Serie TV > Terapia d'urgenza
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Autore: Dea Elisa    16/01/2011    2 recensioni
“Non c’è logica nell’amore.” Una frase. Incisiva. Esattamente quello che ci voleva per farla zittire e meravigliare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non c'è logica nell'amore





Prima Parte.

“Cristiana!” stava gridando il dottor Malosti camminando a passo veloce tra i corridoi del Morandini.

Eccola, non troppo sorridente, e nemmeno con l’intenzione di fermarsi ad ascoltarlo.

“Cristiana ma ti vuoi fermare?” continuava lui, aumentando il passo per raggiungerla. “Manco stessimo giocando a guardie e ladri…” commentò inoltre, e iniziò a correre.

Bottone premuto, porte aperte, due passi avanti… e il piede di lui tuffatosi quasi in scivolata tanto che impedì all’ascensore di continuare il suo corso.

“Potevi anche aspettare qualche secondo in più, no? Così non rischiavo di slogarmi una caviglia.”

“Ritieniti fortunato che questi ascensori hanno il sensore” rispose con indifferenza, braccia incrociate, corpo appoggiato alla parete laterale.

“Dottoressa Gandini, siamo sul nervosetto oggi?” Le si avvicinò, con un sorrisetto che lei conosceva bene.

“Stiamo assistendo all’inversione dei ruoli, o…”

“Piano?” interruppe lei, l’ascensore ancora in attesa di un comando.

“Quello che vuoi.” Riccardo eliminò quel passo di distanza che li separavano e intrappolò Cristiana appoggiando le mani alla parete. La dottoressa cercò di forzare le braccia, ma quelle non cedevano. Passò al piano B: si abbassò e provò a passare sotto di esse, ma Malosti fu più rapido e la chiuse in un abbraccio.

“Non ti faccio scappare” dichiarò.

“Mmm.”

“Molto eloquente.” Con due dita le accarezzò una guancia, Cristiana non si scostò ma non sembrava gradire.

“Che c’è? Pensavo ti piacesse ricevere qualche attenzione, no?” chiese lui spingendola verso la parete.

“Se l’ascensore si apre…”

“Fingerai un malore.”

“Astuto.”

“Sssh.”

Con le proprie labbra sfiorò appena le sue e Cristiana non si tirò indietro, anzi, diede mentalmente ragione a Riccardo, con il quale erano ormai giorni che non aveva il minimo contatto fisico, per via del lavoro in ospedale che non li lasciava respirare e dei turni a cui Sergio non voleva mettere più mano.

Lo strinse a sé con maggior foga, ma questa volta fu lui a distanziare il proprio viso. “Visto che avevo ragione?” Le accarezzò i capelli e lei sorrise. Sorrise per la prima volta in quella giornata.

“Finalmente.”

Lei lo guardò con espressione interrogativa.

“Sei più bella quando sorridi.” Si bloccò, incerto. “Non che tu non sia bella arrabbiata, triste, infastidita, agitata, stanca, in ritardo…”

 

“Non avete nient’altro da fare, voi due, che frequentarvi in ascensore? Voglio dire, ci sono tanti posti, casa vostra, ristorante, al massimo – e dico al massimo – il parcheggio del pronto soccorso!”

“Mmm… troppo aperto” commentò Malosti prendendo a braccetto Cristiana, “meglio il tuo studio, no?” scherzò lui, non senza ricevere un’intensa gomitata dalla dottoressa. “Ah!”

“Chiuso a chiave, mi dispiace” rise il primario.

“Va bene va bene” disse con i denti stretti per il male. “Vado a farmi ricoverare!” e si mise una mano sul fianco colpito, quasi piegato a causa dell’acuto dolore.

“Ci sono la Costa e Santamaria liberi, se vuole farsi visitare, dottor Malosti” lo informò premendo il pulsante all’interno dell’ascensore.

“No, professore, li lascio tranquillamente a civettare da soli, io ho bisogno solo delle carezzevoli cure di…”

“Peccato, mi sono ricordata or ora che ho lasciato solo un mio paziente con una frattura, non vorrei che fosse finito l’effetto dell’antidolorifico” disse a velocità raddoppiata per tagliare quell’imbarazzante discussione, e s’intrufolò di nuovo nell’ascensore.

“Ma…”

“Non ti dispiace se scendo con Sergio, vero?” e si chiusero le porte. Riuscì a gustarsi l’ultima espressione di Riccardo, tra lo sconvolto e il sorpreso: era da incorniciare.

“A dir la verità sto salendo” la informò Danieli subito dopo.







Dunque... questo è il primo capitolo di una long-fic, ma molto long-fic.
E... sì, qualcuno avrà già sentito parlare di questa ff.
Non mi dilungo inutilmente, ma dico solamente che quando l'ho scritta stavano trasmettendo gli ultimi episodi di Terapia (credo però di averla iniziata ancor prima, ossia durante lo stacco tra l'ottavo e i successivi), quindi rappresenta una sorta di enorme what-if che inizia quando i protagonisti hanno più o meno cominciato la loro "relazione" e comprende inoltre un'ipotetica seconda serie.
L'ho pubblicata anche se, rileggendola ora dopo molto tempo, mi rendo conto della banalità degli avvenimenti e di quanto sia infantile la narrazione. E' comunque parte di me, avendomi impegnato per quasi un anno, tra una cosa e l'altra, ed essendo la fanfiction più lunga che abbia scritto sinora.




   
 
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