Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Segui la storia  |       
Autore: Soe Mame    14/01/2011    14 recensioni
[Incompiuta. Per conoscerne la prosecuzione e il finale, passa sul mio account.]
Mary Sue è una fanciulla bellissima, bravissima e amatissima, perdutamente innamorata del bel protagonista maschile; come dolce principessa nell'Antico Egitto e come fighissima "nuova studentessa" nella Domino alle porte del Battle City, Mary affronta coraggiosissimamente tutte le crudeli difficoltà che si pongono sul suo cammino, per poi riuscire a vivere per sempre felice e contenta con il grande amore della sua vita.
O forse no.
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

PRIM PART: THE MARY OF EGYPT



Antico Egitto.
Mary è una bellissima fanciulla prigioniera di un gruppo di crudeli banditi; lei è la principessa di Babilonia, unica superstite della spietata strage perpetrata nel suo palazzo da quegli stessi banditi, strage in cui ha perso la vita tutta la sua famiglia, l'antichissima casata dei Sue.
Fatta prigioniera, la principessa è stata condotta nel deserto dai carnefici della sua gente, verso chissà quale triste destino.
La carovana di briganti che ha catturato Mary, tuttavia, viene aggredita e, in breve, tutti i suoi componenti vengono brutalmente assassinati.
L'unica superstite, ancora una volta, è Mary.
La vita della giovane viene risparmiata per volere del capo degli assalitori, il re dei ladri Bakura, rimasto affascinato dalla sua sconvolgente bellezza.
E, una volta portata nel nascondiglio dei ladri comandati da Bakura, Mary viene da lui violentata.
Le sue urla strazianti si diffondono lungo tutte le gallerie scavate nella roccia che formano quel nascondiglio, quel luogo di terrore.
La mattina successiva, approfittando del fatto che tutti i suoi aguzzini stanno dormendo, Mary riesce a fuggire dal covo dei ladri e scappa nel deserto, senza una meta.
Grazie alla sua incredibile resistenza, Mary riesce a sopravvivere un'intera giornata nel deserto senza bere né mangiare e senza riportarne alcuna conseguenza.
All'imbrunire, però, ecco che Mary nota un uomo su di un cammello: si avvicina a lui, supplicandolo di aiutarla; l'uomo, colpito dalla strabiliante bellezza della principessa, decide di aiutarla e la fa salire sul suo cammello, portandola fino al palazzo reale.
L'uomo, infatti, si rivela essere Mahad, uno dei sei Sacerdoti più vicini al Faraone.
Mary viene quindi affidata alle cure della Sacerdotessa Aisis, nonostante lei stia benissimo e si sia ripresa in fretta dalla terribile violenza subìta.
Aisis, però, mostra presto segni di irritazione alla presenza della principessa Mary: la Sacerdotessa è difatti invidiosissima della bellezza della sfortunata fanciulla, tanto da meditare di darle "casualmente" del veleno al posto di una medicina.
A vegliare su Mary è la giovane Mana, aspirante maga apprendista di Mahad, a cui è stato affidato il responsabilissimo compito di prendersi cura della regale ospite.
Mary e Mana diventano subito grandissime amiche forever&ever.
Da quel momento, Mary vive a palazzo, a contatto con i Sacerdoti e Mana.
Capita che, a volte, Mahad vada nella stanza di Mary per chiamare Mana per la lezione di magia e ha dunque modo di vedere spesso la principessa; è così che, un giorno, il mago le rivela di essersi innamorato di lei, di amarla fin dal primo momento che l'ha vista nel deserto.
Mary sente di non poter ricambiare e rifiuta gentilmente Mahad.
Mana, venuta a sapere della vicenda, confessa a Mary di essere innamorata di Mahad ma, nel caso lei, un giorno, ricambiasse l'amore del mago, sarebbe disposta a cederglielo, perché ha capito che la principessa è una persona buona e pura.
Qualche giorno dopo, il Faraone dà ordine di chiamare l'ospite e Mary viene condotta presso il sovrano dal visir Shimon che, impunemente, le tocca il fondoschiena.
Come se non bastasse, i cinque Sacerdoti maschi, al suo ingresso nella sala del trono, la osservano con grande desiderio; l'unica Sacerdotessa, invece, le lancia occhiate di profondo odio.
Ma ecco che è la volta di Mary di rimanere folgorata: le basta solo vedere il Faraone Atem per innamorarsi follemente di lui, capendo che lui e soltanto lui è il grande amore della sua vita.
Lo stesso vale per Atem, a sua volta incantato dalla leggiadra bellezza della principessa Mary di Babilonia.
Nella sala del trono, Mary racconta la sua tragica storia e il Faraone, capendo che la principessa non ha più un luogo dove andare, dispone che rimanga a vivere a palazzo, presso la corte reale.
Iniziano così le vicissitudini di Mary alla corte del Faraone: se, con lei, il re si mostra dolce, i Sacerdoti mostrano ben altri interessi.
Mahad, Seth, Shada, Karim e Aknadin, difatti, sono perdutamente innamorati della bellissima fanciulla, contendendosela e cercando di farla propria.
E' per questo che Mary non può in alcun modo rimanere da sola con uno qualsiasi dei cinque uomini di cui sopra senza essere molestata o quasi violentata.
Il più tenace in quegli scontri per la bella Mary è Seth - Kisara, ovviamente, non esiste.
Il subdolo Sacerdote, infatti, è l'unico che riesce ad avere Mary per una notte; questo, però, non ferma la sua brama per la gentil donzella.
Mary è troppo buona e pura per riferire al Faraone ciò che i suoi Sacerdoti le stanno facendo passare, così si confida con Mana che, non essendo troppo buona e pura, va a riferire tutto al sovrano.
O almeno, questo è quello che lei afferma di aver detto.
Mary scopre che, invece, Mana ha raccontato ad Atem che è stata la principessa a corrompere i Sacerdoti, chiedendo poi che la ragazza venisse immediatamente allontanata da palazzo.
Atem non crede alle parole di Mana e si precipita da Mary, per consolarla.
E' così che i due giovani hanno modo di dichiararsi e di passare un'appassionata ed intensa notte d'amore insieme.
Mary è felice di essere ricambiata dall'amore della sua vita, ma è triste perché ha scoperto la vera natura di Mana: la ragazza, infatti, si è finta sua amica solo per poter arrivare al suo vero obiettivo, il Faraone; sapendolo innamorato di lei, Mana ha colto al volo l'occasione per screditarla agli occhi del sovrano e allontanarla da palazzo, magari ottenendo l'amore di Atem grazie alla sua "perspicacia" nel capire la presunta malvagità di Mary.
Atem condanna Mana, ma Mary, nella sua immensa bontà, ferma l'esecuzione e la perdona, per poi chiederle di diventare veramente sua amica.
Mana, colpita dalla bontà di Mary, accetta; il gesto della splendida principessa ha mosso anche la coscienza di Aisis, che riconosce di aver sbagliato ad odiarla.
Mahad, Karim e Shada sono ancora più innamorati di lei, ma si rendono conto che forzarla ad amare un altro è una crudeltà: accettano dunque l'amore della principessa per il Faraone, nonostante continuino ad amarla a loro volta.
Seth e Aknadin, al contrario, pur essendo ancora desiderosi della principessa, non riescono a rinunciare a lei; tuttavia, se Mary riesce facilmente a sfuggire all'anziano Aknadin, non può scappare dal ben più agile e prestante Seth.
Quando Atem viene a sapere di tutto ciò, allontana Aknadin e dichiara guerra a Seth.
In tutto questo, fa la sua ricomparsa Bakura che, in quanto "primo uomo" della principessa, la considera sua proprietà e la esige indietro.
Per Mary scoppia un conflitto che vede quindi coinvolti il suo grande amore Atem e i crudeli Seth e Bakura, un conflitto che si ripercuote sull'intero Egitto.
Aknadin decide di vendicarsi del Faraone e di Mary passando dalla parte di Bakura e diventando il Sacerdote delle Tenebre.
Alla fine, durante uno scontro, la bellissima principessa Mary fa da scudo al suo amato Atem e muore sacrificandosi per lui.



MARY 01



Egitto, 1200 a.C. circa.

La principessa Mary alzò lo sguardo, intimorita, osservando gli uomini d'innanzi a lei.
Non osava parlare, troppo spaventata per farlo.
Per fortuna, le tenebre della notte da qualche ora scesa nascondevano gran parte dei suoi movimenti, così come le risparmiavano la visione della carovana dei suoi rapitori.
C'era un silenzio innaturale, rotto soltanto dal soffiare del vento del deserto che, leggero, alzava qualche granello di sabbia; i cammelli su cui stavano viaggiando sbuffavano di tanto in tanto, l'aria era pregna degli schiamazzi esultanti di quei briganti, felici per l'abbondante bottino da poco ottenuto.
No, in effetti, non c'era affatto un silenzio innaturale.
Ma Mary non se ne curò.
Sapeva che tutti quei banditi la stavano fissando intensamente, pronti ad approfittare anche di un suo piccolo cenno, pur di avere una scusa per avvicinarlesi...
Lo sapeva.
Anche se erano concentrati sull'oro che avevano trafugato dalla sua casa, in realtà stavano guardando lei.
Sì, Mary riusciva a sentirlo chiaramente.
Per questo era così spaventata: era completamente sola, prigioniera di un gruppo di briganti che aveva fatto irruzione nel palazzo di Babilonia, uccidendo tutta la sua famiglia e rapendo lei, per poi trafugare tutto ciò che aveva trovato nella reggia, dai gioielli reali al detersivo per i piatti.
Mary era ormai l'unica superstite dell'antichissima e nobilissima casata dei Sue, sovrani di Babilonia e dintorni da tempo immemore.
Perché i banditi l'avessero risparmiata, portandola con loro, era più che evidente: Mary era quanto di più bello si potesse trovare in tutto l'impero babilonese, il più prezioso gioiello della casata reale dei Sue.
Qualsiasi abito, dal più sontuoso al più umile, sarebbe stato magnifico sul suo corpo dalla pelle di porcellana, sottile, esile, magrissimo, ma con tutte le curve al posto giusto, il seno perfetto; le sue candide dita erano lunghe e affusolate, le sue meravigliose gambe, in quel momento, risaltavano nel loro biancore in quella notte senza luna, senza essere coperte dalla pregiata gonna che a malapena le arrivava al ginocchio.
Statuaria come una modella e adorabilmente minuta, Mary era semplicemente bellissima.
I suoi leggeri e morbidi capelli al naturale profumo di arancia, mela e cannella venivano appena smossi dal vento, per poi scivolarle di nuovo lungo la schiena color dell'avorio celata dalla ricca stoffa del suo abito, fino alla vita, brillando di puro oro alla luce delle scintillanti stelle nel firmamento; i suoi occhi luminosi e splendenti come diamanti, nonostante la paura, erano del colore del cielo terso a mezzogiorno e delle foglie delle piante, appena sfumati di ametista e tronco d'albero, mescolati al caldo colore del fuoco e della passione, miscelati al dolce succo delle arance mature e dei profumati limoni.
Ed erano pure un po' indaco.
Il suo volto era sublime come il suo corpo: una fronte perfettamente proporzionata, un aggraziato naso perfettamente modellato e delle pudiche e sensuali labbra carnose perfettamente perfette, rosse come fragole e ciliegie; il niveo collo faceva quasi impallidire i gioielli che lo adornavano, le belle orecchie che appena si intravedevano dalle sue fluenti ciocche color del sole.
Il suo seppur bellissimo abito non rendeva giustizia alla sfolgorante bellezzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Ah? Sì? Cosa?
Ah, la scena.
Dunque, la principessa Mary di Babilonia della casata dei Sue era molto triste e spaventata dalla situazione in cui si trovava.
Era completamente sola, una povera fanciulla indifesa in balìa di una cinquantina di massicci e rozzi uomini dalle più oscure intenzioni, che le lanciavano occhiate di pura lascivia non appena i loro sguardi sfioravano anche solo alla lontana la bellissima fanciulla...
- I gioielli! I gioielli! -
Ehm, come già detto, Mary era il più prezioso gioiello della casata reale dei Sue.
- Questi bracciali sono d'oro puro! -
"Stanno parlando dei bracciali che ricoprono le mie braccia!" capì Mary, impaurita.
- Queste collane sono piene di pietre preziose vere! -
"Stanno parlando delle collane che porto al collo!" si rese conto Mary, sempre più terrorizzata.
Non la stavano guardando, ma era sicurissima che stessero parlando di lei.
Le sue mani, il suo collo... stavano facendo pensieri terribili su di lei!
"Che ne sarà di me?" si chiese Mary, tremando: "Questi bruti mi faranno del male... forse mi venderanno come schiava... o forse mi terranno come loro schiava... ma perché tutta questa crudeltà?".
Singhiozzò, attenta a non far sentire neppure il minimo rumore a quegli spietati uomini che l'avevano rapita; si coprì gli splendenti occhi colmi di lucenti lacrime con le mani diafane, senza sapere cosa fare...
- EHI! COSA STA SUCC- -
Un'improvvisa voce atterrita le fece alzare nuovamente gli occhi, sgranandoli per poter vedere meglio oltre l'oscurità - perché, si sa, per vedere meglio si è soliti spalancare gli occhi -, nonostante ci vedesse già perfettamente grazie ai suoi venti decimi di vista.
Il numero dei banditi era aumentato.
Ma quelli che erano appena arrivati non erano a cavallo di cammelli.
Erano a cavallo di cavalli.
- Oh, no! - gemette Mary, incapace di frenare le parole prima che uscissero dalle labbra simili a petali di rosa rossa: un agguato.
I briganti - erano briganti, la principessa l'aveva capito all'istante - appena giunti, in pochi attimi, uccisero tutti i rapitori di Mary, per potersi impossessare del bottino che essi avevano a loro volta sottratto dal palazzo reale di Babilonia.
Per la seconda volta, Mary assistette ad un terribile massacro, incapace di intervenire o di poter fare qualcosa per impedirlo.
E, per la seconda volta, Mary fu l'unica superstite.
Ancora una volta, era ovvio il motivo per cui era stata lasciata in vita...
Qualcuno la tirò brutalmente giù dal cammello su cui si trovava, facendola cadere rovinosamente sulla sabbia ora scura del deserto.
"Vogliono dar sfogo alla loro bieca lussuria fin da subito!" intuì la principessa, con le lacrime agli occhi, mentre due mani le scorrevano lungo le braccia, sfilandole i bracciali, per poi andare al suo collo.
"Sapevo che sarebbe successo..." pianse silenziosamente Mary: "La mia bellezza è davvero una malediz-"
- CA**O! Non si tolgono! -.
Mary spalancò gli occhi, sicura di non aver capito bene.
L'uomo che l'aveva buttata a terra le aveva tolto i preziosi bracciali d'oro e continuava a tirarle le collane, quasi strozzandola.
- Oh, beh... - disse l'uomo, pratico: - Vorrà dire che ti taglierò la testa. -.
Scioccata, la principessa fece volare le mani ai ganci delle collane, per poi aprirli e lasciar cadere i gioielli sulla sabbia, senza staccare gli occhi da quell'affilato coltello apparso da chissà dove che le premeva poco gentilmente sul collo.
- Sapete, signore... - pigolò Mary, deglutendo: - ... bastava chiedere. -.
L'uomo la ignorò completamente, afferrando le collane cadute e infilandole in un sacco in cui aveva già messo i bracciali.
Il suo comportamento rozzo e maleducato indispettì non poco la povera ma educata principessa Mary: - Siete davvero sgarbato! - esclamò, forte del fatto che quell'uomo non l'avesse uccisa alla sua prima frase: - Perché avete tolto la vita a quei banditi? Per rubargli ciò che loro avevano sottratto alla mia famiglia? O forse... - la voce quasi le morì in gola, improvvisamente spaventata: - ... volevate me? -.
- No. - rispose l'uomo, semplicemente, con una strana nota d'irritazione nella voce: - Hanno avuto quel che si meritavano per essere entrati nel mio territorio senza passare per la dogana! -.
Silenzio.
Mary sbattè più volte le palpebre, visibilmente confusa: - ... dogana? - ripetè, non riuscendo a capire.
"Forse è un subdolo modo per dire che dovevano consegnarmi a lui prima di entrare nel suo territorio?" si chiese, il cuore che le batteva forte per l'agitazione.
- La dogana. - confermò l'uomo, indicando un qualcosa in lontananza.
Mary si azzardò a seguire con lo sguardo quella direzione, individuando, non troppo distante, uno strano chioschetto con un paio di uomini ammantanti e armati, identici a quelli che erano insieme a quello spaventoso uomo dai capelli bianchi che la stava minacciando; in quel momento, giunse un camion che, al cenno dei due, fu costretto a fermarsi.
Incuriosita, la principessa si mise bene in ascolto e udì le parole che i tre si scambiarono.
- Favorite patente e libretto e mostrateci il carico che portate. - stava dicendo uno dei banditi.
L'uomo alla guida del camion s'irrigidì, agitato: - Non ho niente da nascondere! - esclamò, deciso, ma vistosamente colpevole.
- E allora mostrateci il vostro carico. - rispose, impassibile, uno dei due uomini ammantati.
- No! - s'intestardì il conducente, sempre più spaventato.
Ad un cenno del primo bandito, il secondo andò sul retro del camion e, con un colpo secco, aprì le due grandi porte del vano di carico.
- Oh, mio Ra! - fece l'uomo, sconvolto.
Il primo bandito lo raggiunse, gettando un'occhiata all'interno del camion e rimanendo senza parole: al suo interno, c'era un'enorme voliera piena di farfalle Barilla, che svolazzavano senza meta, lasciando dietro di loro una leggerissima scia di farina.
- Sono farfalle! - urlarono i due briganti, indietreggiando per lo shock.
- Non le avrete mai! - tuonò il conducente del camion: - Qui in Egitto fa troppo caldo, non lo sapete che si cuociono dopo dodici minuti? -.
- Ma veramente a noi- -
- Silenzio! - urlò il guidatore, scendendo dal sedile e raggiungendo i due uomini di corsa, per poi aprire la grande voliera: - Voi non le avrete mai! - ripeté, mentre le dorate farfalline di pasta sfoglia approfittavano di quell'occasione per volare via, libere nel cielo, da cui cominciarono a scendere, leggeri e delicati, bianchi fiocchi di farina; alcune farfalle, in un gruppo piuttosto massiccio, sollevarono il loro padrone, portandolo via con loro, nel cielo notturno, fino a sparire, inghiottite dalle tenebre.
I due banditi erano rimasti senza parole.
- Ma veramente a noi non ce ne fregava nulla... - dissero, lentamente, lo sguardo perplesso fisso verso il punto in cui era svanito lo stormo di farfalle, insieme all'uomo.
Mary tornò a guardare colui che aveva intuito essere il capo dei banditi, spaventata: - Ma questo... - mormorò, tremante: - ... che cosa significa? -.
Gli occhi chiari dell'uomo le rivolsero uno strano sguardo divertito: - Assolutamente nulla. - rispose, pacato.
Mary non seppe come reagire a questa inaspettata rivelazione, se non rimanendo in silenzio.
- Nostro signore. - lo chiamò uno dei banditi che aveva compiuto l'agguato, avvicinandosi all'uomo con dei grossi sacchi pieni sulle spalle: - Cosa dobbiamo fare? -.
- Lo sapete. - rispose il capo, rialzandosi in piedi, in un fruscio della lunga giacca rossa che indossava: - Portiamoci via il camion, l'oro, i cammelli e la donna! -.
"Lo sapevo!" gemette Mary, ancora a terra, troppo spaventata per rialzarsi: "Vogliono farmi le cose più oscene che una mente umana possa immaginare...".
- Andiamo. - le disse poco gentilmente l'uomo dai capelli bianchi, afferrandola per un braccio e gettandola dentro il sacco in cui aveva messo i suoi bracciali e le sue collane.
- AIUTO! - gridò la principessa, dimenandosi nel poco spazio che aveva; ahimè, nessuno riuscì a sentire le sue urla...
"Che fastidio..." pensò il capo dei banditi, Bakura, mettendo il sacco sopra un cavallo libero e lasciando Mary al suo destino.
D'accordo, le sue urla furono sentite, ma nessuno se ne curò.
Mary non seppe quanto tempo durò il viaggio, troppo impegnata a trovare una posizione comoda in quel metro per metro scarso di spazio in cui era stata costretta, l'aria che le stava venendo decisamente meno.
"Sto soffocando..." si disse, la mente annebbiata: "Non so quanto riuscirò a resistere...".
Finalmente, il sacco fu aperto, consentendole di prendere una boccata d'aria.
- Il nostro signore... - si azzardò a dire uno dei banditi ai suoi compagni, rivoltando il sacco e facendo cadere al suolo gioielli e principessa: - ... si è di nuovo dimenticato di lasciare un po' aperto per far respirare la preda. -.
Decisamente frastornata per il trattamento tutt'altro che galante e/o rispettoso, Mary rimase sdraiata a terra, prona, osando solo alzare la testa per guardarsi intorno: doveva trovarsi sotto terra o all'interno di una qualche montagna - si sa che il deserto d'Egitto pullula di montagne -, data la consistenza rocciosa delle pareti - nel deserto d'Egitto -.
Dal considerevole numero di banditi ammantati che la principessa si ritrovò davanti, Mary intuì sagacemente di essere stata trascinata nel loro nascondiglio.
Guardando accanto a sé, la ragazza si rese conto di come tutti i sacchi fossero stati rivoltati, mettendo bene in mostra l'abbondante bottino appena ottenuto.
Ed era ovvio quale fosse la preda più ambita...
- Quel diadema lo voglio io! -
- L'ho visto prima io! -
- No, io! -
Mary assistette all'impietosa scena di tre banditi che si litigavano un diadema come tre fanciulle durante i saldi.
Incerta, si mise seduta sul terreno, aspettando che qualcuno si accorgesse della sua fulgida bellezza e le rivolgesse sguardi di cupa bramosia.
C'era tuttavia uno strano odore, nell'aria... come di metallo bruciato...
Voltandosi in direzione del grande falò che illuminava l'intero nascondiglio, Mary notò come Bakura avesse dato fuoco al camion, mentre alcuni briganti non interessati alla spartizione del bottino preparavano quelle che sembravano delle grosse padelle.
- Ma... ma... - balbettò la fanciulla, i meravigliosi occhi sgranati per l'incredulità: - ... così inquinate l'ambiente! -.
- 'sti ca**i. - rispose Bakura, riuscito stranamente a sentirla.
Il bandito si fermò, bloccandosi nell'atto di spargere ulteriore benzina sul mezzo ormai abbondantemente cosparso di liquido infiammabile.
Guardò Mary con intensità, come se stesse pensando a chissà cosa, in un improvviso moto di cupa bramosia...
"Oh, no!" si disperò la fanciulla, spaventata da quello sguardo, metà del quale rovinato da una vistosa cicatrice: "Mi sta rivolgendo uno sguardo di cupa bramosia!".
Quando lo vide avvicinarsi, tremò di paura: il suo più grande incubo si stava infine avverando...
- Tu vieni con me. - le disse, con uno strano sorriso sinistro, tirandola per un braccio per farla rialzare, per poi condurla verso quella che sembrava una specie di galleria buia.
Mary non poteva opporsi in alcun modo.
Lei era esile, fragile, statuariamente minuta.
Quell'uomo no.
- Dove mi stai portando? - gemette la principessa, dolorante per quella specie di tenaglia che le stava facendo male al braccio, decidendo che quell'uomo non meritava affatto di essere insignito del "voi".
- Dove nessuno verrà a romperci i co***oni. - rispose finemente l'altro, senza rivolgerle neppure una breve occhiata, limitandosi a trascinarla malamente.
"Per me è la fine!" pianse Mary, rassegnata: "Nonostante tutti i miei impegnati e costanti tentativi di liberarmi, alla fine è questo che deve succedermi...".
- Ahio! - protestò la principessa, quando si sentì scagliata contro il muro: - Perché non usi un po' più di delicatezza? - s'infuriò, massaggiandosi la splendida schiena con la candida mano dalle dita affusolate.
Quando, tuttavia, incontrò lo sguardo chiaro di quell'uomo dai capelli bianchi, Mary ammutolì.
Uno sguardo bramoso, carico di desiderio, come se non aspettasse altro...
La ragazza tremò, spaventata: "Sono in trappola...".
- Adesso che siamo da soli... - disse l'uomo, avvicinandosi a lei: - ... posso finalmente mangiarti. -.
Mary sentì un brivido lungo la schiena, i capelli che le si rizzavano sulla nuca, il cuore sul punto di scoppiare.
- MAI! - strillò, con tutto il poco fiato che le era rimasto: - Non permetterò mai che un essere mostruoso come te mi si avvicini oltre! - urlò, senza sapere di aver perso di colpo tutti i suoi venti decimi di vista e di essere diventata gravemente miope.
- Pensi che del tuo parere mi importi qualcosa? - rise l'uomo, bloccandole ogni via d'uscita con quella meraviglia di corpo scolpito che si ritrovava.
- Non mi avrai mai, essere disgustoso! - urlò Mary, appiattendosi contro la parete di roccia alle sue spalle, non conscia di essere stata colpita da una gravissima forma di cataratte precoci.
- Urla pure quanto vuoi! - fece il bandito, divertito dai suoi strilli: - Tanto nessuno presterà attenzione a te, né verrà a salvarti! -.
Mary strinse i denti, disperata: - Sei un essere repellente... - sibilò, completamente incapace di intendere e di volere: - Sei rivoltante solo a guardarti! - aggiunse, miope, cieca, con cataratte precoci e incapace di intendere e di volere.
- Me ne farò una ragione. - rispose l'altro, tranquillamente, alzando le spalle.
Sulle sue labbra apparve di nuovo quello spaventoso sorriso: - Adesso basta parlare. - sussurrò, affamato.
Mary rabbrividì, non potendo indietreggiare oltre: "La mia bellezza..." pianse, dentro di sé: "... è la più crudele delle maledizioni...".
La principessa chiuse gli occhi, spaventata.
Si stava avvicinando...
... era sempre più vicino...
... sempre più vicino...
Istintivamente, Mary aprì gli occhi, ritrovandosi di fronte Bakura, le mani alzate che stringevano l'una una forchetta e l'altra un coltello, entrambi di puro argento.
- ... oh. - fu l'unica cosa che riuscì a dire la principessa, sbigottita: - ... quindi tu vuoi mangiarmi letteralmente? - chiese, incredula.
- Il cibo non parla. - fu la risposta di Bakura, prima di cercare di infilzarle un avambraccio con la forchetta; prontamente, Mary riuscì a sfuggire e a correre via, senza una meta, perdendosi ben presto in quelle gallerie scavate nella roccia.
- Eh, no! - esclamò la principessa, fuggendo velocemente come una gazzella braccata: - Va bene essere mangiata metaforicamente, lo capisco, avrebbe pure un senso, ma... io non posso essere mangiata letteralmente! - gridò, aumentando la velocità, quel ladro che riusciva facilmente a starle dietro.
Le sue urla strazianti si diffondono lungo tutte le gallerie scavate nella roccia che formano quel nascondiglio, quel luogo di terrore.
- VUOLE MANGIARMI! -
- Fermati! -
- MI VUOLE MANGIARE! -
- Sono cinque mesi che mangio solo fo**uti datteri, ho tutto il diritto di mangiare qualcos'altro! -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -
- STAI FERMA! -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -
- FERMATI! -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -

Mary guardò in basso, verso il terreno illuminato dalla calda luce del sole.
Lui se n'era andato.
Tirò un sospiro di sollievo, permettendosi un momento di rilassamento.
Aveva passato l'intera notte ad urlare e a fuggire da quel cannibale dai capelli bianchi, correndo senza criterio tra tutte quelle gallerie più velocemente che poteva, finché aveva trovato un provvidenziale incavo in una parete di roccia, abbastanza in alto da non essere raggiunta da chi si trovava a terra.
Lei, tuttavia, grazie alla sua immensa forza di volontà, era riuscita ad arrampicarsi fin lassù, per poi rannicchiarsi all'interno di quel buco nella pietra; per tutto il resto del tempo, aveva gettato timorose occhiate a Bakura, appostatosi lì sotto e pronto a divorarla non appena fosse scesa.
"E' stata la cosa più traumatizzante della mia vita..." confessò la principessa, ancora scossa.
Se può consolarti, è successa la stessa cosa anche a Yudjali ed Esmeranzu.
Mary: Chi?
Nah, niente...
"Devo andarmene da qui!" si disse Mary, scivolando aggraziatamente lungo la parete rocciosa, fino a raggiungere il terreno prima occupato da quel ladro: "Non posso permettere che un simile essere di tale rivoltante aspetto mi mangi!" pensò, purtroppo senza sapere dell'improvviso attacco di pazzia/cecità/cataratte precoci che l'aveva colpita la sera precedente, dandole una visione estremamente distorta della realtà.
Mary: Autrice, io non ho avuto nessunissimo attacco di pazzia e la mia vista e i miei occhi sono perfetti!
Come dicevo, la povera principessa era ancora sotto shock, sebbene gli effetti fisici del trauma fossero finalmente scomparsi.
"Ma come faccio ad uscire da questo terribile luogo?" si chiese, guardandosi intorno, mentre una delicata brezza le accarezzava la pelle di porcellana: "Non so neppure dove mi trovo... non conosco questo posto e, correndo senza badare alla direzione, non ho neppure fatto caso a dove io fossi-"
Si bloccò, non appena osò voltarsi: l'incavo in cui si era nascosta era accanto all'uscita.
"Ecco cos'erano questa brezza e tutta questa luce...".

Mary vagava nel deserto.
Ora che era giorno, la sabbia aveva assunto una colorazione più chiara, di un giallo quasi bianco, come se la principessa stesse camminando su tanti granelli platinati.
Il paesaggio, tuttavia, era sempre uguale: sabbia, sabbia, sabbia, sabbia, sabbia, sabbia.
E sabbia.
"Qui c'è solo sabbia..." notò la principessa, avventuratasi per quelle sabbiose terre senza neppure avere la minima idea di dove si trovasse e di dove andare: "E poi, questo sole è terribile..." si lamentò, sentendo la gola dolorosamente riarsa e i raggi quasi ustionanti del sole che le ferivano la candida pelle.
"Povera me..." pianse Mary, portandosi le delicate mani agli occhi color arcobaleno: "Sono sola, in un posto sperduto, pieno di sabbia, sotto un sole cocente, senza acqua né cibo e non ho un luogo dove andare...".
Cadde seduta sulla sabbia, sconfortata.
Il sole era ormai alto, segno che aveva camminato a caso per il deserto per circa sei ore abbondanti.
"Non mangio né bevo né dormo da ieri..." si rese conto la principessa: "E ho corso un'intera notte, per poi fermarmi solo per un'ora scarsa...".
In una simile situazione, una persona normale sarebbe minimo crollata dopo massimo le prime tre ore di vagabondaggio nel deserto, ma la principessa Mary era forte, nonostante non avesse mai avuto bisogno di sviluppare una simile resistenza, data la sua vita nei comodi agi del suo aureo palazzo, dove era costantemente servita e riverita.
"Vorrà dire che aspetterò qui." decise, accomodandosi per bene sulla sabbia, con un dolce sorriso stampato sulle splendide labbra di rubino: "Sicuramente, passerà qualche baldo giovane che mi prenderà con sé e mi porterà in un luogo sicuro. Ne sono certissima, la mia buona stella non permetterà che io muoia; dunque, non ha senso che io continui a vagare senza meta.".
Mary aspettò.
Sotto quel crudele sole che tentava di intaccare la sua bellezza con i suoi brutali raggi.
In mezzo al deserto pieno di sabbia.
Senza cibo né acqua.
Senza dormire.
Semplicemente, aspettò.
Aspettò.
Aspettò.
Aspettò.
Aspettò ancora.
Quando il sole stava ormai svanendo oltre la linea dell'orizzonte, Mary stava ancora aspettando.
Tuttavia, nel frattempo, la principessa era stramazzata al suolo, ustionata, con lo stomaco vuoto e dolorante, la testa che le pesava a causa della mancanza di riposo e dell'insolazione.
Era mezza morta, praticamente.
Niente di tutto ciò, però, riusciva a far svanire la sua fulgida bellezza, ancora perfetta e minimamente rovinata.
- Ehi... - mormorò, la voce soffocata, che a stento riusciva ad uscire dalle sue labbra di mela matura: - ... dov'è il baldo giovane che deve salvarmi? - chiese, stremata.
Lo sbuffo di un animale.
Mary scattò a sedere, notando un cammello avvicinarsi a lei.
Ma, soprattutto, notò l'uomo seduto sul cammello.
Era giovane.
Ma non molto baldo.
Pelle color cappuccino tipica del popolo egizio, abbigliato di una veste color schiuma di cappuccino, con un chiaro copricapo che gli copriva il capo, il giovane ubaldo...
Lettore: Ubaldo?
Sì. La "U" va letta con la pronuncia inglese, ossia "A", assumendo quindi la funzione di "alfa privativa", ossia di "A" che trasforma una parola nel suo contrario; dunque, "ubaldo" sta ad indicare un giovane non molto baldo.
Lettore: ...
Dicevo, il giovane ubaldo e il suo cammello erano tuttavia le uniche forme di vita passate da quelle parti per tutto il giorno.
E Mary era leggermente morta.
- Gentile signore! - lo chiamò, giungendo le mani, la voce sofferente, i bellissimi occhi lucenti colmi di lacrime: - Vi scongiuro, aiutatemi! Sono sola e senza famiglia, non ho un posto dove andare, sono- -
- Mi spiace, non posso fare niente per voi. - si scusò il giovane ubaldo, senza neanche fermare il cammello.
Nonostante l'ustionatura e l'insolazione, Mary rimase raggelata.
Con una forza di sconosciuta provenienza, la principessa si alzò e corse d'innanzi al cammello, aprendo le braccia e bloccandogli la via: - Gentile signore! - ripeté, stavolta con un tono decisamente più tendente alla forma più estrema della leggera arrabbiatura - l'inca**atura nera: - Voi non avete idea delle terribili vicende che ho dovuto affrontare! Io sono la principessa Mary di Babilonia, della casata dei Sue, e sono l'unica superstite del massacro perpetrato pochi giorni fa da dei crudeli banditi che mi hanno rapita e- -
- Sì, d'accordo... - sospirò il giovane ubaldo, minimamente convinto: - L'ennesima popolana che racconta fandonie pur di attentare alle sacre cosce del nostro divino Faraone! - fece, esasperato.
- ... eh? - fu l'unica cosa che riuscì a dire Mary, sconvolta: - Come potete non credermi? - chiese, scioccata.
- Vi chiedo di spostarvi, signorina. - le disse il giovane ubaldo, come volendo chiudere il discorso.
- No che non mi sposto! - s'intestardì la principessa: - Mi sono stati sottratti i gioielli, ma non vedete il mio abito? Non ne vedete la pregiata stoffa e la regale foggia? Non vedete- -
- Per favore, signorina, spostatevi. - quasi la supplicò l'altro, non volendo sentire oltre: - Non ne posso più di principesse e presunte tali! -.
Mary era senza parole: come poteva non essere creduta?
"Questo gentile signore non mi sta affatto aiutando!" gemette, cercando velocemente una qualche soluzione: "Tuttavia, mi sembra di buon cuore... dunque, non ho altra scelta...".
Così, lasciando semplicemente che la stanchezza avesse la meglio, si lasciò cadere sulla sabbia, senza emettere alcun suono, tenendo gli occhi chiusi.
- S-signorina? - la chiamò il giovane ubaldo, improvvisamente spaventato: - Ehi, signorina? -.
Silenzio.
- Signorina, non finga di essere svenuta sperando che io la salvi, perché... - il giovane ubaldo s'interruppe.
Silenzio.
- ... signorina? - la voce del giovane ubaldo si era fatta più vicina.
Era sceso dal cammello e si era inginocchiato al suo fianco, per controllare se fosse realmente svenuta.
Mary rimase immobile.
Un istante dopo, si sentì sollevare e prendere in braccio, per poi essere caricata su quello che aveva intuito essere il cammello ed essere portata via.
"Oh, lo svenimento funziona sempre!" si compiacque la principessa, felice di essere riuscita nel suo intento.
Ma, del resto, quel giovane ubaldo non aveva proprio cuore di abbandonare qualcuno che si era improvvisamente sentito così male da perdere i sensi.

Dopo circa tre frazioni di secondo, Mary era svenuta sul serio.
Quindi non aveva nessuna idea dello spazio/tempo percorso/trascorso.
Sapeva solo di essersi risvegliata in un luogo ricco e sontuoso, su un letto quasi regale e un soffitto di puro oro.
Le sembrava di essere tornata a casa; ma Mary, che era molto razionale, aveva immediatamente capito di non trovarsi a Babilonia.
Doveva essere nel palazzo reale d'Egitto.
- Oh! - esclamò, mettendosi subito seduta, cercando di capire almeno in che zona del palazzo si trovasse o di individuare una qualche forma di vita.
Mentre uno strano e prolungato ronzio di ignota provenienza le riempiva le orecchie, Mary ebbe modo di scrutare ogni angolo della stanza: una stanza rettangolare, non eccessivamente grande, ma neanche piccola, bianca come latte, dal soffitto e dal pavimento aurei; l'arredamento era costituito dal letto su cui lei stessa si trovava, un tavolo di pregiato legno chiaro e qualche sedia.
- Bene, ti sei svegliata. - disse improvvisamente una voce femminile, facendola trasalire.
Mary si voltò: la principessa, difatti, aveva scrutato ogni angolo della stanza sul solo lato sinistro, senza minimamente curarsi di ciò che aveva sul lato destro.
A parlare era stata una bella donna dalla pelle scura, vestita di un semplice ma austero abito bianco, gli occhi dai riflessi di bottiglia Brio Blu, i lunghi capelli corvini stretti in tanti bigodini e racchiusi in un casco da parrucchiera - la fonte di quello strano ronzio che Mary sentiva da prima.
La donna, seduta su di una poltroncina reclinabile, posò la rivista che stava leggendo, "Tutti pazzi per il destino", su una seconda poltroncina reclinabile al suo fianco, per poi spegnere il casco, facendo cessare quel ronzio.
- Voi chi siete? - si azzardò a chiedere la principessa, alquanto perplessa e confusa.
- Il mio nome è Aisis. - si presentò la donna, gentilmente: - Sono una dei sei Sacerdoti al servizio del Faraone. Mahad, un altro dei Sacerdoti, ti ha condotta qui in uno stato a dir poco pietoso. - le spiegò, seria, la testa ancora costellata di bigodini.
- Mahad? - ripeté Mary, intuendo acutamente che doveva trattarsi del nome del giovane ubaldo: - Dovrò ringraziarlo appena mi sarà possibile allora. - disse, con un sorriso: - E ringrazio anche voi, Aisis, per avermi curata. Io sono- -
- La principessa Mary di Babilonia, unica superstite del casato dei Sue. - la anticipò Aisis, tranquillamente: - Lo so, me l'ha detto la mia collana. - spiegò, davanti al bellissimo sguardo stupefatto della splendida fanciulla, che andò istintivamente a posarsi sulla dorata collana che adornava il collo della Sacerdotessa.
- Tuttavia, io non ho fatto nulla. - proseguì la donna, pacatamente: - Questo è il luogo in cui curo gli ammalati: ho semplicemente detto a Mahad ti portarti qui a riposare. Avevi un disperato bisogno di dormire e hai tutt'ora un disperato bisogno di mangiare. -.
Lo stomaco della delicata fanciulla avrebbe asserito con un rumoroso boato, ma la fanciulla era troppo delicata per poter permettere al suo stomaco di fare una cosa simile, quindi Mary si limitò ad arrossire graziosamente.
- Ho già preparato qualcosa che ti darà tutto il nutrimento di cui hai bisogno. - le disse Aisis, mettendo mano al secondo casco da parrucchiera ed estraendone un enorme bicchiere colmo di uno strano liquido denso e non ben definito: - L'ho tenuto al caldo, in attesa che ti svegliassi. - chiarì, passandole la poco attraente bevanda melmosa.
L'odore di quella cosa indefinita, ancora meno invitante, costrinse la principessa ad arricciare l'adorabile nasino: - Ehm... - fece, esitante: - ... potrei sapere cos'è? -.
- Un pasto completo. - le rispose Aisis, tranquilla: - Si tratta di un frullato di acqua, olive, prosciutto, grissini, salame, pasta al sugo, una bistecca, una coscia di pollo, un pesce, del formaggio, frutta varia, gelato multigusto e caffè. -.
"Piuttosto la morte."
- Ehm... non c'è altro? - chiese timidamente la bellissima Mary, soppesando l'idea di far casualmente cadere il bicchiere a terra, facendolo rompere e spargendone il contenuto sul pavimento, rendendolo dunque inassaggiabile.
... o più appetitoso.
- Sfortunatamente, no. - fu la sconfortante risposta della donna: - Possiamo metterci un po' di zucchero, se vuoi. - propose, notando lo sguardo alquanto schifato della principessa.
- No, grazie... - rifiutò Mary, in un gemito, non avendo nessuna intenzione di insaporire ulteriormente quella roba.
- Oh, bene! - esclamò l'altra, con un sospiro di sollievo: - Nel caso avessi detto di sì, avrei dovuto grattuggiare delle canne da zucchero e ci avrei messo del tempo, facendo freddare il tuo pasto. -.
Scosse la testa: - Sarebbe stato un peccato beverlo freddo. -.
I meravigliosi occhi colorati della principessa si espandevano ora in tutto il loro splendore, data la sua espressione semplicemente traumatizzata.
"Non posso..." si disperò: "Io non... io non..."
- Ehm, perdonatemi, Aisis... - esordì, arrossendo compostamente: - ... vedete, io sono purtroppo estremamente allergica ai grissini. -.
La Sacerdotessa, per la prima volta in quei minuti, perse il suo volto serio, facendosi preoccupata: - Oh, mi dispiace. - disse, sinceramente rattristata: - Allora temo tu non possa bere questo pasto completo. - capì, togliendole finalmente quella melma informe dalle mani.
- No... - concordò la principessa, il viso addolorato in netto contrasto con la sua mente gioiosa e festante.
- Allora dovrai mangiare questi. - disse Aisis, porgendo alla principessa un grosso cesto apparso da non si sa dove: - Sono datteri. -.
Datteri.
- Ma... ma... - balbettò la principessa, rabbrividendo al ricordo della sera prima: - Ma i datteri non fanno diventare cannibali? -.
- Solo un eventuale abuso. - la rassicurò la Sacerdotessa.
Mary guardò i tanti piccoli frutti di forma ovale nel cesto; prima che potesse pensare a qualsiasi cosa, il suo stomaco le ricordò che stava morendo di fame.
Letteralmente.
E che, soprattutto, l'alternativa era l'estremamente allettante pasto completo.
Così, la principessa divorò tutti i datteri presenti nel cesto strapieno - un contenitore di circa un metro e mezzo per un metro.
E il cesto.
Pura fibra vegetale, ottimo per la salute!

"Ha cercato di uccidermi!" intuì la principessa Mary, raggomitolata nel letto in cui era stata portata, ripensando al pasto completo: "Non ci sono altre spiegazioni, quella donna ha cercato di togliermi la vita!".
La Sacerdotessa, dopo aver visto svanire un considerevole tot di chili di datteri più il cesto, aveva raccomandato a Mary di riposare, per poi recuperare la sua rivista e andarsene in assoluta tranquillità, i bigodini che ancora le ricoprivano la testa.
"Ma perché mai avrebbe dovuto fare una simile cosa?" si chiese la fanciulla, agitata: "Non ho fatto niente per destare la sua irritazione... oh!" si rese conto, scioccata e triste al tempo stesso: "Deve trattarsi della mia dannata bellezza. Nonostante sia anche lei molto bella, deve essersi indispettita nel veder comparire d'innanzi ai suoi occhi una fanciulla così bella...".
Delle lucenti lacrime scesero dai suoi occhi brillanti: "Oh, God, la mia bellezza è davvero una maledizione!".
- M-ma sei veramente sicura? - farfugliò in quel momento una voce fuori dalla porta.
Mary si mise in ascolto: una voce giovane, femminile.
- Certamente. - rispose una seconda voce, che la principessa riconobbe come quella della Sacerdotessa Aisis.
- Ma io non ho la minima idea di come si accudisca un ospite! -protestò la prima voce, quasi terrorizzata.
- Esattamente come ti prenderesti cura del tuo più caro animale domestico. - spiegò Aisis, con semplicità: - Gli dai da mangiare, lo fai dormire, ci parli e, di tanto in tanto, lo accarezzi e lo spazzoli. -.
Silenzio.
- Ma io non ho mai avuto un animale domestico... - fece la voce della più piccola, sconfortata: - Per qualche oscuro motivo, nessuno vuole darmi neppure un piccolo animaletto... -.
- Perché altrimenti verrebbero immediatamente accusati dal WWF di animalicidio colposo. - disse la Sacerdotessa, senza nessuna particolare inflessione nella voce: - Nonostante ciò, sono sicura che saprai prenderti cura della nostra ospite. Te l'affidiamo completamente, è tutta nelle tue mani. -.
- Me l'affidate tu e chi altro? - chiese la più giovane, sospettosa.
- Io e gli altri Sacerdoti. - rispose Aisis, come se fosse ovvio.
- Ma il Maestro... - la ragazza fu interrotta dalla donna: - Mahad è d'accordo. E' giusto che tu faccia pratica nell'allevare ospiti. -.
- ... d'accordo. - si arrese infine la più giovane, non avendo altro con cui ribattere.
Pochi attimi dopo, nella stanza bianca e oro fece il suo ingresso una giovane fanciulla, forse appena più piccola di Mary: con i suoi abiti color panna sembrava quasi una leggiadra bomboniera, in contrasto con la pelle bronzea e i lunghi capelli color Nutella, i grandi occhi di una bella sfumatura cactus.
- Ehm, salve! - salutò la ragazza, imbarazzata nel ritrovarsi addosso lo splendido sguardo di Mary, nel frattempo messasi seduta: - Io sono Mana e, da oggi, mi prenderò cura di te. - sorrise, avvicinandosi alla principessa.
- Salve, Mana. - ricambiò gentilmente Mary: quella fanciulla non le dava alcuna brutta sensazione; sembrava, anzi, piuttosto simpatica.
- Io sono Mary, principessa di Babilonia, del casato dei Sue. - si presentò, augurandosi che Mana le credesse o che Aisis, nonostante l'odio ingiustificato nei suoi confronti, avesse avvisato la ragazza.
- Sì, Aisis me l'ha detto. - la rassicurò infatti Mana, con un largo sorriso: - Così sei una principessa? Ad essere sincera, non sono mai stata Babilonia, è troppo lontana e nessuno mi accompagnerebbe in un viaggio così lungo... -.
- Oh, ma Babilonia è molto vicina. - sorrise Mary: - Confina con questa terra, l'Egitto. -.
Silenzio.
La ragazza dalla pelle scura alzò le sopracciglia, per poi fare un sorriso imbarazzato: - Oh... ah... ehm... s-sì... - fece, come se cercasse di ricordare qualcosa.
Per la precisione, nella mente della povera Mana si stavano accavallando tanti pensieri: "Ma... ma... Babilonia e l'Egitto... non confinano... e se confinano? E se non confinano? Ma confinano? Babilonia? Egitto? Confinano? Non confinano? E se sbaglio? E se non è così? E se invece è così? E se ci faccio una brutta figura? E se mi vengono le doppie punte?".
- Purtroppo, però, la mia è una storia molto triste. - sospirò Mary, scoppiando in lacrime e facendo impallidire Mana.
- M-mi d-dispiace... - balbettò la ragazza dalla pelle scura, guardandosi intorno e sperando che qualcuno giungesse in suo soccorso.
- Vedi, la mia famiglia è stata completamente sterminata da un gruppo di spietati banditi. - singhiozzò la principessa, spaventata al solo ricordo: - E, da loro, sono stata fatta prigioniera, per poi essere condotta in queste terre... -.
- Che cosa triste... - sussurrò Mana, dispiaciuta, accarezzandole i lunghi capelli biondi con fare comprensivo, attenta a non andare contropelo.
- Poi, però, la carovana che mi aveva catturata è stata aggredita da un gruppo di banditi ancora più rozzi e violenti. - pianse Mary, rievocando quei tragici momenti.
- Un altro gruppo di banditi? - fece improvvisamente l'altra ragazza: - In Egitto? Allora, forse... dimmi, com'era il capo di quei banditi? -.
- Era un essere mostruoso! - gemette la principessa, rabbrividendo: - Orrendo, osceno, repellente, disgustoso! -.
Inaspettatamente, Mana tirò un sospiro di sollievo: - Oh, meno male! Per un istante, ho temuto ti fossi imbattuta nel gruppo guidato da Bakura ma se mi dici che il loro capo era mostruoso, orrendo, osceno, repellente e disgustoso, non può in alcun modo essere lui! - disse, annuendo.
Mary rimase per un istante senza parole, per poi voltarsi con un gesto di teatrale amarezza: si portò un pugno al petto e fece ruotare i capelli, cosicché essi centrarono in pieno la faccia della povera Mana come un'aurea frusta.
- Nonostante questi terribili eventi, sono riuscita coraggiosamente a fuggire nel deserto, dove sono poi stata trovata da quel giovane di nome Mahad... - concluse, del tutto incurante del colpo assestato all'altra.
- Il mio Maestro! - gioì Mana, massaggiandosi la guancia lesa, gli occhi che le brillavano solo a pronunciare quella parola.
- Maestro? - ripeté Mary, non capendo: "Quel giovane ubaldo mi sembra troppo giovane e ubaldo per essere un maestro...".
- Sì! - rispose la ragazza dalla pelle scura, allegra: - E' il mio maestro di magia! E' il miglior mago di tutto l'Egitto! Nessuno può competere con la sua magia! E' anche uno dei sommi Sacerdoti! - trillò, vivace.
La principessa sbattè più volte le palpebre, per poi commentare con un semplice: - ... oh. - che scoraggiò Mana all'istante.
"Tutto avrei creduto tranne che fosse un maestro di magia." si disse Mary, sinceramente stupita.
"Così non va..." si abbattè Mana, guardando la principessa seduta sul letto che la osservava con un meraviglioso sguardo interrogativo: "Devo aver combinato un qualche disastro... cosa aveva detto Aisis sull'allevamento degli ospiti?".
- Hai un aspetto piuttosto strano, sai? - provò a dire la ragazza dalla pelle scura, sperando di intavolare un altro discorso: - Questi capelli così chiari... e questa pelle così bianca... -.
Mary trasalì: - Non c'è assolutamente niente di strano nel mio aspetto. - la contraddisse, sorprendendosi delle parole di Mana che, nel frattempo, aveva iniziato a passarle tra i capelli di topazio un grosso pettine apparso dal nulla.
- Aehm... - fece la ragazza dai capelli scuri, imbarazzata, con un non identificato suono: - E' che qui da noi non è molto frequente vedere persone con la pelle e i capelli così chia- -
Lo sguardo perplesso della principessa le fece morire le parole in gola.
- Comunque... - riprese, cercando di non deprimersi: - ... "Mary" è un nome piuttosto curioso. - notò: - E', per caso, il diminutivo di "Meriem" o "Marian"? - si azzardò a chiedere, nel tentativo di parlare d'altro.
La principessa scosse la testa: - Mary. - si limitò a rispondere, come se fosse scontato: - Fai domande piuttosto bizzarre, sai? -.
Mana inarcò le sopracciglia, a disagio: "... aiuto.".

Trascorsero diversi giorni dall'arrivo di Mary al palazzo.
Mana si prendeva cura di lei, Aisis garantiva il posto letto alla principessa: Mary, infatti, si era ripresa subito e non aveva più avuto alcun bisogno di eventuali pasti completi per compensare la mancanza di cibo.
Inoltre, dopo circa cinque giorni, Mary si era decisa a scendere da quel letto e ad uscire da quella stanza.
Insieme alla principessa c'era sempre l'allegra Mana, probabilmente l'unica che la trattava come la principessa che era - per qualche strano motivo, però, la ragazza dalla pelle scura passava circa tre quarti del tempo a pettinarle/spazzolarle i capelli, accarezzandole la testa di tanto in tanto.
In tutto quel tempo, Mary aveva avuto modo di incontrare solo la Sacerdotessa Aisis - a lei inspiegabilmente avversa -, la vivace Mana e il cappuccineo Mahad: in quanto "maestro di magia" della fanciulla che teneva compagnia alla principessa, capitava spesso che facesse il suo ingresso nella stanza, per avvisare Mana delle lezioni.
Curiosamente, però, ogni volta che entrava, lanciava a Mary occhiate di pura meraviglia, quasi non si capacitasse di averla di fronte; occhiate insistenti, scrutatorie, come se cercassero di scoprire qualcosa.
La principessa, dopo un'iniziale noncuranza del fatto, non aveva tardato a capire: quel giovane, Mahad, si era innamorato di lei.
"Oh, God, perché mi hai donato questa crudele bellezza?" si chiese Mary, quando intuì: "E' solo per causa sua che Aisis mi odia ed è solo per causa sua che Mahad è così attratto da me.".
Aveva quasi pianto, nel ripensarlo: "Nonostante mi abbia salvata, però, io non ricambio i sentimenti che lui prova per me; non voglio ferirlo, ma sono costretta a rifiutare la sua corte per non illuderlo e farlo soffrire ulteriormente!".
- Cosa c'è, Mary? - le chiese Mana, esitante, mentre le limava accuratamente le splendide unghie perfettamente curate, notandola sovrappensiero.
- Sono triste, cara, dolce Kyoko... - rispose Mary, in un sospiro affranto.
- Mana. - la corresse la diretta interessata: - E... - si morse un labbro, incerta se proseguire la frase: - ... posso chiederti il...? -.
- Il motivo è la terribile maledizione che chissà chi mi ha inferto. - singhiozzò la principessa, facendo trasalire l'altra ragazza: - Oh, la mia bellezza è così innaturale... ma io non posso in alcun modo fermare il fascino che sembro esercitare su- -
- Mana! -.
Una voce maschile interruppe le tristi parole della principessa, portando l'attenzione delle due fanciulle sul giovane appena entrato nella stanza: Mahad.
- Maestro! - trillò Mana, illuminandosi nel vederlo.
- Mana... - disse Mahad, perplesso, guardandola: - ... perché sei avvolta dalle luci di Natale? - osò chiedere, notandola completamente ricoperta di tante lucine colorate accesesi non appena la ragazza lo aveva visto, illuminandola di tanti colori diversi.
- Ma sono così carine... - rispose la fanciulla, finendo l'ultima perfetta unghia delle principessa e rivolgendosi al suo maestro: - Non vi piacciono? - domandò, facendo una giravolta e mostrando l'immenso quantitativo di luci che la avvolgevano.
- Mana... - sospirò il giovane, scuotendo la testa: - ... per quanto siano molto belle, potrebbero esserti d'intralcio durante le lezioni! - le fece notare, saggio.
La ragazza arrossì: - Avete ragione, maestro, non ci avevo proprio pensato! - si scusò, prendendo la sua bacchetta da qualche ignota parte ed eseguendo una magia per far sparire quelle luci.
- Non temere. - la rassicurò il giovane: - Sii solo più attenta. - le disse, per poi darsi una mano sulla fronte nel vedere come Mana aveva trasformato le luci in edera.
- Ehm, è solo un errore di percorso! - si giustificò la ragazza, per poi riprovare nuovamente e trasformare l'edera in un grosso polpo di peluche.
- AAAAAAAARGH! - urlò, spaventata: - Lo stupro peluche-tentacolare! - gemette, guardando terrorizzata la cosa che la stava stritolando.
Mahad, per tutta risposta, si limitò a sospirare un esasperato: - Vai nella sala delle lezioni, ti raggiungo subito. -.
- S-sì... - balbettò Mana, uscendo dalla stanza saltellando in quanto impossibilitata a camminare a causa dei tentacoli di stoffa che la stringevano: - A dopo, Mary! - salutò la ragazza, già uscita.
La principessa aveva assistito alla scena senza intervenire o commentare in alcun modo: non era esattamente sicura di come comportarsi, quindi si era limitata a rimanere in un pudico silenzio.
Solo quando udì il saluto della fanciulla, Mary si rese conto di essere rimasta da sola con Mahad.
- Ehm... - fece, timidamente, la principessa, temendo ciò che sarebbe potuto succedere: - ... perché non seguite la vostra allieva? - chiese, arrossendo, non osando guardare il giovane.
- Perché dovevo assolutamente parlarvi, principessa Mary. - rispose Mahad, facendola trasalire.
La splendida fanciulla fu costretta a guardarlo, incontrando il suo volto serio e composto: - E' già qualche giorno che volevo dirvelo, principessa, ma non ne ho mai avuto l'occasione. - spiegò il giovane, in piedi di fronte alla ragazza, seduta sul letto.
- M-mahad... - farfugliò la principessa, distogliendo lo sguardo per l'imbarazzo: - Io... io credo di sapere cosa voi stiate per... -.
- Lo immaginavo. - disse il mago, quasi - possibile? - divertito: - So che siete una fanciulla intelligente, quindi immagino non sia stato difficile, per voi, intuire... -.
- No... - ammise Mary, sperando, in cuor suo, che quella discussione avesse presto fine: "Perché devono succedermi cose simili? Perché sono sempre attorniata da uomini così attratti da me?".
- Tuttavia, sento di dovervelo dire. - riprese l'uomo, facendo irrigidire la principessa: - Mahad, non c'è bisogn- -
- Principessa Mary... - le disse l'altro, avvicinandosi e causando un deciso aggravamento del suo imbarazzo: - ... io sono... -
"God!" gemette mentalmente la principessa: "E' così crudele che io debba rifiutarlo, nonostante lui mi abbia salvata! Per quanto possa sembrare ipocrita, ingiusto o egoista, non posso permettere che-"
- ... così sorpreso di vedervi ancora viva e vegeta! -.
"-un mio spasimante soffr- COSA?".
Gli occhi multicolore della ragazza furono completamente sgranati, puntati, increduli, su un sempre più stupito Mahad.
- Ogni giorno, il mio stupore si accresce, nel vedervi ancora capace di respirare! - confessò il giovane, alzando le sopracciglia.
Un istante dopo, il mago annuì a se stesso: - Sì... - borbottò, pensieroso: - ... penso proprio che Mana se la sia cavata nell'allevamento degli ospiti... ah, se si applicasse in magia come si applica con gli ospiti... -.
Scosse la testa, quasi arresosi: - Mana è brava, ma non si applica; per quanto sia intelligente e piena di risorse, non studia e non dà i risultati sperati.
Inoltre, per quanto possa avere una certa predisposizione alla magia, è innegabile che sia molto confusionaria e imbranata. Per questo la vostra sopravvivenza va oltre le mie più rosee aspettative. -.
Quasi si commosse nel rendersene conto: - Se Mana è riuscita ad allevare un ospite per ben cinque giorni senza farlo morire, posso ancora sperare che riesca nei suoi studi. -.
La principessa non osò dire una parola, troppo scioccata per articolare una frase.
- Vi sono grato, principessa Mary. - la ringraziò Mahad, chinando leggermente la testa: - Grazie a voi, ho ritrovato la speranza, dopo che Mana me l'aveva chiusa per sbaglio in fondo al contenitore di un pandoro. - disse, mostrando alla principessa una piccola sfera luminosa verde che teneva in mano.
Mary continuò ad osservare Mahad, incapace di parlare per lo shock.
- Ora devo andare, sospetto che Mana sia ancora alle prese con quella roba in cui si era avvolta. - annunciò il mago, formale: - Arrivederci, principessa Mary. Vi auguro un buon soggiorno presso il palazzo. -.
Detto questo, se ne andò, lasciando Mary sul letto, sconvolta.
"...".

Trascorsero altri cinque giorni.
Dopo un iniziale trauma, Mary si era finalmente resa conto di cosa fosse effettivamente successo: all'ultimo, Mahad non aveva trovato la forza di dichiararlesi, iniziando a parlare di Mana per spostare il discorso ed evitare che la principessa intuisse la verità.
"Oh, sono stata così sciocca!" si rimproverò Mary, impegnata ad intrecciarsi i lunghi capelli color del grano, seduta sul letto offertole da Aisis dieci giorni prima.
In quei giorni, Mana l'aveva portata fuori, facendole visitare il meraviglioso palazzo d'oro in cui la principessa era stata portata.
Si trattava di un palazzo bellissimo, grandissimo e doratissimo.
Quello di Babilonia era più doratissimo, però.
- Puoi andare dove vuoi. - le aveva detto Mana, con un sorriso: - Magari evita le stanze del Faraone e dei Sacerdoti, non si sa mai. - aveva aggiunto, con un'alzata di spalle.
- E dove sono le stanze del Faraone e dei Sacerdoti? - aveva chiesto Mary, incuriosita e ignara.
L'altra ragazza si era semplicemente limitata ad indicarle un grosso cartello con due frecce: una direzione indicava "Stanze dei Sacerdoti", l'altra recava la scritta "Stanze del Faraone"; a quest'ultima era stata aggiunto un post-scriptum, la calligrafia - riconobbe Mana - era quella di Mahad, che diceva "E' severamente vietato attentare alla vita e/o alla verginità del Faraone".
A parte in quei luoghi, Mary poteva andare ovunque.
Aveva già esplorato una buona parte del palazzo, per poi ritornare al punto di partenza grazie al suo sviluppatissimo senso dell'orientamento; non sapeva quando e come l'aveva sviluppato, ma l'aveva sviluppato.
Nel suo girovagare, in compenso, non aveva trovato nessun Sacerdote o Faraone - o almeno, nessuno che potesse in qualche modo essere riconosciuto come tale.
"Sono in una situazione veramente imbarazzante." sospirò Mary, intrecciando le morbide ciocche dei suoi lunghi capelli: "Speravo che la questione Mahad finisse ieri ma, a quanto pare, sono costretta a far finta di nulla per non illuderlo... oh, God, perché tutto questo?".

- Mahad. -.
Nel sentirsi chiamare, Mahad si fermò.
Conosceva fin troppo bene quella voce ma non era mai del tutto entusiasta di sentirla.
- Sì, Seth? - chiese il mago, volgendosi a guardare il Sacerdote che lo aveva chiamato.
- Il nostro divino Faraone sarebbe curioso di vedere la persona che sta parassitando il nostro palazzo da circa dieci giorni. - lo informò Seth, lapidario come suo solito: - Ha quindi ordinato che la parassita venisse condotta presso di lui, nella sala del trono. -.
Mahad alzò un sopracciglio, poco convinto: - Non credo che il nostro divino Faraone si sia espresso in così rozzi termini, Seth. -.
- Ovviamente. - annuì l'altro: - Ma è l'intrinseco significato delle sue parole. -.
- E quali sono state le sue parole? - domandò Mahad, quasi aspettandosi la risposta.
- Quando, alla riunione sacerdotale, il visir Shimon ha domandato dove tu fossi, Aisis ha risposto che ti trovavi da Mana, presso la nostra ospite. - spiegò Seth, serio: - Al che, il Faraone ha detto: "Perché, abbiamo un'ospite?". -.
Il suo glaciale sguardo azzurro squadrò il mago: - Dunque, era implicito che il Faraone volesse vedere la signorina parassita e non può certo essere lui a muoversi per andare da lei. - disse, tagliente: - Ti sarei quindi grato se andassi a recuperare la nostra parassita e la conducessi al cospetto del nostro divino Faraone. -.

- Ai giast uan fiiiiil rial loooov, fil de ho de hai livi, kagaciù ma laif, ranni ciù mai vei, gong tu beist... -
La soave voce della bellissima principessa Mary riempiva l'aria della stanza in cui si trovava mentre, dolcemente, ancora stava intrecciandosi i leggeri capelli; aggraziata e poetica come un limpido ruscello, la sua voce uscì dalla stanza, raggiungendo Mahad, nel corridoio, che si stava dirigendo da lei.
- Principessa. - la chiamò il Sacerdote, una volta giunto presso la soglia della camera.
Mary s'interruppe, riconoscendo quella voce: "Oh, no! E adesso come...?" si spaventò, imbarazzata e confusa.
- Principessa, vi chiedo di seguirmi. - le disse Mahad, senza entrare nella stanza: - Il nostro divino Faraone desidera incontrarvi. -.
Ecco, questo non se lo aspettava.
Incuriosita, Mary scese dal letto e si avvicinò all'entrata, affacciandosi e vedendo il mago, per poi rivolgergli uno sguardo interessato.
- Il vostro divino Faraone desidera incontrarmi? - ripeté, curiosa.
- Sì. - annuì Mahad: - Vi chiedo di seguirmi al cospetto del nostro divino sovrano, il faraone Atem. -.


.


Note:
* Tutti gli errori geografici/concettuali sono puramente voluti (L'Egitto e Babilonia non confinano affatto e una babilonese del 1200 a.C. non invocherebbe certo God).
* "Grazie a voi, ho ritrovato la speranza, dopo che Mana me l'aveva chiusa per sbaglio in fondo al contenitore di un pandoro.": Pseuriferimento al vaso di Pandora. (!)
* La pseudocanzone che Mary canta alla fine (in versione decente: I just wanna feel real love fill the home that I live in 'cause I got too much life, running through my veins, going to waste) sarebbe "Feel", di Robbie Williams.


Salve! ^^
Riemergo dal nulla dopo svariati problemi di connessione e mi ripresento con questa.
Come penso abbiate capito, non è altro che una parodia di "Mary Sue". U.U
L'idea mi è venuta leggendo l'ultimo capitolo di "Censurati Anonimi", di Masayachan (a cui ho chiesto il permesso per il titolo u.u); in ogni caso, sia ben chiaro che non ho nessuna intenzione di offendere alcuna autrice. ^^"""
Questa storia vorrebbe essere una demenziale pura. °° Anche se, per il momento, è ancora relativamente tranquilla... >.>

Spero che, in ogni caso, il capitolo vi sia stato gradito; se avete consigli o critiche, dite pure. ^^
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: Soe Mame