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Autore: Minerva    19/12/2005    3 recensioni
Il tempo passa e le persone cambiano. Ciò che una volta era considerato bello, e in alcuni momenti irraggiungibile, ora si è trasformato in una realtà bassa e sgradevole.
Il Tempo scorre indifferente, pigro e noncurante di ciò che lo circonda. Lui continua per la sua strada, le persone desiderano fermalo, portarlo indietro, farlo accelerare. Vogliono giocare col Tempo, ma lui è troppo distante dalla effimera realtà umana per potersene interessare.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al Ballo – Restyling 24/09/2006

Ecco la versione riveduta e corretta della mia prima, ed unica, originale. Devo dire che questa storia è molto importante per me. Perché ho preso tutte le cose che detesto di più nelle persone: ipocrisia, cattiveria, superbia… e le ho fuse nella persona di Arlette.
In una visione più che personale di quanto, a volte, questo tipo di persone debba pentirsi dei suoi comportamenti.
Nella prima versione vi era un bel po’ di casino coi tempi verbali, e delle parti non erano molto chiare, anche semplici cambiamenti lessicali.
Mi è anche stato fatto notare, da ReaderNotViewer, che quarant’anni sono troppo pochi, perché il tempo riesca a fare il suo lavoro su Arlette. Ho quindi aggiunto dieci anni alla nostra “antieroina” sperando che risulti più credibile.
Spero che la nuova veste di questo vecchio racconto vi faccia piacere.

§§§

Scritta pensando ad un ipotetico futuro, rivolto a tutte quelle persone troppo buone per dire di no, a chi non riesce a dire chiaramente "addio" e quindi continua a tenere vicine a se persone che non lo meritano. Questa spesso è scambiata per ipocrisia, ma so per certo che in alcuni casi è solo bontà d'animo mista a leggera codardia ed anche un po' di timidezza...

§§§

Si avvicina a me, lo scadente profumo le aleggia intorno, come un alone immondo. Parla, e la sua voce mi trafora i timpani, tanto è acuta
- Carissima - si avvicina per darmi i rituali baci sulla guancia - è da molto che non ti vedo - aspira un'altra boccata di fumo, la sigaretta si consuma lentamente, cade un po' di cenere per terra, ma lei non se ne cura.
- Sono stata molto impegnata - rispondo cauta, ogni parola detta fuori posto potrebbe innervosirla, cerco con gli occhi mio marito, prego che venga a salvarmi.
- Così impegnata da non potermi nemmeno telefonare? - il tono è svagato, non mi sta nemmeno guardando, fissa un punto lontano della sala, oltre le mie spalle.
- Ho appena il tempo di respirare - cerco di buttarla sul ridere, magari non si irriterà, come spesso succede. Non ho il coraggio di dirle addio, ho paura che inizi con una delle sue scene madri. Quelle in cui accusa il modo di essere contro di lei. Orrendo.
Ride, mi rilasso un momento e mi permetto persino di bere un sorso di spumante.
- Simpatica, come al solito. Comunque, tornando ai discorsi seri... - lo spumante mi va di traverso, devo tossire, afferro un tovagliolo dal tavolo e mi tampono le labbra - Cara stai bene? - solo ora, che si è piegata verso di me, noto il vestito. Nero, semplice e maltagliato. Somiglia ad una stampella vestita. Scorgo un buco nell'abito, proprio sulla manica, sembra una bruciatura. Mio marito si avvicina, mi prende sottobraccio e mi sussurra
- Tesoro tutto bene? - lei non perde l'occasione per presentarsi, un sorriso rivela i denti ingialliti dal fumo, l'alito pesante sa di sigaretta.
- Salve, sono Arlette Trevor - porge la mano guantata, probabilmente copre le unghie mangiate e smaltate, lo sguardo languido scorre sulla figura di mio marito. Ho un principio di nausea, stringo saldamente il suo braccio, non voglio che se ne vada senza di me.
Arlette continua a parlare, parla del suo lavoro, parla del suo matrimonio fallito, parla. Mio marito è insofferente, lo sento, ciononostante ha dipinto sul volto un sorriso ebete, ascolta, ma so che in realtà sta pensando ad altro. Annuisce di quando in quando. Spero che Arlette finisca in fretta il suo discorso e che si trovi un'altra vittima.
Mio Dio! Quanto odio le rimpatriate di classe. Questi maledetti balli, durante i quali mi sento a disagio, fuori posto. Arlette no, questo è il suo terreno, il suo ambiente naturale. Lo è sempre stato.
I ricordi del liceo riemergono e si concentrano su quella pagina di diario scritta in un momento di rabbia.
Una pagina che, dopo tanti anni, mio marito ha ritrovato per sbaglio in un cassetto ed ha letto. Chiedendomi anche delle spiegazioni, che mi sono sentita in dovere di dargli.
Lei è bella, bionda e circondata da uno stuolo di ragazzi adoranti.
La odio!
È troppo superba, non si accontentata di essere bella, deve sistematicamente far naufragare le storie d'amore delle nostre compagne di classe.
Perché deve comportarsi in questa maniera? Io credo che sia perché deve dimostrarsi superiore a tutti noi. Ma lei è superiore a noi! È bella, è ricca, è sofisticata, sa essere simpatica…
Esattamente: ricca ereditiera, ricercata ed elegante. Ha la fobia di tutto ciò che non era alla moda. Non riesce nemmeno a concepire che ci siano ragazze che non si vestano firmate e griffate. Non ritiene possibile accontentarsi. Lei non sa accontentarsi.
Ha persino iniziato a fumare per sentirsi più grande, è la tipica cattiva ragazza, bella e dannata.
Tutti ragazzi la cercano, la idolatrano, la vogliono, la desiderano, la amano.
Lei ride, ride e li schernisce. La odio! Respinge i ragazzi, li tratta come zerbini, si diverte a stuzzicarli e a tirarsi indietro.
Alcuni hanno capito che lei non è così meravigliosa come appare. Sono quelli che lei ha preso in giro e tradito. Ma i pettegolezzi che potrei scrivere sono davvero troppi…

Un comportamento, quello, che poteva andar bene all'epoca: quando si è giovani e non ci si deve preoccupare di cose come lo stipendio, tenere pulita la casa, fare la spesa. La salute non sembra a rischio... i ragazzi che ti corteggiano ci sono sempre...
Adesso, però, alla veneranda età di cinquant'anni tutto è cambiato. Arlette ha speso tutto il suo patrimonio, e non ha mai lavorato un solo giorno della sua esistenza. Vive saltando da una festa all'altra, si è sposata una sola volta, poi ha capito che è decisamente più interessante avere delle avventure.
Una vita vuota, di cui lei stessa, probabilmente, sente il peso, lei è la cicala della situazione. Una sirena invecchiata, il cui canto, oramai, non incanta più.
Forse dovrei mostrarmi compassionevole verso di lei, ma non ci riesco.
Suscitare pietà nella mia persona è difficile.
Se lei ha voluto questa vita, chi sono io per giudicarla?
Visto che ha fatto questa scelta, rovinandosi, perché dovrei aiutarla?
Lei ha mai dimostrato una sincera amicizia per me? No!
Soffro ancora pensando al mio primo amore, lei aveva deciso di prenderselo e ci era riuscita. Due anni di relazione andati in fumo, sono bastate le sue grazie per far finire tutto. Lo lasciò dopo nemmeno due settimane.
Piansi lacrime vere e sincere, non volli più rivedere quel ragazzo. Tutti i miei successivi fidanzati, non che fossero stati poi molti a dire il vero, li tenni lontano ed al sicuro da quel mostro.
Quando conobbi mio marito non avevo più questo problema, il liceo era finito da un pezzo, Arlette mi ignorava così come io ignoravo lei.
Sono una persona mediocre con una vita mediocre. Non ho mai preteso la perfezione, ma sono ugualmente felice ed appagata. Ho un marito che mi ama, due figli educati e sensibili ed un lavoro che mi piace.
Ho faticato per questo, non mi è stato dato gratis, e lei, Arlette, non potrà mai comprendere la soddisfazione di tornare a casa ed essere accolta da due visetti sorridenti, che in mia assenza hanno colorato il muro coi pennarelli. Come non potrà mai capire l'entusiasmo con cui tuttora mi dedico a mio marito, nonostante siano passati ormai ventidue anni di matrimonio.
Ventidue anni, con alti e bassi, ma sempre sinceri. Noi, forse, rappresentiamo le formiche della situazione. Abbiamo accumulato amore, rispetto, amicizie vere. Lavoriamo sodo per tutto questo, non è sempre stato facile, ma continuiamo ugualmente sulla nostra strada.
Arlette, al contrario, ha sempre giocato a fare la zecca, era una specie di parassita. Pensa che coi soldi ci si possa permettere tutto. Ricordo che al liceo il suo massimo divertimento era metterci gli uni contro gli altri. Le piaceva vederci litigare, fare scoppiare le coppie, dividere gli amici.
All’epoca era distruttiva, ma i ragazzi erano attratti da questo, i ragazzi sono sempre attratti dalle cose pericolose... ma adesso a cinquant'anni una persona come lei risulta solo meschina, ed il fascino di bella e dannata è svanito, a causa del tempo.
La osservo adesso, durante un ballo, quello che al liceo sarebbe stato il suo ballo. Lei che sarebbe stata eletta regina della festa, venerata dai ragazzi, invidiata dalle ragazze.
Avrebbe sorriso a tutti, dispensato baci soffiati dalla punta delle dita, ma adesso no. Questo non è più il suo ballo, lei è relegata in un angolo, snobbata dalle sue vecchie amicizie, detestata dai suoi vecchi nemici, evitata dai suoi vecchi ragazzi.
Tutto questo lei preferisce ignorarlo, chiudersi nella sua fantasia passata, fingere di non essere invecchiata. Cerca il dialogo, cerca di piacere. Cerca delle cose che al tempo del liceo aveva dato per scontate ed ovvie. Lei cerca e chiude gli occhi davanti al tempo che passa, davanti alla realtà.
Siamo maturati ma lei non sembra essersene accorta.
Mi sono decisa, ora è arrivato il tempo di tagliare i ponti con lei. Non permetterò al suo smisurato ego di infiltrarsi nella mia vita. Sorrido a mio marito e mi rivolgo ad Arlette, che continua imperterrita con il suo insensato sproloquio
- Scusaci Arlette, ma i nostri figli ci stanno aspettando a casa, abbiamo promesso loro che non avremo tardato - lei mi fissa stralunata, evidentemente non accetta che io possa comportarmi in maniera così decisa. Mi dispiace Arlette, ma non sono più una ragazzina timida ed impacciata, sono cresciuta ed è ora che tu sparisca dalla mia vita
- Oh, sì certo... beh capisco che abbiate degli impegni... - risponde. Il suo tono confuso mi fa capire quanto sia impreparata a questo. Nessuno si è mai sottratto alla sua compagnia, Arlette vive ancora nel passato, è convinta di essere irresistibile per chiunque, questo mio rifiuto è un vero smacco per lei.
- Addio Arlette - la saluto fredda, mio marito sta salutando i mariti delle mie vecchie amiche. Li ha conosciuti questa sera, e già sembrano buoni amici.
- Ci sentiamo carissima, telefonami - potrei assecondarla come tutte le altre volte, ma ho deciso di mettere un freno a tutto ciò
- No Arlette, sai che non ti chiamerò, questo è un addio definitivo - mi volto e me ne vado, la sento boccheggiare, sconvolta. La sigaretta le scivola di mano, ma non risponde. Probabilmente sono stata la prima a rifiutarla in maniera così diretta, esco dalla sala, a braccetto con mio marito, i nostri figli ci stanno aspettando.

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