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Autore: CastelliPerAria    16/01/2011    0 recensioni
Happy Town è una città grigia. E Drew lo sa bene, ma non potrebbe cambiare nulla anche se volesse.
Finchè non arriva Michael, che saprà fargli scoprire un nuovo modo per colorare la sua grigia vita noiosa e monotona:musica infatti ad Happy Town significa colori.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hen Happy Town era una città felice solo di nome. Grigia, una giungla di cemento, un complesso di grattacieli e piccole villette a schiera dipinte di grigio:grigio fumo, grigio topo, grigio perla…
Era una città noiosa…noiosa e monotona, noiosa e senza colore…una città “grigia”, nel senso più “poetico” del termine.
Non vi erano problemi, né carestie né guerre né altro, era solo…noiosa.
La colpa non era ovviamente della città in sé, più che altro la città si era adattata agli abitanti.
Tutti avevano un lavoro fisso, lo stesso da generazioni, la stessa casa tramandatasi nel tempo e le famiglie erano le stesse da sempre.
Tutti conducevano la stessa vita:la città si svegliava puntualmente alle sette di mattina, quando i ragazzi si alzavano per andare a scuola e i genitori per l’ufficio, e si addormentava tutte le sere alle dieci, quando le finestre si spegnevano all’unisono e tutti chiudevano gli occhi senza l’attesa del giorno dopo.
Tutti erano impegnati, nessuno aveva un minuto di tempo libero:la vita a Happy Town era produttiva, si doveva fare sempre qualcosa, era inaccettabile stare con le mani in mano.
Per non farsi distrarre, anche le “attività ricreative” erano ridotte al minimo:sport, gare sportive, allenamenti erano il massimo della vita sociale.
Essendo tutti abituati a “vivere” la vita in modo automatico e abituale, persino la moda si era ridotta al minimo:i negozi erano solo una necessità e vendevano abbigliamento rigorosamente nei toni del bianco, del nero e ,ovviamente, del grigio. La moda, con le sue mille tendenze e colori, era solo una distrazione.
I colori non esistevano, se non nelle illustrazioni dei libri e nelle immagini delle televisioni ultratecnologiche. Nessuno però avrebbe mai avuto il coraggio di imitare quelle fotografie così sgargianti e appariscenti.
Figuriamoci poi la musica…era impensabile che esistesse qualcosa oltre le lezioni di solfeggio impartite a scuola.
E proprio a scuola inizia la nostra storia:alla Real Accademy di Happy Town, “centro” della gioventù della città.
Drew Williams è un ragazzo di quindici anni e frequenta il primo anno della sezione Liceo:né alto né basso, né magro né grasso, non spicca in mezzo agli altri compagni. E’ silenzioso e studioso, attento e obbediente, un vero agnellino. O meglio, un automa.
Seduto nel suo banco grigio, i capelli neri divisi da una perfetta scriminatura nel mezzo, il maglione grigio con lo stemma della Real Accademy, il ragazzo rilegge per la quinta volta un brano di fisica quantistica. E’distratto oggi, solitamente gli bastano due letture per ricordarsi un testo. Ha uno strano presentimento, come se oggi dovesse succedere qualcosa:è curioso perché di solito non prova mai niente ad andare a scuola, se non sporadica gioia nell’ottenere un bel voto.
Non alza lo sguardo quando sente la porta sbattere, probabilmente il professor Reed era in ritardo oggi ed è innervosito.
Sente un rumore vicino al suo banco e, quando finalmente si degna di alzare gli occhi, si ritrova a fissare un paio di enormi, sgargianti, eccentriche scarpe…verdi.
Drew è sbalordito, non ricorda di aver mai visto un paio di scarpe di quel colore, se non in un’illustrazione di un racconto e così alza gli occhi:le scarpe sono seguite da un paio di jeans cascanti blu elettrico e da una felpa rosa, dello stesso colore di un chewing gum. Dalla felpa emerge una testa sorridente con due enormi occhi azzurri coronata da un ciuffo di capelli scuri che lo fissa incuriosito a sua volta.
“Ehi ciao, io sono Michael, ma se vuoi puoi chiamarmi Mike.”disse il ragazzo porgendo la mano a Drew. Drew lo guardò incuriosito e gli strinse la mano, borbottando il suo nome.
“E così ti chiami Drew? Bel nome…io mi sono appena trasferito, vengo da Los Angeles. Sai dov’è?”
“Credo in una nazione che si chiama Emerica giusto?”
Mika rise: “No, si chiama America…la Emerica è la marca delle mie scarpe!” disse mostrando la suola viola delle scarpe.
“Belle…ma dove hai comprato questi vestiti?”
“Nella mia città, amico! Vedo che qua non vestite molto alla moda…niente colore eh?”
“No” rispose Drew, abbassando lo sguardo a disagio.
Mike lo guardò con compassione e cercò di cambiare discorso: “Allora, Drew, da queste parti che musica si ascolta?”
Drew lo guardò stralunato:”Musica? Perché non la chiami solfeggio come i nostri insegnanti?”
Mike lo fissò a bocca aperta:”Vuoi dire che qui non ascoltate musica? Ma è impossibile!!!”
“Cos’è la musica?”
“Beh, la musica è…la musica è…vita. Calore, luce, emozione, colore, energia liquida che scorre nelle vene, adrenalina…ma forse è meglio che senta tu stesso.” disse Mike pescando dalla tasca dello zaino un enorme paio di cuffie gialle. Le posò sulle orecchie di un Drew intimorito e premette il pulsante Play del iPod. La canzone selezionata era The Pretender, Foo Fighters.
Drew ascoltò attentamente la parte lenta iniziale, poi, quando iniziò la parte ritmica, quella con chitarre e batteria, si tolse le cuffie e le gettò via terrorizzato.
“Cos’è quella cosa? Cos’è quel rumore assordante? Che strumento era quello?” le domande sgorgavano liberamente dalla bocca di Drew.
Mike sorrise:”Quella era la musica, amico.”
Drew lo guardò sorpreso, poi abbassò lo sguardo e vide una cosa veramente strana:la sua scarpa sinistra era diventata viola.
Anche Mike l’aveva vista:”Wow! Che cosa strana…mmh, vediamo una cosa…”
Mike pose di nuovo le cuffie sulle orecchie di Drew e premette di nuovo Play. Questa volta la canzone era In Too Deep, Sum 41. Drew gettò di nuovo via le cuffie tra le risate di Mike:”Ehi, amico, guarda l’altra scarpa…”
La scarpa era diventata verde.
” Ma Mike, che mi sta succedendo?”chiese Drew spaventato.
“Amico, credo sia il potere della musica.” rispose Mike meditabondo.”Proviamo con questa…”
Premette Play e nelle cuffie iniziò l’intro di Run It, Chris Brown…i pantaloni di Drew divennero gialli.
“Che forza!!!! Sembra che ogni genere abbia un suo colore…proviamo con questa!” disse Mike entusiasta, ma Drew abbassò gli occhi.
“Non mi va di provare a scuola…vediamoci in biblioteca. Così nessuno ci vede.”

Alle quattro in punto, Drew e Mike erano nella saletta della biblioteca.
“Senti, amico, dobbiamo scoprire perché appaiono quei colori…su di me non funziona, quindi tocca a te, amico.” disse Mike.
Mise le cuffie sulle orecchie di Drew e premette Play: Wish you were here, Pink Floyd.
Il maglione del ragazzo si colorò di azzurro…”Wow! Forte…ora tocca al rap!”
“No, aspetta, questa è bella…voglio ascoltarla…”disse Drew.
Ascoltò la canzone per intero e, alla fine, il maglione era tornato grigio.
Mike lo guardava in modo strano:”Cos’hai provato nell’ascoltare la canzone?”
“Beh…non so…un sentimento strano, non ricordo di averlo mai provato prima…mi piace però. Mi ricorda quando mamma mi leggeva le storie da piccolo, non so perché.”
“Sì, probabilmente perché è una canzone lenta…poco ritmata ma sempre bella. Secondo me i tuoi vestiti si colorano perché tu non ascolti le tue emozioni…e allora loro si manifestano all’esterno.
Se provi ad ascoltarle, sono sicuro che non succederà più.”
Mike premette di nuovo Play: First Date, Blink 182. I pantaloni di Drew si colorarono di nuovo di verde…”Aspetta…ascolta attentamente, ascolta le parole…”
Drew iniziò a picchiettare il piede per terra tendendo il ritmo…”Bella, però preferivo quella di prima.”
“L’avevo capito….guarda un po’se ti piace questa.” disse Mike scegliendo un brano dalla playlist:Lucy in the sky with diamonds, Beatles.
“Che bella! Mi piace molto…mi comunica serenità…ma anche un po’di allegria.”
“Anche a me piace molto…la musica è così:ti comunica tante emozioni, ti fa divertire, ti fa piangere, tranquillizza, esalta…è la sua magia. E’per quello che è così importante.”
“Giusto. Io oggi ho ascoltato poche canzoni, ma sono sicuro che se ognuna è così speciale e comunica queste meravigliose emozioni…continuerò ad ascoltarla.”
“Bravo! Vedi, Happy Town non ha niente che non va ma qui manca il sentimento. Dopo due giorni qui voglio già andarmene. Troppa noia, ma soprattutto niente calore. E’impossibile vivere così…niente colori, niente emozioni, niente musica. E’impossibile.”
“Grazie Mike, mi hai fatto scoprire un nuovo mondo. Prima ero come addormentato, non sapevo cosa mi perdevo, mai emozioni diverse. Ora grazie a te e alla musica sono pronto a vivere in modo nuovo.”
“Così si parla amico! Perché non vieni con me in America? Là esiste la vera musica, la vera gente, il vero sentimento…che ne dici?”
“Grazie dell’offerta, ma io sono nato a Happy Town e qui voglio restare. Anche se è così noiosa la vita qui…”
“E allora perché non la cambi? Perché non insegnare alla gente a vivere le proprie emozioni attraverso la musica? Perché non far capire loro che esiste altro oltre al dovere e alla ragione? Che esistono anche emozione e divertimento, svago e sentimento?”
“Bella idea!!!! Ma come posso fare a realizzarla? Io sono da solo e non conosco molto la musica…”
“Non temere, ti aiuterò io…vedrai, riusciremo a far capire a tutti quanto la  vita è vuota senza musica! Qua la mano, amico!” disse Mike tendendo la mano a Drew.
“Ci sto…amico!” rispose il ragazzo stringendola.

Il giorno dopo, sulla strada che portava alla Real Accademy, due ragazzi con i vestiti multicolori camminano insieme, la musica sparata a tutto volume, le cuffie colorate calcate sulle orecchie, incuranti degli sguardi sbalorditi degli altri studenti.

La musica? Unisce, lega, commuove, tranquillizza, esalta, deprime…l’importante è che emoziona.
Non importano i cantanti, le band, gli strumenti, i generi, le parole…ogni canzone emoziona, ogni nota legata all’altra fa provare emozioni nuove e sensazioni divine, quasi sublimi.
E’come un droga:più la ascolti, più la vorresti ascoltare. E poi accentua i tuoi stati d’animo. Non c’è canzone triste o lenta che non deprima, ma che non consoli allo stesso tempo. Non c’è canzone ritmata e veloce  che non faccia sentire migliori. La musica eleva ad un livello superiore perché ci fa provare emozioni nuove oppure conosciute, ma che sono sempre piacevoli da rivivere. Ma anche no. Questo è il bello: l’universalità della musica, il suo far rivivere i sentimenti, la sua bellezza intrinseca e immutabile. E’ musica. Punto. Questo dovrebbe bastare.

Un tema per la scuola (è dell'anno scorso) mi ha permesso di riflettere su un tema che ho molto a cuore:cos'è la musica e specialmente cos'è la musica per i ragazzi. Spero che vi piaccia, avrei voluto modificare alcune cose ma ho deciso di pubblicare l'originale poichè questo era lo spirito con cui avevo scritto il racconto la prima volta.  Spero lo gradiate e,beh...se vi piace fatemi sapere.






 
  
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