-Nick
autore (su EFP e sul forum se differenti): LilyBlack
-Titolo:
Annego
-Personaggio assegnato: Fleur
-Eventuali
altri personaggi://
-Rating: Giallo
-Genere:
Drammatico, Introspettivo,Malinconico
-Avvertimenti:
FlashFic/ What if ?
-Citazione scelta: “Noi
possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiude con
noi”
(Magnolia; Jimmy Gator)
-Introduzione:
Fleur Delacour è un personaggio misterioso, di cui sappiamo
poco per
quanto riguarda il passato, quella fetta di tempo che intercorre tra
la sua nascita e il torneo Tremaghi. E' l'attimo, quello descritto,
che precede il momento in cui Harry salva Gabrielle e questi sono I
suoi pensieri, legati più ad un momento passato della sua
vita,
della sua adolescenza e infanzia, che non all'immediato
presente.
-NdA: E' un po' una What If? A quanto sappiamo esistono
solo Gabrielle e Fleur, ma siccome il terzo figlio di cui parlo non
'sopravvive' non l'ho considerato un grande eccesso di invenzione. Ho
usato questo pretesto per scavare un po' nella sua mente. Spero ti
piaccia. Lily.
Questa
storia partecipa anche al contest a squadre 'Storytelling' di Fabi_ sul
forum, nella squadra dei Dorsirugosi Norvegesi ^^ il banner di squadra
lo trovate in fondo.
E' arrivata PRIMA al girone di questo contest e in fondo trovate il
bellissimo banner.
Questa storia è arrivata TERZA al contest
Flashfic&Moviequotes di Vogue91, indetto sul forum. Vincendo
anche il premio DRAMA *_*
Buona lettura.
Nel Frattempo Madame Maxime cercava di trattenere Fleur Delacour, che era pressoché isterica e lottava con le unghie e con i denti per ritornare in acqua.
'Gabrielle!
Gabrielle! E' viva? E' ferita?'
(da Harry Potter e il Calice di
Fuoco, di J.K.Rowling)
Fleur aveva ancora l'acqua che scivolava, viscida, fino alle caviglie e da lì creava, poi, una pozza ai suoi piedi, ma asciugarsi era l'ultima cosa a cui riusciva a pensare. Gabrielle ossessionava ogni cellula del suo corpo.
Urlava, ma il rumore più forte era nella sua testa; mille ricordi, ticchettanti come i tacchi che amava indossare, erano tornati ad assillarla. Se fosse successo qualcosa alla sua sorellina, non se lo sarebbe mai perdonato. Non poteva succedere, non un'altra volta.
Poteva ancora sentire il profumo dei fiori della Provenza e vedere le primule giocare con quei piedi infantili. JeanPhilip Delacour, suo fratello.
I miracoli arrivano quando meno te lo aspetti e altrettanto inaspettatamente fuggono via.
Era un giorno di primavera, quando un torrente aveva strappato un nugolo di capelli biondi dalla sua vista; non avrebbe potuto far niente per salvarlo, era troppo intelligente per non riconoscerlo, ma i ricordi tornavano spesso a tormentarla. Tornavano sempre, soprattutto quando non dovevano.
Interrompevano notti piene di sogni,
Interrompevano compiti in classe,
Irrompevano prepotenti durante una prova di un torneo magico, annebbiandole la vista.
Orrendi sogni ad occhi aperti,
fantasmi di giorni passati dai quali non poteva imparare niente,
spirali di colpa che le macchiavano il cuore.
JeanPhilip correva troppo forte Gabrielle era legata in fondo al lago
gli
Avvincini non le erano mai sembrati così malvagi le
primule le intralciavano la corsa
avrebbe voluto volare avrebbe
venduto l'anima ad una sirena, per poterla salvare.
Non sentiva più nulla, non provava sensazioni se non quella di avere un buco nero al posto della bocca dello stomaco e non era cosciente di quello che diceva, che urlava. Il suo solito selfcontrol era scivolato via, insieme ai tritoni, alle sirene, a quegli esseri immondi che tenevano prigioniera sua sorella.
La sua unica ragione di vita era stata proteggerla ed aveva fallito, nuovamente.
Fallimento,
Colpa,
vergogna.
Voleva
annegare.
Il suo unico impulso era ributtarsi in acqua e lasciarsi
scivolare fino al fondo, riposare per sempre nella morte insieme alle
sirene e a sua sorella.
Sopravvivere a lei, sarebbe stato impossibile, il peso di due passati non sarebbe mai riuscita a sopportarlo.
Era troppo esile, non era abbastanza forte.
Aveva
passato una vita a sentirselo dire e altrettanto tempo a tentare di
dimostrare che non era vero, che lei poteva farcela, che era come e
più degli altri, nonostante il suo sangue, nonostante la sua
bellezza, nonostante sé stessa.
Le urla da Banshee che stava producendo in quel momento la smentivano totalmente: non aveva coraggio, non aveva forza, non aveva nulla e quel suo nulla le aveva impedito di salvare Gabrielle.
Non ci sarebbe stato sogno,
Non ci sarebbe stato perdono,
Non ci sarebbe stata vita, oltre quella notte.
Questa volta, era solo colpa sua e avrebbe pagato le sue colpe.
Grammatica:
9.9/10
Stile e lessico: 9.8/10
Originalità: 10/10
IC/Caratterizzazione: 15/15
Attinenza alla citazione: 10/10
Gradimento Personale: 10/10
Totale: 64.7/65
Dal punto di vista grammaticale, l’unica lieve penalizzazione
è dovuta ad un ‘sè stessa’
che avrebbe dovuto essere scritto o con l’accento acuto o
senz’accento; niente di trascendentale e per il resto non
sono presenti altre sviste.
Il tuo stile è come sempre splendido, tuttavia in alcune
parti ho riscontrato una frammentarietà eccessiva che, se a
tratti rende la storia intensa, in altri risulta invece poco adatto.
Nel complesso tuttavia, la storia si legge in modo scorrevole, e il
lessico utilizzato è assolutamente sublime.
Quanto all’originalità, c’è
poco da dire: hai dato una giustificazione insolita all’ansia
di Fleur durante la seconda prova del Torneo, una giustificazione
splendida. Il modo in cui ripensa al fratello, a quello che
è accaduto, quella sorta di senso di colpevolezza, rendono
la storia innovativa, interessante, senza lasciare niente al caso.
Ottima anche la caratterizzazione, dato che sei riuscita a mantenere i
punti chiave del carattere di Fleur pur in una situazione tanto atipica
per lei; di certo hai approfondito un lato nuovo della ragazza, in modo
plausibile e decisamente profondo.
La citazione è quello da cui diparte tutta la storia, il
concetto stesso di passato e dell’impossibilità di
liberarsi da esso è presenta in ogni singola riflessione di
Fleur, che si trova costretta a fronteggiare il suo passato nel momento
in cui lo vede quasi prendere di nuovo forma davanti ai suoi occhi, nel
rischio corso da Gabrielle.
Una storia semplicemente splendida, che ben dimostra la tua solita dote
di creare situazioni quasi dal nulla e renderle realistiche, vivide.
Uno splendido ritratto del tormento di Fleur, in un modo che mai mi
sarei aspettata. Bravissima.
Lilyblack - Annego -
Grammatica e sintassi: 5/5
Lessico e stile: 5/5
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Originalità: 5/5
Gradimento personale: 5/5
totale: 30/30 punti
Non ho appunti da farti per quanto riguarda la parte grammaticale della storia. L'unica frase che avresti potuto rendere in altro modo è quella del flashback, a cui manca la punteggiatura, ma io personalmente credo che messa così mostri proprio la confusione che vive Fleur. Lo stile non fa altro che dare forza alla sua disperazione, le frasi brevi danno proprio l'idea della concitazione del momento e le ripetizioni, chiaramente volute, non fanno altro che amplificare la sensazione di sconforto che vive la protagonista.
Hai dato a Fleur un passato triste, hai mantenuto il suo personaggio fedele alla caratterizzazione che conosciamo, permettendo di avere una visione di lei che aiuta a comprendere la sua umanità.
La storia è sicuramente originale, non solo perché il personaggio è poco sfruttato, ma anche perché è visto sotto una luce nuova. Inutile dirti che leggere questa storia è stato straziante. È commovente, dà una visione di Fleur che permette di dare un senso alla sua paura di perdere Gabrielle. Io non credo che a mente fredda lei avrebbe potuto credere che gli organizzatori del torneo avrebbero lasciato qualcuno a morire in fondo al lago, ma questa tua versione dei fatti spiega come questa paura sarebbe potuta nascere.
Hai condensato tutto in poche parole.
Magnifica.