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Autore: bluemary    09/01/2011    9 recensioni
Storia quasi vera di una ragazza, una giornata di sfighe e un canetopo.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il Xmas Tree Party di Fanworld.




Un normalissimo Venerdì 17

È autunno e sta nevicando.
Il che non sarebbe tanto male se non fosse che è autunno, sta nevicando e tu sei bloccata da un'ora buona in bar perché non c'è uno straccio di autobus che si degni di portarti a casa. Come se non bastasse, tutto il tuo corpo ha sollevato uno sciopero per il repentino abbassamento di temperatura, chiedendo a gran voce zuccheri e cioccolata per punirti, nella convinzione che tu sia la principale artefice di questo clima polare in pieno ottobre.
Dicendo mestamente addio al tuo tentativo di dieta, ti rassegni a ordinare una frugale brioches alla nutella e prendi nel contempo il primo giornale che ti passa sottomano, nonché l'unico disponibile in tutto il locale: la Gazzetta dello Sport.
L'unica pagina leggibile è indubbiamente quella dell'oroscopo; nei successivi cinque minuti scopri che oggi è venerdì 17 e che le persone del tuo segno devono stare attente al marrone.
Chiarissimo.
Rileggi l'oroscopo una seconda volta, giusto per essere sicura di non aver frainteso. Niente da fare, c'è scritto proprio 'state attenti al marrone'.
Potevi capire 'state attenti al cane' o 'state attenti ai viaggi'; perfino 'state attenti a un prof particolarmente sadico che non vede l'ora di fregarvi, chiedendovi l'unico paragrafo che avete saltato in cinquecento pagine di dimostrazioni', ma il marrone è un colore, come si fa a starci attenti?
Non hai finito di interrogarti in proposito che un piccolo cumulo di nutella fuoriesce a tradimento dal retro della brioches, giusto giusto per planare sul tuo ignaro maglione. Inutile specificare che il maglione è, o meglio era, rigorosamente bianco.
Rimani apparentemente calma e compassata solo perché il rimanente della brioches, che ti sei infilata in bocca per trattenere un turpiloquio degno di uno scaricatore di porto, sta cercando con buon successo di soffocarti.
Dopo questa disavventura decidi che è giunto il momento di tornare nella tua casa-dolce-casa, dove puoi asciugarti i vestiti, provare (invano, tanto lo sai già) a smacchiare il maglione e infilarti sotto a un cumulo di coperte calde.
Riesci a rincasare solo dopo un'ora abbondante, in un tripudio di sfighe che ti spinge a chiederti se qualche tuo avo si sia macchiato di gravi peccati contro gli dei o se il karma ti stia castigando per essere stata un pluriomicida nella tua vita precedente: una macchina (marrone) quasi ti investe in una delle rare volte in cui attraversavi sulle strisce; l'autobus che dovevi prendere non si ferma e, anzi, il sadico autista si diverte sfiorarti, schizzandoti con un ammasso di neve e fango (marrone); la tua borsa (marrone) decide di sfasciarsi senza dirti niente, così quando ti accorgi che il fondo è bucato ormai è troppo tardi. Non importa che il portafoglio ci sia ancora, tanto è così vuoto che muoverebbe un ladro a pietà, e nemmeno ti solleva vedere il cellulare cronicamente senza scheda e mezzo scassato, perché la cosa più preziosa che avevi, una bellissima Sunako in miniatura pagata a peso d'oro e praticamente introvabile, è ormai persa per i meandri della città, sotto chissà quanti centimetri di neve.
Quando finalmente raggiungi casa e scopri che quella parodia canina del canetopo ha appena fatto a pezzi il libro che stavi leggendo, cominci a pensare che forse l'oroscopo non ha tutti i torti: marrone il canetopo, marrone il libro. E poco importa che tu l'avessi accuratamente nascosto sotto almeno un paio di tomi di matematica; quelli erano bianchi e neri, quindi sono stati risparmiati in toto.
Ormai non hai nemmeno più la forza di arrabbiarti.
Richiami la bestia bidimensionale, che tua madre, in un momento di palese incapacità di intendere e di volere, ha chiamato 'Bella', e decidi che prima di permetterle di fare qualche altro danno, magari sottoforma di bisognini, sarebbe meglio correre ai ripari e farla uscire in giardino per qualche minuto, possibilmente mentre tu ti metti degli abiti asciutti e incastri i pezzi di ghiaccio che ti ritrovi per piedi tra la parete e il termosifone.
Questo sogno purtroppo resta mera utopia, visto che l'animale, avendo capito i tuoi intenti, ignora qualunque tipo di richiamo per rimanere al calduccio sotto il telo che copre il divano.
“Bella, tu sei un levriero polacco. Polacco! Sei nata in Polonia, non dirmi che un po' di neve autunnale ti fa paura!” sbotti, appellandoti all'orgoglio canino, ma dalla reazione del canetopo è evidentissimo che non si senta minimamente polacco e che l'orgoglio non sappia nemmeno dove stia di casa: un'occhiata sdegnata è tutto quello che ti concede, prima di rituffare il muso dietro al telo.
Un quarto d'ora più tardi sei ancora al punto di partenza, ancora con gli abiti bagnati addosso e con un crescente desiderio di commettere al più presto un canicidio.
Nemmeno l'incentivo maximo, il biscotto, è riuscito a convincere 'Bella', perché una volta uscita in giardino è stato sufficiente che un singolo fiocco di neve le sfiorasse la schiena per farla tornare in casa trottando alla grande velocità di novanta chilometri l'ora. Ormai l'orrida verità sembra sempre più lampante: il cane andrà fuori a fare i bisognini solo se tu le farai compagnia, in una sorta di punizione per il tuo osare lasciarla fuori alle intemperie.
Soffocando l'impulso di prendere i suoi venti chili di ossa e scaraventarla fuori in giardino per la notte, ti rassegni all'inevitabile. Questa volta ti fai furba e non prendi il primo ombrello che ti capita sottomano, ma eviti accuratamente quello marrone e, giusto per non rischiare in caso di sfiga daltonica, anche quello grigio. Armata di ombrello verde Prezzemolo, torni ad affrontare la bufera nel tuo stesso giardino, con il canetopo che avanza con molta riluttanza nella neve, ben attento a rimanerti a fianco per ottenere il maggior riparo possibile.
“Cane polacco una cippa.” mormori, censurando quello che sarebbe stato il tuo primo commento nella flebile speranza che Babbo Natale in realtà esista e che, ammirato dal tuo contegno, si decida a lasciarti sotto l'albero (ancora da fare) il Dean Winchester che hai sempre sognato.
Sei costretta a rimanere fuori per dieci lunghissimi minuti, maledicendo canidi, topi e affini, mentre la 'Bella' si dimostra convinta di dover esplorare ogni singolo angolo del giardino prima di evacuare, ma, se non altro, questa l'hai scampata: niente sorpresina sul tappeto, sul divano o, peggio ancora, davanti alla tua camera, dato che con la sfiga di questa giornata sarebbe stata una cosa estremamente probabile.
Un'occhiata all'orologio ti dice che mancano ancora quasi quattro ore al domani, quattro ore di possibili sfighe; tuttavia, adesso che sei preparata, senti di poter sopravvivere senza troppi danni. Ti basta solo evitare le cose marroni.
Rientri in casa quasi di corsa, preceduta da un siluro che solo quando si ferma sul divano viene riconosciuto come canetopo.
Stravaccata sulla poltrona, con il corpo che finalmente comincia a riprendere una temperatura sopportabile, non sei più arrabbiata col destino, né con quello strano animale risparmiato dalla selezione naturale.
Poi vedi quello che le tue scarpe hanno trascinato sul pavimento assieme alla neve, per tutta la sala da pranzo e metà salotto, e allora sospiri rassegnata.
Eh già, anche quella è marrone.

   
 
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