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Autore: Leonhard    11/01/2011    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Light avesse vinto la partita con Near? O meglio, se avesse tenuto la bocca chiusa, davvero non avrebbe incontrato altri avversari? Prima fanfic su Deathnote, siate clementi.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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  1.  Nuovo e vecchio
 
Qualcosa non quadrava. Com’era possibile? Non poteva non essersi accorto che mancava una pagina al quaderno. O forse sì, dal momento che non aveva controllato. Eppure mancava proprio la pagina che avrebbe aperto quel giorno e per scrivere il suo nome.
“Non ci credo!” sbraitò. “Non puoi aver previsto anche a che pagina sarei arrivato! È semplicemente assurdo!”. Volse gli occhi verso il detective; lo guardava con espressione seria e fredda, senza mostrare nulla.
“Ti restano ancora venti secondi” disse. “Come la mettiamo?”. Il respiro di Light si fece affannato: stava andando nel panico e non potè fare nulla. Lasciò cadere il quaderno e arretrò.
“NON E’ POSSIBILE!” sbraitò. “NON PUO’ STAR SUCCEDENDO! IO SONO IL DIO DEL NUOVO MONDO, NON POSSO MORIRE!”.
“Curioso come io in questo momento creda più ad uno scarabocchio su un pezzo di carta che a te” replicò Jey. “Beh, che fai? Non scrivi il mio nome? Il mio volto ce l’hai davanti. Cos’è, non ci sei arrivato? Allora te lo dico: il mio nome è Daniel Jam”.
Light non ci potè credere: ci era cascato in pieno. In televisione si era presentato con il suo volto ed il suo vero nome. Sarebbe stato sufficiente ucciderlo allora assieme a tutti i membri del quartier generale.
“Cinque secondi…”.
No, era un trucco: doveva essere un trucco. Non poteva essere vero: lui non poteva morire così. Non dopo quello che aveva fatto. Non dopo tutti le persone, criminali e non, che aveva ucciso per mezzo di quel quaderno.
Quello stesso quaderno che stava per uccidere lui.
Ryuk rideva.
“Tre…
“Due…
“Uno…
“…zero”.
Il cuore di Light diede un battito più forte, lui venne invaso da un calore insopportabile ed un fastidioso formicolio, le gambe gli cedettero e cadde seduto. Il respiro gli mancò e sbarrò gli occhi, preparandosi all’arresto cardiaco.
 
Che non arrivò mai.
 
L’aria era così silenziosa che si poteva sentire il ticchettio dell’orologio, il vento che soffiava fuori dal magazzino, la grossa e pesante ventola che girava, con un cupo cigolio.
Il battito del cuore di Light.
Ancora non capiva come era stato possibile. Fece appena in tempo a realizzare che quella era una preziosa occasione per ammazzarlo; poi Jey fece comparire da dietro la schiena un Uzi, con cui crivellò il quaderno rimasto incustodito a terra. Light si allontanò, spaventato dalla scarica. La pozzanghera di benzina in cui era caduto il Deathnote prese fuoco sotto i colpi dell’arma, distruggendolo.
“Grazie, Ligjt Yagami” disse. “Grazie a te, ora sono sicuro di conoscere l’identità di Kira al cento per cento. Mi scuso per i modi adottati, ma dovevo disarmarti: sai…non mi va molto di morire perché qualcuno prende nota del mio nome”. Il cervello di Light sembrava essersi spento. Non riusciva a formulare nessun pensiero logico.
“Cosa…come…” farfugliò.
“Quando ti ho detto che era possibile risalire all’identità di Kira solo dagli appunti del piccolo Elle, mi riferivo naturalmente a quella famosa regola dei tredici giorni” spiegò il detective. “Vedi, se tu fossi stato Kira, mettere quella regola falsa e poi farti rinchiudere per più di tredici giorni ti avrebbe procurato un alibi inattaccabile. Come sai, ho fatto qualche domanda allo Shinigami…e sono venuto a sapere una cosa molto interessante…”.
“…che la regola era falsa?” chiese Light guardandolo con occhi stralunati. Jey scosse la testa.
“No, quello lo sapevo già” rispose. “Fin dal prima volta che ho letto gli appunti del piccolo Elle sapevo che quella regola era falsa: l’unica cosa che dovevo fare era provarlo. Sapevi che si può scrivere la morte di una persona fissandola al massimo a ventitré giorni dopo? O che anche un pezzo di quaderno strappato da una pagina ha gli stessi effetti del quaderno stesso? Sicuramente sì, visto che sono anni ormai che lo usi.
“Dato che aveva risposto docilmente a tutte le mie domande, ho capito che il tuo Shinigami non appoggiava nessuno, è solo un semplice spettatore e, come tale, non ti avrebbe ripetuto ciò che aveva detto a me. Probabilmente tu, talmente abituato al suo atteggiamento, non glielo hai neanche chiesto…
“Per cui ho pensato di verificare di persona la veridicità di questa regola: ho strappato una pagina dal quaderno ed ho scritto il nome, esattamente quattordici giorni fa. A questo punto, sono autorizzato a pensare che quella regola è falsa. Ma questa scoperta non sarebbe stata sufficiente per incriminarti: anche se a grandi linee ho capito come hai fatto ad uccidere il piccolo Elle, in mancanza di prove non ho mai potuto agire.
“Tuttavia, ora sono in possesso di prove schiaccianti. La presenza di telecamere, il fatto che tu avevi il quaderno ed hai tentato di usarlo, l’esclamazione che hai fatto prima e sono pronto a scommettere che se facessimo analizzare questa pagina troveremmo le impronte digitali di tutti quelli che lo hanno toccato, ovvero tu, io, il secondo Kira, tutti i membri dell’ex quartier generale e, ovviamente, Kira stesso”.
“NON È VERO!” sbraitò Light. “NON HAI NESSUNA PROVA, ANZI! MISA! MISA STAVA GUARDANDO DALLE TELECAMERE CHE IO HO PIAZZATO! ORA LEI SA IL TUO NOME ED IL TUO VOLTO! IN PIU’ HA ANCHE IL SECONDO QUADERNO! E POI COME SI SPIEGA IL FATTO CHE IO NON SONO MORTO, EH?”. Jey sorrise.
“Allora ho fatto veramente centro” commentò. “Yagami…io ho detto di aver strappato una pagina dal quaderno e di averci scritto il nome…ma non ho mai detto che la pagina è questa”. Detto ciò, si frugò nella tasca e fece comparire un secondo foglio a righe. Sopra vi era scritto un nome.
Misa Amane.
“Dato che Amane è il secondo Kira e, come dici tu, ci sta guardando grazie alle telecamere che hai piazzato, la prova di quello che ho appena detto sta proprio nel fatto che io sono ancora vivo. Questo non prova solo che Misa è il secondo Kira: prova a me che la regola dei tredici giorni e falsa ed a te che questa è la vera pagina del quaderno e quindi il secondo Kira è morto.
“Dunque, ora che ho avuto l’ennesima prova, posso riformulare il ragionamento: hai fatto scrivere la regola dei tredici giorni al tuo shinigami, in modo da ingannare il piccolo Elle, ti sei fatto rinchiudere e poi, ad un certo punto della tua degenza, hai rinunciato al quaderno ed hai perso tutti i ricordi di esso.
“Dopo un po’, le uccisioni sono ricominciate, presumo per mano di questo Higuchi. Ed ecco la prima parte sospetta: se Kira fosse stato lo stesso, perché fermarsi per due settimane e poi ammazzare tutti i criminali comparsi nel periodo in cui era rimasto inattivo? Comunque, tu ed il piccolo Elle lo avete catturato, tu in qualche modo sei riuscito a toccare il quaderno, hai riacquistato la memoria ed hai ucciso Higuchi con un frammento di quaderno che portavi addosso, dato che se l’avessi scritto sul quaderno sarebbe stata una prova lampante.
“Per arrivare a capire come hai fatto ad uccidere il piccolo Elle ci ho messo un po’ di più, ma tutto è andato al suo posto quando ho visto che, secondo lui, di quaderni ce n’erano due. Il resto, beh…non credo proprio di doverlo spiegare proprio a te, non ti pare?
“Già soltanto il fatto che la regola dei tredici giorni è falsa rappresenta una mezza prova che tu sia Kira. Se poi andiamo a vedere la registrazione che hanno fatto le mie telecamere…beh…direi che non ci sono più dubbi, non ti pare?”.
“MA TU CHI DIAVOLO SEI?!?” latrò Light. “CHI DOVRESTI SOSTITUIRE? NEAR? MELLO? RYUZAKI? CHI?”.
“Tutti e tre” rispose. “Vedi, il motivo per cui la Wammy’s House ha deciso di mandarmi in campo quando non c’era più nulla da fare è molto semplice: sono stato io a creare Elle, Near e Mello. Io ho insegnato loro ad usare il loro cervello per risolvere casi di criminalità. Si può tranquillamente dire che io sono il maestro dei piccoli Elle, Near e Mello. E adesso cammina: credo proprio che se fermeremo anche solo un vigile urbano, le manette te le metterà”. Light era disperato: non sapeva più a cosa aggrapparsi. Lo aveva incastrato. Lo aveva incastrato magistralmente. Anzi, aveva fatto tutto da solo: se non avesse lasciato andare il quaderno…
“HAI AMMAZZATO MISA!” sbraitò. “TI RENDI CONTO DI COSA HAI FATTO?”. Jey sbuffò.
“Sei veramente noioso” disse. “Io non sono il piccolo Elle: io agisco a modo mio. Se veramente Amane ci guardava con le telecamere, avrebbe scritto il mio nome su un foglio di quaderno e mi avrebbe sicuramente ammazzato. Certo, c’è ancora quello, ma sta pur tranquillo che tu non tornerai nel tuo appartamento oggi”.
No. Non c’era rimasta solo la pagina di Misa. Light sogghignò: aveva ancora l’orologio e la sua arma era scarica. Abbassò la testa e mise le mani dietro la schiena, in segno di resa. Jey si avvicinò.
“Beh, sei ostinato ma alla fine sai quando è ora di arrenderti, eh?” commentò.
(Uno…due…tre…quattro). Il vano dell’orologio scattò in fuori, rivelando un ago ed un frammento di quaderno. Velocissimo, tirò fuori dalla tasca una penna e la puntò sul foglio.
Ma prima che potesse scrivere anche solo il nome, Jey fece fuoco con una pistola, distruggendogli l’orologio e trapassandogli polso e stomaco. Light si sentì il respiro mancare; cadde a terra sollevando spruzzi di quello che, all’odore, sembrava alcol.
“Come sospettavo” borbottò Jey. “Avevi un frammento di quaderno addosso; altrimenti la morte di Higuchi non si sarebbe spiegata. Hai sempre tenuto un pezzo di quaderno nell’orologio, eh furbacchione?”. Light si volse verso Ryuk, che guardava la scena divertito. Qualcuno doveva ammazzarlo e lui aveva ancora il suo quaderno.
“Ryuk…” chiamò, in un rantolo isterico. “Uccidilo! Uccidilo e ti farò vedere cose straordinarie! Ti divertirai a non finire, te lo prometto! Tutto quello che hai visto finora, a confronto, sarà noioso! Ma devi ucciderlo!”. Lo shinigami lo guardò, soppesando l’offerta, poi estrasse il suo quaderno, lo aprì e vi puntò sopra la penna.
“Ok. Vediamo…” borbottò, scrivendo. Light sorrise trionfante, mentre Jey abbassò la pistola: usarla contro Ryuk sarebbe stato inutile. Kira rise.
“HO VINTO, JEY! HO VINTO! ADESSO MORIRAI!” urlò. La creatura rise.
“Light…” chiamò. Il ragazzo si volse ed il sorriso svanì.
Sul quaderno c’era scritto il suo nome.
A quel punto, Daniel Jam decise che non aveva più nulla da fare lì dentro. Si volse e, ascoltando le urla e le suppliche di Light Yagami, che si spensero all’improvviso, poté finalmente chiedersi perché, anche se aveva vinto, si sentiva così maledettamente solo. Sorrise.
(Basterà aspettare che compaia un altro Kira) pensò. (E mi divertirò ancora…).
 
 
BEH, RAGAZZI. SIAMO ARRIVATI ALLA FINE. NATURALMENTE, PER LE BATTUTE FINALI, HO PRESO LA SCENA DEL FUMETTO E L’HO TRADOTTA, LASCIANDO L’ULTIMA PARTE A JEY.
SPERO DI AVERVI DIVERTITO E DI AVER FATTO UN LAVORO ACCETTABILE, ANCHE SE QUESTO NON E’ ASSOLUTAMENTE IL MIO CAMPO.
UN RINGRAZIAMENTO A TUTTI COLORO CHE HANNO SEGUITO LA MIA STORIA, CHE L’HANNO COMMENTATA E ANCHE A CHI L’HA SOLO LETTA. SPERO CHE MI SEGUIRETE ANCHE FUORI DAL MONDO DI DEATHNOTE.
CI LEGGIAMO PRESTO!
CIAO A TUTTI.
   
 
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