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Autore: AmaleenLavellan    12/01/2011    5 recensioni
Uno ghigna, l'altro sorride. Uno è pericolo, l'altro è sicurezza. Uno se n'è andato, l'altro c'è sempre stato.
Con uno era fiamme, ardore, lacrime e frustrazione. Con l'altro è dolcezza, delicatezza, sorrisi, sentirsi amata. Ed ora che si trova su un filo sospeso nel vuoto, Elizaveta deve decidere se tuffarsi nel buio o tornare a rifugiarsi al sicuro, in una teca che la protegge da qualsiasi passione...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Basta, Gilbert, smettila dai!" rido.
"Il grande Me non la smetterà mai, mai, mai e poi mai!"
Gilbert fa un sorriso, uno di quei suoi sorrisi maliziosi e accattivanti, continuando a mordicchiarmi giocosamente l’orecchio. Cerco di allontanarlo con davvero poca convinzione, e naturalmente senza risultati, mentre continuo a ridere, spensierata. "Ho fame", dice.
"Se mi lasci ti vado a preparare qualcosa da mangiare, ma se continui a stritolarmi dubito di poterlo fare!" commento con finta seccatura. Le mie parole non fanno altro che far aumentare la sua stretta sui miei fianchi, e la nostra vicinanza. A quel punto le labbra, il viso di Gilbert si allontanano rapidamente, con uno scatto, da me, ma i nostri corpi rimangono incollati. Mi guarda negli occhi, con decisione che sfocia nella prepotenza. Le sue iridi scure tendenti al rosso sembrano bruciare.
Bruciare di passione.
"No, tu non hai capito. Io ho fame di te", soffia riavvicinandosi a me, a un centimetro dalle mie labbra. A quel punto le sue si uniscono alle mie, in un bacio dolce, delicato, eppure passionale.
E poi sorride, di nuovo.
Sorride, a contatto con la mia bocca.
Sorride, lo sento attraverso la pelle.
Sorride, e il suo sorriso mi destabilizza.
Il sorriso di Gilbert è una cosa sconcertante. È acceso, vivo, strafottente, dannatamente sensuale. Sembra succhiare via le forze vitali in un singolo istante, eppure carica con una violenza quasi brutale. Uccide e fa rinascere a nuova vita. Dal sorriso di Gilbert sembra sgorgare energia pura, pulsante.
Il sorriso di Gilbert è una cosa forza della natura, eppure è solo un sorriso.
Il sorriso di Gilbert mi lascia senza fiato.
Il sorriso di Gilbert mi ha fatto innamorare.

Il bianco candido del contatto diventa rosso, e il bacio fresco comincia a bruciare. La passione monta nelle nostre anime, il sangue ribolle nelle vene, mentre il contatto di labbra e labbra diventa sempre più affannato, bramoso, bollente. Come un cavallo imbizzarrito il cui fantino ha perso le redini.
Comincia a spingermi, mentre io muovo qualche passo esitante all’indietro. Ci spostiamo alla cieca, alla ricerca di qualcosa, una qualunque cosa che abbia la forma di una sedia, un divano, un tavolo o, ancora meglio, un letto. Sempre animati da questa frenesia, questa frenesia famelica, attraversiamo il salotto restando avvinghiati. A un certo punto la mia schiena sbatte contro qualcosa di duro e liscio. La porta della camera da letto.
Perfetto.
Gilbert senza lasciarmi spalanca la porta e io mi lascio cadere sulle lenzuola candide. Sopra di me, si ferma un istante ad osservarmi. Nonostante i suoi occhi siano più che mai accesi dalle fiamme, lo sguardo è quello di un artista che ammira la sua ultima opera, la meglio riuscita.
"Sei bellissima, Liz".

Apro lentamente gli occhi, abbagliata da una luce forte. Troppo forte.
L’ambiente rimane offuscato per qualche istante, ma presto i miei occhi si abituano al cambio di luminosità.
Una figura alta, slanciata, girata di spalle, sta sistemando le tende della grande finestra di camera mia. Appena avverte il rumore delle lenzuola che si spostano, mentre io mi tiro a sedere, si gira verso di me.
"Buongiorno, amore", dice con un sorriso genuino ed estremamente dolce, passandosi una mano tra i capelli scuri. "Hai dormito bene?"
Ah. Era solo un sogno.
"Tesoro, ma… stai piangendo?" chiede subito dopo spalancando gli occhi, anch’essi scuri, aggiustandosi gli occhiali sul viso. Mi sfioro con le dita le guancie e mi accorgo che sì… sto piangendo. Perché le lacrime continuano a scorrere imperterrite lungo il mio viso? Incredula lascio lì la mano, a mezz’aria, lievemente appoggiata alla pelle. Anche la mia mente risulta bianca in questo momento, di un bianco abbagliante, che fa male agli occhi.
Perfino la mia mente risplende tanto, nel suo vuoto, da fare quasi male. Come questa stanza.
"I-io…", cerco di dire, ma le parole mi muoiono in gola. Io cosa? Non lo so. Non so nulla, non capisco più nulla.
"Oh, Elizaveta…" sussurra con dolcezza avvicinandosi a me, e sedendosi sul letto. Mi avvolge con un braccio e mi stringe delicatamente, facendomi poggiare la testa sul suo petto. Mi aggrappo a lui, cominciando a singhiozzare forte.
"R-Roderich…" sembro quasi implorare, con il tono di voce improvvisamente più acuto. Sono qui, sussurra al mio orecchio, baciandomi i capelli. Va tutto bene, sono qui, ecco cosa dice. Le sue dita cominciano ad accarezzarmi la testa e la schiena, lentamente, come una madre che tocca lievemente il proprio figlio per non spezzarlo, non con paura, ma anzi con una sicurezza che nasce solo dall’amore.
Quel tocco.
Quel tocco delicato.
Quelle mani che si muovono su di me morbide, soavi.
Quelle dita che passano tra i miei capelli e si appoggiano sulla mia pelle come se fosse un pianoforte, come se Roderich avesse a che fare con una melodia che non è da inventare, ma da scoprire.
Quelle mani dall’eleganza magica, ipnotica.
Quelle mani che amo con tutta me stessa.
In un attimo la tensione, la rabbia, la tristezza, tutto ciò che si stava formando nel bagliore bianco, sembra attenuarsi e sbiadire. Le sue carezze fanno asciugare le lacrime che avevano cominciato a bruciare, le sue mani fanno sparire quella lucentezza pulsante e dolorosa della mia testa, le sue dita sembrano stendere un velo su ogni cosa che esiste di brutto a questo mondo.
Appena si accorge che ho smesso di singhiozzare, le labbra di Roderich si allontanano dai miei capelli, ma le sue mani non smettono di muoversi. "Va un po’ meglio, ora?" mi domanda con un sorriso rassicurante. A quel sorriso non posso fare a meno di sorridere anche io.
"Sì, solo grazie a te. Grazie di esistere", sussurro affondando il viso nella sua spalla.
"Grazie a te di essere con me", dichiara sempre con la stessa tenerezza, mentre le sue dita continuano a sfiorare la mia pelle gelida, lasciando una scia di soffice calore.

"Non ci capisco più nulla, Natalia. Davvero, non so cosa fare!" sbuffo disperata mettendomi le mani tra i capelli, dopo averle spiegato tutto ciò che era successo quella mattina. Lei mi squadra, incatena i suoi occhi ai miei, mi guarda in modo così fisso che devo abbassare lo sguardo. Lancio un’occhiata agli altri clienti del bar in cui siamo, guardo tutta la gente che c’è seduta ai vari tavolini di plastica scura.
"Ami Roderich?" mi domanda di botto continuando a fissarmi, dopo aver lasciato passare qualche istante di silenzio. La sua domanda mi lascia un po’ incredula.
"Naturale che lo amo!" ribatto con la voce un po’ più acuta. Quando mi rendo conto che forse ho, come dire… urlato, e che ci sono alcune persone che si sono girate a guardarci, abbasso il tono di voce e prendo quasi a sussurrare. Basta il vestito simile a quello di una bambola di Natalia ad attirare l’attenzione, non devo certo farmi notare anch’io. "Mi sembra il minimo; è il mio ragazzo, dopotutto".
"Non c’entra che sia il tuo ragazzo o meno. Tu lo ami?" chiede scandendo bene parola per parola, indurendo lo sguardo.
"Si", rispondo decisa, stavolta guardandola negli occhi, determinata e senza un briciolo di esitazione.
"E allora di che ti preoccupi?" domanda con tranquillità, come se stessimo discutendo di cose stupide, come cosa ordinare. Si rilassa sulla sedia, chiudendo gli occhi per un istante.
"Natalia… Non so se hai ben capito", ribatto, seccata, tendendomi verso di lei, "Ho sognato me e Gilbert in atteggiamenti che vanno oltre l’amicizia, Natalia. Un po’ troppo oltre". Lei piega la testa, come a dire 'e quindi?' "Natalia, Gilbert è il mio ex", affermo.
"Questo lo so anche io. E..?" dichiara leggermente offesa raddrizzando la schiena.
"E quindi non è normale che sogni il tempo in cui ero innamorata di Gilbert!" mi trovo quasi a urlare, con un tono isterico.
Nel bar ripiomba il silenzio. Ora ci stanno fissando tutti. Davvero tutti. Perfino il ragazzo al banco ha smesso di chiacchierare con il cameriere e entrambi ci stanno squadrando, uno con leggero sospetto e l’altro più divertito.
Uccidetemi.
Vi prego, fatemi sprofondare.
Dio, manda un fulmine e inceneriscimi seduta stante.
Arrossendo cerco di rimpicciolirmi sulla sedia con l’intento di scomparire, di diventare invisibile. Natalia invece si passa tranquilla una mano tra i capelli biondi, non curandosi neanche degli sguardi della gente. Come fa di solito, del resto. Di certo una ragazza che va in giro senza trucco (non che la cosa sia negativa, anzi), bianca come uno spettro, vestita come una bambola di porcellana, con tanto di fiocco, dimostra una considerazione del mondo che la circonda pari a… zero. "Hai capito adesso, perché non va bene?" sussurro. Gli sguardi presto si allontanano da noi, anche se qualcuno continua a lanciarci rapide occhiate.
"Era solo un sogno. Un ricordo. Se sei sicura dei tuoi sentimenti per Roderich, non devi preoccuparti", afferma. Cinica, concisa, fredda tranne in rare occasioni, questa è Natalia. Rifletto sulle sue parole. Dopotutto, devo ammettere con me stessa che ha ragione. Quello era solo un ricordo, un’immagine del passato. Io amo Roderich, ne sono sicura. In un certo senso, non potrei non amarlo. Roderich è ottimo come ragazzo, come cavaliere, come compagno, come qualsiasi cosa.
È sensibile, Roderich. Ha un animo delicato come quello di una giovane, eppure ha la durezza di un uomo. A parole, è difficile da spiegare… è assolutamente incredibile. Rispettoso, gentile, educato. Intelligente. Un vero artista.
E soprattutto… mi ama.
Qualsiasi ragazza che non abbia ancora trovato l’amore mi invidia. 'Stai con un uomo che è perfetto' squittiscono tutte. No che non è perfetto. Nessuno è perfetto, vorrei dire loro, e nemmeno Rod lo è, ma è per questo che è così meraviglioso. Però cosa vuoi che capiscano, loro?
Non conoscono nessuno del milione dei piccoli difetti di Roderich. Il suo sguardo disorientato la mattina, la sua scortesia quando è stanco, il suo sadismo quando decide di fare uno dei suoi giochetti, e, il peggiore, la maschera che porta con tutto il mondo, sono solo parte di tutte le imperfezioni che ci sono in lui. Ma amo ogni cosa davvero, ogni cosa, ed è tutto ciò che conta.
Ma Gilbert… Gilbert, cos’era?
Lo amavo, è vero. Siamo stati insieme per quasi un anno, dopo praticamente una vita di amicizia. Fratelli, compagni, amanti, siamo stati tutto ciò che c’era da essere. E poi… E poi è sparito.
Un giorno semplicemente, se n’è andato. Tutt’un tratto, un giorno, mi sono svegliata e lui non c’era. Il suo posto nel letto era vuoto, i suoi vestiti nell’armadio spariti, ogni cosa che apparteneva a lui… come dissolta nel nulla. C’era solo un biglietto, lì, sul tavolo della nostra cucina. 'Ich werde zurückkommen', diceva. Tornerò. Questo era tutto ciò che mi aveva lasciato… ma ora non avevo voglia di pensarci. Questo non era il momento di riportare a galla quegli orribili ricordi.
"Il conto", mi riscuote dai miei pensieri il cameriere. Prima che possa anche solo mettere una mano al portafogli però, Natalia ha già pagato. Il numero di denaro è giusto, non c’è bisogno di un resto. La ragazza si alza in silenzio e senza l’ombra di un sorriso. A quel punto si gira e se ne va, con l’eleganza di una ballerina ma il rigore di un militare. Mi giro velocemente verso il ragazzo che la sta guardando perplesso e anche un tantino seccato, e gli sorrido con tono di scuse, come per dirgli 'è fatta così'. Già, Natalia è così. Natalia non ringrazia, Natalia non si scusa. Non saluta quando arriva e nemmeno quando se ne va, Natalia è semplicemente Natalia, impossibile da descrivere. Faccio una corsetta per raggiungerla, perché con il passo rapido che ha ormai si è già allontanata, e comincio a camminare al suo fianco. Non parla, sta in silenzio, ma di scatto.. mi prende per mano, e me la stringe. In questo momento, semplicemente con la mano, mi sta trasmettendo un milione di messaggi. Mi dice che andrà tutto bene, mi dice che non c'è da preoccuparsi, mi dice che lei mi è vicina e lo sarà sempre. La nostra amicizia è fatta di gesti, non di parole, ed è per questo che è così vera.
Sì, ho deciso, Natalia ha ragione.
Non mi devo preoccupare, quel sogno, quel ricordo, è stato solo un prodotto della mia mente.
E tale rimarrà.

** Angolino di Moon**
Salve a tutti! Si, lo so che ho altre decine (beh oddio, decine no xD) di fic da portare avanti, ma questa si è praticamente scritta da sola xD Prende spunto da una canzone che si chiama "Way I Loved You", come il titolo della fic, ed è di Taylor Swift, che trovo, come dire, perfetta per Ungheria. L'avevo cominciata come Prungary, poi ho scritto la parte di Austria e mi dispiaceva che alla fine vincesse Prussia, e quindi ho deciso che...
No, non è vero, non ho deciso come andrà a finire xD Ma prima o poi la risposta verrà al mio cuore ò.ò *sguardo verso il tramonto*
Spero vi interessi come primo capitolo, spero di aver reso decentemente i personaggi, spero un sacco di cose xD Spero che non faccia schifo come cosa, insomma u.u Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate ç.ç
Grazie a tutti voi che avete letto :D
Alla prossima, nyah!
A proposito, ho ufficialmente nominato Austria il mio Gary Stu xD

   
 
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