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Autore: Selenite    12/01/2011    1 recensioni
Un amore tenero e delicato, racchiuso in una terzina che lei mai dovrebbe capire. Il peccato più grande è l'Amore...ed è anche il più dolce. Una sacerdotessa ed un guerriero alle prese con un sentimento impossibile da gestire a qualunque età.
Dedicato ad una delle persone più importanti della mia vita...
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***
A Genis, perché è una delle persone a cui voglio più bene al mondo.
Ti prego, rimani al mio fianco esattamente come sei...
***

Sotto l'immensità di questo cielo,

in mezzo a questo manto lussureggiante di fiori baciati dal sole,
un tuo bacio è l'unica cosa che mi tiene in vita...
Ultimo Libro, Canto II (Amore)

Kyra aveva letto il passo dell'ultimo libro migliaia di volte.
Ma non aveva ancora fatto sua la prima terzina del secondo Canto, Amore.
Le avevano detto più volte, e ormai l'aveva capito benissimo, almeno credeva, che la prima terzina del seconto canto poteva essere compresa e fatta propria solo dalle persone che avevano provato almeno una volta tale sentimento.
Kyra sospirò, era rassegnata a non provarlo mai, l'amore.
Chiuse l'enorme libro della Genesi, carezzandone con le dita la copertina, sospirando. Aveva voglia di vederlo allenarsi, per non pensare più a nulla, concentrarsi solo sull'aria che muoveva con le sue figure aggraziate.
Solo vederlo, ancora una volta, come tutti i giorni.

Aveva lunghi capelli color dell'oro, pelle ambrea e corpo scolpito.
I muscoli si flettevano agilmente ad ogni mossa, ad ogni acrobazia.
Le piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte, il petto liscio e scolpito, le braccia possenti che maneggiavano la sciabola con precisione e grazia.
Kyra, dal suo nascondiglio sicuro, sospirò.
Evan era il capitano delle forze armate dell'esercito, specialità per armi bianche. Apparteneva ad un antico casato di guerrieri, eroi di battaglie per la protezione della città fortificata. Erano ormai millenni che la loro nascosta civiltà non veniva assalita dall'esterno, ma i discendenti del casato di Evan continuavano ad allenarsi nelle antiche arti.
E Kyra era la sua migliore amica, sin dall'infanzia.
Lo guardava allenare tutti i giorni, fin da quando le avevano costretto il suo percorso di studi, forse perchè lo sentiva più libero di lei, o forse semplicemente perchè adorava vederlo mentre compiva quei movimenti eleganti.
Sospirò di nuovo, scuotendo la testa.
Di certo Evan non era del tutto indipendente. Obbligato dalla posizione della sua famiglia, o forse perchè era una persona responsabile di carattere, Evan si era sottoposto agli allenamenti da guerriero, nonostante avrebbe preferito seguire gli stessi studi di Kyra, le antiche scritture.
Avevano entrambi un percorso obbligato davanti a loro, che gli impediva di essere del tutto loro stessi. Anche se Kyra, doveva ammetterlo, aveva iniziato ad amare gli studi sulle antiche scritture, forse per la sua precoce e straordinaria abilità di comprenderle e interpretarle. O forse semplicemente perchè in quel villaggio nascosto lontano dal mondo non c'era molto altro da fare...

-Evan...- borbottò sommessamente, spostando da davanti gli occhi verdi un boccolo di capelli nerissimi -Quanto vorrei tornare a parlare con te come un tempo...-
Kyra aveva i capelli corvini. Non era usuale, in quel villaggio, solitamente chi aveva i capelli di colore scuro veniva avviato a percorsi di studi teorici, come era capitato a lei. E solitamente era genetico. Kyra invece era la prima della sua famiglia ad essere nata con i capelli scuri e ad avere iniziato a studiare le antiche scritture.
Non che la cosa le dispiacesse, era venerata come una sacerdotessa e la sua famiglia era una delle più agiate, ma aveva un doloroso obbligo da rispettare.
La purezza.
Non poteva innamorarsi, non poteva baciare la persona amata, unirsi a lei. Sposarla.
Purtroppo le sacerdotesse dovevano compiere giuramento di castità e purezza per il resto della vita, al compimento del loro sedicesimo compleanno e al completamento del loro percorso di studi, che le portava ad entrare nel Tempio della divinità della Luce come protettrici delle antiche scritture.
Ormai mancava poco più di un mese e avrebbe dovuto fare giuramento di fedeltà al Tempio, rinunciando a tutto ciò che l'amore poteva donarle.
Guardando il volto di Evan, ancora concentrato e preso dagli allenamenti del mattino, Kyra sorrise. Lui al compimento del suo diciottesimo anno aveva la possibilità di prendere moglie, e anche per lui ormai mancava poco. Dopo aver preso moglie, si sarebbe trasferito insieme alla sua sposa nella parte più estrema del villaggio, così lontano da lei, non l'avrebbe più rivisto.
Kyra decise di “rapirlo” per un giorno soltanto. Voleva salutare il suo unico amico.
L'unico che avesse mai avuto al mondo.

Evan si era accorto da subito degli occhi verdi di Kyra che lo guardavano attenti. E nonostante sul suo volto non potessero mostrarsi segni di disattenzione, dentro al suo cuore sorrideva.
Anche se quando aveva compiuto quindici anni Evan era stato allontanato da quell'amica per lui così importante, Kyra era andata tutti i giorni, di nascosto, a vederlo allenare.
Le prime volte il suo insegnante l'aveva sgridata aspramente, lasciandola andare via in lacrime. Ma Evan aveva stretto un patto con quell'uomo: promise di raddoppiare le ore di allenamento al giorno, se avesse voluto, ma di lasciare che Kyra lo osservasse da lontano, nascosta. Anche se non l'avrebbe mai degnata di uno sguardo o di una parola, voleva solo continuare a vederla, anche se di sfuggita, tra le fronde degli alberi della sua casa.
Il suo insegnate accettò, costruendo per Kyra un passaggio segreto che la ragazza era convinta aver trovato da sola. Evan sapeva che anche il suo insegnante si era affezionato a quegli occhi così limpidi e dolci, che osservavano entrambi con attenzione e riverenza. Anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Quando si sentì sfiorare la spalla sudata, Evan afferrò il polso di chiunque ci fosse dietro di lui e la portò a terra, parandogli sopra il suo corpo e puntandone al collo l'affilatissima sciabola -Kyra?!-
-Oddio Evan, sei diventato paranoico- scherzò la ragazza, guardando la lama della sciabola con occhi disperati -Puoi...puoi metterla via?-
-Che cosa ci fai qua? Se ti trova il mentore ti caccerà via- sussurrò Evan, preoccupato che li potessero sentire.
-Ma smettila, pensi che sia scema? Tu ed il mentore vi siete messi d'accordo- lo guardò seccata, spostando con le dita la lama dal collo di qualche centimento -Non penserai mica che quel passaggio da cui arrivo qua sia spuntato lì per caso?-
Ah...quindi lo sapeva. E sapeva anche che lui la vedeva.
-Si, lo so che sapevi che c'ero. Sapevo anche che avevi chiesto il permesso perchè...perchè questo era l'unico modo per vederci ancora-
-Che diavolo ci fai qua?- ripetè lui, cercando di dimenticare la sua stupidità in tutti quegli anni -Perchè sei venuta fino a me se sapevi del patto?-
Kyra sorrise, toccandogli la guancia con le mani piccole e curate -Ti rapisco!-
Evan rimase qualche secondo scioccato a quelle parole, pensando a cosa avrebbe dovbuto fare. Lui era un capitano adesso, un adulto, doveva prendersi le sue responsabilità -Non posso Kyra. Devo sottostare agli ordini e comportarmi da uomo-
-Eddai Evan- lo pregò di nuovo la ragazza, aprendo le labbra in un sorriso -Suvvia!-
-Non mi convincerai mai- disse il ragazzo serio, guardandola fissa negli occhi.

Come diavolo aveva fatto a convincerlo?
Forse era stato quando il mentore li aveva visti e guardati con astio? Oppure era stata la sua mano che l'aveva afferrato forte e portato via, mentre il mentore rideva e provava, poco convinto, a chiamarlo per tornare indietro?
O forse era stato il ricordo di una sua affermazione: “La signorina Kyra si è fatta proprio bella in questi anni, non crede anche lei signor Evan”?
Non lo sapeva.
Sapeva che rideva come un pazzo, come non gli capitava da tempo, mentre i boccoli neri della ragazza gli carezzavano le braccia. Era rimasta piccolina, come in passato, ma si era schiusa in una bellezza straordinaria, il corpo minuto e leggero ma formato da donna, nonostante sarebbe rimasta fedele al Tempio per tutta la vita.
Già, il Tempio...ormai mancava poco per Kyra, forse era per quello che l'aveva “rapito”. Voleva passare una giornata fuori dalla sala di studi per l'ultima volta, prima di entrare a far parte della casta di sacerdotesse, prima di rimanere segregata in quel luogo per sempre. Era così bella, ed il suo sorriso era così luminoso...che spreco non poterla vedere in abiti nuziali, accompagnata all'altare dal suo promesso sposo...
Ne rimase, stupito lui stesso per primo, un po' sollevato.
Quando Kyra si fermò, ansante per la lunga corsa, e lo guardò negli occhi con quello sguardo felice, non potè far altro che sorridere a sua volta.

-Sei una pazza- esordì stupito, con un sorriso che non faceva da tempo -Il mentore mi scuoierà vivo-
-Ma smettila, era lui quello più divertito- ansimò la ragazza, buttandosi a terra in mezzo ad un immenso prato di fiori bianchi -Ti ricordi?-
Evan si mise a sedere accanto alla ragazza, i cui capelli neri risplendevano in quell'enorme oceano di fiori candidi -Certo che mi ricordo, è stato qua-
-I miei piedi si son mossi da soli, dopo tanti anni. Credo che questo posto sia stato il primo e l'ultimo in cui siamo stati insieme...- sospirò, guardandolo -Giusto?-
Evan annuì, ricordando i giochi di bambini che facevano spesso, insieme, in quell'enorme prato. Che ormai ai loro occhi non era poi così enorme -Lo ricordavo più grande-
-Oh, beh, devi contare che non abbiamo più sette anni...- lo ammonì Kyra.
-Non che siamo molto più grandi adesso...- rispose Evan, divertito -O almeno, TU non lo sei...-
-Ehi!- lo spintonò con il gomito lei, facendolo ridere -Come osi!-
-Ma guardati, sei piccolissima. Non dirmi che credi di avere più di sette anni adesso...-
-Mi spiace, non sono cresciuta come te fino al cielo, sono rimasta con i piedi per terra IO...- ribadì di nuovo, mostrandogli la lingua -Cafone-
-Ah io cafone? Ti rendi conto che mi stai mostrando la lingua, TU, che dovresti diventare una sacerdotessa?!- rise.
Kyra si rabbuiò per un attimo, stringendosi il cuore -Non voglio diventare una sacerdotessa. Non voglio non poter sposarmi per tutta la vita...-
Evan la guardò rattristato, le aveva fatto pensare una cosa brutta ed il suo sorriso si era spento. Le carezzò i capelli con le dita, cercando di farla sentire meglio.
-Io dovrò sposare una donna che non ho mai visto e che ha scelto la mia famiglia per me. Preferirei non sposarmi mai, se non posso farlo con chi amo davvero...-
-Lo so...- disse lei, accogliendo con gioia quel tocco delicato. Nonostante si allenasse con le armi, le sue mani erano ancora capace di gesti così dolci -Vedrai che vivendo insieme vi innamorerete di sicuro. E un giorno verrai da me al tempio e mi spiegherai la prima terzina del canto secondo dell'ultimo libro-
-Uh ti sei messa a studiare sodo, eh?- le disse lui, senza smettere di carezzarla.
-Credo che quello sia l'unico cantico che noi sacerdotesse non possiamo capire, sai...?- sbottò lei con un sorriso ironico, mentre calde lacrime le rigavano le guance -Vorrei tanto, tanto sapere...cos'è l'amore...oh Evan, io non lo imparerò mai!-

Gli si tuffò tra le braccia, scoppiando in singhiozzi.
Evan la guardò dapprima distrutto, poi la strinse a sé mentre le carezzava i capelli morbidi, sussurrandole in lingua antia che andava tutto bene.
Kyra continuava a piangere e piangere, non trovava pace. Così Evan l'allontanò di poco, giusto quanto bastava per asciugarle gli occhi, mentre in lingua antica continuava a dirle che andava tutto bene.
Gli occhi di Kyra erano così tristi...
Kyra si avvicinò alle labbra di Evan e gliele baciò. Evan rimase immobile a quel gesto, guardandola fissa negli occhi con sguardo smarrito.
Di nuovo, Kyra gli baciò le labbra, gli occhi ancora umidi di lacrime, i singhiozzi che ancora affioravano tra le sue labbra. Evan le prese le mani con dolcezza, le baciò la fronte, gli occhi, le guance, sussurrando ancora che andava tutto bene.
E poi la baciò a sua volta, sulle labbra, premendo le sue delicatamente sopra quelle di lei, che stava immobile. E dopo quel bacio ce ne fu un altro, poi un altro ed un altro ancora...finchè non si fece sera e poi notte, rimasero in mezzo al prato finchè la luna non si alzò nel cielo ed i singhiozzi della giovane non furono spariti.

Kyra era stretta al suo petto, ogni tanto si toccava le labbra e arrossiva.
Non poteva crederci che aveva baciato Evan, più di una volta, con una stretta nel suo cuore così dolorosa da farle ancora male, se ci pensava.
Lei lo sapeva da tempo, ma faceva finta di niente, non voleva cedere a quel peccato così enorme che aveva compiuto.
Lei lo amava.
Si strinse ancora di più a lui, che le riprese a carezzare i capelli, facendola tranquillizzare. Oh, come lo amava...così tanto, così intensamente...
Non voleva staccarsi da lui, non adesso che ormai aveva ceduto, che aveva preso coscienza dei suoi sentimenti, non adesso che era così vicina a lui come mai lo era stata da anni. Non voleva, non poteva sopportarlo, non VOLEVA sopportarlo.
Si lasciò cullare, ancora, cercando di imprimersi bene in mente il suo odore ed il suo sapore, così dolce e così doloroso.

E adesso cosa avrebbe dovuto fare?
L'aveva baciata così intensamente, senza andare troppo oltre dal momento che era comunque una sacerdotessa, ma non sapeva come fare.
Lui...adesso era sicuro, cosciente, di essere innamorato di lei.
Quegli occhi, le mani, i capelli, il profumo, il corpo minuto...tutto di lei gli era caro. Ma non potevano amarsi, non potevevano neanche stare così vicini, sentire il calore della loro pelle così scottante...l'allontanò di poco, guardandola negli occhi.
-Kyra...dobbiamo tornare. Il sacerdote rischia l'infarto...- sussurrò lui poco convinto, voltando subito lo sguardo -Adesso è...ora di tornare-
Si alzò in piedi, stagliandosi di fronte al corpo piccolo della ragazza con maestosità. Era sempre stato una specie di principino, lei lo sapeva bene, aveva quel non so chè di nobile che lo avvolgeva e lo faceva sembrare tutta un'altra persona.
Kyra abbassò lo sguardo e si alzò, scuotendosi le pieghe del vestito -Andiamo...-
Entrambi si incamminarono verso casa, con una strana pesantezza nel cuore.

Quando il sacerdote avvistò Kyra da lontano le si avvicinò furioso, scorgendo nel suo campo visivo solo il suo volto distrutto, e la schiaffeggiò.
Kyra non disse una parola, accogliendo la sfuriata che il sacerdote le fece, fuori di sé, trattenendo Evan con una mano.
Non alzò lo sguardo, non fiatò, non respirò quasi. Rimase ferma, con lo sguardo basso, servile, ad assumersi piena responsabilità delle sue azioni.
-Dove diamine sei stata? Oggi avresti dovuto avere la lezione supplementare, ti ho aspettato tutto il giorno e mi è stato detto che sei entrata senza permesso nella residenza del comandante- guardò il ragazzo, abbassando lo sguardo in modo rispettoso -Cosa diamine credevi di fare?-
-Mi dispiace, sacerdote...- parlò la ragazza dopo qualche minuto, Evan ancora al suo fianco senza parole -Volevo solo vedere il comandante e non ho rispettato il codice di comportamento. Ne sono davvero spiacente...- aggiunse.
-Sei andata a disturbare i suoi allenamenti! Disgraziata!- un altro schiaffo colpì la sua guancia, ormai arrossata, senza che lei pronunciasse neanche un lamento -Mi hai molto deluso, credevo tu fossi una sacerdotessa dalle enormi capacità ma sei solo una bambina viziata, proprio come anni fa!- aggiunse ancora più furioso, prendendola per il braccio violentemente e strattonandola -Mi spiace signor comandante, provvederò personalmente a punire questa ragazzina. Sono costernato, io...-
-Vorrei parlarle io, se non le spiace- disse Evan, lo sguardo serio rivolto a Kyra che lo guardava spaventata da quegli occhi freddi -Posso?-
ll sacerdote guardò entrambi, anch'egli spaventato e annuì -Mi spiace, disturbarla così a quest'ora tarda...- cercò di scusarsi servilmente il sacerdote, allontanandosi quando Evan gli fece cenno con il capo di lasciarli soli.
Kyra aveva paura. Di quegli occhi freddi che mai gli aveva visto e che erano adesso rivolti a lei.

-Evan io...non pensavo tu fossi così...- non finì la frase che la mano gentile di Evan le carezzava la guancia, dolce -Evan?-
-Ti ha fatto male...mi dispiace di non aver potuto dir nulla, Kyra, ma non ho diritto di parola nell'educazione delle sacerdotesse...- si scusò Evan, abbracciandola -Avrei voluto proteggerti, io...-
-Shh...- sussurrò Kyra, stringendosi fra le sue braccia, ridacchiando -Cerchi sempre di proteggermi come quando eravamo bambini. Ma ormai non siamo più bambini...-
-Proprio per questo adesso vorrei proteggerti come si deve...e non posso...- disse adirato, più con sé stesso che per altro -Io vorrei prendermi cura di te...-
Kyra sorrise a quelle parole, capendolo perfettamente -Noi...ci siamo sempre amati?-
-Penso di si, ma...noi due...- cercò di dire Evan, rimanendo bloccato dalle dita sottili di Kyra -Non importa. Non mi interessa niente altro, solo...stare con te adesso per l'ultima volta...- sussurrò la ragazza sorridendo triste, senza guardarlo -Stringimi forte, più forte che puoi...e da domani io sarò una sacerdotessa e tu un guerriero. Non ci incontreremo più, non ci rivolgeremo la parola se non durante gli eventi celebrativi. Lo prometto...-
Evan rimase impressionato dal senso del dovere che quella minuta ragazza stava dimostrando, forse per essere alla sua altezza -Evan...perchè mi hai baciato in quel modo così casto? Perchè sono una sacerdotessa?-
La interruppe con un abbraccio, così stretto da soffocarla se avesse voluto, e lei rimase ferma, accogliendo quelle braccia forti come un meraviglioso sogno.

Quando fu il momento di separarsi, Kyra sfoderò il suo sorriso più bello.
Si inchinò rispettosamente e salutò Evan come una vera sacerdotessa. Dal canto suo, Evan assunse la posa elegante e marziale del guerriero, porgendole la mano come se fosse la sua sposa. Le dita della ragazza si incrociarono alle sue, così strette da sembrare impossibile lasciarle andare.
Evan fece per allontanarsi, dopo avere lasciato le dita della giovane, ma tornò indietro un'ultima volta, baciandola appassionatamente.

Niente a che vedere con il bacio sul prato.
Anche se aveva invaso le labbra con la sua lingua, mai niente le era sembrato così dolce e caldo di quel bacio struggente.
Evan le stringeva il volto tra le mani, baciandola sempre più a fondo, come volesse imprimersi nella mente quel dolore e quel calore che sentiva.
Kyra aveva posato le sue mani sopra quelle del ragazzo, trattenendo a stento le lacrime. Come poteva, adesso, lasciarlo andare?
Il suo primo, grande amore, era stato anche l'ultimo e l'unico che non avrebbe mai potuto vivere, in tutta la sua vita...


***


Erano passati ormai dieci anni.
Kyra era ormai la prima sacerdotessa del Tempio, era cresciuta e maturata ancora e ormai era una bellissima donna nel pieno della sua fioritura.
Leggeva ancora, come tutti i giorni, il secondo canto dell'ultimo libro e, come da quel giorno di tanti tanti anni fa, ormai l'apprezzava. E l'amava, proprio come Evan.
Ormai passava quasi tutto il suo tempo nel giardino anteriore al Tempio, riparata al fresco di un salice a ridosso di un lago, dove in passato leggeva il canto del libro senza comprenderlo. Partecipava alle funzioni del Tempio solo sporadicamente, e solo a quelle più importanti, per lei essere o meno una sacerdotessa non era importante.
Quando sentì dei passi dietro di lei non si voltò, sapeva esattamente chi fosse -Evan, non dovresti essere alla parata militare?- chiese con voce gentile, voltandosi verso la persona che amava più di chiunque altro.
-Mi dispiace, somma sacerdotessa, ma non sono un comandante usuale, lo dovrebbe saper bene- disse Evan di rimando, bello più che in passato, i capelli biondi lasciati lunghi sulle spalle -Mi spiace disturbarla nella lettura...-
Kyra le porse la mano gentilmente, lasciando che gliela baciasse -Che cosa sei venuto a fare qua? E smettila di darmi del lei, te ne prego- sorrise lei.
-Ahhh le parate sono una noia mortale- disse lui, sedendosi in terra accanto alle gambe di Kyra, coperte dalla tunica -Non mi andava di vedere sempre le solite facce e sentire sempre i soliti discorsi...-
-Beh- ridacchiò Kyra, posando la Genesi di lato e avvicinando il viso di Evan alle sue ginocchia, mentre gli carezzava i capelli -Sei un comandante piuttosto indisciplinato. Ti sei rifiutato di prendere moglie al compimento del tuo diciottesimo anno e sei ancora scapolo, non va bene...- ridacchiò lei.
-Se non posso avere in sposa la donna che amo, non ne avrò nessun'altra- rispose lui di rimando, prendendo a guardare il cielo -E poi se fossi andato alla parare avrei mancato al nostro appuntamento, non credi?-
Kyra annuì senza smettere di carezzargli i capelli, prendendo a guardare il cielo a sua volta -Ormai sono passati dieci anni Evan...continuerai ad amarmi ancora a lungo?-
-E tu?- rispose soltanto lui, andando a ricercare la mano libera della sacerdotessa che amava e afferrandogliela.

Entrambi in silenzio, guardarono il cielo ancora una volta, come tutti i giorni, da quel lontano pomeriggio di tanti anni fa.
Quando il secondo canto dell'ultimo libro della Genesi, Amore, entrò nel cuore di Kyra.
L'unica sacerdotessa al mondo ad aver conosciuto l'amore.



***

Scritta per Genis e dedicata a lui, che sogna di un amore romantico e spontaneo. Perché è come è lui.
Grazie per tutto quello che hai fatto per me e...per tutto quello che fai. Per tutto quello che sopporti.
Ti voglio tanto tanto tanto bene <3
  
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