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Autore: Rowena    09/01/2011    2 recensioni
[Eroica]
La Battaglia di Arcole è finita e Alain, stremato, vorrebbe soltanto riposarsi. Non è dello stesso parere il suo comandante, che ancora non ha dimenticato di essere stato gettato nel fango dal suo sottoposto. Come spiegare il suo gesto, davanti a un falò, tra i ricordi di un passato doloroso e ombre per il futuro?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tre giorni di battaglia, senza sosta. Per fortuna è finita, senti gridare intorno a te, mentre ti prepari per le poche ore di sonno prima del tuo turno da sentinella.
La cena è stata magra e di certo non è bastata a riempirti lo stomaco, eppure sai che in guerra è sempre così: razionare, sempre, perché non si sa quando le cose volgeranno al peggio. Del resto tu conosci da sempre la fame e la ristrettezza economica, perciò la situazione ti riporta soltanto indietro nel tempo, a quando fingevi di mangiare in servizio per mandare il cibo alla tua famiglia. Niente di nuovo, niente di cui lamentarsi.
Poco distante i tuoi soldati intonano una canzonaccia degna delle peggiori bettole parigine, che provoca risate e risposte altrettanto volgari. Una volta eri uno di loro, un misero sottoposto che si lasciava andare a simili stupidaggini per sopportare la fame e la fatica. Un soldato della guardia.
Nel fuoco ti sembra di vedere agitarsi ombre di un passato ormai lontano, dimenticato da tutti, caduto in disgrazia. Sette anni sono passati, ormai…
- Allora, da questa battaglia in poi oltre che dai nemici dovrò guardarmi anche da te, Alain de Soisson: dopo avermi gettato nel fango che altro escogiterai?
Bonaparte. È arrivato alle tue spalle in silenzio, senza che tu te ne accorgessi, e sembra che sia ancora sul piede di guerra. Sono passati tre giorni, eppure il tuo comandante non sembra aver dimenticato l’offesa. Sarà il suo sangue corso, ti dici, a renderlo così orgoglioso e legato alle piccolezze. Potrebbe festeggiare la sua grande vittoria, eppure sembra più interessato a sapere perché è stato gettato a terra in quel modo.
Sorridi alla sua cocciutaggine. – Vi giuro, comandante, che non so davvero di cosa parliate: mi rincresce se siete finito nel fango, ma non potete accusare me, non senza prove.
Allunghi le mani verso il fuoco del tuo bivacco, cercando di scacciare il freddo. Le notti italiane per un soldato sono ben diverse da come le descrivono i bandi a Parigi per arruolare quanti più gonzi è possibile, ma pazienza. Tu lo sapevi già, in fondo.
Il generale Bonaparte si siede accanto a te, ancora intenzionato a sapere la verità. – Puoi negarlo davanti agli altri, non ha importanza: io stesso non ti accuserò più né pretenderò alcuna forma di punizione, ma ammetti che sei stato tu a spingermi giù dal ponte.
- Ancora? Generale, la vostra caparbietà vi porterà davvero lontano.
- Alain, non mentire.
Apri la bocca senza emettere alcun suono, non davanti a un ordine così perentorio. E cominci a cercare le parole per spiegare le tue ragioni, pur senza confessare apertamente.
- Nella mia carriera sotto le armi, ho avuto e perso molti comandanti: devo ammettere che, per buona parte di loro, devo ritenermi responsabile della loro defezione. Mandavano ai soldati della guardia damerini, nobili impettiti che non avevano nulla a che fare con noi, e che si facevano trasferire molto in fretta, pur di non rimanere a contatto con una schiera di selvaggi quali ci definivano. Ma il mio ultimo capitano…
È difficile definire quel groviglio di emozioni che ti divora il cuore, nonostante i tuoi pensieri fossero così lucidi, tre giorni fa.
Continui, vedendo che Bonaparte sembra molto interessato alla tua storia: - Anche quel capitano era nobile e proveniva dalla guardia reale, direttamente da Versailles. Era il bersaglio perfetto per noi, poveri cittadini di Parigi arruolati per mantenere le nostre famiglie; eppure, nonostante la nostra insubordinazione e le angherie che commettemmo per costringerlo ad andarsene, seppe conquistarci tutti con le sue qualità e la sua passione.
Te la ricordi che vi prega di mangiare, di non privarvi del nutrimento, la questione delle armi sparite, il suo coraggio nell’esporsi pubblicamente per salvare i suoi soldati dalla condanna a morte. Sette anni sono passati, eppure sembra che tutto ciò sia avvenuto soltanto ieri.
Alzi lo sguardo dal fuoco, le mani giunte sulle ginocchia, e vedi che Bonaparte ti fa cenno di proseguire, senza capire come il tuo racconto possa riguardarlo; evochi la nobiltà d’animo di quel comandante, la sua purezza, il modo in cui prese a cuore te e i tuoi compagni, come se non vi fosse differenza di ceto sociale, comprendendo a fondo i valori che di lì a poco avrebbero portato alla Rivoluzione.
- Infiammò i nostri cuori e ci portò a fronteggiare le forze armate che avevano ricevuto l’ordine di sparare sulla folla, alle Tuileries, per difendere la gente. Ci guidò fin sotto le mura della Bastiglia al fianco del popolo in sommossa, e così prendemmo parte alla Rivoluzione.
- Un uomo assai valente – commenta Bonaparte ammirato. Tu ridi sotto i baffi, pensando a lei: chissà se ancora l’avrebbe ritenuto un complimento! – Che ne è stato di lui?
Sospiri, mentre ti torna in mente il suo corpo a terra, quella cascata di capelli biondi a coprire un rivolo di sangue. – È morto, sotto le mura della Bastiglia.
È morta e ci ha lasciato soli, pensi più amaramente. E vedendo che Bonaparte annuisce, forse pensando che tu non voglia perderlo come ti è già capitato in passato, riprendi a parlare. – Non è questo il punto, generale.
- Temi che possa accadere anche a me? – domanda con tono più gentile, commiserandoti. Per un secondo, lo odi.
Allarghi le braccia e ghigni com’eri solito fare da giovane, quando ancora ridevi della vita, per quanto grama e crudele. – Questo è sicuro, se continuerete a correre in prima linea in quel modo, esponendovi al pericolo in maniera così folle. Non che mi preoccupi per voi, sia chiaro: temo per la spedizione e la salvezza dell’esercito.
Le tue parole lo sorprendono, è evidente anche nel tenue riverbero del falò. – Addirittura, Alain? Esageri.
Oh no, non è così. È troppo giovane perché capisca, pensi con una punta di rimpianto.
- Questi uomini vivono e muoiono per voi, generale, ma cosa succederebbe se voi cadeste, se perdessero il loro comandante? Guardate cosa è successo alla mia milizia: snaturata fino a servire i realisti, a combattere contro la Repubblica, quando tanti giovani sono morti in quell’uniforme per portare a compimento la Rivoluzione! – ribatti più infervorato, tanto che Bonaparte cambia espressione in volto. – I comandanti devono sopravvivere ai loro soldati, devono rispondere di quanto hanno cominciato.
E questa è una predica che il tuo generale non si aspettava. Fortuna che ti sei contenuto tre giorni fa, o a un rimprovero simile sarebbe davvero potuta seguire la corte marziale.
- Amavi molto il tuo comandante, da quello che dici. Potrò mai avere la stessa devozione da te?
Adesso ridi apertamente, sorpreso e divertito da una frase ambigua. – Amavo una donna cresciuta nei panni di un uomo, che si è dimostrata assai più valente di molti suoi pari del nostro sesso. Una donna che aveva scelto di rinunciare ai suoi titoli di contessa e che, se fossero sopravvissuti alla Rivoluzione, avrebbe sposato l’uomo che amava, un popolano, un soldato. – Ridi ancora alla faccia di Bonaparte, che di certo non si aspettava questa rivelazione. – Non credo di potervi amare in quel modo, generale… Per il resto, ve l’ho detto: dipende da cosa avete in mente di fare con la mia Repubblica di Francia.
E lo lasci così, sconvolto da quel segreto che è andato perso con la Rivoluzione, per cercare qualcosa da bere. Ora che la battaglia è terminata puoi permetterti di annebbiare la mente con l’alcol e dormire un sonno senza sogni, libero per una notte.
Oscar, André…
Sapevi che lei sarebbe morta, se non ci avessero pensato i fucili dei soldati asserragliati nella Bastiglia, l’avrebbe fatto lei stessa, dopo la presa della prigione. Non potevano rimanere separati, anche se ti sei sentito tradito, abbandonato.
Ancora una volta ti domandi se il loro sacrificio sia servito a qualcosa, se davvero grazie anche al loro sangue si sia costituita una Francia migliore. Se non sia meglio che non abbiano assistito a tutto quelle che è venuto dopo, in questi sette anni.
E maledici te stesso, per non avere una risposta a questi tuoi pensieri così gravi e penosi.
 


Sto leggendo Eroica e mi sta piacendo molto, la scena di Alain così preso dal ricordo di Oscar e sul commento abbastanza forte che dà mi ha colpito molto... Spero sia piaciuta! ^^
Rowi
   
 
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