoggiando al schiena ai piedi del divano.

Ti rilassa vedere quei film.

Così neanche il tempo di arrivare a metà che ti sei addormentato. Tuo fratello ti prende e ti porta in camera tua, se dormissi per terra vedi che dolori poi.

Speri davvero di dormire tranquillo questa volta.

 

Verde chiaro il prato fiorito.

Giallo scuro la sua bottiglia d’Alcool.

Paglia e fieno il tuo fisico debole.

Nero d’onice il tuo occhio sinistro.

 

Ti dirigi a passi piccoli e lenti verso la camera di Stephan e Louis. Hai fatto di nuovo un brutto sogno.

E ormai sai che quando non riesci a dormire è quello il rifugio perfetto.

T’intrufoli sotto le coperte sperando di non aver svegliato nessuno, al contrario, però, Stephan ti abbraccia.

Capisci che doveva averti aspettato, tu gli sei grato per queste premure.

Ti lasci coccolare, finché non ti addormenti. Ora il tuo sonno potrà essere tranquillo.

L’indomani mattina sei sveglio di buon ora. I tuoi fratelli ancora dormono, se così possiamo dire…

Louis è caduto a terra, sicuramente devi avergli dato un calcio. Invece Stephan è sul bordo del letto, manca poco che cada anche lui.

Ti ritrovi a pensare che i tuoi fratelli hanno una pazienza infinita.

Scendi al piano di sotto, preparerai la colazione.

Osservi la tua casa, ormai è quasi vuota. I mobili sono già stati coperti con le lenzuola, ti soprammobili più importanti sono stati già tolti.

La vostra casa ormai è spoglia, come è vuoto il tuo corpo.

Un semplice involucro.

Apri la dispensa, ormai ci sono le quattro cose essenziali, e il frigorifero è ormai svuotato del tutto.

Non sapete dove andrete a finire, forse cambierete anche città.

Chiudi gli occhi e ripensi a com’era prima questa casa. Tua madre che cucinava, tuo padre che tornato da lavoro ti portava sempre un film.

Pensi che ti manca tutto questo, ti manca il calore di una famiglia.

Piangi a quei ricordi e ti disperi, come ormai fai sempre.

Serri le labbra e con tutto che piangi continui a preparare la colazione. Non vuoi assolutamente lasciarti andare ai ricordi, non vuoi soffrire più di quanto non fai già.

Una volta finito, impiatti le omelète e ti prepari il cafè.

I tuoi fratelli dovrebbero scendere a momenti, per cui ti siedi e con il viso rigato dalle lacrime, sorseggi il tuo cafè.

Senti già i passi di Stephan che raggiungono la cucina.

-Buon giorno .. – ti saluta ancora insonnacchiato.

-‘giorno.. – saluti anche tu, non alzando lo sguardo, ma Stephan non è stupido, capisce subito che hai pianto. Così si avvicina e ti bacia la testa con fare paterno.

-Dai, che poi mettiamo un film – ti rincuora dandoti un boffettino sul naso.

È riuscito a rubarti un risolino. –D’accordo - .

La giornata passa in fretta, così come in fretta arriva l’indomani mattina ed è ora di andare. Preparate le ultime cose. La casa ormai è spoglia e le vostre borse sono davanti la porta, l’assistente sociale dovrebbe arrivare a momenti.

-Jean hai preso il film dal videoregistratore? –ti ricorda Stephan, mentre prende le ultime cose.

Tu gli lanci un’occhiata. – No, non l’avevo preso! – urli, correndo alla televisione, tiri fuori la cassetta e la infili nella borsa.

Che schifo! Di più di 80 film, te ne puoi portare al massimo 10 ..

Metti anche la tua borsa davanti la porta ed allora vai a sederti in cucina.

Sei un po’ nervoso, sono due anni che non esci di casa ed ora sei addirittura costretto a cambiare città, probabilmente.

Chissà che tipo è la persona con cui andrete a vivere.

Sai che è una donna, ma chissà se ha figli… Non hai proprio voglia di vivere con persone che non conosci…

Ad un certo punto senti il campanello, senti il cuore in gola,

Il momento è arrivato, dovrai cambiare aria, cambiare stanza. Sei terrorizzato al pensiero.

Osservi Stephan dirigersi lento alla porta. Neanche lui ha voglia di conoscere questa persona.

Apre la porta,e sulla soglia stanno due donne. Una è l’assistente sociale che era arrivata l’altro giorno.

L’altra probabilmente è la donna che vi ospiterà.

-Ragazzi lei è Karen Blake, vi ospiterà in casa sua, in un paesino vicino York. –

York, dovrete cambiare città.

-Bene ragazzi, siete pronti? – vi chiede poi l’assistente sociale. Sorride vittoriosa.

Ci hanno provato tutti, solo lei c’è riuscita.

Fate tutti cenno di si e portate le vostre cose alla loro macchina.

Salite e partite. Non ti piace ciò che sta succedendo, per cui rimani in silenzio tutto il tempo, stringendo la mano ai tuoi fratelli.

Percorrete l’intera città in religioso silenzio e imboccate l’autostrada.

-Ragazzi avete fame? – vi chiede ad un certo punto Karen. –Non sapendo cosa vi piace, ho preparato dei panini –dice poi prendendo il cestino accanto a lei.

Guida come una spericolata questa donna.

Vi porge i panini e riprende la guida, sotto gli occhi dell’assistente sociale.

-Grazie… - bisbiglia Stephan non sapendo che dire.

Apre il cestino e ne estrae un bocconcino, te lo porge. –Mangia, che oggi non hai toccato cibo – ti dice amorevole. Ne porge uno anche a Louis e piano mangiate.

Vedi Karen sorridere.

Arrivate a York e sai che manca davvero poco all’imboccare il paesino…

Sei ancora scosso, non sapete cosa vi aspetta. Temi possa aspettarti l’inferno.

È già sera inoltrata. Forse è già notte.

Non hai tanta fame, la paura ti blocca l’appetito ed anche la parola.

-Vi annoiate? – richiede poi Karen. –Una mezz’oretta e arriviamo – v’informa pimpante. Voi non siete affatto felici della notizia.

Arrivate poi finalmente a destinazione. Karen parcheggia e vi fa entrare in casa sua.

-Ecco qua ragazzi – profera, mentre entrate in casa. – Non è grande, ma è confortevole -.

Non è grande? Quella casa è mastodontica, il doppio della vostra.

Ti ritrovi a guardare il grande salone, la cucina spaziosa, ancora non sai quante camere ci sono

-Bene ragazzi, vi lascio nelle sue mani – dice poi l’assistente sociale. –Io vado – continua poi, uscendo di casa e andando via.

La casa è davvero confortevole e bella. Il televisore è enorme, peccato non poter vedere film horror.

-Su posate tutto davanti la porta, venite a mangiare, avrete fame – Karen sorride, mentre si dirige verso la cucina.

È quasi mezza notte.

In cucina ci sono delle cose nel forno. -Vi piace la pizza? – chiede poi, impacciata.

Voi annuite piano, mentre vi dirigete in cucina.

-Mia sorella ce ne ha ordinate quattro, deve averle messe nel forno pronte per essere riscaldate – continua accendendo. –Non sarà il massimo, ma per ora può andare… -

Comincia a preparare la tavola, mentre voi la osservate spaesati, non sapete come muovervi, tu poi non vuoi neanche avvicinarti.

Continui a restare alla parete, senza avere il coraggio di unirti a loro.

 La donna mette le pizze a tavola. –Jean.. – ti chiama titubante. Probabilmente sa chi sei e dal tuo comportamento ti ha riconosciuto. –Vieni qui a sederti – ti dice, mentre sposta la sedia a capo tavolo. 

Lentamente la raggiungi, scappi ad ogni suo possibile tocco e ti siedi sulla sedia.

Karen sorride dolce, ti ricorda la tua mamma.

-Sedetevi anche voi ragazzi – dice ai tuoi fratelli e vi sedete tutti insieme.

Tu non hai molta fame, ma mangi comunque la pizza che ti ritrovi davanti.

Anche i tuoi fratelli sono restii a mangiare, continuano a guardarsi in volto e abbassare lo sguardo.

Karen sembra notare il vostro malessere. –Su ragazzi non fate così .. – cerca di rincuorarvi.

-So che non è facile abbandonare la vostra casa, ma vedrete che qui starete bene… Ci sono un sacco di persone gentili e molti ragazzi della vostra età – continua sorridendo.

-Poi ci sono i miei nipoti… Sono più grandi di voi, ma sono molto simpatici – vi dice.

Tu non l’ascolti neanche, al contrario però i tuoi fratelli sembrano più tranquilli.

Finite di mangiare e sparecchiate tutto, aiutate Karen . Anzi aiutano, perché tu non ti sei neanche alzato.

Continui a guardare il vuoto, sperando che la tua mente possa tornare a casa tua.

Stephan e Louis si accorgono della tua sofferenza. –Jean, vieni – ti dicono porgendoti la mano. Una mano che tu però non vuoi accettare.

La scosti in malo modo. Non vuoi aiuti, non vuoi nessuno, hai solo tanta paura.

Karen ti guarda triste, forse vuole aiutarti, ma non sa come fare.

-Forse è meglio che andiamo a letto – suggerisce andando in salotto.

Ad un certo punto sentite un tonfo. Karen ha inciampato in una delle vostre borse ed è caduta.

I tuoi fratelli corrono ad aiutarla, mentre tu rimani nascosto tra la soglia e la cucina. Non osi avvicinarti.

Noti che la donna è caduta per colpa della tua borsa dei film, infatti sono tutti sparsi per terra.

-Oh ci dispiace signorina – sussurra Stephan che, dopo averla aiutata, prende tutti i tuoi film e li rimette nella borsa, ti guarda male.

Karen ride. –Non preoccuparti, sapessi quante volte sono caduta – scherza. Poi il suo sguardo va suoi tuoi film, ne prende uno. “ The ring” .

Ti guarda e sorride. –Ti piacciono i film horror? – chiede abbozzando un sorriso.  Tu accenni un debole si col capo.

-Vieni … - ti dice poi, mentre si dirige al centro del salone.

Tu la segui di poco, finché non vedi che ti porge la mano.

Dopo averla fatta cadere il minimo che tu possa fare è prendergliela.

Cosi ti conduce fino al mobiletto. Lo apre, rivelandoti tutti i film che vi sono dentro.

-Sai anche a me piacciono molto – ti dice prendendone qualcuno e mostrandotelo.

Ne avrà a centinaia, un intero mobile pieno zeppo di film.

-Puoi vederli quando vuoi – t’informa poi stirando le labbra in un sorriso.

A quelle parole ti senti rincuorato. Karen è simpatica, ti piace.

Ti da poi una pacca sulla spalla. –Forza a letto, domani mattina ne vediamo uno ci stai? – ti fa l’occhiolino e, prese le vostre borse, vi conduce al piano di sopra.

Ben sette camere, come immaginavi quella casa è enorme.

Karen vi mostra le vostre stanze, sono separate. –Ah finalmente non dovremo più dividere il letto – esclama Louis sollevato.

Stephan ride. –Eh già –

La stanza di Karen è in fondo al corridoio.

-I letti sono già fatti – vi informa mentre si dirige nella sua stanza. –Buona notte ragazzi.. Se avete problemi non esitate a chiamarmi - .

E ve ne andate a letto; ognuno nella sua stanza.

Non sei più abituato a dormire da solo, ti sembra strano.

Ti alzi allora dal letto e, uscito dalla stanza, zampetti fino la camera di Stephan, compiaciuto di trovare anche Louis.

Il letto è piccolo, ma Stephan vi accoglie entrambi.

Magari così vi sentite un po’ a casa.

 

L’indomani mattina come promesso Karen ti fa scegliere un film e te lo mette. Sei felice perché finalmente ti rilassi.

I suoi film sono per la maggior parte classici, film suggestivi che tu avevi solo sentito nominare.

Oggi hai scelto “ Jack lo squartatore” non l’hai mai visto, nonostante ti abbia sempre incuriosito.

I tuoi fratelli intanto sono in cucina che aiutano Karen a preparare la colazione, parlano di molte cose.. Parlano di te.

E tu, nonostante guardi il film, ascolti ciò che dicono.

-Jean s’innervosisce in presenza di persone estranee – le spiega Stephan.
Constati che in parte ha ragione. Non ti sono mai piaciute le persone che non conosci, hai paura che ti giudichino.

-Sapete ragazzi, io ho dei nipoti – spiega poi Karen mentre prepara del cafè. –Sono i figli di mia sorella – continua.

Louis alza lo sguardo. –Quante sorelle ha? – le chiede curioso.

-Ne ho due – risponde lei. – io sono la più piccola – continua.

-Mia sorella Cristine è la maggiore, è sposata, ma senza figli. Invece Katrine, la seconda, ha due figli; Ben e Chris – continua a spiegare.

-Benjamin ha 17 anni, mentre Christopher ne ha 16 , sono due bravi ragazzi, sono sicura che farete subito amicizia –

Tu intanto continui ad ascoltare, non ti piace l’idea di conoscere i suoi nipoti.

-Dovrebbero arrivare tra qualche ora - .

Ti concentri allora sul film, capendo di non poterti opporre.

-Ah, ragazzi, mi sono presa la libertà di iscrivervi a scuola .. –

A quella frase tutti e tre vi voltate verso Karen come turbati. I tuoi fratelli si voltano verso di te.

Tu li guardi, loro di guardano.. E insieme guardate Karen.

-Jean non va a scuola da due anni.. – sussurra Stephan abbassando lo sguardo.

Karen sorride rassicurante. –Tranquilli.. L’assistente sociale  ha già provveduto.. Jean avrà un’insegnante di sostegno e..-

-Non ne ho bisogno!! – urli tu, interrompendola. Ti alzi dal divano e ti avvicini. –Non sono pazzo lo capite! Non sono stupido o ritardato! – continui ad urlare.

Il tuo volto è una maschera di odio puro. Karen è spaventata.

Il tuo respiro è accelerato e l’ira è molta. –Basta voglio andare via – sussurri irato, mentre tenti di uscire dalla porta.

Stephan si alza di scatto e ti ferma. –Jean, Jean! – ti urla fermandoti.

-Guardami.. Guardami! – ti afferra la testa. –Mi guardi? – continua a chiederti .

Volti allora lo sguardo incrociando i suoi occhi.

Col suo corpo ti stringe al muro, impedendoti di allontanarti.

-Jean, che cosa ti ho detto l’altro giorno? – ti chiede duro.

Tu ricordi, non dovete farvi cacciare via.

Abbassi lo sguardo colpevole. –Mi dispiace… - sussurri dispiaciuto.

Noti come il viso di Stephan si sia rilassato di colpo. Noti come si sia addolcito.

-Va in camera tua adesso – ti dice poi indicandoti le scale.

Sali al piano di sopra, senza chiedere scusa a Karen, né guardarla in volto. Sei ancora arrabbiato.

Tutti ti trattano come se fossi un demente, un idiota che non sa fare nulla. Ma tu non sei così.

Sei un ragazzo normale.

Ti butti sul letto, cercando di rilassarti. Sai che la scuola è utile, soprattutto per te. Non ci saranno sempre i tuoi fratelli. Eppure hai paura.

Chiudi gli occhi ispirando l’odore delle lenzuola fresche, non ci hai ancora dormito.

Ti addormenti.

 

Odio, paura, morte e dolore.

Cuori spezzati e urla strazianti.

Corpi sudati nel cuore della notte.

Sangue sgorgante da un corpo che muore

 

-Jean.. – ti senti chiamare. Stephan è accanto a te e ti carezza i capelli .

Apri gli occhi infastidito. –Su,  alzati – ti dice poi.

-Tra poco arrivano ospiti  - continua.

In quel momento ricordi, dovevano arrivare le sorelle di Karen.

Anche se controvoglia ti alzi e ti dirigi di sotto.

Noti come la donna sfugge il tuo sguardo e ti senti colpevole. Lei ci sta provando, perché non ci provi anche tu?

Ti avvicini allora a lei e le afferri titubante la manica. –Mi dispiace.. – sussurri pentito.

Lei si blocca di colpo, sembra stupita. Poi ti sorride dolce. –Tranquillo .. Avevi ragione ad alterarti.. –

-Sono stata indelicata – sussurra.

Le sorridi, per la prima volta sorridi a qualcuno che non sia i tuoi fratelli. Ti senti bene.

Sentite poi suonare alla porta, le sorelle di Karen sono arrivate.

Tremi leggermente, mentre ti nascondi dietro Stephan, sei terrorizzato.

Karen apre la porta, mentre voi aspettate in salone.

Vedi entrare un sacco di persone, hanno portato dolci e torte.

Due donne, due uomini e due ragazzi.

-Sorelle loro sono Stephan, Louis e Jean – vi presenta Karen sorridendo.

Vi guardano, ti senti a disagio perché sai che sicuramente sanno la tua condizione.

-Oh ma che ragazzi carini! – senti dire.

La prima donna si avvicina sorridendo e vi bacia sulle guance, sembra entusiasta all’idea di conoscervi.

Ti senti più tranquillo ora.

Pranzate tutti insieme, la signora Katrine vi ha preparato le lasagne, una specialità Italiana. Hai scoperto che sono di origine siciliana e per un attimo ti chiedi come sia quella terra di cui loro parlano tanto.

Ti piace la tavola imbandita di cibo, le voci allegre che aleggiano nell’aria. L’atmosfera festosa.

Pensi che nonostante tutto Karen e la sua famiglia sono persone apposto, sono simpatiche. Ed anche Chris e Ben lo sono.

Durante il pomeriggio avete visto tutti insieme un film horror, hai scoperto che in quella famiglia sono tutti fanatici dell’Angst.

La sera avete mangiato il polpettone, quello della signora Cristine è in assoluto in migliore che tu abbia mai mangiato.

In fatto di cucina, esclusa Karen, sono tutte bravissime. Persino Ben cucina bene, la torta alle fragole l’aveva preparata lui.

Stephan si è subito fatto dare tante ricette che prima non conosceva, con la promessa di prepararti torte squisite, mentre Louis ha cominciato a parlare con Chris del calcio.

Louis, prima che tutto cambiasse, era il capitano di una squadra, se non avesse avuto il lavoro sarebbe di certo diventato bravissimo.

Entrambi hanno dovuto lasciare tutto per te, di questo gli sei grato, ma ti senti in colpa.

Chiudi gli occhi, mentre continui ad ascoltare i discorsi di tutti.

Karen si aggiorna con le sue sorelle sugli ultimi pettegolezzi, i mariti invece parlano di sport.

Stephan parla con Ben e Louis con Chris.

Sei annoiato, ed infine crolli.  Ti addormenti con la testa sul tavolo.

Non sei abituato a stare alzato fino a tardi, il viaggio di ieri ti ha stremato, ancora non hai recuperato il sonno.

Ultimamente ti capita spesso, ti addormenti dappertutto, la notte non dormi abbastanza, così ti rifai di giorno.

Nonostante tutto senti che ti hanno preso in braccio e ti portano in camera tua, lasciano la porta aperta.

 

Santi, diavoli..

Il tuo corpo marcisce.

Sotto l’incessante tocco di chi a parole ferisce.

 

-Marcirai all’inferno.. – te lo dice con occhi d’odio.

-Sei solo una puttana, niente di più.. – ti ricorda con tocco pesante.

Lo guardi pauroso, lo maledici con rabbia.

Il tuo corpo trema, sotto il dolore delle sue violenze.

 

 

E ti svegli così.

Urli, ti dimeni. Hai paura.

Senti dei passi, i tuoi fratelli entrano in camera. Non sono soli.

Con loro c’è  Karen, vedi che è in camicia da notte, dev’essere tardi. Senti il suo sguardo preoccupato su di te.

Non gli dai importanza, continui ad urlare, mentre sei accucciato su te stesso.

Stephan si avvicina di corsa a te, ti abbraccia.

Un po’ ti calmi, ma non la smetti di tremare. Questa volta hai sentito di essere in pericolo.

Sembrava così reale che hai creduto di essere tornato con tuo padre. Hai avuto paura.

Gli incubi ormai ti perseguitano ogni notte, sono due anni che ci convivi. Questa volta però è stato diverso.

Hai sentito le sue parole, i tuoi ricordi offuscati.

Hai provato dolore, più di quanto non facessi le altre volte. Sta volta era reale.

-Jean, che è successo? – ti sprona Stephan, non rispondi, non vuoi.

Hai disobbedito, ti aveva detto che non dovevi urlare e invece l’hai fatto.

Sei di nuovo colpevole.

Sei sporco!

Chiudi gli occhi e tremi, odi sentirti così.

–Sono sporco.. – continui però a ripetere. Stephan ti stringe di più.

-No.. Sta tranquillo.. Non sei sporco Jean.. Sei limpido – cerca di rincuorarti, ma tu non lo vuoi ascoltare.

Senti ancora quella vocina dentro di te, che ti sussurra l’amara verità. –Sporco.. – continui a sussurrare.

Ti fai pena.

Tuo fratello ti abbraccia. –Vuoi fare una doccia? – chiede in un sussurro.

Tu annuisci piano.

-Karen, possiamo usare la doccia? – si volta poi verso la donna. Lei sorride e annuisce. –Louis gli prepari il pigiama per favore? -. Ti prende in braccio e ti porta in bagno.

Sotto tua richiesta chiude a chiave e spegne le luci. Solo la luna vi illumina.

Ti senti meglio, le tenebre ti proteggono..

Nascondono il tuo sudiciume.

Stephan ti aiuta spogliarti, ti senti un po’ in imbarazzo, ma con i tuoi fratelli ormai sei abituato a fare tutto.

Una volta riempita la vasca ti aiuta a immergerti. Vuoi solo rilassarti.

Mentre lui ti lava tu chiudi gli occhi.

-No.. Stephan.. – sussurri poi, fermandolo. È troppo delicato, tu invece vuoi ferirti.

Gli togli la spugna dalle mani e cominci a lavarti da solo, sotto gli occhi attoniti di tuo fratello.

-Jean.. così non ti fai male? – ti chiede vedendo la tua pelle arrossarsi.

Tu scuoti il capo. –Sono sporco.. il mio corpo se lo merita.. – rispondi in un sussurro.

Sai di aver turbato Stephan, non ti faceva così masochista.

Ma tu vuoi così, il tuo corpo è marcio, ti fa schifo. Dev’essere punito.

Senti poi tuo fratello tremare impercettibilmente. –Jean? – comincia titubante.

Ti volti verso di lui. Esita un attimo, poi parla.

-Uno psicologo.. – dice tutto d’un fiato. –Ti andrebbe di parlare con uno psicologo? – ti chiede abbassando lo sguardo.

Teme una qualche tua scenata.

Sei invece tranquillo. –Non possiamo permettercelo.. – dici sicuro.

Non ti va di arrabbiarti, non vuoi essere visto come un pazzo.

-La scuola, ne ha uno.. – continua lui.

-Dicono sia molto bravo.. è anche simpatico – cerca di spiegare.

Guardi Stephan con un’occhiataccia.

-Prova.. Se non ti trovi smettiamo subito.. Te lo prometto – cerca di persuaderti.

Ti chiedi da dove gli sia venuta in mente quest’idea, ne deduci che deve averne parlato con Karen.

-E sia.. – accetti svogliato. Alla fine si tratta solo di una volta, rifiuterai subito.

Stephan sorride e ti bacia il capo. –Non credi sia abbastanza? – ti chiede poi rivolgendosi alle tue gambe.

Sono rosse, ti fanno male.

Gli lanci un’occhiata cupa. Forse può anche andare, domani ti laverai come si deve.

Le tue carni devono sanguinare.

Esci dalla vasca aiutato da Stephan, che ti aiuta a rivestirti.

Ti prende poi, nuovamente, in braccio e ti porta in camera sua. –Dormi con me? –ti chiede sorridendo.

Sa già la risposta.

Ti ha abbracciato per tutta la notte, proteggendoti e facendoti sentire al sicuro.

 

L’indomani come d’accordo ti hanno fatto conoscere quell’uomo.

Ti sei vestito in fretta, una maglietta gialla, una giacca verde e i jeans. Ti hanno portato a scuola.

È grande, con una palestra spaziosa e tanti attrezzi. I corridoi sono lunghi, e c’è solo una sezione per classe.

Deve contenere davvero tante persone questo paesino.

Sei nervoso, non hai mai voluto incontrare gli psicologi, soprattutto a scuola.

Quando arrivate nel suo ufficio tremi e stringi la mano dei tuoi fratelli.

-Buon giorno dottore – sussurra Karen entrando.

Voi la seguite e vi ritrovate davanti il grande studio dell’uomo.

È ben arredato, con una grande scrivania, una libreria con tanti libri, c’è persino il piano bar.

Ti senti a disagio, soprattutto quando noti i disegni appesi sulla parete dell’uomo. Disegni inquietanti.

-Salve ragazzi – vi saluta lo psicologo.

-Salve.. – rispondete quasi all’unisono.

Tu hai parlato piano. Continui a stringere la mano dei tuoi fratelli, hai quasi paura di rompergliela.

-Salve Jean.. – il dottore si avvicina a te. –Il mio nome è Sebastièn.. Sebastièn Depardieux… - ti porge la mano.

Tu in silenzio la stringi. –Potrei parlare da solo con lui? – chiede poi.

Tu t’irrigidisci di colpo, non vuoi restare da solo là dentro. Non con un uomo che non conosci.

I tuoi fratelli fanno cenno d’assenso, mentre tu cerchi di fermarli.

Vuoi impedirgli di andar via. Li tiri verso di te.

-Jean tranquillo – ti sorride invece Depardieux.

Chiudi gli occhi, cerchi di rilassarsi, mentre i tuoi fratelli escono e tu vieni condotto verso la scrivania.

-Quanti anni hai? – ti chiede.

Lo guardi, ti tieni a debita distanza.. Ricorda, non sai nulla di lui, devi stare attento.

-Quattordici.. – sussurri incerto, mentre continui ad indietreggiare.

Sebastièn si siede. –Puoi metterti lì se vuoi.. – ti indica il divanetto in fondo alla stanza.

Ti dirigi silenzioso. Ti siedi e cominci a giocherellare con le dita.

State in silenzio per un po’. Tu non hai voglia di parlare e Depardieux non ha nulla da dire.

-Bello il tempo oggi vero? – ti chiede poi, indicando fuori la finestra.

Il sole splende sovrano.

Lanci un’occhiata al punto indicato. –Preferisco i giorni di pioggia – rispondi secco.

L’uomo ridacchia. – Vuoi qualcosa da mangiare? – ti chiede.

Fai cenno di no col capo. E scende il silenzio.

Tu continui a mordicchiare le dita, lo fai sempre quando sei nervoso. Pensi che non vedi l’ora di andartene e di non tornare mai più.

-Ti va di fare un gioco? – ti chiede poi.

Lo guardi sorpreso. –Che gioco? – chiedi curioso.

-Io ti dico una parola. E tu devi dirmi la prima parola che ti viene in mente.. ti va? –

Annuisci e ti prepari. Ti piacciono i giochi, soprattutto questi strani.

-Se ti dico sole, tu cosa dici? –

-Luna – rispondi senza neanche pensarci.

-Cielo? – richiede

-Nuvola – rispondi.

-Giorno?–

-Notte –

-Famiglia? –

-Mamma.. –

-Mamma? –

-Figli –

-Figli? –

-Fratelli .. –

-E se ti dico papà? –

Tu non rispondi. Abbassi lo sguardo e ti accucci su te stesso.

Che motivo hanno tutti di chiederti di tuo padre?? Non lo capisci proprio.

Ti fa rabbia non capire.

Non parlate più e alla fine il dottore si alza. –Forse è meglio smettere per oggi.. –  apre la porta. –Spero di rivederti.. –

Tu neanche lo ascolti, ti alzi e corri verso la porta, afferrando i tuoi fratelli e cercando di trascinarli via.

Hai lo sguardo basso.

Vi dirigente di fretta a casa, e corri subito in camera. Vuoi stare da solo.

Le parole dello psicologo ti hanno fatto paura.. ti fanno piangere.

Avresti voluto rispondere alla domanda.

-E se ti dico papà? –

Alla fine a te questa parola non dice nulla.

Non ami tuo padre.. Non lo odi.

Ricordi le sue coccole, i suoi regali, le sue attenzioni, i momenti vissuti insieme. Ma ricordi anche le sue violenze, le sue grida.

 

Quella sera tuo padre era tornato ubriaco, più del solito Era entrato in casa e aveva preteso la cena.

I tuoi fratelli non c’erano.. eravate solo voi due.

Ricordi che si era alzato di colpo, e che si era diretto verso di te.

-Vieni con me.. – ti aveva detto.

Faceva puzza di liquore e la sua voce calda era rivoltante. Avevi un forte dolore allo stomaco.

Avevi paura.

Sapevi che in quel momento avrebbe potuto fare di tutto.. ma non avevi fatto niente.

Lo avevi seguito senza indugi, come facevi sempre. Eri un cagnolino che seguiva il suo padrone.

Ti aveva portato in camera e ti aveva condotto sul letto.

-Aiutami..- ti aveva sussurrato, indicando la sua camicia mal concia .

Avevi poggiato le tue piccole mani sui bottoni, lo stavi aiutando a toglierla.

-Anche questi – rivolto ai pantaloni.

Lo avevi aiutato anche lì.

Non sapevi però che con la tua obbedienza avevi scaturito in lui un desiderio osceno. Possederti

Ti aveva spinto sul letto, incurante del gemito di dolore che ti eri lasciato scappare.

Ti aveva tolto i pantaloni e con forza inaudita aveva spalancato le tue fragili gambe.

Avrebbe potuto rompertele.

Aveva poggiato  la sua grande mano sulla tua testa, proprio sugli occhi per impedirti di vedere qualcosa.

E mentre le sue mani esploravano parti, che dovevano essere precluse persino a te, aveva spinto forte entrando con violenza nel tuo corpo.

E dolore e inferno.

Odio e pece.

Dolore, dolore, dolore, dolore.

Solo dolore. Nient’altro che dolore.

Spingeva forte, facendoti sanguinare.

Ti stringeva la testa, temevi quasi potesse rompertela.

Ti toccava, ti faceva ribrezzo.

Ti aveva baciato. Ti eri sentito morire.

Rosso di sangue.

Rosso di vendetta.

Volevi spingerlo via..

Scappare lontano, chiedere aiuto. Non ti eri mosso.

Il tuo corpo era bloccato, le lancette dell’orologio battevano le ore.

E la tua mente.. come un orologio rotto scandiva il tempo.

Attimi interminabili nel cuore della notte
.
Grida implacabili al centro della gola.

Odio,terrore, repulsione. Morte

Volevi morire, come non avevi mai desiderato in vita tua.

Tuo padre ti aveva sporcato. Aveva portato via la tua innocenza.

Lui che avrebbe dovuto proteggerti, era diventato il tuo peggiore incubo.

Come quando da bambino correvi da lui, per un mostro sotto il letto
.

Ora tuo padre era diventato il tuo mostro nell’armadio
.

Solo che lui era reale.

Ma in fondo Jean perché piangi? Tu sei sporco, devi marcire col demonio.

 

-Jean –ti senti chiamare.

Tuo fratello è sulla soglia della tua stanza, ti sta sorridendo.

-Oggi ti andrebbe di conoscere delle persone? – ti chiede poi.

Ti alzi lento e ti volti verso Stephan. –Che genere di persone? – chiedi innocente.

Scendete al piano di sotto, ci sono Louis, Ben e Chris. Con ci sono altri tre ragazzi con loro.

Cammini lento e ti dirigi al divano, proprio davanti a loro.

-Ragazzi.. loro sono Jean, Stephan e Louis.. si sono trasferiti da poco – spiega Ben.

-Quando inizierà la scuola saranno nostri compagni – continua.

Tu guardi i tre ragazzi a lungo. Non sembrano antipatici, ma non sembrano neanche tanto intelligenti.

Soprattutto il biondo.

-Loro sono Geffry, Julian e Oliver -

-Ciao – saluta poi il primo.

I tuoi fratelli cominciano tranquillamente a conversare, mentre tu rimani in silenzio.

Troppo scosso per ciò che è successo.

-Ehi Jean.. – ti senti poi chiamare.

Chissà perché tutti riescono a riconoscerti.

-Che c’è? – rispondi svogliato.

Vedi Geffry sorriderti, con una faccia da ebete. –Lo vuoi un lecca lecca? – ti chiede.

Ti s’illuminano gli occhi. –Che gusto?? – chiedi pronto, e pimpante.

-Fragola? –

Accetti con piacere, e ti senti rinato. Quel ragazzo già ti sta simpatico, anche se prima lo avevi giudicato male.

 

È una settimana che ormai vai da quello psicologo. Non perché credi che ti possa aiutare, ma perché ne approfitti per vedere la scuola dove dovrai andare.

-Buon giorno Jean – ti saluta lui.

-Buon giorno.. –

Si volta verso la finestra, bagnata dalle gocce di pioggia. –Oggi piove.. – sussurra compiaciuto.

Tu ti volti. –Già.. oggi è una bellissima giornata.. – proferi, rapito dal temporale lì fuori.

-Dimmi Jean.. ti piacciono i disegni? – lo guardi interrogativo.

Non sai cosa pensare. Vuole invitarti a fare un disegno? O mostrarti uno di quelle orribili raffigurazioni nere?

Annuisci lento. E osservi i l dottore alzarsi e prendere un blocchetto di disegni.

Come pensavi erano le figure nere.

Sospiri abbattuto. Non hai mai sopportato gli psicologi, ti trattano sempre come fossi un ritardato. Come un qualcosa da studiare.

-Se ti mostro questi disegni.. tu devi dirmi a cosa ti fanno pensare.. d’accordo? – ti spiega l’uomo.

Non ti va di fare questo gioco. –A quale scopo? – chiedi irritato.

Depardieux ti guarda, ridacchiando. –Secondo te, qual è lo scopo di tutto ciò? – ti chiede poi duro. –Qual è lo scopo per cui noi due siamo qui? – continua.

Lo guardi in silenzio. –Io non sono pazzo.. – sussurri quasi irato.

Lo psicologo ti guarda. –Nessuno dice che tu lo sia.. – ti risponde.  –Ho solo bisogno di valutare la tua percezione della realtà – ti spiega.

Sei silenzioso come non mai. –Cos’è un modo gentile per dirmi che vuole studiarmi? – chiedi sarcastico.

Depardieux ride. –Sai Jean, mi piace il tuo modo di fare –

-Sei schietto, non ti fai problemi. Si è la verità.. Nessuno è riuscito a comprendere il tuo modo di vedere le cose.. Io voglio farlo – ti spiega netto.

Gli lanci uno sguardo furioso. Odi quando qualcuno ti tratta come un oggetto, ma sei felice che sia stato sincero con te.

-Il mio modo di vedere le cose è uguale a quello di tutti gli altri – proferi neutro. 

L’uomo ti guarda. –Sai Jean.. ho letto le tue cartelle cliniche… - ti dice alzandosi dalla sua poltrona. –Dal primo psicologo che ti ha visto, alla mia diagnosi non c’è molta differenza.. –

-Ho parlato con il dottore che ti seguiva a Londra, si è molto sorpreso del fatto che tu parlassi con me – ti dice. Sembra quasi compiaciuto.  –Però su una cosa è stato d’accordo con me.. vivi in un mondo tutto tuo.. la tua mente si isola dal mondo reale ..

Sei molto irritato da questa rivelazione. –Tsk! – sputi irato.

Depardieux ti guarda. –Jean.. è normale che tu sia arrabbiato – ti dice quasi con compassione. –Ma io voglio solo aiutarti – cerca di confortarti.

Lo guardi ancora più irato. –Se non vi dispiace vorrei terminare per oggi – sbotti, alzandoti.

-Va bene Jean.. – dice l’uomo. Ti conduce fuori il suo studio, dove ti attende Karen.

I tuoi fratelli non sono con te. Quei ragazzi dell’altro giorno li hanno portati in giro.

Ti sarebbe piaciuto andarci, ma purtroppo non hai potuto. Mentre i tuoi fratelli vanno avanti.. tu rimani perennemente indietro, aspettando l’ora della morte.

Insieme a Karen vi dirigete a casa, sei silenzioso. Senti una rabbia crescente in corpo.

La giornata passa lenta, mentre tu continui a guardare dalla finestra le gocce di pioggia.

Adori la pioggia.. Adori quando il cielo piange. Ti fa sentire meno solo.

Arriva il primo giorno di scuola, sei molto nervoso, perché a differenza di Stephan e Louis tu non conosci nessuno.

Le classi sono uniche, quindi era scontato che finissi con Stephan e Louis.

La campanella suona, e allora vi dirigete verso l’ufficio del preside, che vuole darvi il benvenuto.

Successivamente seguite la vostra nuova insegnante; la professoressa Julie Gardelle.

-Buon giorno ragazzi.. – saluta sorridente. Entrate dopo di lei, rimanendole vicino.

-Loro sono Stephan, Louis e Jean Delacroix.. Si sono trasferiti da Londra.. – spiega, mentre tutti vi guardano sorridenti. –Siate gentili con loro -.

Vi indica i vostri posti, e tu scopri di essere capitato vicino Geffry. Stephan e Louis invece sono seduti insieme.

La lezione comincia, non ti è mai piaciuta la letteratura, ma la professoressa spiega bene e così riesci a passare bene l’intera ora.

Quando la campanella segna la fine della lezione tutti i compagni si dirigono verso di voi.

-Siete gemelli?? –

-Siete uguali –

Cominciano a tempestarvi di domande, i tuoi fratelli ti guardano, temono possa avere un attacco. Invece tu sei tranquillo e rilassato.

Sorridi a tutti e rispondi. Ti stai facendo degli amici.

La giornata passa veloce e voi restate ancora con quei ragazzi. Sono tutti molto simpatici.

-Qui ci sono team di basket e calcio? – chiedono subito i tuoi fratelli. Non possono rinunciare alle loro passioni.

Quando ricevono la risposta affermativa vi dirigete tutti alle iscrizioni.

Tu cammini un po’ più lento degli altri, hai Geffry vicino.

-Ti piace qui? – ti senti chiedere poi.

Il biondo accanto a te sorride. Annuisci, ricambiando il sorriso. –Si, è un bel paesino.. – rispondi, mentre ti continui a guardare attorno.

È bello davvero. Con quelle case piccole e tutto quel verde. Lo adori già.

-Che ne dite di andare al parco? – propone poi Oliver. Vi dirigete tutti lì, dove ci sono altri ragazzi.

Camminate verso un gruppetto specifico, dove ci sono Ben e un altro ragazzo. –Ragazzi! – vi saluta il biondo.

-Ciao Ben.. – salutate voi, il tuo sguardo scorre sull’altro ragazzo. Alto e muscoloso, sembra un giocatore di calcio.

-Lui è Jesse.. il capitano della squadra di calcio – spiega poi Ben, i tuoi sospetti erano fondati.

Osservate poi gli altri fare una partita, anche Louis gioca, è bravo.

Anche quando vivevate con vostro padre i tuoi fratelli giocavano. Louis a calcio e Stephan a basket. Per questo non erano mai presenti in casa.

Dopo l’arresto di tuo padre hanno dovuto abbandonare tutto.

Abbassi lo sguardo. Ti senti in colpa; hai rovinato la vita ai tuoi adorati fratelli.

Stephan se ne accorge e ti passa il braccio dietro la schiena. –Tutto bene? – chiede sorridendo.

Tu lo guardi e annuisci piano. Ti piace essere coccolato, anche se non vuoi far preoccupare ulteriormente Stephan.

Continuate a guardare la partita.

La sera a casa di Karen è festa, sei ancora emozionato per la giornata passata, soprattutto per le amicizie che hai fatto.

Non sarà una grande città, ma la gente è davvero squisita.

-Sono felice che abbiate fatto amicizia.. – sorride la vostra tutrice. Voi ridete, tu prepari la tavola.

-Dopo mangiato posso mettere un film? – chiedi poi, mentre prendi i piatti.

Karen ti guarda e annuisce.

-Spero non un altro film horror! – sospira Louis. Tu ridi . –Ovvio che si! – rispondi.

E mangiate così, tra le risate e la gioia che ormai era sparita dal tuo corpo.

L’indomani c’è scuola. La giornata passa identica a quella prima. Tu provi tanta gioia, non eri più abituato a ridere e a scherzare.

Non ti sentivi così bene da troppo tempo.

 

Risate e urla giocose..

Sorrisi e dolci parole.

Il cuore che vola leggero..

Un sogno che sta per svanire..

 

È già passato un mese dall’inizio della scuola. Vai bene, anche se non hai voti particolarmente alti.

Hai già fatto amicizia con quasi tutto il paese, e sei felice.

Stephan e Louis giocano a calcio e basket, quindi passano molti pomeriggi a scuola. Quando puoi vai a seguire gli allenamenti, portandogli qualcosa di fresco cucinato con le tue stesse mani.

Le sedute con lo psicologo sono aumentate, ora ci vai due volte a settimana, dice di voler vedere i tuoi miglioramenti.

Vorresti non andarci più, ma hai scoperto che sei costretto e allora sei sempre più scontroso.

Ti ruba pomeriggi di studio e uscite, per andare da lui a sentirti di dire che stai migliorando.

Non hai bisogno di parlare dei tuoi problemi, non lo fai con i tuoi fratelli e dovresti farlo con uno sconosciuto?

Domani è il vostro compleanno, sei troppo emozionato. Karen ha detto di voler organizzare una festa e di invitare tutti  i vostri amici.

Chissà cosa si fa ad una festa. Non ci sei mai stato né ne avete mai avuta una.

Durante la sera finisci i tuoi compiti e ti fiondi a letto non vedi l’ora sia domani.

E questo arriva, come arriva l’ora di andare a scuola.

Vi vestite in fretta e scendete a fare colazione. –Buon giorno.. – saluti, entrando.

Karen ti guarda. –Buon giorno ragazzi.. auguri – vi dice. Si dirige allora verso di voi, stampando a ognuno un bacio sulla guancia.

Mangiate la colazione, parlando della festa e degli invitati. Siete tutt’e tre molto emozionati.

Tu lo sei più di tutti. Non appena finisci di mangiare ti alzi e corri a prendere lo zaino.

Karen ride. -È  la prima volta che vedo un ragazzo che ha fretta di andare a scuola – esclama giocosa.

Tu ridi insieme a lei, mentre fai pressione ai tuoi fratelli. Vuoi che si muovano, così potrai andare a scuola prima.

-Jean.. non c’è tutta questa fretta.. – cerca di calmarti Louis, ma tu sei completamente andato.

Stephan ride, e piano vi dirigete a scuola.

Oggi avete scienze, la tua materia preferita, così come la letteratura.

Ti sei scoperto un accanito fan di Shakespeare, ti piace soprattutto Amleto.

L’avrai letto almeno cento volte.

Quando arrivate in classe ti fiondi sul tuo banco felice. Perché la prof porterà nuovi testi da leggere.

-Quanto sei gasato Jean.. – ridacchia Geffry, entrando in classe.

Ha ragione non eri mai stato così felice in vita tua.

Quella nuova esistenza ti piace davvero, ti senti leggero e felice.

Stai per aggiungere qualcosa, quando la prof entra in classe e subito vi sedete ai vostri posti.

La giornata passa tranquilla, tra le spiegazioni dei prof e i tuoi viaggi con la mente.

Per tutta la mattinata non hai fatto altro che pensare alla festa, chissà come sarà, speri tanto che piova così la giornata sarà perfetta.

Quando uscite da scuola i tuoi fratelli si recano agli allenamenti, non si risparmiano neanche per il vostro compleanno.

Ridacchi. –Allora ci vediamo stasera.. – vi dite prima di salutarvi.

E così t’incammini verso casa tua, con il sorriso in volto e il cuore traboccante di gioia.

Ma non si può essere felici per sempre…

Ti fermi di scatto.

Vedi un uomo in fondo alla strada, non hai nemmeno bisogno di guardarlo in volto, lo riconosci subito.

È lui..

Il cielo si fa cupo e comincia a piovere. Un brutto presagio?

A quanto pare si.

Non riesci a muoverti, sei pietrificato, mentre quella figura avanza verso di te. Mentre cammina lenta e disinvolta.

Quasi dimenticando quegli anni di violenze.

Quel dolore.

Cominci a respirare velocemente, mentre imponi al tuo corpo di muoversi e correre via.

Vuoi chiedere aiuto ai tuoi fratelli.

Anzi no.. DEVI  chiedere aiuto ai tuoi fratelli, e ti conviene farlo in fretta perché altrimenti non arriverai intero, o almeno sano di mente, alla festa.

Già la festa..

Anche la prima volta che ti ha picchiato era per il vostro compleanno. Avevi rotto un piatto e lui si era arrabbiato parecchio.

Da quel momento  ha visto che è davvero divertente sentirti urlare. E ogni volta ha voluto di più, sempre e solo di più.

-Ciao Jean.. – ti sussurra, ad una spanna dal tuo viso.

Non ti eri accorto che si fosse avvicinato così tanto, e ora te lo ritrovi davanti.

Troppo vicino, perché i tuoi nervi reggano.

Ti allontani di scatto, finendo inevitabilmente a terra con gli occhi fissi su di lui.

È questa la tua punizione Jean?

L’eterna pazzia?

 

-Non devi aver paura Jean.. – ti porge una mano, che eviti di prendere. Non ti lascerà più.

Continui a guardare il vuoto, mentre tremi e la vista ti si appanna.
Odi essere così vulnerabile. Gli piace che tu lo sia.

Ti sbatte a terra con violenza, togliendoti in fretta i vestiti e cominciando il suo divertimento.
Sa di non avere molto tempo.

E lo sai anche tu.

Non ricordi bene cosa succede, il tuo corpo non si muove, il suo è fin troppo veloce.

Sei a terra, bagnato e tremante e il cuore batte a mille.

Quanto fa male Jean.
Quella sera una persona piangeva.

Quella sera una voce urlava.

Quella sera un’anima moriva.

Quella persona eri tu Jean..

Piangevi disperato, mentre il tuo corpo tremava convulsamente.
Sotto di te  mille aghi. Sopra di te il suo corpo e dentro di te un cuore spezzato.

-Oh non piangere Jean.. – ti sussurra.

Crack                           Una crepa e il cuore fa male.

Una spinta e poi un’altra. Una risata e il suo peso che ti schiaccia.

Crack                            Il sangue continua a sgorgare.

Chiudi gli occhi.

E spinte, spinte, spinte. Spinte e tanto dolore.
Le sue risate e i suoi ansimi.
La sensazione di putrido.

Entra ed esce. Entra ed esce. Ormai non fa altro.

Dolore, dolore, dolore.

E pianto, pianto, pianto.
Come ti senti Jean? Perché ti fa tutto questo?

Cos’hai fatto di male?

Te lo domandi, e alla fine realizzi che è solo colpa tua.

Ma in fondo, perché piangi Jean? Sei sporco, marcirai col demonio.
Marcirai con tuo padre… 

 

Quando riprendi i sensi realizzi di trovarti a casa di Karen.

Nella tua stanza, con la luce del sole a filtrare dalle finestre. Investendo in pieno il tuo viso.
Subito ti copri, odi la luce non vuoi neanche vederla.
Senti un rumore alla porta, e subito scatti in difesa per vedere chi è.

-Jean.. – gli senti sussurrare. È Stephan e ti sorride.

Non gli permetti di avvicinarsi e gli ringhi contro con tutto l’odio del mondo. Lo odi, perché lui ha il suo stesso sangue.
Ti odi perché sei suo figlio.

Come hai potuto solo pensare di essere libero?

Come hai potuto pensare che non ti avrebbe trovato?

Sei stato un pazzo.

-Vattene via! – urli, coprendoti il viso con le coperte.

Senti il suo smarrimento, e la sua tristezza.

Ma non t’importa nulla, né di lui, né di te.

-Ti.. ti avevo portato qualcosa da mangiare.. – sussurra triste.

Digrigni i denti. –Portatela via! Non ti voglio vedere, lasciatemi in pace!

Cominci a piangere, mentre il tuo corpo prende a tremare.

Senti la porta chiudersi e sei di nuovo solo nella stanza.

In una stanza luminosa.

La luce e la purezza non fanno per te vero Jean?

Guardati.. sei solo una povera vittima che scarica i suoi stress verso coloro che ti hanno sempre aiutato.

Guarda come li ripaghi.

Uno strano senso di smarrimento ti prende e cominci a vomitare e mentre ti alzi cadi dal letto, sbattendo violentemente a terra.

Continui a tremare.

Cominci allora ad urlare, urlare con tutta la voce che hai in corpo.

Urlerai finché non se ne andrà.

-Jean che succede!! – senti urlare, i tuoi fratelli aprono di scatto la ed entrano, non si preoccupano se li vuoi far entrare. Vogliono solo aiutarti.

Stephan ti prende in braccio e, mentre continui a dimenarti, ti poggia sul letto.

-Lasciami! – urli, mentre gli dai pugni per allontanarlo.

-Jean!! – urla Louis. –Smettila! – e ti da uno schiaffo.

Ti ridesti di colpo, mentre lui continua a scuoterti. –Calmati – ti sussurra poi.

Lo guardi sconvolto. Lui ha avuto il coraggio di darti uno schiaffo.
Stephan non l’avrebbe mai fatto.

Chiudi gli occhi e ti abbandoni contro le sue braccia. Cominci a piangere, mentre tremi e ti stringi di più a lui.

-Ora ci siamo noi.. – ti sussurra Louis, mentre ti abbraccia.

Stephan continua a guardarvi scioccato.

Gli lanci un’occhiata neutra, mentre continui a stringerti al petto di tuo fratello.

-Che cosa ti è successo? – li senti chiedere.

Alzi lo sguardo e subito lo riabbassi. –Nulla.. – sussurri.

S’intromette Stephan. –Sei tornato a casa bagnato e con i vestiti strappati! – urla, ti ritrai subito.

Lo vedi dispiacersi. Poi abbassa lo sguardo e parla di nuovo. –Hai dormito per tre giorni..

Chiudi gli occhi. Se i tuoi fratelli sapessero di tuo padre lo ucciderebbero. E non vuoi perdere anche loro.

-Sono stanco.. – sussurri.

Louis ti bacia la fronte. –Ti porto nella mia stanza.. ti va? – chiede.
Annuisci esausto, e ti senti sollevare.

Ma sei già nel mondo dei sogni…  

L’indomani non è stato dei migliori. La stanza di Louis non ha finestre e tu non sei uscito più da lì.

Neanche quando Stephan ha preparato la torta alle fragole.

Se sei sceso è stato solo perché ti hanno obbligato.

Hai continuato a tenerti a debita distanza, perennemente aggrappato al muro.

Quel muro così freddo e liscio, è l’unico che non ti farà mai del male.

È un po’ come la mamma che non hai, che ti nasconde e ti protegge. Non ha curve, né spigoli, solo intonaco bianco e liscio.

Lo ami per questo, ti tieni saldo a lui, ogni qualvolta scendi in cucina, dormi o ti lavi.

E anche adesso, in questa piovosa mattina di dicembre continui a tenerti saldo a lui.

-Hai fame? – ti chiede Karen, mentre prepara la colazione.

Alzi lo sguardo verso di lei, siete soli in casa, i tuoi fratelli sono a scuola, ma tu è già tanto che non ci vai.

Chissà come stanno gli altri.. Hai rovinato tutto..

Fai cenno di diniego, mentre stai alla soglia.

-Siediti Jean.. – ti sussurra la donna.

Fai ancora cenno di no con la testa.

-Vuoi vedere un film horror? – ti chiede di nuovo.

No..

La vedi sospirare. –D’accordo..

-Ascolta.. io devo andare a lavoro, posso lasciarti da solo, ho faccio tornare uno dei tuoi fratelli? – ti chiede poi.

La guardi. –No.. ho voglia di stare un po’ da solo.. e poi sono abituato.. – spieghi

Karen sorride. –D’accordo.. se hai un problema chiamami..

Raccomandazioni, nient’altro che raccomandazioni. Eppure nonostante tu abbia seguito i consigli dei tuoi fratelli lui ti ha trovato ugualmente.

Chissà che sta facendo adesso..

Scuoti la testa, non vuoi assolutamente pensare a lui. Devi solo concentrarti a non farti mandare via da Karen, finalmente i tuoi fratelli sono felici. Non devi rovinare la loro vita.

Sali lento al piano di sopra, dove t’infili nella stanza di Louis. L’hai sempre amata, perché non ha finestre.

Ti accucci sotto le coperte, tremante. Sono calde, e inspiri il profumo di tuo fratello.. è così buono che ti lasci andare, e quasi immagini che siano con te.

Come quando eravate piccoli e loro ti proteggevano dai bambini cattivi. Non hanno saputo proteggerti però, da qualcuno che è più grande di loro.

Chiudi gli occhi e ti lasci finalmente andare ad un sonno ristoratore.

Una presenza accanto a te ti carezza il viso, mentre tu stringi di poco gli occhi.

Dal tocco delicato percepisci che è Stephan, sta vegliando su di te.

-Ti prego.. – lo senti sussurrare. –Ti prego.. non rovinare anche questa vita…

Lo senti piangere, ascolti i suoi singhiozzi.

Stephan è sempre stato il più forte tra voi, ora sta piangendo come un bambino

Continui a far finta di dormire e aspetti che se ne vada.

Quando senti il rumore della porta apri di poco gli occhi, visualizzando la stanza vuota attorno a te, le lacrime ti bagnano il viso.

Ma che altro puoi fare per non soffrire?

Spiegami Jean, spiega alla tua mente stanca cosa fare per non morire. Perché lei proprio non lo sa, e prega perché tutto si sistemi.

Chissà forse sei pazzo; il tuo peggiore incubo è tornato e il tuo corpo chiede pietà.

Una soluzione c’è.. ma devi far ricorso a tutta la tua buona volontà.

Saresti in grado di dimenticare e far finta di nulla Jean?

Non lo credi possibile.. anche perché il tuo corpo ha ripreso ad avere quel terribile senso di sudiciume.

Vai in bagno, ti spogli e ti infili sotto la doccia.

È calda e ti rilassa.

Prendi la spugna, cercando di togliere via quei lividi e quei succhiotti che vagano sparsi per il tuo corpo.

È così opprimente sentirsi sporco, soprattutto se sai che ti ha sporcato lui.

Non se ne vanno Jean.. Non si tolgono.. così come non si toglie il tuo lerciume .

Ti senti smarrito, spaesato. Mentre continui a strofinarti, arrossando la pelle e facendoti del male.

-Basta! – senti urlare alle tue spalle.

Un paio di mani di afferrano e ti tengono i polsi. Solo allora ti accorgi di avere le unghia insanguinate.

Non ti eri accorto di starti graffiando la pelle, non ci avevi proprio fatto caso..

-Jean smettila.. – senti sussurrare a Louis. Sembra sconvolto e ti stringe a se.

Osservi Stephan portare delle bende, con le quali ti fascia il braccio. Solo ora ti accorgi che fa male.

Louis ti stringe a sé, mentre ti carezza la testa. –Va tutto bene.. – sussurra, tranquillizzandoti.

Ma non ti aiuta per niente sapere di essere vulnerabile allo sguardo dei tuoi fratelli.

-Jean.. come te le sei procurate queste…?

Stephan ti alza la gamba, scoprendo la tua virilità rossa e piena di morsi.

Svii lo sguardo, odi se qualcuno la guarda, ma soprattutto odi guardarla. Perché è tutta colpa sua se tu sei in queste condizioni.

-E questi??- insiste, indicando i succhiotti sul fianco, i graffi e gli ematomi.

Ancora una volta non rispondi. Preferisci stare in silenzio, stringendoti a Louis.

-Jean guardami! – ti urla, afferrandoti il viso.

-Chi te li ha fatti? – ripete con rabbia.

Louis afferra la mano di Stephan. –Smettila! – gli intima. –Non vedi che lo spaventi così?

Ma i tuoi fratelli non sono tipi che si arrendono. Soprattutto Stephan. –Non immischiarti tu! – urla, facendovi cadere.

  stato nostro padre??? – urla ancora di più.

E solo allora capisci quanto diavolo fa male. Il tuo cuore si rompe sempre di più e il tuo sguardo non mente.

Osservi Stephan correre, imprecando e minacciando di fargliela pagare.

Mentre Louis ti guarda col suo stesso sguardo d’odio, misto però alla preoccupazione verso vostro fratello.

Gli corre dietro, lasciandoti nuovamente da solo dentro al bagno.

Se ora decidessi di prendere un rasoio e tagliarti le vene nessuno avrebbe da obbiettare.

Nessuno ti vedrebbe, nessuno ti fermerebbe. Ma soprattutto nessuno piangerebbe la tua morte.

Stephan e Louis sarebbero sollevati di saperti morto. Troppe volte hanno sofferto per causa tua.

Osservi quella lametta posta sul lavandino, e per un momento vuoi farlo.

Vuoi tagliare le tue fragili vene, delicate quasi quanto la tua psiche. E per un momento non hai più dubbi.

Vuoi solo la morte.

La morte per non guardare più in faccia tuo padre. Per non sentirti più così sporco.

La morte per non vedere le conseguenze del gesto dei tuoi fratelli.

Chissà però che cosa ti ha spinto ad andare al telefono e chiamare la polizia.

Sussurrando un –fermate i miei fratelli.. –

Non sai se li hanno fermati veramente, sta di fatto che dopo hai chiamato Karen urlandole di fare qualcosa.

Le hai detto con precisione quando se n’erano andati, e il punto dove tuo padre aveva attuato la sua violenza.

Ma il tuo pensiero vola sempre là. Alla seconda porta a sinistra.

A quel rasoio che sta su quel lavabo solo soletto.

Aspetta solo che tu vada là, lo prenda tra le tue mani delicate, recida la candida pelle del polso per osservare poi vittorioso il sangue sgorgare.

Una, due, tre vene tagliate e un fiotto di sangue che cola dal tuo braccio.

Il dolore è lontano, fa più male il cuore che in questo momento sanguina più del tuo polso.

Ed un sorriso si dipinge tra le tue labbra. Ora sei libero Jean.
Libero dalla tua vita. Libero da tuo padre.

Non sei più sporco.

Senti la vista appannarsi e le forze venirti meno.

Lasci cadere il braccio per terra, come sul pavimento getti il tuo corpo.

Lo odi perché è sempre stato provocante, più femmineo rispetto a quello dei tuoi fratelli.

È stata colpa sua se tu stai così male adesso.

Ed osservi il mondo intorno a te girare. La stanza vorticare per poi diventare buia.

Prima ombre confuse ed infine tenebre, tenebre sfumate dal rosso sangue.

 

Rosso come il sangue. Nero come la pece.

Blu come la notte. Verde come la speranza.

Azzurro come le lacrime. Giallo come l’allegria.

Bianco.. come la morte.

 

Apri gli occhi incerto e un senso di ben essere ti assale.

Fa quasi paura.

Ti guardi intorno spaesato. Sei davvero morto? O questo è un altro dei tuoi sogni.

Sai che andrai all’inferno.

Sai di meritarlo.

Sei stato egoista ad ucciderti, i tuoi fratelli saranno tristi. Non ti importa più di tanto infondo.

Era ora che pensassero un po’ a loro stessi.

Speri che stiano bene e che non abbiano fatto del male a tuo padre.

Già tuo padre.. ora che non ci sei più chissà con chi se la prenderà.

Speri vivamente che muoia di una morte orribile.

Non vuoi più sentir parlare di lui.

Continui a camminare, avanzando passo dopo passo.

È tutto bianco intorno a te e non lo sopporti, avresti preferito un bel nero pece.

O un rosso sangue.

Ti piace il rosso, ami il nero e preferisci la notte.

Di speranza non sai neanche il significato, tanto hai pianto lacrime amare, che l’allegria ha abbandonato la tua vita.

E poi c’è questo bianco asfissiante, che vorresti davvero cancellare.

Hai sempre immaginato la morte di nero. Ma ora che ci pensi il nero è il tuo colore.

La morte dev’essere fatta di un colore odioso.

Dev’essere fatta di bianco.

E se un giorno dovessi risvegliarti in una nuova vita, speri davvero che sia una vita  candida.

Così che la morte non sembri poi così terribile.

 

E se anche i tuoi occhi accettano il dolore

Il tuo corpo attende la morte.

La tua mente merita solo una cosa..

La vita. Il tuo inferno.

 

Apri gli occhi incerto e un senso di ben essere ti assale.

Fa quasi paura.

Ti guardi intorno spaesato. Sei davvero morto? O questo è un altro dei tuoi sogni.

No.. intravedi la luce filtrare dalla finestra.

Intravedi la sedia posta accanto al tuo letto, e la figura dei tuoi fratelli accanto a te.

Vorresti urlare, ma non ne hai la voce.

Vorresti alzarti, ma il tuo corpo non ti appartiene.

Puoi solo stare là e osservare come un automa.

Guardi Louis voltare lento lo sguardo su di te. Sembra cambiato, tiene i capelli un po’ lunghi ed è più alto.

Lo vedi piangere ed abbracciarti  -Jean! Jean sei tornato – urla, stringendoti a sé.

Anche Stephan piange, stringendovi entrambi e baciandoti la testa.

Sorridi inconsciamente. Vorresti ricambiare l’abbraccio, scompigliargli i capelli e dire –ehi va tutto bene –

Ma il tuo corpo non si muove.

Osservi poi Karen entrare in stanza, seguita dal dottore.

Lo vedi sorridere rammaricato.

-Sono felice che si sia svegliato.. – sussurra, quasi triste. –Dopo due anni avevamo perso le speranze..

Due anni.. Hai dormito per così tanto tempo. Normale che i tuoi fratelli siano cresciuti.

Vedi Louis carezzarti il viso, mentre ti bacia la fronte. –L’importante è che sia qui con noi.. come e perché non ha importanza.. – sussurra rammaricato.

Anche Stephan ti guarda triste, felice, ma nel suo sguardo scorgi qualcosa che ti fa paura.

Il tuo corpo continua a non muoversi, e la tua voce è lontana anni luce, anche solo per formulare una parola.

Tutti ti guardano con pietà che quasi vorresti vomitare.

I tuoi fratelli, Karen, il dottore.. e non capisci il motivo.

Sei tornato ad essere il povero Jean che ha bisogno di pietà.

Lo odi!
Vorresti urlare, alzarti e correre via.

Andare via da quella città, tornare a Londra e andare ad abitare nella vostra vecchia casa.

Vorresti.. ma il tuo corpo non si muove..
E allora finalmente capisci..

Sei andato al vero inferno.. Sei sopravvissuto.

 

 

 

Fine

  
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