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Autore: StillAnotherBrokenDream    12/01/2011    1 recensioni
Castiel non lo accettava, non poteva perdere così la donna che amava. Avrebbe fatto di tutto pur di salvare la sua Elena dall'inferno...
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Castiel's soul'
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A/N: Grazie di cuore a Robigna88 <3


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-Chapter 3-

 

Just for her

 

 

 

«Puoi farlo davvero?» gli domandò Dean per la centesima volta, incredulo e preoccupato per il progetto del suo amico angelico.

Castiel annuì con un sospiro, mentre accarezzava dolcemente la testolina di sua figlia, addormentata in braccio al suo papà.

«Sì, posso farlo. È rischioso perché sarò da solo contro le legioni infernali, ma posso…calarmi nelle fiamme dell’inferno e tentare di salvarla.»

Il cacciatore lo fissò. «Potresti restarci secco, vero?» gli domandò.

L’angelo restò in silenzio per alcuni istanti, poi annuì lentamente.

«In tutta onestà ne sono quasi sicuro» ammise a mezza voce «è quasi…impossibile che un angelo da solo possa farsi largo tra la folla di demoni e dannati e arrivare ad un’anima…fresca di collocazione.»

Era orribile.

Immaginare Elena incatenata e torturata faceva tremare ogni più piccola fibra del suo corpo, tanto che Fiona si svegliò e iniziò a piagnucolare.

«Amore non piangere…» sussurrò Castiel alla piccola, cullandola tra le braccia.

«Ma con me ce l’ha fatta» riprese Dean quando Fiona si calmò «io non lo ricordo ma da quello che mi hai raccontato, eri solo quando mi hai raggiunto.»

«E’ vero» rispose l’angelo «ma dietro di me c’erano decine di angeli che tenevano occupati i demoni. Avevo un esercito alato che mi guardava le spalle. Ora no, sarò solo ed emotivamente coinvolto. E ciò potrebbe farmi commettere degli errori irreversibili.»

«E ne vale davvero la pena?» gli chiese l’altro, guadagnandosi un’occhiata rabbiosa «voglio dire…tua figlia è così piccola e non merita di perdere entrambi i genitori in poche settimane. Pensaci amico, che ne sarebbe di lei?»

Castiel si irrigidì, serrò la mascella e a Dean sembrò che stesse per tirargli un pugno.

«Se ne vale la pena?» ripeté in tono cupo «sì, eccome. Io non riesco ad andare avanti così, forse voi umani ci riuscireste ma io no. E per quanto io senta… quest’amore primitivo per mia figlia, perché io lo sento Dean, non riesco a farmelo bastare.»

«Non fraintendere» aggiunse scuotendo il capo, quando vide l’espressione scioccata del cacciatore «morirei subito per mia figlia, senza esitazione, ma…la mancanza di Elena mi sta uccidendo, sento come…un buco nell’anima e credimi, non è così semplice convincersi che bisogna andare avanti per amore di Fiona. C’ho provato, l’ho promesso a sua madre, ma non ci riesco. Non sarei un buon padre, vivrei sempre con il rimorso e il dolore per non averla salvata. Forse ti sembrerà esagerato, ma davvero sento di non aver motivo di continuare a vivere…»

Invece Dean capiva, ricordava bene il tormento di suo padre John e la sua incapacità di essere davvero un buon padre, perseguitato dalla disperazione e dal senso di colpa nei confronti di sua moglie.

E John era un umano, abituato a sentire, a provare sentimenti ed emozioni.

Castiel no, non era abituato ad un bel niente.

Si era ritrovato innamorato, padre e vedovo nel giro di un anno, probabilmente era solo grazie alla sua natura ultraterrena se non era ancora impazzito.

«E quel tuo fratello fricchettone? Non può darti una mano?»

«Balthazar? Non contarci» rispose scoraggiato l’angelo «gli ho chiesto aiuto…no l’ho praticamente supplicato, e lui mi ha voltato le spalle. La cosa triste è che io l’avrei aiutato volentieri in una situazione del genere, lui invece mi ha consigliato di farmene una ragione e andare avanti…» concluse con amarezza.

«Che figlio di puttana!» sbottò il cacciatore «senza offesa…»

Castiel si strinse nelle spalle accennando un sorriso. «Se avesse una madre, sarebbe sicuramente una puttana» affermò convinto.

Calò il silenzio, fin quando la porta della stanza non si aprì.

«Ecco qua, hamburger per i grandi, latte in polvere da preparare per i piccoli» esordì Sam poggiando una busta sul tavolo.

Poi guardò i due uomini, scuri in viso, e si preoccupò.

«Che diavolo avete? Che è successo?»

Dean gli lanciò un’occhiata preoccupata.

«Cass sta per andare all’inferno…letteralmente. Vuole provare a riprendersi la sua donna ma visto che è solo, probabilmente ci lascerà le penne…ed è letterale anche questo.»

Sam spalancò gli occhi e li raggiunse a grandi falcate.

«Cosa? Cass ma sei impazzito? E non pensi a tua figlia? Vuoi toglierle anche il padre?» gli disse il più giovane dei Winchester quasi urlando.

«Voglio provare a ridarle sua madre» ribatté lui «perché da solo non sarei nemmeno lontanamente un padre. Ho bisogno di Elena, non ce la faccio a vivere senza di lei. Preferisco morire tentando di salvarla piuttosto che vivere senza di lei.»

«Merda Cas» sbottò Dean alzandosi di scatto «mi fai sentire un coglione perché non posso aiutarti in nessun modo.»

Sam si sedette sul tavolo. «Deve esserci un altro modo, qualche evocazione o qualche rituale, troveremo sicuramente un modo per aiutarti.»

«Ti ringrazio Sam» gli disse Cass «ma non c’è altro modo. So quello che dico, lo so molto bene. L’unico modo per salvarla è scendere giù e trascinarla fuori dall’inferno» fece una pausa e guardò entrambi i due giovani «ma è vero, potete aiutarmi in un modo…»

«Tutto quello che vuoi» intervenne subito Dean.

Castiel si alzò lentamente, per non far svegliare sua figlia, e delicatamente la diede in braccio al Winchester.

«Vegliate su di lei» disse loro «per pochi giorni. Una settimana al massimo. Se non torniamo…né io né Elena, portatela dai suoi nonni. Non se la sono ancora portata via solo perché Elena prima di morire li ha fatti giurare di lasciarmela. Saranno felici di crescere la loro nipotina.»

«Cass…non credo che saremmo in grado di…» tentò di protestare il giovane tenendo la piccola come se fosse di vetro.

«Si tratta di pochi giorni» lo interruppe l’angelo «poi la porterete dai genitori di Elena. E sono certo che sarete dei bravi baby-sitters, non è altro che…un’umana in miniatura…»

Disse le ultime parole con la voce incrinata, sentiva che non avrebbe più rivisto sua figlia e che sarebbe rimasto all’inferno.

Ma non importava, doveva farlo, Fiona sarebbe cresciuta coi suoi nonni e questa certezza lo rassicurava.

«Va bene Cass, conta pure su di noi» lo rassicurò Sam prendendo la bambina dalle braccia del fratello «staremo attenti e tra qualche giorno la porteremo dai nonni.»

Castiel annuì sorridendo. «Grazie, davvero. Ora vado…ogni minuto qui sembra un’eternità laggiù…» si fermò e guardò Dean dispiaciuto.

«Scusami, non volevo…»

«Lascia stare» fece Dean agitando una mano in aria «ormai è acqua passata. Hai ragione, il tempo lì è…infinito. Va’ e riportala tra noi. E riporta le tue chiappe alate anche…non restarci secco» si raccomandò.

«Ci proverò» rispose incerto «ma se così non fosse…vi prego di non dire a mia figlia che i suoi genitori sono all’inferno, quando sarà grande. Ditele che…siamo in cielo. È una bugia ma per lei sarà più facile immaginarci in Paradiso piuttosto che all’inferno…»

I due umani non replicarono, annuendo semplicemente.

Cass si avvicinò alla sua piccola bambina e le diede un bacio sulla fronte.

«A presto amore mio…tra poco ti riporterò la tua mamma…o resterò con lei laggiù» mormorò accarezzandole una guancia.

Salutò i Winchester e volò via.

 

 

*****

 

 

 

Osservò a lungo l’orizzonte, il sole stava tramontando e si stava alzando un vento freddo.

In tutta onestà, aveva paura.

Ma era pronto a qualunque cosa pur di riavere la sua donna.

Forse c’era più follia che amore nel suo proposito, ma non poteva vivere sapendola tra le fiamme della perdizione.

Inspirò profondamente e si preparò a lasciare il suo tramite, quando sentì una presenza dietro di sé.

Si voltò di scatto mettendosi in posizione da combattimento.

«Che diavolo vuoi?» tuonò Castiel minaccioso.

Balthazar, mani in tasca e sorriso sornione, fece un paio di passi verso di lui.

«E così che si accoglie un fratello? In posa da boxeur?» lo canzonò imitando la sua postura.

«Fottiti» fu il commento acre dell’altro angelo «tu non sei nessuno per me.»

Balth lo guardò sorpreso, poi riprese a sorridere.

«Wow, che linguaggio. E io che ero venuto per darti una mano…ma visto che non sono nessuno, me ne torno ai miei affari!»

Cass abbassò le braccia e scosse il capo.

«Non ho tempo per i tuoi giochetti, ho da fare. Te ne vai tu o devo andarmene io?» gli domandò guardandolo truce.

L’angelo di fronte a lui smise di sorridere e divenne mortalmente serio.

«Castiel, non fare così. So di averti in qualche modo deluso ma…»

«Deluso?» ripeté Cass «ti ho chiesto di aiutarmi a salvare la donna che amo dalle fiamme eterne e non hai voluto farlo! Perché io lo so che se solo volessi, tu potresti. Io sono arrabbiato, non deluso. E ora togliti dai piedi…anzi no resta, vado via io.»

Gli voltò le spalle, pensando a dove potesse andare per lasciare il suo tramite al sicuro, quando se lo ritrovò di nuovo davanti.

«Cass…sono qui per aiutarti sul serio, quindi smettila di fare l’idiota e ascoltarmi!» gli disse serio.

E se fosse stato vero?

Castiel decise di ascoltarlo.

«Bene. Sono tutto orecchi, come pensi di aiutarmi? Scendi all’inferno con me?» gli domandò ironico.

Balthazar scosse il capo e sospiro.

«No, per niente. Voglio aiutarti, non suicidarmi» rispose piccato «ma so come evitare a te di morire.»

L’altro respirò a fondo, soppesando quelle parole.

«Vale a dire?»

«Devi vendermi la tua Grazia» disse Balthazar in tono calmo.

«Va’ al diavolo» sbottò Cass «sapevo che stavi per dire una stronzata. Addio.»

Balth lo afferrò per un braccio.  «Aspetta dannazione! Fammi finire il discorso, ok? Poi potrai andartene.»

Cass non rispose, ma restò lì dov’era.

«Devi vendermi la tua Grazia» riprese l’altro «affinché io possa usarla per crearti uno scudo in grado di proteggerti dall’inferno. Se ci vai senza, morirai appena varcata la soglia.»

«E poi? Che ne farai?» domandò Cass sospettoso.

L’altro si strinse nelle spalle. «Nulla, in quanto probabilmente si disintegrerà durante il viaggio, resistendo, si spera, fino al momento in cui tu e la tua ragazza sarete fuori. Non voglio fregarti fratello, cosa me ne farei della tua Grazia altrimenti? Non è come un’anima, è molto più potente e più pericolosa…e anche molto difficile da gestire. Mi serve solo per aiutarti. Fidati di me.»

Castiel lo guardò negli occhi, scorgendo la sincerità che giaceva in lui.

«Diventerò umano…» mormorò.

Balthazar annuì. «Sì, se tutto andrà per il meglio. Ma suppongo che se riuscirai a riavere la tua Elena, vorrai vivere con lei e vostra figlia per sempre. Da angelo il vostro per sempre sarebbe limitato alla loro vita…» gli fece notare.

Era vero, aveva un po’ paura di diventare umano, perdere tutto quello che era sempre stato, ma pensare di vivere accanto a loro come un uomo normale, gli piaceva.

«Perché dovresti aiutarmi? Cosa te ne viene?» gli chiese ancora, non del tutto convinto.

«Non me ne viene niente» rispose Balth «lo faccio davvero per aiutarti. Perché sei mio fratello, sei stato il mio migliore amico per millenni e… dannazione, tua figlia è bellissima e merita di avere un madre e un padre. È mia nipote in un certo senso, no? Ti chiedo di fidarti di me e in fondo sai che puoi farlo, nonostante tutto…»

Non sapeva che poteva fidarsi o meno, ma decise di farlo ugualmente.

«Ok» rispose annuendo «mi hai convinto. La mia Grazia è tua. Aiutarmi.»

Balthazar annuì serio posandogli le mani sulle spalle. «Lo farò. Aspetta qui, torno tra pochi istanti.»

Sparì e riapparve una manciata di secondi dopo, con in mano una valigetta molto piccola, bianca, e un sacco nero abbastanza voluminoso.

«Seguimi Cass, questo non è il luogo adatto.»

Castiel annuì e seguendo l’aura di Balthazar, si ritrovò in un vecchio magazzino abbandonato, in Europa.

Guardò Balth disegnare sul pavimento alcuni simboli che non conosceva, che si accesero non appena finì di tracciarli con del gesso.

Al centro di un cerchio mise una coppa d’argento, versò del liquido da un’ampolla e della cenere da un sacchetto rosso.

«Balth…questo è un rito pagano…» lo rimproverò.

«Lo so perfettamente» replicò lui, continuando a versare roba nella coppa «ed è per questo che lo sto preparando. A volte bisogna scendere a compromessi, fratello.»

Cass non rispose, trovandosi d’accordo con lui.

Pochi minuti dopo, il rituale era pronto.

«Si comincia Cass» gli annunciò «e devo avvisarti che farà un po’ male…»

«Non importa, fa’ quello che devi.»

Balthazar annuì brevemente e accese un fiammifero, buttandolo nella coppa.

Si alzarono alte fiamme bluastre, che non si estinsero subito come di solito avveniva.

Mentre le fiamme ardevano indisturbate, Balth si avvicinò a Castiel e allungò una mano verso il suo petto.

«Farà molto male…» gli disse ancora una volta, come a volergli chiedere se ne era davvero convinto.

«Sicuramente meno di quanto me ne faccia l’assenza di Elena» gli rispose serio, nemmeno l’ombra della paura nella sua voce.

L’angelo di fronte a lui piegò la testa e chiuse gli occhi.

Un dolore lancinante invase il corpo di Castiel, un urlo disperato si levò in aria e un vento innaturale li avvolse.

Cercò di restare lucido, di non svenire, concentrandosi su di lei. Era per Elena che lo stava facendo, per riaverla, per salvarla e riportarla dalla loro bambina.

Doveva essere forte, doveva farcela.

«Resisti Castiel!» si sentì dire da suo fratello.

Doveva resistere, doveva farcela…



 

   
 
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