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Autore: nefert70    14/01/2011    1 recensioni
Una sconosciuta sposa di Ramses racconta la sua storia e il suo amore per il compagno d'infanzia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
- Questa storia fa parte della serie 'Le grandi spose reali'
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La sala era avvolta nel silenzio e  il buio era smorzato dalle tre torce ai lati della sala, i quattordici giudici erano seduti a semicerchio sugli alti troni e sette di loro tenevano in mano l’Ankh.
Il dio Anubi, con la testa da sciacallo entrò nella sala precedendo i due defunti che camminavano uniti, tenendosi per mano.
I giudici vedendoli giungere si guardarono e cominciarono a mormorare fra di loro. Era inusuale che ci fossero due defunti insieme alla cerimonia della pesatura del cuore.
Il dio Anubi alzò il suo bastone e il silenzio ricadde nella stanza, poi disse solo: “Henutmire ed Hekanakht”.
Il dio si allontanò lasciando i due defunti al loro destino.
La coppia era giovane e bella. La donna aveva lunghi capelli neri e grandi occhi dorati. Il corpo era flessuoso.
L’uomo era molto più alto della compagna, la carnagione color dell’ebano e gli occhi grandi e neri. Il fisico era magro ma atletico.
Il silenzio fu rotto dalla voce melodiosa di Henutmire, la donna continuando a tenendo la mano del suo compagno cominciò a parlare: “Sono Henutmire, principessa d’Egitto. Sposa del faraone Ramses.
Mio padre era il principe Nebchasetnebet, figlio maggiore del faraone Seti I e di sua moglie Tuja. Mia madre non l’ho mai conosciuta perché è morta nel darmi alla luce.
Sono stata cresciuta da mia nonna, la regina Tuja. Per lei e il faraone, mio nonno, sono stata come un’altra figlia.
Mio padre l’ho conosciuto poco, avevo appena tre inondazioni quando fu arrestato per tradimento e condotto via dalle guardie. Di lui non si ebbero più notizie.
Il suo nome fu cancellato dai monumenti e mio zio Ramses divenne il nuovo erede al trono.
Mi ricordo di aver pianto tanto in quei giorni, poi essendo solo una bambina ho dimenticato e sono cresciuta spensierata nei giardini del palazzo reale.
Compagno di giochi mi fu colui che adesso è qui al mio fianco. “
Hekanakht prese la parola: “Sono Hekanakht, sono stato chiamato figlio di Kush, perché è da quel paese che proveniva mio padre.
Fui cresciuto alla corte del faraone Seti I perché diventassi uno scriba, ma il volere del faraone mi ha fatto raggiungere alte cariche.
Compagna di giochi e di studi nella mia infanzia fu la bella Henutmire.
L’ho amata fin dal nostro primo incontro. E anche se eravamo solo dei bambini sapevo che l’avrei amata per tutta la vita.”
Hekanakht si interruppe e riprese la parola la sua compagna: “Anche per me fu la stessa cosa” disse Henutmire girando il dolce viso verso il compagno e guardandolo negli occhi.
“Anche io l’ho amato fin dal nostro primo incontro.
Quante volte poi ci siamo difesi a vicenda, prendendoci l’uno le colpe dell’altro.
Quante volte invece di studiare correvamo al fiume per fare il bagno nudi.
Quante volte ha asciugato le mie lacrime quando venivo punita.
Abbiamo condiviso tutto, pensavamo che nulla e nessuno ci avrebbe mai diviso. Che prima o poi mio nonno, il faraone, ci avrebbe concesso di sposarci come lo aveva concesso a mia zia Tia.
Purtroppo mio nonno morì quando compii quattordici lune e la mia vita, la nostra vita cambiò”
Henutmire cominciò a piangere, Hekanacht le cinse le spalle con il suo braccio e le baciò la fronte.
Hekanacht vedendo che la sua compagna non riusciva più a parlare riprese la parola: “Alla morte del Faraone Sethi I gli successe il figlio Ramses.
Non so perché lo fece, se perché infatuato di Henutmire oppure per calcolo politico ma pochi giorni dopo la sua incoronazione la prese in moglie.
La sua decisione fu improvvisa e non ci fu neppure il tempo di tentare l’intercessione della regina madre o della sposa amatissima Nefertari.
Henutmire fu condotta alla cerimonia con gli occhi colmi di lacrime, io non potei far nulla, assistetti impotente a tutta la cerimonia, poi la vidi entrare nella stanza nuziale seguita dal faraone.” Anche Heknacht cominciò a piangere.
Henutmire riprese la parola “Per me fu terribile. Il faraone consumò in fretta il matrimonio e poi mi lasciò sola. Quello che gli interessava era che fossi sua moglie a tutti gli effetti. In quanto figlia di suo fratello ero la diretta erede al trono e non voleva rischiare che un domani potessi rivendicare qualcosa. Ottenne quello che voleva.
Dal mio matrimonio non nacquero mai figli, anche perché vidi mio zio-marito poche volte dopo la cerimonia.
Il faraone, conoscendo i sentimenti che mi legavano ad Hekanacht lo allontanò sempre più da me. Prima lo  promosse ambasciatore e poi vicerè della Nubia in modo che fosse lontano da Tebe.
Poco meno di due lune fa però il padre di Hekanacht morì e così lui ritornò a Tebe.
Anche se erano trascorse 10 inondazioni dall’ultimo nostro incontro appena lo vidi entrare nella sala della udienze mi sembrò che il cuore mi uscisse dal petto.
Avanzava fiero e bello come lo ricordavo, preceduto da danzatori alti e sinuosi e seguito da servi che portavono doni per il faraone. In quella occasione ci guardammo appena. Era rischioso. Ma ci parlammo con il cuore. Non potete neppure immaginare quante cose ci siamo detti in quei brevi istanti.”
Hekanacht prese la parola “Anche per me fu la stessa cosa. Posai un beve sguardo sulla sua figura esile, seduta alla sinistra del faraone, accanto alle altre spose secondarie.
Appena i miei occhi si posarono sul suo viso mi sembrò che il tempo non fosse trascorso, era sempre la mia Henutmire, il mio amore. Scorsi solo la sua tristezza, la stessa che riempiva il mio cure da 10 lunghe lune.
Tramite delle ancelle fidate Henutmire risucì a farmi avere un messaggio e riuscimmo ad incontrarci da soli, in quel primo momento avevamo persino il terrore di toccarci le mani, se qualcuno ci avesse visti e riferito la cosa al faraone chissà cosa avrebbe potuto accadere?
Decidemmo di rivederci nel luogo dove eravamo stati felici, lungo il fiume.
Henutmire mi raccontò che era solita passeggiare in quei luoghi da sola, le sue ancelle erano ormai abituate e non ci sarebbero stati problemi.
Il primo giorno eravamo frastornati, volevamo dirci tante cose ma le parole non ci uscivano dalle labbra, riuscivamo solo a guardarci, poi ci abbracciammo.
L’abbraccio sciolse tutte le paure, finalmente eravamo di nuovo insieme. Cominciammo a baciarci.”
Henutmire strinse la mano del compagno che immediatamente tacque lasciandole continuare il racconto.
“Per un po’ fummo felici, ci bastava stare insieme, baciarci, fare l’amore. Poi  dovemmo fare i conti con la realtà, molto preso Hekanacht avrebbe dovuto ritornare in Nubia e saremmo stati divisi per sempre. Non potevamo più permetterlo. Cominciammo a discuterne e a cercare delle soluzioni, pensavamo di poter fuggire insieme, ma il faraone ci avrebbe fatti inseguire  e probabilmente avrebbe ucciso Hekanacht e ricondotto me al palazzo. Era impensabile. Esisteva un'unica conclusione. Solo la morte avrebbe potuto farci stare insieme per sempre.
Hekanacht si incaricò di procurarsi due ampolle di veleno, una per me e una per lui.
Quel pomeriggio ci incontrammo come sempre, ci baciammo e unimmo i nostri corpi per l’ultima volta.
Poi bevemmo il contenuto delle nostre ampolle, ci sdraiammo abbracciati al sole e attendemmo. “
Henutmire tacque, Hekanacht le strinse la mano per farle coraggio.
Il dio Anubi rientrò e disse semplicemente “Avete raccontato la vostra storia ora seguitemi”.
Tutti e tre, seguiti dagli sguardi dei giudici, si diressero verso la bilancia sacra.
Su un piatto era già posata la piuma Maat, da un antro buio giungeva il ringhio terrificante della dea Ammit  che attendeva ansiosa di divorare i malvagi.
Henutmire e Hekanacht conoscevano il rituale, sempre tenendosi per mano salirono sull’alto piatto della bilancia.
I piatti si mossero leggermente poi si fermarono, perfettamente allineati.
Nella grande sala il dio Thot disse “Puri” annotando il verdetto.
Il Dio Horo, si alzò dal suo sgabello e prendendo  la mano di Henutmire ed Hekanacht  li accompagnò di fronte al Dio Osiride che sedeva su un alto trono posto sotto un baldacchino d’oro, alla sua destra una porta  spalancata su un prato verde.
La voce del Dio Osiride era limpida e forte “Attraversate la porta. Ora vi potrete amare per sempre”.
 
Henutmire è stata realmente una delle spose di Ramses II. Da alcune risulta essere sua sorella minore, da altre una figlia. Nulla è certo. Io l’ho trasformata in sua nipote. La sorella maggiore Tia era stata fatta sposare, che motivo aveva avuto Ramses per sposare sua sorella minore? Infatuazione? Può darsi, ma se invece Hemutmire fosse stata l’erede legittima al trono? Allora si che avrebbe avuto motivo di unirla a se. L’amore di Henutmire ed Hekanacht invece viene citato da molte fonti. 
  
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