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Autore: Aurora Barone    16/01/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diciamo che è questo il capitolo in cui ho applicato delle vere e proprie modifiche riguardo gli altri ci sono solo delle correzioni, ma nessuna sostanziosa differenza.

 

 

1 Capitolo: IL RISVEGLIO

 

Nel buio che mi circondava percepivo dei rumori e delle presenze.

Avvertivo calore umano, nonostante non vedessi nessuno.

O forse era solo un'illusione?

Volevo illudermi che ci fosse qualcuno oltre a me in mezzo all' oscurità in cui mi trovavo.

Mi affanai fino a giungere allo stremo delle mie forze per cercare una via d'uscita, ma il paesaggio era sempre buio,tetro, spoglio e privo di qualsiasi forma di vita.

Ero come un ceco che non vedeva la luce, ma che la cercava disperatamente.

Poi sentii un piacevole odore insinuarsi sino alle narici, non avrei saputo definirlo con precisione.

Non riuscivo ad assocciarlo ad altri odori che conoscevo e che fosserò presenti in natura.

Era un 'odore seducente che si insinuava dentro le mie narici fino a togliermi il respiro.

Iniziai a sentirmi sollevata, allegra anche se confusa, come se fossi caduta in uno stato di ubriachezza improvvisa, come se quel profumo fosse una droga.

Poi mi accorsi che dinanzi a me non c'erano più le tenebre, ma c'era un 'immensa distesa di verde con fiori di tutti i colori possibili e immaginabili.

Raccolsi alcuni di questi fiori, correndo e sdraiandomi sui prati, continuando a sentire quel piacevole profumo che si espandeva sempre di più e nonostante tutto continuavo a sniffare come se non mi bastasse mai, ne volevo ancora, volevo ancora un'altra dose.

Poi improvvisamente aprii gli occhi e mi ritrovai distesa su un lettino e poi vidi un paesaggio che non era bello come il precedente.

Ero in una stanza con tavolini su cui erano poggiate delle ampolle con dei liquidi verdi e di tanti altri colori, poi c'erano dei macchinari e strumentalizzazioni varie di cui non riuscivo a capire l'utilità,ma a parte questo, sentivo ancora quell' inebriante profumo circondare l'aria.

Attirata da quell'odore, mi voltai cercando di capirne la provenienza.

Dopo i miei occhi si incrociarono con dei grandi occhi a mandorla di un verde lucente come le pietre di smeraldo.

Era il proprietario di quei occhi ad emanare quella gradevole fragranza, poi mi persi tra le sue iridi lasciandomi condurre in un mondo pieno di verde, mi trovavo già sulle pendici di una collina senza neppure accorgermene.

Lo scrutai con più attenzione: dire che era bello mi sembrava un eufemismo.

Era slanciato e dotato di un bel fisico, i pettorali che si intravedevano dalla maglietta, le braccia possenti e poi aveva quelle spalle così larghe per non parlare del suo viso,era impeccabile, perfetto sotto ogni punto di vista.

Aveva il naso allungato e grosso, eppure non guastava alla sua immagine,anzi si intonava perfettamente alle sue labbra carnose e provocatorie, ai suoi rilucenti occhi e alle sue gote leggermente pronunciate come quelle di un tenero bambino.

La sua fronte era sporgente, nonostante fosse nascosta dalla lunga frangia corvina si notava lo stesso, eppure anche quella larga tempia mi piaceva, sembrava integrarsi perfettamente con la bellezza del suo viso, dando maggiore risalto alla forma dei suoi occhi e alle sue labbra.

Dopo circa un'ora di contemplazione di quel quel ragazzo che stava lì immobile ad osservarmi, una voce maschile mi riportò alla realtà, era un uomo più grande rispetto al ragazzo dagli occhi smeraldo, forse erano padre e figlio.

L'uomo più anziano mi fissava con un espressione circospetta, mentre il ragazzo dagli occhi verdi rimaneva immobile accanto a quel letto su cui ero distesa.

Nessuno dei due disse niente, quel silenzio mi mise in agitazione. Avrei tanto voluto capire le loro intenzioni e avrei voluto chiedergli chi fossero e che cosa ci facessi lì, ma le parole non riuscivano ad uscirmi dalle labbra.

Cercai di formulare un discorso, ma ero come una bambina che doveva dire la sua prima parola.

Poi vidi il ragazzo e l'uomo più grande parlare fra di loro, poi l'uomo più grande diede al ragazzo due braccialetti di acciaio.

Il ragazzo li prese senza rivolgergli alcuna domanda, poi l'uomo più grande se ne andò dicendo “ Pensaci tu, dopotutto è il tuo robot!”

Il ragazzo fece una smorfia e rispose scocciato “Io neanche lo volevo! Avrei preferito un regalo di natale più normale!” Era tremendamente bello, persino quand'era scocciato.

Non appena l'uomo uscii dalla stanza, i miei occhi si scontrarono ancora una volta con quelli del ragazzo.

“Smettila di fissarmi!” disse stizzito, poi si voltò dandomi le spalle.

Rimasi delusa dal suo atteggiamento, perché un ragazzo bello come un principe doveva essere così sgarbato?

“Avrei preferito ricevere un cane per natale... di gran lunga sarebbe stato meglio!”forse stava parlando più con se stesso che con me.

Avrei tanto voluto poter dire qualcosa, ma non riuscivo a dire nulla, i miei sforzi sembravano vani, ma poi improvvisamente ci riuscii, ma dissi soltanto delle parole sconclusionate.

“Io vorrei...” dissi senza riuscire ad aggiungere altro.

“Tu stai parlando” disse voltandosi sorpreso, lo disse con molto entusiasmo, poi però ritrasse questa sua eccessiva enfasi, tornando ad essere distaccato e freddo come prima.

Dopo un po' mise nel suo polso uno di quei braccialetti che gli aveva dato il padre,mentre l'altro lo mise nel mio polso sinistro.

Sentii il tocco della sua mano calda sfiorare il mio polso e sentii di colpo un caldo pazzesco, mi mise quel braccialetto che di colpo si illuminò di una luce gialla.

Il ragazzo osservò il braccialetto illuminato, poi notò che anche il suo si era illuminato per qualche strana ragione.

“Questa stupidaggine perché diamine si illumina!” affermò indispettito.

“Chi sei?” domandai, accorgendomi solo in quel medesimo istante che ero riuscita a formulare una frase di senso compiuto.

“Kayashi Itou, il tuo padrone!” affermò con un espressione insolita.

“Ed io chi sono?” affermai, confusa dalla sua stessa spiegazione. Che cosa significava “ Il tuo padrone?” pensai tra me.

“Ehm dunque, mi toccherà trovarti un nome... ecco fammi pensare...”

“Ecchi...ehm ecco potrei chiamarti ecchiko...eh no magari suona meglio con una solo c, ok allora Echiko!”

“Echiko” ripetei quel nome più volte, speravo che mi dicesse qualcosa, ma era privo di qualsiasi significato.

“La pianti di ripeterlo in continuazione, mi stai facendo diventare nevrastenico!” affermò con irritazione.

Mi alzai di botto da quel lettino e caddi subito per terra facendo degli strani rumori metallici, sembravano provenire da dentro il mio corpo, poi subito dopo mi rialzai.

“Che diamine sono questi rumori!” affermai sorpresa, poi iniziai a provare un dolore lancinante era come se ci fosse qualcosa che mi trafiggesse la carne, era come avere delle lame dentro il corpo.

“Sei per metà robot e per metà umana, hai delle parti del tuo corpo che sono in metallo e altre di carne e quindi per ora la tua parte umana entra in conflitto con quella artificiale, è normale ma ti ci abituerai!”

“Ah...” affermai senza essere troppo sorpresa, ero più che altro confusa e disorientata.

Sentivo come se avessi dimenticato qualcosa di importante, ma per quanto cercassi di ricordare, mi accorgevo sempre più che la mia testa era vuota.

La luce del braccialetto scomparve, anche quella del braccialetto di quel ragazzo si affievolii sempre di più tornado ad essere color argentei.

Nel mio braccialetto c'era un numero “660”, mostrai il numero al ragazzo chiedendogli che cosa significasse.

Lui disse “Ogni robot ha un numero, quello è il tuo numero di identificazione!”

Provai a camminare ma barcollavo e finii per cadere nuovamente per terra.

Dopo un po' lo vidi avvicinarsi a me, poi sentii le sue braccia avvolgermi, mi stava portando in braccio.

Un braccio intorno alla vita ed uno intorno alle mie gambe, le stesse braccia possenti che avevo ammirato fino ad un momento fa, poi sentivo la vicinanza del suo corpo e iniziai a sentire caldo e il battito del mio cuore si fece irregolare,mentre il ragazzo mi conduceva da qualche parte.

Dopo aver attraversato un lungo corridoio, mi portò dentro una stanza e mi poggiò delicatamente su un letto matrimoniale a baldacchino color rosa antico e dopo se ne andò senza dire una parola.

Il giorno seguente, il ragazzo mi svegliò dandomi una divisa da indossare dicendo che era la mia divisa scolastica.

Non avevo idea di cosa fosse una divisa scolastica, ero ancora confusa, ero come se c'era qualcosa di importante che avessi dimenticato eppure nonostante i miei sforzi, non riuscivo a far si che mi tornasse alla mente.

Dopo aver indossato quella divisa composta da una maglia bianca con un fiocco nero e da una gonna a strisce nere e bianche con delle lunghe calze bianche, eravamo pronti per uscire.

Lo osservai, indossava dei vestiti diversi dal giorno precedente, aveva una camicia bianca e una giacca nera con dei bottoncini dorati molto ottocenteschi,mentre i pantaloni erano neri e molto semplici.

Gli donava molto quell' abbigliamento o comunque sarebbe stato bene, anche con indosso uno straccio.

Mi fece salire su una macchina nera molto grande e spaziosa, quando gli domandai sorpresa che diavolo fosse, lui mi rispose che era una limuosine.

Seduta accanto a lui sui sedili posteriori, vidi lui prendersi qualcosa da bere nell'angolo bar di quella grande macchina,mentre io osservavo la strada.

“Non dire a mio padre che ho bevuto!” non sapevo se si stesse rivolgendo a me o all'autista o forse a tutti i due.

Dopo un po' scese dalla macchina invitandomi a fare lo stesso,mentre sguardi di ragazze e ragazzi giunsero da tutte le parti di quel giardino attorno a cui c'era un grande edificio.

Sentii dei commenti delle ragazze che dicevano “Ma quanto è bello poi è così ricco!” poi altre che storcevano il naso dicendo “ peccato che sia egoista, viziato e stronzo!”

“E quella ragazza accanto a lui, chi cazzo è?” domandarono alcune, sembravano scaldarsi un po' troppo, iniziai a sentire il peso di tutti quegli sguardi addosso.

Una ragazza si avvicinò a Itou il ragazzo che era accanto a me, che era oggetto di tutti quegli sguardi.

“Ciao idiota!” disse dandogli una violenta pacca sulla spalla.

“Quando la pianterai di darmi dell'idiota!” affermò irritato.

“Mai!” rispose ridendo.

Questa ragazza era davvero molto carina, aveva dei lunghi capelli neri, gli occhi del medesimo colore e aveva un nasino piccolino all'insù, aveva un viso davvero angelico, ma aveva quelle labbra carnose che si contraddicevano a quell'immagine angelica.

Poi era alta quanto Itou, tutto il contrario di me che ero una vera nanerottola, mi sentivo una bambina in mezzo a quei due spilungoni.

“Lei è il tuo robot?” domandò ridendo.

“Guarda che non c'è niente da ridere! Perché mai avresti detto a mio padre che volessi ricevere per natale una cosa del genere?! È stato uno scherzo di poco gusto!”

“bè dato che odi tanto i robot creati da tuo padre... ho pensato che sarebbe stato divertente fartene fare uno per te... così forse dovendo vivere con uno di loro per lungo tempo avresti imparato ad amarli!”

“Piantala Sayoko! Questo non succederà mai, io li detesto questi esseri!” affermò seccato senza degnarmi di uno sguardo.

“Come ti chiami?” mi chiese la ragazza che a quanto pare si chiamava Sayoko.

“Echiko” dissi incerta, era l'unica cosa che sapevo di me stessa.

“Bene, io e te diventeremo grandi amiche!” disse sorridendomi con dolcezza.

Dopo un po' sentii il suono di una campana e tutte le ragazze e i ragazzi che erano fuori entrarono velocemente in quell'edificio che si trovava attorno a quel giardino, entrai anch'io trascinata da Sayoko mentre Itou non mi degnava di uno sguardo.

Attraversammo un lungo corridoio e poi entrammo in una delle tante aule, erano quasi tutte uguali con banchi e sedie, una cattedra e poi una lavagna.

C'ero già stata in un luogo simile, ma non ricordavo bene quando potesse essere successo, ma era come se un momento simile lo avessi già vissuto, ma in circostanze ben diverse.

Sentii una risata rimbombarmi dentro la testa, era una risata femminile, dolce e familiare, ma non sapevo a chi potesse appartenere.

“Echiko tutto ok?” mi domandò Sayoko.

Mi ridestai dai miei pensieri e mi lasciai guidare da Sayoko che disse che dovevo andare nella cattedra dove c'era quella donna matura che osservava i ragazzi con un espressione severa e autoritaria.

Andai non avendo idea di cosa dovessi fare, ero rimasta in silenzio ad osservare quei ragazzi che prendevano posto fra i diversi banchi.

Era strano vedere l'aula da quella prospettiva, si potevano vedere tutte le facce di quei ragazzi: c'era chi sbuffava, c'era chi sbadigliava, chi sorrideva chi di nascosto si girava e parlava con il compagno che era messo nel banco vicino, chi si girava e chi si mandava bigliettini da un banco all'altro, poi c'era Itou e Sayoko che rimanevano in silenzio ad osservarmi erano messi tra gli ultimi banchi e poi c'erano quelli dei primi banchi che non spiccicano una parola, c'era sopratutto una prevalenza di ragazze fra i primi banchi che erano ordinate e ben composte.

La donna matura che era accanto a me mi sussurrò all'orecchio “ Dovresti presentarti!”

Non sapevo cosa dovessi fare di preciso, così mi limitai col dire che mi chiamavo “Echiko!” mentre la professoressa aggiunse “ è il robot del vostro compagno Kayashi... mi raccomando ragazzi trattatela con lo stesso rispetto con cui si tratta un vostro simile...”

Non sapevo cosa significassero le frasi della professoressa e perché avesse detto “ trattatela come se fosse un vostro simile”. Dopo un po' capii non appena notai le occhiatacce dei ragazzi e delle ragazze.

Mi parve di intuire che ce l'avessero con me perché qualche strana e insolita ragione.

Anche Kayashi non sembrava riscuotere la stessa simpatia che aveva riscosso fuori dalla classe. Dentro quella classe Itou, era odiato dalla maggior parte degli studenti sopratutto dai ragazzi.

Davanti ai professori però non lasciavano trapelare nulla, ma durante la ricreazione non appena i professori si allontanarono vidi dei ragazzi avvicinarsi al tavolo in cui eravamo seduti io, Sayoko e Itou.

I ragazzi Rovesciarono per terra il tavolo e sollevarono dalla sedia Itou per poi spingerlo per terra con violenza,mentre Sayoko li pregava di smetterla.

Itou si rialzò, ma non appena lo fece, due di quei ragazzi lo attorniarono da dietro per tenerlo fermo mentre gli altri due lo picchiavano, impendendogli di fare qualsiasi movimento.

Osservai le facce di quei ragazzi, erano arrabbiati non ne comprendevo la ragione, poi dopo un po' avvertii qualcosa, uno strano impulso provenire da quel braccialetto.

Dovevo proteggerlo, era questo che il braccialetto mi stava comunicando.

Mi alzai dalla sedia e liberai Itou dalla stretta di quei ragazzi.

Li avevo spinti per terra senza neppure accorgermene, senza neppure avvertire più di tanto il peso dei loro corpi, era stato fin troppo semplice, era come se una strana forza si fosse impossessata improvvisamente di me.

I ragazzi si rialzarono e mi guardarono atterriti anche gli altri che assistettero alla scena mi osservarono spaventati.

Sentii dire ad una ragazza“ è davvero spaventosa!”

 

Tornati a casa, Itou non parlò sembrava offeso dal mio gesto, io d'altronde non riuscivo a capirlo non avevo fatto altro che proteggerlo senza neppure sapere il motivo per cui lo avessi fatto, era come se fosse stato il braccialetto che avessi indosso a costringermi a farlo.

Quando rimasi da sola in quella stanza in cui avevo dormito il giorno precedente, tentai di togliere quel braccialetto dal mio polso, ma non appena ci provavo la mia mano veniva colpita da una forte scossa elettrica.

Rammentai i visi di quei ragazzi che mi osservavano spaventati e poi quel commento che diceva “ è davvero spaventosa!”, ripensai a quella voce femminile spaventata pronunciare quelle parole, quel commento nei miei confronti e mi sentii improvvisamente triste.

Dallo specchio di quella stanza vidi la mia immagine riflessa, mi osservai confusa, non mi ero mai vista prima d'ora.

Era come se la ragazza dello specchio non fossi io, quei lunghi capelli, quegli occhi color ebano, quelle grandi e rosee gote e quelle labbra rosse e piccole non le avevo mai viste prima d'ora e poi quel naso allungato e stretto con due grosse fossette.

“Questa non sono io!” urlai improvvisamente e colta dall'ira ruppi lo specchio, tagliandomi la mano “Che cos'è successo?” disse Itou entrando di soppiatto dalla stanza.

Dopo un po' comparve anche il padre che doveva aver sentito tutto quel trambusto causato dalla rottura dello specchio, tutti e due mi osservarono con un espressione preoccupata.

Il padre raccolse i cocci dello specchio,mentre Itou mi portò in bagno per sciacquarmi la mano sporca di sangue e per fasciarmela.

“Che cosa diamine ti è passato per la testa, lo sai che sono 7 anni di sfiga?!” affermò lui in tono ironico,ma comunque arrabbiato.

“Io non lo so, io vorrei soltanto sapere chi sono... perché quella ragazza riflessa nello specchio non sono io...”

“Che cosa stai dicendo?! Certo che quella sei tu!” mi rispose agitato.

“Io non picchio la gente in quel modo...io non sono spaventosa!” affermai con le lacrime agli occhi.

“Non sei spaventosa...sei solo un robot ed il tuo istinto è quello di proteggermi, perché quel braccialetto che hai indosso te lo impone!”

“Ho provato a toglierlo ma non ci riesco!” affermai osservandolo.

“Non puoi toglierlo, posso farlo solo io...ma mio padre mi ha detto di non farlo, perché qualora lo facessi tu potresti togliere il tuo ed in questo caso il nostro rapporto padrone e robot cesserebbe di esistere!”

“fammi capire come funziona questo nostro rapporto...” esclamai perplessa.

“Non ne ho idea, non ho mai avuto un robot prima d'ora...ma so che un robot di solito deve fare qualunque cosa per compiacere il proprio padrone!” disse con un espressione alquanto maliziosa.

Fortunatamente Sayoko mi aveva messo ben in guardia riguardo Itou che era un vero e proprio depravato di natura, infatti mi fu facile intuire che le sue mani mirassero ai miei seni.

“Non ci provare!” dissi bloccandogli la mano che si avvicinava silenziosamente per toccarmi il seno.

“Uffa dato che sei un robot credevo che potesse essere più facile indurti a fare ciò che voglio...” disse sbuffando.

“Sei veramente un vile bastardo te ne approfitti così dei momenti di debolezza delle ragazze!” affermai furiosa, ancora con le lacrime agli occhi.

Gli mollai un violento ceffone sul viso, ma mentre lo feci una violenta scossa elettrica mi percorse tutto il corpo, mi lamentai per il dolore lancinante che essa mi stava provocando e mi piegai dal dolore.

Itou mi osservava con una certa soddisfazione dipinta sul viso disse “ Non puoi picchiare il tuo padrone,il braccialetto te lo impedisce e qualora tu lo faccia, verrai colpita da una violenta scossa elettrica, il dolore della scossa aumenta in base a quanto mi picchierai...ad esempio se tu provassi ad uccidermi, la scossa elettrica ti ucciderebbe ancor prima che tu provassi a farlo”

Da quel momento capii che lui aveva il pieno controllo di me stessa e che non avrei potuto fare nulla per potermi sottrarre ai suoi voleri.

Le sue mani cercarono ancora una volta di posarsi sui miei seni, ma per quanto sapessi che qualora avessi cercato di respingerlo mi sarei fatta male anch'io,non potevo e non volevo che osasse toccarmi.

Era viscido e villano e non sarei di certo stata al suo gioco neanche se ciò significasse morire,anche se mi doleva ammettere che era veramente bello e poi quell' odore, oddio mi confondeva la mente.

Stavo quasi per cedere al suo volere, stavo quasi lasciando che la sua mano si avvicinasse e che mi sfiorasse i seni, poi però tornai in me, il mio pudore me lo impediva.

La scossa elettrica questa volta fu più violenta non appena cercai di respingerlo, ma strinsi i denti e trattenni il dolore per poter fare resistenza,mentre le sue mani si ostinavano ad insinuarsi fra i miei seni.

Sentii la scossa elettrica colpirmi anche la testa, ma ciò nonostante continuavo a respingerlo, la mia dignità me lo imponeva.

Lui ritrasse le sue mani e disse “ Uhm non hai neppure tutto questo gran seno... ne posso toccare di migliori!”

Dopo di ciò la scossa elettrica si affievolii sempre di più e mi sentii meglio, ma una cosa mi era ormai chiara quel ragazzo era insopportabile.

Dopo un po' Itou mi disse “ Andiamo a mangiare!”

La tavola era ben apparecchiata, c'erano un sacco di pietanze su quel grande tavolo, dopo un po' comparve anche il padre,mentre la cameriera buttò i cocci dello specchio che avevo rotto.

“E' arrivata qualche lettera della mamma?” domandò Itou.

“Tesoro tua madre in Germania è davvero indaffarata con il lavoro cerca di capire...” rispose suo padre.

“Già come no!” affermò amareggiato.

Li osservai bene, non si somigliavano molto per essere padre e figlio sopratutto dagli occhi, il colore degli occhi di Itou era diverso da quelli di padre, il padre aveva gli occhi castani.

“A scuola com'è andata?” domandò il padre.

“Bene come al solito...” rispose lui.

“Veramente dei tipi ti hanno picchiato...” affermai tranquillamente.

Itou mi guardò storto, come se avessi detto qualcosa che non avrei dovuto dire.

“Oh ma pensavo che quello che non dovessi dire era che avevi bevuto stamattina...” dissi facendo la finta tonta, in realtà mi stavo vendicando di quello che aveva tentato di fare un minuto fa.

“Ho creato un mostro!” affermò il padre ridendo, dopo un po' tornò serio dicendo “ Quante volte te l'ho detto di non bere di mattina e poi cos'è questa storia che dei tipo ti hanno buttato per terra?”

“Papà non è successo nulla c'è stato solo un piccolo diverbio tutto qui, delle semplici ragazzate non c'è nulla di cui preoccuparsi...”

Dopo mangiato, Itou mi condusse di malavoglia in quella stanza in cui avevo dormito il giorno precedente, non appena entrai dentro la stanza disse “Ti conviene tenere a freno la lingua se non vuoi fare una brutta fine, sono il tuo padrone non te lo dimenticare! Per legge posso disporre di te come voglio!”

Subito dopo uscii dalla stanza, ma le sue parole mi turbarono profondamente.

Osservai quella stanza e notai che c'erano degli scaffali con molti libri, così decisi di darci un'occhiata, poi vidi un libro che forse faceva al caso mio:

“Le disposizioni riguardo i robot anno 2020”

Incominciai a leggerlo e così capì cosa i robot potevano e non dovevano fare e come i padroni potessero' disporre delle vite dei propri robot.

Purtroppo andava tutto a mio sfavore, i robot dovevano soddisfare ogni valore del padrone proprio come aveva sostenuto Itou e i robot per legge non potevano ribellarsi.

Un'altra cosa che mi lasciò piuttosto interdetta era che se il padrone decideva di sbarazzarsi del robot poiché lo ritenesse inadeguato poteva tranquillamente farlo, attraverso una pistola adatta per uccidere i robot che veniva data a tutti i padroni.

Quindi anche Itou doveva possedere quest'arma, la sola idea che Itou fosse impossesso di un'arma adeguata per uccidermi mi mise i brividi.

Smisi di leggere quel libro, mi stava dando i nervi, ogni cosa era a vantaggio dei padroni e degli esseri umani, mentre noi robot avevamo ben poca voce in capitolo.

Sentii la porta aprirsi,sollevai lo sguardo dal libro e mi ritrovai faccia a faccia con Itou, il mio bel padrone dal cuore di ghiaccio.

I suoi occhi erano stupendi e lucenti come smeraldi, mi era difficile rimanere indifferente a tanta bellezza.

Poi mi guardava in un modo talmente intenso, che finivo col sentirmi nuda, come se mi stesse spogliando con gli occhi.

Si avvicinò a me continuando a fissarmi con insistenza, iniziai a sentirmi a disagio, tanto da dover abbassare lo sguardo.

“ Uhm stavi leggendo le leggi che regolano i rapporti fra robot e padrone, dunque adesso dovresti essere più consapevole di quale sia il tuo ruolo...” disse in un tono di voce fastidioso, mi parve piuttosto arrogante.

“A dire la verità temo di non trovarmi d'accordo con quanto dicono queste leggi...” affermai pacatamente, non volevo irritarlo eccessivamente, poteva avere quell'arma per uccidermi a portata di mano.

“Temo che al Governo giapponese importi poco del pensiero contrario di un robot” mi fece notare in tono perentorio.

“Tu dunque approvi queste leggi?” domandai in tono retorico, sapevo già la sua risposta.

“Non sono qui per dibattiti politici sulle leggi, ma per dirti di cambiarti i vestiti e di venire con me...”

“E dove dobbiamo andare?”gli domandai curiosa e perplessa, la sua espressione non prospettava nulla di buono.

“Piantala di fare domande! Piuttosto sbrigati a vestirti!” disse in tono autoritario.

“E dove sarebbero questi vestiti!” affermai con scarsa convinzione, volevo seguire i suoi ordini semplicemente perché temevo che fosse impossesso di quell'arma che potesse porre fine alla mia esistenza.

“Questo chiamasi armadio, qui dentro ci sono i vestiti che ti servono!” disse indicandomelo con le dita.

Mi trattava come se fossi stupida, quel suo modo di esprimersi, mi irritava.

Aprii l'armadio che mi aveva indicato in cui vi trovai vari vestiti da poter indossare, c'è ne erano davvero tantissimi anche se erano per la maggior parte di colori scuri e spenti.

Mi saltò all'occhio una maglietta dalle maniche lunghe, color amaranto e con lo scollo a barca, poi presi una gonna nera e delle calze a strisce nere e bianche.

“Devo cambiarmi...quindi dovresti uscire!” affermai incrociando i suoi occhi verdi che mi guardavano con uno sguardo restio.

“Forse tu non lo sai ma ti ho già visto nuda un mucchio di volte, prima che ti svegliassi...” disse ambiguamente.

Era veramente difficile riuscire a sostenere il suo sguardo, sapeva essere incredibilmente seducente e provocatore, mentre diceva certe cose e risvegliava in me certe sensazioni strane, era come se non facesse altro che risvegliare i miei sensi e i miei desideri più reconditi attraverso la sua voce roca e attraverso i suoi sguardi ambigui e impertinenti.

Il mio pudore mi impediva di lasciarmi travolgere da quelle sensazioni e di spogliarmi dinanzi a lui, anche se una parte di me, quella più emotiva avrebbe tanto voluto farlo.

“Esci!” affermai con un tono di voce che non ammetteva replica.

“Sei il mio robot quindi non mi farei nessuna strana fantasia su di te e poi ripeto ti ho già vista nuda un mucchio di volte!” lo disse con un tono di voce indifferente, come se volesse farmi capire che vedermi nuda non gli avrebbe trasmesso nessuna emozione.

“Bene, allora esci...non vedo perché tu debba tenerci tanto a vedermi nuda!” dissi lasciandolo senza parole, fui soddisfatta dalla mia arguta risposta.

Lui uscii dalla stanza con un espressione imbronciata, per qualche strana ragione quella sua espressione mi suscitò uno strano senso di tenerezza.

No, non dovevo lasciarmi intenerire da quella specie di maniaco e dispotico padrone!

Mi vestii e dopo di ciò uscii dalla stanza, ritrovandomelo dietro la porta.

“La prossima volta fai più in fretta...” disse sbuffando.

Non avevo idea di quale fosse la nostra meta e lui non aveva alcuna intenzione di dirmelo, ma si limitava a giocare con un videogioco dentro quella grande limousine.

“Dove siamo diretti?” gli domandai.

Non mi rispose era del tutto preso da quello stupido videogioco.

Cercai di richiamare la sua attenzione alzando la voce, ma non mi stava affatto dando retta.

“Ei mi ascolti!” affermai furiosa.

Dopo un po' sollevò lo sguardo dallo schermo e mi osservò con un espressione imbestialita “ Ecco brava per colpa tua ho perso!”

“Adesso mi dici dove siamo diretti?” domandai.

“Dovresti smetterla di essere così confidenziale, vedi che io sono il tuo padrone, insomma un po' di rispetto!” disse irritato.

Dopo un po' la macchina si fermò, guardai fuori dal finestrino, per capire dove eravamo.

Vidi una strada, ma non riuscivo a scorgere un granchè dal finestrino, riuscivo a vedere soltanto alcuni palazzi altissimi, poi c'è ne era uno con una grossa scultura in bronzo a forma di un grosso emisfero ruotante.

Quando scesi dall'auto, iniziai a guardarmi intorno c'erano una marea di palazzi con sculture che si muovevano, poi vidi uno schermo gigante in cui trasmettevano il telegiornale e poi degli specchi enormi sui piani più bassi di questi palazzi che riflettevano le immagini dei passanti.

Vidi la mia immagine riflessa insieme a quella di Itou, vidi anche i nostri braccialetti illuminarsi nel medesimo istante.

Dopo un po' lo sentii tossire rumorosamente, sembrava stranamente a disagio, si grattò la testa più volte, poi si voltò evitando di incontrare il mio sguardo e disse “Muoviamoci!”

Si toccava il polso, per coprire il braccialetto luminoso.

Il suo atteggiamento mi risultò incomprensibile, ma non volevo darci troppa importanza, la sola cosa che in quel momento mi importava era scoprire dove mi stesse portando.

Lo seguii, era difficile stargli dietro, sopratutto perché i suoi passi erano molto sbrigativi mentre i miei erano faticati e stentati, non riuscivo ancora ad acquisire il controllo delle mie gambe.

Arrancavo ad ogni passo, con il rischio di scivolare sull'asfalto, poi avvertii ancora quella sensazione, un pezzo di ferro che mi trafiggeva la gamba.

Sussultai dal dolore e il piede e la gamba si storsero in una posizione quanto mai improbabile, vidi la mia gamba e il mio piede girarsi, poi anche l'altra gamba e l'altro piede si girarono.

Itou assunse un espressione sconcertata non appena notò lo strano fenomeno del mio corpo. Caddi per terra perdendo l'equilibrio, mi era difficile muovermi sui talloni e con il resto delle gambe messe all'incontrario.

Ansimai dal dolore causato dalla caduta e anche dal dolore di quei ferri che mi trafiggevano la pelle. Urlai mentre tentavo di rialzarmi perché non ci riuscivo.

Il mio urlo era stridulo e angosciante, mentre tentavo di alzarmi usando come sostegno le mani sul quel freddo asfalto.

“Aiutami! Idiota!” urlai con le lacrime agli occhi,mentre continuavo a reggermi con le mani sull'asfalto.

Non riuscivo a vedere la sua espressione perché avevo il viso chino sull'asfalto, ma ero certa che doveva avere un espressione impassibile e piena di freddezza, dopotutto era sempre così, freddo e distaccato.

Dopo sentii una mano sfiorare le mie gambe e poi una violenta torsione che cercava di riportare le mie gambe alla loro posizione naturale, poi sentii quella mano salire fino a raggiungere il mio interno coscia, anche quello serviva per aggiustare le mie gambe?

Avvertii una sensazione piacevole invadermi tutto il corpo, avrei voluto che non smettesse più di fare ciò che stava facendo, ma sapevo anche che dovevo porre un freno a quelle piacevoli sensazioni.

“Dammi la mano che ti aiuto a rialzarti!” il suo tono di voce mi parve distaccato come al solito.

Sollevai a fatica lo sguardo dall'asfalto, dato che le gambe mi impedivano di muovermi e poi allungai la mia mano verso la sua.

Sentii il calore della sua mano riscaldare la mia mano fredda, dopo lo sentii tirare con tutta la sua forza per sollevare il mio corpo, mi sollevai di pochi centimetri dopo sentii l'altro mano stringere e sostenere il mio busto.

Riuscii ad alzarmi ma a stento riuscivo a restare in equilibrio e prima che ricadessi di nuovo sentii le sue braccia afferrarmi.

“E' davvero snervante questa situazione!” disse sbuffando, portandomi in braccio contro voglia.

Dovevo ammettere che non era poi tanto male stare tra le sue braccia , era una buona fonte di calore,ma nient'altro che questo.

Dopo un po' si fermò non appena arrivò dinanzi una piccola casetta con un piccolo giardino. e mi posò per terra con la speranza che riuscissi ormai a mantenere l'equilibrio.

Suonò al campanello più volte, dopo un po' un ragazzo dai capelli tinti di rosso gli aprii la porta.

Era davvero carino, era alto, muscoloso e aveva anche dei bei lineamenti, forse un po' troppo delicati per essere quelli di un ragazzo.

Certo non possedeva il fascino del mio padrone, mi doleva ammetterlo:Itou era molto più seducente.

Dopo un po' comparirono altri ragazzi e ragazze che si accalcarono sulla porta di casa concitati, tutti interessati a vedermi e a conoscermi.

“E' davvero carinissima!” disse uno di questi, con una voce fin troppo dolciastra per essere quella di un ragazzo.

Osservai questo tipo che mi pizzicava le gote con le mani: aveva degli occhi castano scuro ed era vestito in un modo abbastanza appariscente, una maglietta fucsia molto stretta e femminile e poi una gonna di tullè nera.

Itou lo salutò con cordialità come fece con tutti gli altri, ma lo teneva a distanza se poteva.

Poi altre ragazze e ragazzi che mi salutavano e mi toccavano testa, capelli,mani e braccia come se fossi una specie di bambola di porcellana.

Mi sentii soffocare in mezzo a tutta quella gente che sembrava non volermi lasciare in pace, ma non sapevo che dire e che fare per potermi sottrarre a quella tortura.

Dopo un po' Itou si innervosii dicendo “Datevi una calmata è soltanto un robot come tanti altri, non ne avete mai visto uno?!”

“Bè in effetti state esagerando!” disse il ragazzo dai capelli rossi, che non aveva neppure avuto l' occasione di salutarmi dato che tutti si mettevano in mezzo.

Dopo un po' sembravano tutti essersi un tantino calmati e riuscimmo ad accomodarci in quella modesta casa.

“Perdonali, sono soltanto rimasti sorpresi dalla tua bellezza...” disse lui sorridendomi in un modo molto dolce.

“Vorrai dire della sua rifinitura... mio padre ha fatto davvero un buon lavoro, come sempre del resto!” disse Itou cercando di sminuire le parole di quel ragazzo.

“Già devo ammetterlo tuo padre è davvero bravo...quanto costa uno di questi modelli di robot?” domandò un ragazzo, uno dei tanti che era lì,non lo osservai neppure più di tanto, mi sembrava un ragazzo insulso come tanti altri, sopratutto per i suoi discorsi in cui si azzardava a sminuire la mia persona.

“Bè non so dirti di preciso una cifra, però costano abbastanza tanto, non credo che tu possa permetterti un robot del genere...” disse Itou ridendo.

“E lei quanto la venderesti?” domandò il ragazzo curioso.

“Uhm forse un cinquanta mila yen oppure un po' meno!” rispose Itou osservandomi, io lo guardai malamente.

“Perchè un po' meno?” domandò Sayoko sorridendo.

Mi accorsi solo in quel momento che c'era anche lei, molto probabilmente mi aveva pure salutato, ma mi era passato di mente, forse perché c'era troppa confusione.

“Bè perché non è uno di quei robot che soddisfa i voleri del proprio padrone...” disse ambiguamente.

Uno di quei ragazzi disse ridendo “ Bè non mi pare che tu abbia bisogno di un robot per soddisfare i tuoi piaceri!”

“Questo è anche vero!” disse Itou, mentre una ragazza si avvicinava a lui dicendo “ Assolutamente vero!”

La osservai quella lì, non mi piaceva per niente, c'era qualcosa in quei suoi sorrisi e in quella sua stretta di mano rivolti ad Itou che non mi piaceva affatto.

Dopo un po' Sayoko propose di giocare a Mahjong e così iniziammo a giocare, anche se io non sapevo nulla di quel gioco.

Itou non faceva altro che criticare aspramente le mie mosse sbagliate, era davvero insopportabile,mentre il ragazzo dai capelli rossi mi forniva dei suggerimenti e mi spiegava il gioco.

“Come al solito vinci sempre Yoto!” disse Itou scocciato.

Yoto era il ragazzo dai capelli rossi che mi aiutava a giocare.

Da quello che avevo capito quei due erano molto amici, Itou e Yoto, si conoscevano sin da piccoli, trapelava questo dai loro discorsi.

Richiamavano diverse volte momenti della loro infanzia passati insieme,mentre io rimanevo in silenzio ad ascoltarli mentre gli altri si inserivano nei discorsi fra loro due, ma molto spesso se ne distaccavano.

Sayoko si inseriva spesso fra quei discorsi dato che quei discorsi includevano anche lei, loro tre erano buoni amici di infanzia.

La ragazza accanto ad Itou, sembrava scocciata da quei discorsi e non faceva altro che cercare di richiamare per sé le attenzioni di Itou,mentre io accanto a Yoto cercavo di richiamare alla memoria qualcosa, non sapevo neanche io cosa, ma c'era qualcosa di molto importante che avevo dimenticato.

Sentii una voce dentro la mia testa diceva “Aiko, Aiko, Aiko!” senza accorgermene dissi quel nome ad alta voce causando espressioni di sorpresa ai presenti.

“Chi è questa Aiko?” domandò Itou.

“Non lo so...” affermai confusa.

   
 
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