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Autore: Yujikki    12/01/2011    3 recensioni
A Riga, intanto, le rivolte vengono soppresse e alle bandiere viene dato fuoco.
Piangi, Latvia,vedendo il tuo popolo nuovamente sottomesso con la forza.
Piangi vedendo la tua Bandiera andare in cenere e, con lei, i tuoi sogni di Indipendenza e Pace.
[Latvia-Centric]
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lettonia/Raivis Galante, Russia/Ivan Braginski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Bandiera Brucia

 
17 Giugno 1940, Provincia di Riga.

“Latvia…”
“Non mi chiami.”
“Latvia, ti sto pregando.”
“No!” urla Raivis stringendo i pugni “No. E’ troppo tardi. Non mi preghi e non me lo chieda.”
“Perché vuoi che ti faccia male? Torna e basta.”
“No.” dici mordendoti il labbro, raccogliendo tutto il coraggio che hai nel tuo esile corpo e nella tua mente martoriata. “La mia libertà, la libertà del mio popolo… Non la baratterò mai con la sicurezza che lei mi offre.” Poi volge lo sguardo a destra fissando intensamente la bandiera Lettone che sventola fiera in cima all’asta del campo militare. “La vede la mia bandiera, kungs Russia? Rossa. Rossa come il mio sangue. Tinta in quello che il mio popolo ha versato. No, è l’ultimo mio pensiero quello di arrendermi” e il tuo sguardo si fa deciso, Latvia, mentre pronunci queste parole.
“Allora… Sarò costretto… Ad usare le solite maniere; lo sai che odio farlo, perché mi vuoi obbligare?” ride spento Ivan, lo sguardo basso, stringe la mano intorno al vecchio tubo arrugginito. Non vuole che finisca (rinizi) tutto in questo modo. Sperava che almeno il piccolo, fragile Raivis non lo costringesse a usare quei modi.
Lui voleva solo ricostruire la sua famiglia. C’è qualcosa di sbagliato in questo?
Muovi qualche passo verso di lui, e approfittando di un attimo di esitazione di Latvia, fai calare il pesante tubo sulla sua testa , lui cade con un rumore attutito sul manto innevato tenendosi la testa fra le mani, e colpisci di nuovo, Ivan; una, due, tre, quattro volte. Non ti fermi nemmeno quando il corpo non oppone più resistenza ai tuoi colpi.
Ti fermi, finalmente, quando il corpo è esanime a terra, appena si vede la condensa del respiro che fuoriesce dalle labbra sporche di sangue e congestionate dal freddo.
Ti fermi quando una pozza di sangue ristagna intorno al giovane macchiando la candida neve.
E ora riprendi fiato, molli il vecchio tubo al tuo fianco e fissi in trance il corpo ai tuoi piedi, i suoi occhi, spenti, fissano il vuoto.
A Riga, intanto, le rivolte vengono soppresse e alle bandiere viene dato fuoco.
Piangi, Latvia,vedendo il tuo popolo nuovamente sottomesso con la forza. Piangi vedendo la tua bandiera andare in cenere e, con lei, i tuoi sogni di Indipendenza e Pace.
 
 
23 Agosto 1939, Riga
 
Latvia si alzò di scatto, un incubo, monito del terribile disagio e del presentimento che lo facevano rabbrividire da alcune settimane.
Rotolò fino alla fine del letto e poggiò i piedi nudi per terra, prese il bicchiere d’acqua sul comodino e ne bevve una lunga sorsata.
Abbracciò con lo sguardo il suo piccolo monolocale spoglio. Monolocale di cui andava fiero nonostante la sua povertà, monolocale che si era procurato da solo dopo l’Indipendenza, monolocale in cui nessuno lo aveva obbligato ad abitare.
Sentì uno scricchiolio proveniente dal corridoio, spalancò gli occhi, terrorizzato.
“Calmati, Raivis, Calmati” si disse ridendo nervosamente “Non può essere lui.”
Certo, non poteva essere lui, in quanto lui era in Germania col ministro degli esteri Molotov.
Ecco, e questo era, sì, rassicurante da un lato, ma del tutto mostruoso da un altro. Si rimise a letto, pensando che le sue fossero solo stupide fantasie causate da un incubo.
 
 
10 Maggio 1940, Riga
 
La vecchia radio ronzava all’interno del monolocale, lo speaker parlava e dava le ultime notizie dal fronte di guerra intervallate da musica degli anni ’20.
Raivis sorseggiava una tazza di latte seduto sulla vecchia sedia di legno con lo schienale scheggiato.
-Ultime notizie: La Francia nonostante la linea Maginot non è riuscita a fermare l’esercito tedesco.- la voce ansiosa alla radio fa una pausa, come se non volesse dire qualcosa, come se non volesse credere a qualcosa  -il Führer Hitler è entrato a Parigi.-
La tazza ti cadde di mano e si frantumò a terra, fissasti la radio spaventato. “Deve essere uno scherzo. Deve.”
 
Raivis lasciò cadere la cornetta nel vuoto, la voce dall’altra parte continuava, concitata, a parlare a vuoto.
Gli tremavano le mani e si lasciò andare sul letto.
Si prese la testa tra le mani e strinse forte i capelli, quasi a volerseli strappare per la disperazione, cercava di trattenere le lacrime che si stavano facendo forzatamente largo nei suoi occhi azzurri.
Russia voleva costruire delle sue basi in Lettonia.
Questo voleva dire solo una cosa: guerra imminente.
E che i suoi sogni d’Indipendenza erano ormai un ricordo lontano.
Le lacrime, ora, gli rigavano il viso infantile.
Si alzò di scatto. Era debole. Schifosamente debole. E aveva paura, come sempre, d’altronde. Le lacrime, ora, erano di pura rabbia. Se le asciugò con la manica della divisa e riprese il telefono in mano. Concluse la chiamata con Lituania e si affrettò a chiamare il capo.
 
“Capo, le è arrivato il messaggio dall’URSS?”
“Sì” sospirò l’uomo dall’altro capo del telefono.
“C-come pensa di agire?”
“E’ sicuramente un modo per farci nuovamente annettere.”
“Quindi… Resistiamo?”
“Resistiamo Lettonia.”disse l’uomo “Oh almeno ci proveremo”.
 
 
 17 Giugno 1940
 
Ora, mentre tutto s’ infrange dolorosamente, piangi. Non puoi fare nient’altro mentre come una bambola senza vita Ivan ti alza e ti posa sulle sue larghe spalle e ti porta lontano da tutto quello a cui tieni.
Il tuo popolo sarà perseguitato. Deportato nei gulag siberiani. I nazisti lo decimeranno solo per divertimento. E tu non puoi fare assolutamente nulla. Puoi solo piangere pateticamente.
E, intanto, la Bandiera brucia.
 
   
 
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