Non c'è logica nell'amore
Prima
Parte.
“Cristiana!”
stava gridando il
dottor Malosti camminando a passo veloce tra i corridoi del Morandini.
Eccola,
non troppo sorridente, e
nemmeno con l’intenzione di fermarsi ad ascoltarlo.
“Cristiana
ma ti vuoi fermare?”
continuava lui, aumentando il passo per raggiungerla. “Manco
stessimo giocando
a guardie e ladri…” commentò inoltre, e
iniziò a correre.
Bottone
premuto, porte aperte,
due passi avanti… e il piede di lui tuffatosi quasi in
scivolata tanto che
impedì all’ascensore di continuare il suo corso.
“Potevi
anche aspettare qualche
secondo in più, no? Così non rischiavo di
slogarmi una caviglia.”
“Ritieniti
fortunato che questi
ascensori hanno il sensore” rispose con indifferenza, braccia
incrociate, corpo
appoggiato alla parete laterale.
“Dottoressa
Gandini, siamo sul
nervosetto oggi?” Le si avvicinò, con un
sorrisetto che lei conosceva bene.
“Stiamo
assistendo all’inversione
dei ruoli, o…”
“Piano?”
interruppe lei,
l’ascensore ancora in attesa di un comando.
“Quello
che vuoi.” Riccardo
eliminò quel passo di distanza che li separavano e
intrappolò Cristiana
appoggiando le mani alla parete. La dottoressa cercò di forzare le braccia, ma quelle non
cedevano. Passò al piano B: si
abbassò e provò a passare sotto di esse, ma
Malosti fu più rapido e la chiuse
in un abbraccio.
“Non
ti faccio scappare”
dichiarò.
“Mmm.”
“Molto
eloquente.” Con due dita
le accarezzò una guancia, Cristiana non si scostò
ma non sembrava gradire.
“Che
c’è? Pensavo ti piacesse
ricevere qualche attenzione, no?” chiese lui spingendola
verso la parete.
“Se
l’ascensore si apre…”
“Fingerai
un malore.”
“Astuto.”
“Sssh.”
Con
le proprie labbra sfiorò
appena le sue e Cristiana non si tirò indietro, anzi, diede
mentalmente ragione
a Riccardo, con il quale erano ormai giorni che non aveva il minimo
contatto
fisico, per via del lavoro in ospedale che non li lasciava respirare e
dei
turni a cui Sergio non voleva mettere più mano.
Lo
strinse a sé con maggior foga,
ma questa volta fu lui a distanziare il proprio viso. “Visto
che avevo
ragione?” Le accarezzò i capelli e lei sorrise.
Sorrise per la prima volta in
quella giornata.
“Finalmente.”
Lei
lo guardò con espressione
interrogativa.
“Sei
più bella quando sorridi.”
Si bloccò, incerto. “Non che tu non sia bella
arrabbiata, triste, infastidita,
agitata, stanca, in ritardo…”
“Non
avete nient’altro da fare,
voi due, che frequentarvi in ascensore? Voglio dire, ci sono tanti
posti, casa
vostra, ristorante, al massimo – e dico al
massimo – il parcheggio del pronto
soccorso!”
“Mmm…
troppo aperto” commentò
Malosti prendendo a braccetto Cristiana, “meglio il tuo
studio, no?” scherzò
lui, non senza ricevere un’intensa gomitata dalla dottoressa.
“Ah!”
“Chiuso
a chiave, mi dispiace”
rise il primario.
“Va
bene va bene” disse con i
denti stretti per il male. “Vado a farmi
ricoverare!” e si mise una mano sul
fianco colpito, quasi piegato a causa dell’acuto dolore.
“Ci
sono la Costa e Santamaria
liberi, se vuole farsi visitare, dottor Malosti” lo
informò premendo il pulsante
all’interno dell’ascensore.
“No,
professore, li lascio
tranquillamente a civettare da soli, io ho bisogno solo delle
carezzevoli cure
di…”
“Peccato,
mi sono ricordata or
ora che ho lasciato solo un mio paziente con una frattura, non vorrei
che fosse
finito l’effetto dell’antidolorifico”
disse a velocità raddoppiata per tagliare
quell’imbarazzante discussione, e
s’intrufolò di nuovo nell’ascensore.
“Ma…”
“Non
ti dispiace se scendo con
Sergio, vero?” e si chiusero le porte. Riuscì a
gustarsi l’ultima espressione
di Riccardo, tra lo sconvolto e il sorpreso: era da incorniciare.
“A
dir la verità sto salendo”
la informò Danieli subito dopo.
Dunque... questo è il primo capitolo di una long-fic, ma molto long-fic.
E... sì, qualcuno avrà già sentito parlare di questa ff.
Non mi dilungo inutilmente, ma dico solamente che quando l'ho scritta stavano trasmettendo gli ultimi episodi di Terapia (credo però di averla iniziata ancor prima, ossia durante lo stacco tra l'ottavo e i successivi), quindi rappresenta una sorta di enorme what-if che inizia quando i protagonisti hanno più o meno cominciato la loro "relazione" e comprende inoltre un'ipotetica seconda serie.
L'ho pubblicata anche se, rileggendola ora dopo molto tempo, mi rendo conto della banalità degli avvenimenti e di quanto sia infantile la narrazione. E' comunque parte di me, avendomi impegnato per quasi un anno, tra una cosa e l'altra, ed essendo la fanfiction più lunga che abbia scritto sinora.