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Autore: Luine    09/01/2011    0 recensioni
Tornano Solidea e Pericle, stavolta con qualcosa di più breve, ma che ci farà chiedere se il finale da "e vissero per sempre felici e contenti" è davvero così assicurato come avevano voluto farci credere... oppure no.
Liberamente ispirata al prompt "Fondersi" dell'iniziativa "un prompt al giorno..." di Fanworld.it
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Story of a parody'
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Solidea ha lasciato Pericle due mesi dopo aver fatto l'amore per la prima volta perché lui non ha saputo resistere alla tentazione di andare con altre donne. L'ha fatto ubriaco, in preda alla solitudine perché la sua amata era troppo lontana e, poi, ultimamente il loro rapporto si era anche un po' raffreddato. Questa, almeno, è la scusa ufficiale.
Si è comportato da emerito cretino solo perché, altrimenti, questa seconda parodia non avrebbe potuto nascere in alcun modo e poi, senza i sequel e le grida deliranti delle fan, cos'è una storia?
In realtà, le cose sono andate in un modo un pochino diverso: Solidea ha capito che se vuole farsi amare dal pubblico dovrà essere un'eroina tragica – come se non lo fosse stato già abbastanza nella prima parodia – e così ha deciso a tavolino di raffreddare i rapporti con Pericle e di trasferirsi al Polo Sud in modo da rendere più facile l'impresa. Solo che Pericle è rimasto il solito amorevole fidanzato, ha sopportato tutte le sue follie e lei si è spazientita.
A mali estremi, estremi rimedi.
L'invidia delle amiche e di chiunque passi per strada non basta più, così come non basta più avere un organo lungo sei metri a propria disposizione. Solidea vuole essere tradita per poter piangere fiumi di lacrime e deprimersi come ha fatto Bella Swan – ebbene, sì, la mia Solidea ha letto Twilight e ne è rimasta talmente colpita che non può fare a meno di voler essere come lei, tanto amata dalle fan di tutto il globo. Ahimè, ho dovuto accontentarla. Per la fama, alcuni farebbero di tutto e Solidea è una di questi.
Come dicevo, a mali estremi, estremi rimedi.
Solidea ha assoldato una prostituta, comprato una bottiglia del miglior superalcolico in circolazione e ha costruito un complesso copione, in modo che entrambe possano seguirlo al meglio. Ha controllato e deciso tutto: in che giorno e a che ora agire, così che lei possa beccare il suo lui con la prostituta in flagrante mentre sono lì lì per fare qualcosa. La prostituta accetta – e dopo questa prestazione, la donna di malaffare andrà alle Bahamas a godersi la vita fino alla fine dei suoi giorni. Solidea è un animo nobile e ha voluto riabilitare il buon nome di un'altra donna e sconfiggere la fame nel mondo.
Ma non tutto è andato secondo i piani: Pericle non vuole tradire la sua ragazza e allora la prostituta gli propone una partita a strip poker, cercando una scusa abbastanza strappalacrime perché lui possa acconsentire. E lui, che è proprio un'animina candida, cede ed è così che li trova Solidea, quando entra in casa – cosa che ci fa chiedere chi mai le abbia dato le chiavi, o se Pericle abiti al Colosseo. Forse dobbiamo supporre che gliele abbia date, forse no.
Comunque, Solidea, distrutta, decide di lasciarlo e di consolarsi con un Esquimese emigrato dal Polo Nord, sebbene dichiari di non aver dimenticato il suo primo amore.
Piange tutte le sere il suo amore perso che l'ha tradita senza motivo e Eulalia, che ha lasciato il professore e ora si è sposata con un ornitorinco, ascolta con molta pazienza i suoi piagnistei tragici.
«Lo amavo e lui... lui... – si soffia il naso in modo molto poco fine – lui era lì con una sciacquetta. Certo... uno come lui non può cambiare da un momento all'altro e io, stupida, ho creduto di averlo cambiato! L'amore non è questo, dopotutto? Plasmare la persona che ci piace come più ci piace e fregarsene di quello che pensa e di come è?»
Eulalia, accarezzando il becco del suo dolce ornitorinco, annuisce, seria.
«Tu sei fortunata: quel coso non parla!» continua imperterrita Solidea.
Eulalia, però, non gradisce il commento. «Lascia perdere mio marito!»
«E' un cesso!»
«E allora? L'amore è cieco.»
«E poi te lo sei scelto muto, così che non possa mai contraddirti!»
«Ma è un asso a letto.» replica Eulalia, fiera.
Solidea fissa l'ornitorinco disgustata. Ma dura solo un attimo, subito dopo abbassa lo sguardo e si soffia di nuovo il naso. «Tanto tu sei felicemente sposata e io sto con un Esquimese idiota che si trastulla con le riviste in bagno perché non ho voglia di farlo con lui.»
«E non è l'uomo giusto, questo?»
«No! Io voglio plasmarlo! Perché noi donne siamo così fighe che possiamo cambiare anche il più stronzo degli uomini. Questi ci piacciono. Ormai tutte vogliono uno stronzo da amare perché non le tradisca come ha fatto con le altre! Ma io! Io sono la più sfigata delle protagoniste che è stata tradita dallo stronzo che non ha neanche intenzione di combattere per riavermi! Ah, me tapina, me misera! Che ne sarà di me? Sola per tutta la vita. Come minimo tornerò vergine e morirò senza aver assaporato un'altra volta le gioie dell'amore!»
Eulalia ha deciso di rinunciarci e noi andiamo avanti con la trama, anche perché gli sproloqui di Solidea potrebbero farci addormentare involontariamente o farci chiudere la pagina. In verità, il nostro scopo è quello di andare fino in fondo per sospirare estasiate e piangere isteriche per la fine di una storia d'amore travagliata.
Un giorno, i genitori di Solidea hanno una pessima idea: conoscere il nuovo amore della loro figliola che, ricordiamo, non ha mai voluto concedere le sue grazie a questo Esquimese, ma solo perché, sotto sotto, si sente ancora innamorata di Pericle.
Solidea capisce di non potersi sposare con l'Esquimese e neanche di poterlo presentare ai genitori perché si vergogna e perché non è figo come lo è, invece, Pericle, di cui, non solo lei, ma anche le fan, sono molto innamorate. Così rientra nell'appartamento di Pericle che, triste e sconsolato, si è dato di nuovo alla castità e cerca di capire come si è ridotto a fare lo strip poker con quella giovane.
«Hai frainteso.» dice, quando si alza dal divano. È ancora in boxer da quella sera, la sua barba è lunga, i capelli fino alle scapole, spettinati, lo sguardo vuoto e una bottiglia rovesciata sul tavolo. Solidea fa una smorfia schifata.
«Davvero? Ti pare che io sia stupida? Ho visto cos'hai fatto, maledetto fedifrago! Io ti amavo e tu mi hai tradita!»
«Era solo strip poker!» cerca di giustificarsi lui.
«E allora? Con me non l'hai mai fatto, lo strip poker. Per farmi amare da te dovevo avere una malattia strana e molto rara, così che potessi accompagnarmi all'ospedale per far sì che il nostro amore fosse superiore anche agli ostacoli che ci propone la vita, così saremmo sembrati più vivi e più veri! E tu mi avresti amato davvero perché non avresti guardato solo la mia salute, ma come sono dentro! Se una donna non è malata e l'uomo non può curarla, sicuramente non è innamorato, vero? E deve fare lo strip poker con un'altra che, magari, ha molte malattie e tutte incurabili, vero?»
«Ma che...»
«Comunque, a parte discorsi filosofici che non mi aspetto che tu capisca perché sei più ottuso del marito di Eulalia, ero solo venuta a dirti che io sto per presentare un altro alla mia famiglia.»
Pericle abbassa la testa. «Ah.» è tutto quello che dice, ma la disperazione nel suo animo è parecchio profonda e Solidea, se non fosse così presa dalle sue elucubrazioni, forse l'avrebbe anche notato. O forse l'ha notato.
Perciò grida, indignata: «Beh, non dici niente? Non cercherai di riconquistarmi?»
«Ti stai per sposare. È giusto che mi faccia da parte... ti auguro una vita felice con questo qui.»
Solidea non crede alle proprie orecchie: l'uomo della sua vita non si sta strappando i capelli e gettando ai suoi piedi? «E tu che farai?» chiede, giusto per sicurezza.
Pericle alza le spalle. «Mi butterò sul divano e berrò finché non andrò in coma etilico!»
Solidea è indignata. «Ma tu devi riconquistarmi! Tu devi essere sleale, entrare nel mio letto nudo e cercare di fonderti con me in ogni minuto della giornata perché è questo quello che fanno gli uomini davvero innamorati! Non rinunciano mai all'oggetto del loro desiderio sessuale! Devi combattere! Tu non ti sei mai arreso di fronte alle difficoltà e vuoi rinunciare adesso?»
Pericle si butta sconsolato sul letto. «Non posso. Se tu sei innamorata del tuo nuovo ragazzo, io non ho speranze. Ti auguro di essere felice.» dà mano alla bottiglia rovesciata e se la scola per rendere le cose ancora più tragiche.
Solidea non ci vede più dalla rabbia. Sbatte la porta perennemente aperta. «Ora basta!» dichiara, stridula. «Ora ci diamo una bella ripulita, poi verrai alla cena per dire a tutti che mi ami e che ti fonderai con me fino a che non saremo troppo vecchi, tu bisognoso di pillole blu e io in menopausa galoppante!»
Pericle non si vuole alzare. Solidea lo acchiappa per i capelli e lo spinge in bagno, dove trova una vasca, un rasoio elettrico che fa pelo e contropelo, e, dopo una pulizia più che efficacie, si arrischia a lasciarlo in bagno; getta via tutto il contenuto delle bottiglie nel lavandino, lava la casa. Sembra il diavoletto della Tasmania tanto è veloce nel sistemare la casa di Pericle, prepara una cena degna del miglior chef del mondo e prepara la tavola con l'abilità di un arredatore.
Non ha finito, comunque: torna in camera di Pericle dove cambia le lenzuola e ne mette di bianche, sistema petali di rosa e spruzza un po' del suo profumo, apre l'armadio e prende lo smoking che gli getta nel bagno, dove lui è legato ad una sedia perché non fugga. È tutto tagliato perché la barba gliel'ha fatta lei e la lama del Gillette era troppo affilata, tanto che adesso sembra che sulla faccia del nostro baldo giovane sia passata una falciatrice o un tosaerba. I capelli sono un po' sparati per aria e non per qualche effetto scenico, ma perché Solidea è uno zero come parrucchiera.
«Non ti muovere di lì!» gli dice.
«Come se potessi...» replica lui, infastidito.
A questo punto lei esce, ricordandosi di tenere la porta aperta. La sua destinazione è la chiesa, dove rapirà il prete e un libro sacro. «Celebrerà il matrimonio di fronte a tutti, è chiaro?»
«Tutti chi? E poi, scusi, signorina...» prova a protestare il povero prete. «Sarebbe anche ora di cena, non può tornare domani?»
«Mangeremo dopo.» taglia corto lei.
E lo porta in casa di Pericle, dove sono già arrivati i genitori di lei.
«Ma, tesoro...» esclama la madre. «Avevo capito che era Esquimese!»
«Mamma, scusami, devo finire di sistemare Pericle.»
Corre in bagno, dove lo slega e lo aiuta a vestirsi. Pericle non capisce, ma si lascia vestire travolto da quell'uragano.
Solidea non lo ascolta. Va in camera e si cambia. L'abito bianco le sta a pennello e, quando esce, parte la musica. Pericle non ha ancora capito niente, ma è di fronte al divano dove il prete, ancora confuso, si è seduto in cerca di qualcosa da dire, mentre assaggia una tartina preparata con tanta solerzia dalla futura sposa.
Sono presenti tutti: i genitori di Solidea, quelli di Pericle, gli amici di ambo le parti, i fotografi, e i violinisti.
Adesso Solidea e Pericle sono di fronte al prete che, per darsi un contegno, si è alzato in piedi e si è schiarito la voce. Durante la cerimonia più stretta del mondo – e sì che in quella stanzetta di cinque metri per cinque c'era parecchia gente – Pericle, invece di ascoltare, si china su Solidea.
«Mi dici che succede?» le chiede.
«Lo sapevo che mi amavi.» dichiara lei. «E dato che io amo te, mi pare chiaro che dovevamo sposarci. In questi mesi ho capito che volevo che il nostro rapporto si evolvesse e, così, ho montato su tutto questo teatrino, non è meraviglioso?»
Pericle non capisce, ma forse è meglio così. Per Solidea sicuramente.
«Se te ne avessi parlato tu avresti detto di no. Invece così sei stato costretto a dirmi di sì. E poi pensa alla prima notte di nozze! Fregatene di tutto il resto.»
«Ma l'altro fidanzato?»
Solidea ridacchia. «L'ho sempre saputo che sotto quel cappuccio peloso ci sei sempre stato tu!»
Pericle non sa di cosa parla; intanto un giovane Esquimese, con un mazzo di fiori congelati di fronte al ristorante, sta aspettando che arrivino la sua ragazza e i genitori di lei.

  
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