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Autore: moira78    15/01/2011    15 recensioni
SEQUEL DI DESTINI INTRECCIATI. Dopo la vicenda del terremoto le vite di Ranma, Akane e company sono cambiate radicalmente e si sono formate nuove coppie. I destini, ormai indissolubilmente intrecciati, cominciano a essere ricolmi di desideri, di sogni, di illusioni: dov'è la felicità completa?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le ombre del destino.'
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Questo è il sequel di “Destini intrecciati”, se non l’avete letto avrete difficoltà a capire alcune situazioni, quindi vi consiglio di dargli uno sguardo, anche perché altrimenti i personaggi risulterebbero un po’ OOC. Ho inserito, nei capitoli successivi a questo breve prologo, alcuni testi di canzoni come già fatto con “Destini intrecciati. I testi, citati perché secondo me descrivono la situazione e i personaggi di quel capitolo, non mi appartengono, come neppure sono miei i personaggi di Ranma ½.

Ovviamente aspetto tanti commenti…

Voglio ringraziare  coloro senza i quali l’ispirazione e l’entusiasmo per scrivere questo sequel non sarebbero stati mai gli stessi: la mia insostituibile beta ed amica Tiger Eyes, Akachan, Kuno84, Riccardo e tutti coloro che hanno creduto in me e mi hanno spronata a scrivere. Non so come avrei fatto senza di voi, amici.

 

 

CAP. 1: RYOGA

 

 

Mitico amore,

Dove sei stato

Sei nel presente o nel passato?

Sei tutto intero

O sei ferito?

E quante volte mi hai tradito?

 

Sono le lacrime

Che fanno male

Quando mi stringi sul tuo cuore

Sono due lacrime

Che ci dividono

Quando mi prendi e gridi ‘amore!’

 

Mitico amore dove sei stato

Sei come un angelo smarrito

Chi ti ha spezzato?

Chi ti ha colpito

Se questa notte chiedi aiuto?

 

È ritornato il tempo

Di stare ancora insieme

La notte passerà

E non avrò paura

Di restare qui

Come ogni notte

Ad aspettarti

Sì io resto qui

Mitico amore

 

Amore amore amore

Io ti ringrazio

Di questo tempo e questo spazio

Mitico sogno

Dell’universo

Ecco mi sono ancora perso

 

(“Mitico amore” – Antonello Venditti)

 

 

PROLOGO

 

Dal diario di Ukyo Kuonji

 

Dove volano i miei desideri? Cosa sono io, per decidere del mio futuro? Forse perché sei entrato così prepotentemente nella mia vita prima come amico e poi come amante… forse proprio per questo ora ho paura di guardare me stessa come sono veramente? Prima credevo che Ranma fosse l’unica ragione della mia esistenza, poi sei arrivato tu e mi hai dato un soffio di vita. Ho amato stare con te e dividere i momenti più intimi e segreti di una donna, ma… ora? Cosa sarà di me? Se tu te ne andassi per sempre sarei in grado di vivere per me stessa e fare a meno di te, tornerei da Ranchan a farmi consolare, oppure…

Se solo sapessi quanto sei stupido… perché te ne sei andato di nuovo? E se non tornassi? Che farei io?

 

La matita cadde.

Il mondo si oscurò.

 

                                                                       ***

 

“Ranma?”

“Mmmhhh…”

“Ranmaaa?”
“MMMHHHH….”
“Ranma sono le otto!”
Il ragazzo col codino spalancò gli occhi e incontrò lo sguardo allarmato della sua fidanzata. Saltò fuori dalle coperte e cominciò a vestirsi velocemente. “Perché non me l’hai detto subito?!”

Akane alzò gli occhi al cielo. “Perché dormivi!” Esclamò roteando gli occhi con fare ovvio.

“Cavolo, ci toccherà filare come il vento!”

“Già”, commentò lei infilandosi le scarpe. Lanciò uno sguardo alla sua stanza, stupendosi di come le sembrasse identica a tanto tempo prima, grazie alla fedele ricostruzione voluta da Kuno, eppure così diversa. Non si era mai svegliata tra quelle mura con Ranma accanto, a parte quando avevano dovuto fingere di essere sposati per ingannare Ukyo e non era stato certo piacevole vivere quell’ansiosa notte. Era come se il terremoto avesse distrutto il suo passato, cancellando anche le abitudini negative e permettendole di ricominciare tutto da capo.

 

“A che pensi?” Le domandò Ranma guardandola seriamente. Aveva scorto nel volto della ragazza il cambiamento e si era immediatamente preoccupato.

“Niente, tranquillo, pensavo… a quanto sono cambiate le cose”. Sospirò lei con un sorriso, prendendogli la mano.

Ranma fece un sospiro a sua volta. “Già”.

“Beh”, si riscosse Akane battendogli una mano sul ginocchio, “non so tu ma io non ci tengo a rimanere nel corridoio con due secchi in mano! Muoviamoci.” Si alzò dal letto e cominciò a mettere dei libri nella cartella.

“Oh, a proposito!”, fece lui raggiungendola alle spalle, come ricordandosi improvvisamente di qualcosa.

“Che c’è?” La ragazza si voltò.
Ranma le si avvicinò di più, gli occhi socchiusi, l’espressione seria. “Buongiorno”, mormorò prima di baciarla sulle labbra. Akane gli circondò il collo con le braccia e ricambiò il suo bacio.

 

La vita era bella, e stavolta avevano intenzione di viverla pienamente.

 

                                                                       ***

 

Li vide camminare fianco a fianco parlando tra i sorrisi e avvertì un’ombra di gelosia passarle sul cuore. Loro erano felici, mentre lei… Sicuramente lo era stata, ma da quando era rimasta di nuovo sola si sentiva vuota. Lui era scappato via, fuggito come un ladro, aveva afferrato i suoi vestiti e se l’era data a gambe lasciandola nuda e sola su quel divano; quella notte le era parso di aver compiuto l’atto d’amore completo: era stato il primo, quello che si aspetta quando si è adolescenti e innamorate, quello che si compie amando ed essendo riamati. Poi il baka era andato via senza dire una parola e si era sentita come… come una…

“Sono solo una sgualdrina”, mormorò tra i denti stringendo la cartella. L’aveva trattata come una…

“Ucchan?” Ranma le stava sventolando una mano sotto al naso. Lei si vergognò. Si sentì come se lo avesse tradito e anche se sapeva che lui e Akane ora stavano insieme ufficialmente, provò come un senso di colpa.

“Perdonami”. Disse senza neanche pensare.

Ranma sorrise. “Per così poco? Hai la testa tra le nuvole per colpa di quel maiale?”

Ukyo sussultò. Ora capiva Akane quando si arrabbiava accusando il fidanzato di indelicatezza. Quel ‘maiale’ era riferito sicuramente a Ryoga/P-chan, ma nelle condizioni psicologiche in cui si trovava, Ucchan incassò quelle parole nel modo sbagliato. “Hai ragione – sibilò – un maiale. Come tutti voi uomini!” E scappò. Scappò via come una vigliacca, come aveva fatto lui solo qualche giorno prima, quando si era resa conto di provare per quell’imbranato con i canini affilati un sentimento così simile all’amore da farle male e gli si era concessa come una

sgualdrina

ragazza di facili costumi. Aveva creduto nella sua attrazione verso di lei e semplicemente si era gettata tra le sue braccia in cerca di quello che credeva fosse amore. Non le aveva lasciato neanche un biglietto; che si fosse pentito di essersi concesso a una ragazza che non fosse Akane? O Akari? Che stupida era stata anche solo a pensare che…

 

“Ma che le ha preso?” Fece Ranma grattandosi la testa. Per tutta risposta ricevette una cartellata della fidanzata in piena nuca. “Ahia, ma sei scema?!”
“Abbiamo la delicatezza di un elefante, eh?” Fece Akane stizzita.

“Ma io…”
”Dovrai chiederle scusa”. Gli ordinò la ragazza di rimando entrando in classe.

Però – pensava – che voleva dire quella frase? Che sia accaduto qualcosa tra di loro?

 

                                                                       ***

 

“Dovrei essere arrivato, la casa mi sembra questa.” Disse Ryoga spostando alternativamente lo sguardo dalla mappa che aveva in mano alla costruzione davanti a sé. Con la piccola guida cittadina aveva impiegato solo due giorni a trovare la sua meta: il suo senso dell’orientamento era migliorato abbastanza negli ultimi tempi; aver fatto avanti e indietro per mesi, fungendo da messaggero per un cocciuto Ranma che non aveva (o non voleva) altro modo di comunicare con Akane, prima del suo ritorno e il loro riavvicinamento

 

la fine delle tue speranze?

 

lo aveva aiutato molto. Certo, stranamente la cosa non lo aveva sconvolto come aveva sempre paventato.

 

E sai benissimo il motivo…

 

Era come se una parte di sé, dolce ma teneramente infantile, si fosse semplicemente staccata dalla sua anima, al pari della crosta che cade finalmente da una ferita a lungo aperta e sanguinante, o di un peso che scompaia miracolosamente e lasci tanto esterrefatti che si guarda per un attimo il cielo come aspettandosi di vederlo fluttuare sulla propria testa. Certo, vedere quei due amarsi dopo tutto quel tempo lo aveva stranito, si sentiva testimone di qualcosa di insolito, sia nei loro che nei propri confronti: il fatto di essere ancora in quel mondo e di non desiderare la fuga o la morte, di non sentire la solita disperazione montargli dentro poco prima dello Shishi Hokodan, lo aveva indotto a guardarsi con stupore, come la vittima indenne di una caduta dal settimo piano si tasterebbe alla ricerca di ferite o ossa rotte e non si ritrovi neanche un graffio. La verità è che era cambiato, e già da qualche mese. Il terremoto e la vista di quel bambino avevano fatto scattare qualcosa in lui, come in tutti gli altri del resto: ognuno di loro aveva compreso la brevità della vita, quanto fossero effimere l’esistenza e quindi la felicità.

 

Carpe diem.

 

Ma invece di cercare Akane o Akari si era ritrovato fra le braccia della cuoca di okonomiyaki.

Ridacchiò istericamente, riflettendo su quanto la cosa, solo un anno prima, gli sarebbe parsa completamente assurda: se glielo avessero raccontato, sarebbe inorridito al solo pensiero di ‘tradire’ i suoi due amori, oppure sarebbe scoppiato in una risata tanto sonora da farsi sprizzare le lacrime dagli occhi.

 

E invece…

 

Prese un respiro profondo: in fondo era là per capire, no? O almeno così si era detto

 

sai già la verità…

 

quando aveva deciso di partire. Qualche mattino prima, quando si era svegliato accanto a una donna per la prima volta, si era sentito come staccato dal proprio corpo, spettatore incoerente di un avvenimento che andava oltre la sua comprensione. Si era vestito senza ricordare i singoli movimenti e i piedi lo avevano semplicemente portato lontano da lì.

“Imbecille, farsi trasportare così dai propri istinti primordiali”, si era detto camminando a lunghi passi con l’enorme zaino che gli sbatteva sulle reni per la fretta, anche se dentro di sé sapeva che la questione era ben diversa: Ukyo gli piaceva, altro che istinto, ma per qualche arcano motivo stava rifiutandolo con tutte le sue forze. Era convinto che il terremoto gli avesse scombussolato il cervello, che la perdita di Akane e l’allontanamento di Akari gli avessero dato alla testa. In fin dei conti si trattava solo di Ucchan, quella che

 

ti è stata amica quando eri solo

 

lo aveva trascinato in mille casini solo per conquistare il suo Ranchan, colei che

 

ti capiva profondamente… Siamo entrambi innamorati di due persone che si amano segretamente tra loro”

 

tramava il complotto perfetto nel Tunnel del Perduto Amore per dividere Ranma e Akane,

 

l’unica ragazza oltre ad Akane ad averti accolto sotto il suo tetto

 

Ukyo, quella che non esitava a prenderlo a spatolate,

 

Ucchan che ti permette di toccarla perché sente il tuo spirito così affine al suo


quella che…

 

scopre che sei P-chan e non ti ride in faccia, né si mette a ballare perché ‘adora i maiali’, quella che…

 

“Vuoi dire che… nessuno ti ha mai voluto bene?”

“Vuoi dire che tu… mi vuoi… bene?”

“Beh, siamo amici o cosa?”

 I suoi occhi grigio-azzurri sembravano due boccioli impregnati di rugiada mattutina.

“Parlerai ancora con me quando mi sentirò sola?”

“U… Ucchan… io… io non so cosa mi…”

“Neanch’io… Ma era bello.”

“Se mi vuoi bene non è male neanche questo.”

 

I ricordi lo sopraffecero e Hibiki Ryoga si accorse

 

testone, lo sapevi benissimo anche prima di partire!

 

di essersi innamorato perdutamente dell’ultima persona al mondo cui avrebbe pensato.

 

                                                                       ***

 

La mano sulla sua spalla la fece sussultare e senza pensare disse il suo nome. E si odiò. “Oh, Akane… scusa”.

La fidanzata di Ranma la fissò seriamente: nessuna traccia del codinato, evidentemente era riuscita ad arrivare al negozio senza farsi seguire da lui. Vide il suo sguardo serio e indagatore e capì. Comprese che quella frase sussurrata a denti stretti la mattina precedente Akane l’aveva sentita.

 

“Perché Ukyo?” Le domandò dolcemente. “Perché ti sei data della…” Si inumidì le labbra e continuò. “Ti ha fatto qualcosa che non doveva fare?” Chiese infine, timidamente.
“Nulla che io non volessi”, sbottò girandole le spalle e passandosi una mano trai capelli, rossa in volto. “Il fatto è che… è scappato.”
“Scappato?”

“Sì!” Urlò lei voltandosi e spalancando le braccia. “Ha preso i suoi stracci e… e…”

 

Pensava di aver versato abbastanza lacrime per quell’idiota, ma evidentemente ce n’erano delle altre. Akane l’abbracciò consolandola, mentre il cuore sembrava volerle scoppiare nel petto e le lacrime soffocarla.

 

 

                                                                       ***

 

Ok Ryoga, comportati da uomo! Sapevi fin dall’inizio che stavi venendo qui non per chiarirti le idee, ma per dirle addio definitivamente: per cui, ora, fai pace col cervello e ripetiti la verità. Poi dilla anche a lei e falla finita!

 

Gonfiò il petto come se dovesse affrontare un nemico tanto pericoloso da richiedere una preparazione esemplare. Con che coraggio poteva dirle che aveva compreso di aver provato per lei semplicemente gratitudine, indotta dal desiderio immane di essere amato per quello che era?

 

Un maiale. Già, anche Akane a ben pensarci lo amava per lo stesso motivo: che ironia!

 

E che chi lo amava ora era, invece, una persona che lo apprezzava innanzitutto come uomo, e che la cosa era reciproca, perché erano così simili e affiatati che - non se n’era mai accorto - Ukyo sarebbe stata l’unica donna che veramente avrebbe potuto…

 

Lo scalpiccio delle zampe e il peso che gli crollò allegramente addosso lo fecero cadere per terra, dissipando in un istante i suoi pensieri. La bestiola gli leccò la faccia appassionatamente, prorompendo in guaiti e abbai di felicità; nemmeno un essere umano sarebbe stato più eloquente.

 

“Biancanera! Da quanto tempo!” Esclamò abbracciando con calore il cane, accorgendosi del sollievo enorme che provava sapendola viva e vegeta. Quel pensiero lo riportò bruscamente alla realtà: e se Akari fosse…? Alla fine non la vedeva da prima del terremoto, era plausibile che potesse esserle accaduto qualcosa.

 

Idiota, non le hai più scritto, non le hai nemmeno fatto una dannata telefonata per sapere come stava!

 

“Ryoga! Oh, caro, che bello vederti!” La voce familiare lo risollevò notevolmente. Allora era viva! Meno male, se solo fosse riuscito a togliersi Biancanera di dosso e ad alzarsi per salutarla…

 

“Dai, ora stai a cuccia, da brava!” Ridendo si alzò a sedere e si tirò in piedi.

 

“Anche io sono felice di…” Le parole gli si congelarono sulle labbra, il sorriso svanì come una nube improvvisa oscura il sole.

 

No, è tutto sbagliato… era Mousse ad aver avuto quel problema, e ora stava bene; inoltre, quella era Akari, bella e dolce come la ricordava, solo un po’ dimagrita. Quello che era terribilmente storto è che gli sorrideva radiosa da una sedia a rotelle.

 

 

 

 

 

 

Questa è una richiesta fatta direttamente da Erika, vi prego di seguirla:

 

Vorrei chiedere a tutti, d'ora in poi, di limitarsi a modificare una recensione precedente se vi siete solo dimenticati di dire qualcosa. Non è necessario inserire un nuovo commento. Viene falsato il numero delle recensioni, così come il punteggio del programma recensioni.



Questa invece è un'accorata preghiera che vi faccio io: le (graditissime) reecensioni che mi scriverete dovranno spiegarmi perchè vi è piaciuta o no la mia storia. Non vi sto chiedendo di scrivermi per forza un romanzo, ma non limitatevi a dirmi: quando continui? Oppure: oh, che bella, anche io ne avevo in mente una simile, quando aggiorni? Veramente, io non capisco e non imparo nulla così e il commento è sterile. Grazie di cuore.
   
 
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