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Autore: SummerRestlessness    10/01/2011    1 recensioni
È la sera del Ballo del Ceppo ed Hermione si sta preparando al suo ingresso trionfale, sperando di non ruzzolare giù dalle scale...
Dai film aveva imparato anche che, alla fine del suddetto ballo, finivi sempre con la persona giusta per te, che poteva anche non essere (anzi, che spesso non era) il tuo accompagnatore iniziale.
La storia è all'incirca quella che conosciamo (quella del film, però), il finale invece si discosta un po'... un po' tanto!
Riuscirà Hermione a dire a Ron quello che prova?
[Ogni capitolo è di circa 600 parole e ha come titolo un verso della canzone Dear John di Taylor Swift, che per l'occasione (!) nel titolo della fic è diventata Dear Ron.]
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Viktor Krum | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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IX.            The girl in the dress wrote you a song letter

 

Hermione era appena arrivata nella sua camera da letto, con gli occhi ancora annebbiati per le lacrime e senza la minima idea di cosa fare, a quel punto. Era stata pronta a urlare a Ron che forse si era presa una cotta per lui, a fargli capire che forse tutti i loro litigi significavano qualcosa di diverso da quello che aveva sempre pensato, a confessargli che era andata al ballo con Viktor, sì… ma che in realtà avrebbe preferito di gran lunga andarci con lui.

Ma poi, come al solito, lui aveva rovinato tutto.

E lei non aveva potuto evitare di rovinare tutto insieme a lui.

Come al solito, perché quella sembrava l’unica cosa che fossero capaci di fare bene, insieme.

Una candela era rimasta accesa sulla scrivania di fianco al suo letto, probabilmente da prima del ballo, da quando si era preparata. Strano però, pensò, non ricordava di averla accesa. Strano però, non si era consumata quasi per niente, eppure erano passate parecchie ore.

Si avvicinò e sul piano di legno rosicchiato dalle tarme notò, rischiarata dalla flebile luce arancione della candela, un foglio di pergamena con sopra una piuma con una goccia di inchiostro che  macchiava appena il bianco sottostante. Cosa ancora più strana, vide che c’erano due parole vergate sulla pergamena, due parole scritte con una calligrafia identica alla sua.

“Caro Ron

Sicura di non aver scritto lei quelle parole, ma come incantata da chissà quale pozione magica o fattura, Hermione si sedette alla scrivania, prese in mano la piuma e iniziò a scrivere.

***

Hermione scrisse e scrisse ancora: lasciò che il dolore che provava si sciogliesse, confluisse nell’inchiostro e macchiasse la candida pergamena. Si liberò di tutto quello che affliggeva da troppo tempo la sua mente e a poco a poco si sentì più leggera: scrisse finché il peso che solo quella sera si era resa conto di avere sul cuore non svanì quasi del tutto.

Finì di scrivere la lettera che ormai albeggiava. Non si era accorta di aver passato tutte quelle ore china sul foglio di pergamena che ora stava davanti a lei, intriso della sua scrittura. Si stiracchiò pigramente e si guardò intorno. Sarebbe davvero cambiato tutto, si chiese, a causa di quella lettera? Un vestito e un ballo non avevano cambiato niente, ben quattro anni non avevano cambiato niente: come poteva farlo un pezzo di carta?

Hermione aveva sempre avuto fede nei “pezzi di carta”, nei libri e in tutto ciò che essi contenevano. In quel caso però, avendo vergato di mano propria quelle parole, non era sicura della loro giustezza, del loro valore. Proprio come non era mai stata pienamente sicura del proprio valore, al di fuori dell’ambito scolastico. Fece un respiro profondo, guardò il foglio di pergamena per qualche secondo, poi si alzò  di scatto prendendolo con sé e si diresse verso la sala comune, scalza e con i capelli in disordine e con indosso ancora il vestito rosa. Si sentiva quasi un fantasma, il fantasma della sera prima, ad aggirarsi conciata così per i corridoi.

Stava per entrare nella sala comune di Grifondoro, quando sentì una voce provenire proprio da lì. Si appiattì contro il muro trattenendo il fiato e si accinse ad origliare quello che Harry stava dicendo.

- No, secondo me Padma non si è divertita, Ron!

Sentendo quel nome, Hermione si rannicchiò ancora di più dietro lo spesso stipite di pietra della porta. Harry aveva quasi un tono di divertito rimprovero nei confronti dell’amico.

- Lo immaginavo. – rispose Ron, abbacchiato.

- Be’… - iniziò Harry timoroso, ma lasciò la frase a metà.

- “Be’…” cosa? – chiese Ron, improvvisamente scontroso, quasi come una minaccia.

- No, niente, niente. – sbuffò l’altro, che fu poi evidentemente “incoraggiato” a continuare da un’occhiataccia – Non le hai prestato molta attenzione. A dire il vero, l’hai rivolta tutta verso qualcun altro, la tua attenzione…

- Ma…! Cosa dici? A  chi avrei…?

Ron aveva un tono agitato e probabilmente, pensò Hermione, si stava contorcendo nella sua poltrona.

- Ti do un indizio. – continuò Harry con un pizzico di malizia – Fa rima proprio con “attenzione”.

Seguì un silenzio interrotto ogni tanto da un borbottio confuso, dopo di che Harry sbottò:

- Hermione, no!

Hermione, a pochi passi da lì, aveva sentito tutto e stava tremando. Non immaginava che Ron fosse stato tutta la sera a guardarla, non credeva fosse possibile. E poi, non avrebbe mai pensato che Harry avrebbe messo Ron spalle al muro, così come stava facendo: perlomeno, non riguardo a quell’argomento. Si sporse un po’ per guardare: i due, ancora in pigiama, stavano seduti uno di fronte all’altro su due poltrone accanto al fuoco scoppiettante del camino. Evidentemente, nessuno dei due doveva aver dormito molto.

Col senno di poi, non avrebbe dovuto sporgersi a guardare proprio in quel momento.

Vide Ron guardare Harry per un istante, alzare un sopracciglio e poi scoppiare nella risata più sprezzante, crudele e cattiva del mondo. Hermione sentì freddo all’improvviso; sentì la bocca asciugarsi e gli occhi inumidirsi; sentì un colpo più forte del suo cuore e poi più niente.

Come un automa, mentre la risata di Ron si spegneva, entrò nella sala: i capelli davanti al volto a nascondere gli occhi lucidi, i piedi scalzi che non sentivano più il freddo del pavimento gelido. I due si girarono verso di lei: Harry tentò di reprimere un sorriso, ma quando intravide  l’espressione di lei questo si spense subito da solo; Ron invece rimase con la bocca spalancata finché lei non si fermò a pochi passi da loro. Hermione alzò una mano, quella  in cui ancora teneva il foglio di pergamena piegato e poi distese il braccio, con lo sguardo sempre puntato a terra.

Sembrò per un momento avere l’intenzione di lasciar cadere la lettera in grembo a Ron, ma all’ultimo momento spostò la mano di qualche centimetro e lasciò la presa.

La lettera finì dritta in mezzo al fuoco che ardeva nel camino di pietra.

I see it all now, I was wrong

Hermione non alzò la testa, voltò le spalle ai due ragazzi che rimasero silenziosi ed attoniti a guardarla ed uscì lentamente dalla stanza.

Intanto, dal fuoco che bruciava avido la pergamena, le sembrò di sentir uscire delle note, una melodia malinconica che l’accompagnò per tutto il tragitto verso la sua camera e poi anche nel suo letto, dove si distese a pancia in su, ad osservare il soffitto che pian piano diventava sempre più sfocato.

… when I loved you so.

 

 

 

 

 

NOTE di Summer

E finisce così questa, ehm, non so neanche come chiamarla. SongFic? Storia? Cosa strana partorita dalla mia mente malata? Spero che vi sia piaciuta, nonostante la sdolcinatezza finale (ah, e non dimentichiamo l’unhappy ending… ehm). Se cliccate su “melodia malinconica” avrete una… sorpresa…!  

 

Beeeeee’, momento pubblicità! Sono tutte One Shot brevi su Harry Potter (l’ultima su Hermione e Ron)…!

Heroes

Again and Forever

Lilium Cruentus

Just like a last kiss

   
 
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