I flashback sono scritti in corsivo
Supereroe
Tutto
era silenzio.
Non
si sentiva nulla se non
il vento che silenzioso soffiava attraverso il ghiaccio.
Gli
occhi erano chiusi alla
ricerca di pensieri, istanti di vita, che però rifuggivano
la mente ormai priva
di ragione.
Non
ricordava neppure come
respirare… in fondo non ne sentiva più la
necessità.
Sollevò
le palpebre
ghiacciate.
Due
occhi vitrei, gelati
anch’essi, si scrutarono intorno senza alcuna fretta.
Attorno
a lui si apriva per
infiniti chilometri il deserto.
Un
paesaggio superbamente
magnifico gli si estendeva; ma dove erano gli altri per ammirare quello
spettacolo?
Deserto
di ghiaccio.
Il
luccichio sinistramente
silente di tutta quell’acqua immobile e cristallizzata, era
uno spettacolo incredibile.
Si
mosse tirando il volto -che
di umano ormai non aveva più nulla- in un inutile tentativo
di sorriso.
Ricordava…
Solo
a tratti, solo alcuni
dettagli.
Piccoli
flash back che non
rendevano giustizia a tutta la sua vita vissuta, che non davano tregua
alla sua
mente.
Lo
sguardo dolce e caldo di
una donna, iridi color nocciola che lo fissano con amore…
sua sorella, o forse
sua madre.
La
mani si stringono a pugno
stizzite, quei ricordi sono peggio della completa amnesia,
perché diventano una
tortura infinita ed improvvisa.
Altri
istanti si affacciano
alla sua mente.
Ora
rivive la paura… paura di
riscoprirsi, un giorno come tanti, diverso da tutti.
Solo
con i suoi straordinari
poteri.
Poteri?
La
mano si muove a
massaggiare le tempie, nel vano tentativo di risvegliare la mente.
Dove
sono tutti gli altri?
Non
c’è vita attorno a lui.
Non
percepisce niente.
Le
foglie degli alberi non si
muovono al passaggio del vento, perché gli alberi sono
secchi.
Gelati
in grandi cubi di
ghiaccio.
I
pesci non nuotano, i fiumi
non scorrono, tutto è immobile.
La
vita… non ricorda più cosa
sia la vita.
Sa
solo vagamente di non
essere normale.
Ricorda
di essere stato
diverso, di essere stato ammirato, di essere stato migliore, poi
temuto… infine
evitato.
Però
la nebbia è talmente
fitta che le sensazioni non riescono a trovare la strada, i pensieri si
scontrano tra di loro senza riuscire a generare una traccia leggibile
di ciò
che è il suo passato.
Si
volta ancora, nella vana
speranza che qualche cosa attorno a lui sia cambiata, che qualcosa sia
mutato.
Nulla.
Tutto
è tragicamente statico.
Il
nulla lo avvolge in un
solitario limbo.
Altri
lampi gli attraversano
l’io.
Ora
vede se stesso piangere.
Calda
acqua salata che gli
rotola dagli occhi.
Anche
lui un tempo era in
grado di piangere?
Ora
le lacrime si cristallizzano
ancor prima di essere versate.
Bambini
in festa gli si
affollano attorno.
Un
tempo era famoso, le
persone lo ammiravano.
Cosa
è cambiato?Quando?
Si
porta le mani davanti al
volto e inorridisce.
Dov’è
la sua pelle? Dove sono
quelle mani che in passato stringevano con sicurezza la penna nel
firmare degli
autografi?
Ora
al loro posto ci sono
solo delle sterili lastre trasparenti che delle mani originarie hanno
solo
mantenuto la forma.
Anche
lui è fatto di
ghiaccio!
L’angoscia,
si fa via via più
larga e forte nel suo animo, vorrebbe parlare con qualcuno,
confrontarsi, farsi
consolare… dove sono tutti?
“Farai grandi
cose”
Chi
aveva pronunciato quelle
parole? Ora non riusciva a ricollegarle a nessun volto.
“Sei il mio super eroe
preferito”
Altre
farsi, eco di un
passato lontano riaffiorano senza logica dalla mente.
“Ice tu ci proteggerai
sempre?”
“Il tuo potere
è un dono figliolo, non una
maledizione… non devi piangere”
“Puoi creare il ghiaccio
dal nulla? Che forza!”
“La diga sta per
rompersi… salvaci”
“Sono il Presidente,
è un onore avere un uomo come te
che sostiene il nostro esercito”
“Mi raffredderesti questa
cioccolata? Grazie
fratellone i tuoi poteri sono una forza”
“Che stai dicendo?Certo
che riesci a controllare i
tuoi poteri, sono anni che lo fai…”
“Signor Ice mi tiri
giù il gattino dall’albero? Grazie
sei il miglior super eroe”
“Forza Ice, la marina ci
ha detto che c’è una
petroliera in fiamme che sta bruciando, fagli vedere chi sei”
“Su su non è
niente, di che ti preoccupi? Stai solo
diventando più potente, è per questo che il tuo
corpo si sta ghiacciando”
“Grazie per aver
riportato a terra l’aereo, se non ci
fossi venuto a salvare saremmo di certo morti tutti”
“Fratellone ti spiace
allontanarti un po’ ? Emani
troppo freddo sto congelando…”
“Ragazzo, tremi ecco
prendi la mia sciarpa”
“Sciocchezze…
non stai diventando un pericolo, è solo
un momento di passaggio passerà”
“Aiuto… ti
prego non ti avvicinare, non voglio morire…
tutto ciò che tocchi si ghiaccia…”
Milioni
di voci si spintonano
nei meandri del suo senno.
Parenti,
amici, persone che
non conosce - a tutti loro aveva promesso che li avrebbe protetti- dove
sono
tutti?
Il
sospetto s’insinua nella
testa, non può essere, non è possibile.
Cerca
di muovere un passo, ma
si accorge che è ancorato al suolo.
Le
sue gambe non esistono
più, al loro posto un’immensa montagna di ghiaccio
lo tiene intrappolato fino
alla cintola.
Altri
ricordi ora più vividi
e nitidi.
“Sono un mostro”
“Non sei un mostro, puoi
controllare l’elemento più
importante per ogni essere vivente, riesci a manipolare
l’acqua… e l’acqua è il
fondamento della vita”
“Io non manipolo
l’acqua… posso solo renderla solida,
è una maledizione… dal ghiaccio non nasce
niente.”
“Il tuo potere
è un dono figliolo, non una
maledizione… non devi piangere”
Le
parole di sua madre, le
sue rassicurazioni.
A
quelle parole aveva creduto
fortemente, aggrappandosi ad esse come se fossero la sua unica ancora
di
salvezza.
Per
via di quelle parole
aveva deciso di usare i suoi poteri per aiutare tutti, per proteggere
chiunque
da qualunque cosa.
Ma
dove erano finiti? Perché
ora che era lui ad avere bisogno nessuno si faceva avanti?
“Aiuto… ti
prego non ti avvicinare, non voglio morire…
tutto ciò che tocchi si ghiaccia…”
“Mi
dispiace…”
Un
ultimo flash back si
affaccia alla mente e un urlo di disperazione esce senza remore dalla
sua
bocca.
Abbassa
lo sguardo… ai suoi
occhi si affaccia la tragica ed inesorabile verità.
La
città.
La
sua città brilla congelata
e per sempre assopita sotto di lui.
Nessuno
verrà a salvarlo,
nessuno potrà mai aiutarlo, nessuno è rimasto in
vita.
Mentre
l’immenso dolore gli
graffia l’anima, la mente troppo debole per sopportare quella
realtà, si ritrae
su se stessa, risprofondando nell’oblio.
La
nebbia dei sensi lo
riavvolge benevola.
Silenzio
Solo
una litania delirante e
struggente si espande per tutto il deserto:
“Mi
dispiace… mi dispiace… mi
dispiace… mi dispiace… mi
dispiace…”
END
Storia classificata quarta al contest: Elements indetto da Pepi e Mary.
Nulla da dire spero sia tutto chiaro ! fatemi sapere cosa ne pensate