Crossover
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Autore: Dragonero    17/01/2011    0 recensioni
Una cross fra Kingdom Hearts (dopo gli avvenimenti del primo) e The Legend of Dragoon. Rose si ritrova sbalzata fuori dal suo mondo e catapultata alla Città di Mezzo. Da lì dovrà ritrovare i suoi amici e rincomporre il puzzle della sua vita. E perchè no, aggiungere un nuovo pezzo.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Videogiochi
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
ANTEFATTO - LA DISTRUZIONE

Crepuscopoli, ore 17.30.
Un ragazzo sedicenne dai capelli arruffati castani e gli occhi di un blu profondo se ne stava incollato a una ragazza carina dai capelli rossi lisci e lunghi e dagli occhi vispi castani.
Era passato un anno da quando Sora aveva riabbracciato Kairi, la sua Kairi, sotto il sole scottante dell’isola e si erano ritrovati ed ora erano felici insieme. Ma ogni tanto Sora ripensava a quelli che aveva lasciato: Aerith, Leon, Cid, Yuffie...
-Sora… cos’hai?- Kairi fissava il suo ragazzo negli occhi e quando lo sentì irrigidirsi nel suo abbraccio si domandò, preoccupata, cosa fosse successo.
-Oh… nulla… pensavo al passato, ai miei amici…- Sora abbracciò più forte Kairi e nessuno dei due parlò più. Kairi non trovava le parole per consolare il keyblader. Se da una parte sapeva che non avrebbe rivisto più nessuno dall‘altra sentiva che qualcosa sarebbe successo, che non era finito tutto, ma per non rovinare quell’atmosfera di calma e spensieratezza Kairi ritenne più saggio tacere.
Si trovavano a Twilight Town la città dai colori magici del tramonto, romantica e al tempo stesso sicura… almeno lo era sempre stata fino a quel giorno. .
All’inizio dell’estate, con somma gioia di Pippo e Paperino, il re Topolino aveva concesso ai quattro eroi un permesso per lasciare il loro mondo e raggiungere così Twilight Town e restarci per tutta la durate dell‘estate, come premio per il loro coraggio e la loro forza d‘animo.
I quattro allora avevano deciso di comune accordo che sarebbero rimasti insieme per tutto il tempo concessogli. In quel momento erano tutti nella piazza della stazione e guardavano il tramonto dall’enorme terrazza che sovrastava tutta la città: il panorama era mozzafiato. La città, il mare, il bosco, tutto sembrava creato solo per essere ammirato nel suo splendore e nella sua quiete serale.
A pochi metri da loro però Pippo e Paperino borbottavano, specialmente quest’ultimo aveva parecchio da ridire.
-Ma tu guarda quei due… stanno appiccicati da mattina e sera e non si staccano neanche con la forza!- il papero terminò con un borbottio incomprensibile. Il suo amico Pippo lo stette ad osservare per cinque minuti poi gli chiese:
-Gawrsch Paperino non è che sei invidioso?- Pippo aveva colto nel segno: Paperino si fece più bianco delle sue piume poi si fece rosa e infine rosso. Il capo dei cavalieri del reame di re Topolino continuò:
-Sei invidioso perché Paperina è lontana e non puoi coccolarla!-
-Grrrrrrr PIANTALA!- Paperino si incendiò e cominciò ad inveire contro il suo amico, il quale distolse lo sguardo da quel papero infuriato e tornò a guardare Kairi e Sora. Ma alcuni esseri bianchi gli paravano la visuale così li avvertì:
-Yuk! Scusate ma non vedo niente, potreste spostarvi?-
Paperino che si voltò subito dopo saltò sul posto: quelli erano heartless?
-SORA!- il papero, mago di corte, avvertì l’amico il quale si voltò allarmato e capita la situazione fece nascondere Kairi dietro una panca.
-Tu resta qui!- Sora stava per partire all’attacco quando si ricordò di una cosa importante.
-Il keyblade! Riuscirò a chiamarlo?- in fondo era tanto che non lo utilizzava! Mentre Paperino e Pippo distraevano i nemici lui si concentrò con quanta forza d’animo aveva… e comparve!
-Oh, sia ringraziato il cielo!- detto questo si lanciò all’attacco. Subito uno di quegli esseri lo attaccò diretto ma lui lo aggirò in scivolata e lo colpì forte alla schiena.
La lotta continuò un po’ finché, stremati, i tre non si ritrovarono schiena a schiena.
-Paperino, Pippo, che si fa?- senza attendere risposta però Sora lanciò il keyblade verso Kairi e uccise un nemico che stava per attaccarla. L’arma poi con un paio di giri su se stessa tornò da Sora. Ma erano di nuovo nei guai, quei dannati erano troppi! Poi una luce li investì in pieno e Sora, Pippo e Paperino quella luce la conoscevano bene: il Re era lì per aiutarli e toglierli dai guai!

Bale, Endiness. Ore 21.00.
Una donna dai lunghi capelli corvini, gli occhi grigi e l’agilità felina correva veloce con la spada in pugno, senza fare caso ai detriti che ricoprivano il suolo della città di Bale: per lei evitare quel macello non significava niente, volando quasi sui massi che ricoprivano le strade e le viuzze.
Un essere sinistro, tutto nero e dagli occhietti tondi e gialli, la inseguiva ma non riusciva a raggiungerla. La velocità di quell’umana era impressionate: schivava gli attacchi che le arrivavano dai lati con velocità innaturale e parava ogni colpo con una bellissima spada dalla lama verde, stringendo con l’altra mano una pietra nera.
Era al limite dell’esasperazione e l’unico modo per togliersi di torno tutti quei nemici era proprio quella pietra: la strinse più forte e una luce subito la illuminò tutta. Si sentì rinascere avvolta da quel potere che lei conosceva bene, un potere oscuro, nato dalle tenebre e alimentato da esse.
Un istante dopo fu pronta a ricominciare la lotta grazie ad un’armatura magica e a un paio di forti ali che le permettevano di volare.
In mezzo a tutto quel caos di voci che si sovrapponevano, edifici che crollavano e armi che cozzavano fra loro emanando scintille al contatto, Rose riuscì ad intravedere i suoi amici che lottavano come furie per difendersi. Purtroppo Haschel, il Dragone del Tuono e Kongol, il Dragone della Terra, non ce l’avevano fatta. Oddio ma perché? Perché tutto deve ripetersi? Perché doveva fare di nuovo i conti con il passato? Non era cambiato niente da allora, pensò, le solite grida di terrore, il solito dolore… poi s’illuminò pensando a colui che da poco aveva ritrovato, dopo che una maledizione lo aveva pietrificato per undicimila anni.
Doveva trovarlo, si disse, non lo avrebbe perso di nuovo. Cominciò a volare fra la gente e i nemici con velocità sostenuta, spiando la gente che gli assomigliava per poter cogliere il suo sguardo fiero, difendendo coloro che stavano per soccombere al nemico. Poi scorse la sua armatura rosso fuoco in mezzo a una mischia di heartless, i nemici che avevano invaso il suo mondo. Corse da lui volando in picchiata, poi concentrò le sue energie e lanciò la sua magia preferita:
-DEFLUSSO VITALE!- L’energia dei nemici venne risucchiata e trattenuta nella spada di Rose, poi le fu rilasciata quando la magia si concluse e i nemici stessi caddero uno a uno. Rose poté allora afferrare il suo Zieg e portarlo nella piazza del paese, dove lo lasciò con un bacio dicendole di stare attento.
E lui lo fu o almeno provò ad esserlo.
Il destino è crudele: gioca con noi, con le nostre vite, con i nostri cuori, malvagio e perverso come un demone, crudo e glaciale come una persona il cui cuore è sopraffatto dall’odio.
Rose non poté fare nulla.
Si era allontanata troppo. Voltandosi, chiamata da una voce silenziosa vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere e nemmeno immaginare. Una spada d’argento che affondava nel petto di suo marito, del suo amore di sempre e tutto finì lì, così: in un modo veloce e talmente squallido… e fu così che Rose si ritrovò di nuovo, dopo undicimila anni, sola e stavolta per sempre. Non sentì Dart che cercava di scuoterla da quella sua apatia. Non sentì Shana che tentava, disperata, di riportarla alla realtà. Non sentì l’oscurità avvolgere sempre di più il suo mondo e i suoi amici. Non sentì il boato che segnava la distruzione del suo mondo.
Si ritrovò nel buio totale. Sarebbe rimasta lì per sempre? Non lo sapeva ma che importava? Era sola.

Città di Mezzo. Ore 2.00.
Era buio nella Città di Mezzo. Come sempre il silenzio sovrastava ogni cosa. Case, piazze, vie... era bene non girare da soli la notte. Era bene chiudersi in casa perchè le ombre potevano attaccare in qualunque momento.
Nella notte stellata e triste di metà estate, tuttavia, un ragazzo dai capelli castani si aggirava per la città con aria calma, nessuna arma in pugno, nessuna espressione particolare.
Stava camminando tranquillamente: non aveva fretta, era solo una ronda...
Affiancata a lui una ragazza mora, capelli a caschetto perfettamente lisci.
-Che noia Squall...- sbadigliò quest'ultima con una mano davanti alla bocca e l'atra sollevata in aria.
-Non chiamarmi Squall, quante volte devo dirtelo?- le rispose lui, con tono piatto e calmo in apparenza.
La mora non replicò se non con uno sbuffo seccato e continuò a camminare accanto a lui. Dopo un altro po' di silenzio la mora riprese a parlare: -Senti Squall...-
-Leon!- esclamò lui stavolta ma lei non si corresse e riprese a parlare:
-Dicevo, è proprio necessario? Abbiamo fatto il giro cinque volte, io sono stanca!-
-Anche io, ma non andrò a dormire finchè non sarò sicuro che stasera le ombre non attaccheranno!- replicò alla fine, la voce un po' incrinata dall'irritazione. Non le stava antipatica, Yuffie era un'amica, ma quando ci si metteva sapeva proprio far saltare i classici cinque minuti.
La ragazza lo guardò di sottecchi: si era accorta che in quei giorni la mente del suo amico vagava distratta per chi sa quali luoghi o si arrabbiava per un nulla e niente sembrava metterlo di buon umore.
Certo, Yuffie sapeva che ormai lui aveva superato da tempo la morte di Rinoa ma non sapeva cosa lo avesse reso così nervoso in quei giorni.
Lui solo lo sapeva e la spiegazione era più semplice del previsto: semplicemente era passato un anno e lui lo ricordava bene. Si era prefissato di non dimenticare mai quella data, quella data di inizio giugno quando era successo. Era felice, era con Rinoa... Rinoa che lo aveva fatto innamorare con la sua bontà e la sua tenacia. Rinoa che gli aveva insegnato a ballare. Ma non aveva fatto in tempo a godersi la sua compagnia alla loro scuola, il Garden, che il suo mondo si era fatto scuro e un’orda di heartless lo aveva invaso.
Inutile furono gli sforzi di tutti. Piano piano il mondo era stato inghiottito e Rinoa… la sua Rinoa non c’era più né mai ci sarebbe più stata. I primi tempi dopo la sua morte lui non li ricordava: l’apatia e lo shock in cui era precipitato gli annebbiarono la mente per settimane fino al giorno in cui Rinoa gli apparve in sogno. Lei gli disse che era lì per riportarlo alla realtà, che non doveva arrendersi all’oscurità. Doveva vivere, per lui stesso, per i suoi amici e anche per lei. Poi era sparita e da allora non l’aveva più sognata. La mattina dopo quel sogno si svegliò con un nuovo obiettivo ben fisso nella mente: vendetta. Li avrebbe sterminati tutti, quei dannati heartless, li avrebbe fatti soffrire uno ad uno li avrebbe guardati agonizzare e sentiti urlare sotto i suoi colpi impietosi e sterminatori. E avrebbe riso di loro e della loro fine. Per adesso si accontentava di aspettare.
Sbadigliò anche lui, guardando davanti a se e cercò di resistere...
Alla fine però dovette ammettere che la stanchezza lo stava segnando e se le ombre avessero attaccato avrebbe potuto dare il peggio di se. Ordinò quindi la ritirata, con sommo giubilo di Yuffie, la ninja.
Fecero dietrofront e si ritrovarono nella grande piazza del secondo distretto.
Era tutto calmo, non un rumore sinistro, nessun problema…
Ma ad un certo punto, proprio al centro della piazza, sollevando lo sguardo, Leon vide un puntino luminoso sulla volta del cielo che diventava sempre più grande…
STOMP!
Una donna gli cadde sulla testa. Aveva i capelli neri corvini, vestita con un abito blu scuro dai bordi dorati. In mano una spada dalla lama verde…
-Ahi ahi, però sei pesante…- si lamentò Leon, spalmato a terra con la donna sdraiata per traverso su di lui.
Yuffie la squadrò per bene da diverse angolazioni: -Mi sa che è stato distrutto il suo mondo...- mormorò triste.
La donna era priva di sensi. Squall lentamente si tirò su e la prese in braccio, guardandola. -Sarà bene portarla all'hotel per ora...-
-Impossibile, l'hotel è pieno Squall...- stavolta l'uomo non la corresse. Si limitò a sospirare e decise allora di portarla al sicuro nel terzo distretto, alla casa del suo amico Cid.
-Pensi che sia pericolosa?- chiese Yuffie, guardandola. L'uomo la guardò ancora, con i suoi occhi azzurri che vagavano sul volto di lei: -Chi può dirlo... però ha un che di misterioso...- mormorò lui, facendosi poi aprire la porta dalla ninja.
La portarono al piccolo letto e lì fu adagiata. Dopo un po', mentre Yuffie le preparava qualcosa di caldo la donna cominciò a parlare nel sonno:
-…Zieg…-

Silenzio. Non c’era rumore in quel luogo.
Nero. Non c’era colore in quel posto.
Così come non c’era nessun odore, niente da toccare né tanto meno da mangiare… ma se ci fosse stato da mangiare, si disse Rose, la cosa sarebbe stata abbastanza ridicola. Non sapeva dove si trovava, supponeva fosse una dimensione sospesa fra la vita e la morte ma le sue conoscenze si fermavano lì. Lì dove il niente la faceva da padrone e i sensi si annullavano, lì dove era un continuo galleggiare. Forse però avrebbe potuto salvarsi. Le sarebbe bastato concentrarsi, ritrovare la luce che giaceva nel cuore ma Rose non sapeva se ancora c’era. Non sapeva come fare, era disperata e sola e non c’era nessuno a salvarla. Perché quell’oblio? Voleva solo morire, così avrebbe raggiunto il suo Zieg e sarebbero stati felici insieme e finalmente soli, senza rotture di scatole, senza battaglie e lotte senza quartiere, senza dover rischiare ogni giorno l‘osso del collo. Voleva sparire… morire appunto.
Ma, ironia del destino, fu proprio Zieg a impedirle una morte certa. Con l’ultimo suo alito di vita la raggiunse nel suo spazio senza tempo e le parlò dolcemente.
-”Rose… tu devi vivere…”- le disse con voce gentile ma lei scosse la testa.
-Perché? A che serve? Non ho più nessuno…- Rose abbassò lo sguardo e sentì gli occhi inumidirsi, ma Zieg la prese per le spalle e la scosse.
-”No, non arrenderti! C’è qualcuno fuori da questo posto che ti può aiutare a tornare a casa! Devi solo raggiungerlo e aiutarlo…”-
-Casa? Io non ce l’ho più una casa…- rispose Rose con la testa bassa.
-”Ce l’avrai di nuovo, una casa, ma per riaverla devi combattere…”-
Rose guardò il suo compagno ad occhi sgranati:
-No… sono millenni che non faccio altro che battermi, sono stanca… basta… BASTA!- gridò al colmo dell’esasperazione e della frustrazione prendendosi la testa fra le mani. L'uomo allora la scosse di nuovo.
-”Una volta ancora! Devi farlo!”-
-”E PER CHI? TU SEI MORTO, TUTTI GLI ALTRI SONO SPARITI E IO SONO SOLA PER L‘ENNESIMA VOLTA!”- stavolta Rose aveva proprio perso il controllo ma lui riuscì a smuoverla una volta per tutte.
-“Devi lottare per tutti quelli che credono in te, per te stessa e se vuoi anche per me! Lo so che c’è rabbia e odio nel tuo cuore ma cerca di capire! A che serve morire senza aver prima combattuto? Spiegamelo!”- ma Rose rimase muta a quella domanda e se ne rimase zitta mentre lui le porse un sacchetto pieno di pietruzze colorate.
-“Avanti ora, prendile… le riconosci no?”- Rose le osservò per un minuto poi sussurrò con voce flebile:
-Gli spiriti dei dragoni…-
-”Sono tutti lì. Trova i prescelti e dagli il potere e insieme distruggete il nemico. Ora vai.”-
Non seppe bene perchè, forse fu lo sguardo dell'uomo che aveva amato per tutta la vita a darle sicurezza ma d’un tratto capì che aveva ragione: doveva lottare per poter tornare a casa!
Felice che la sua fidanzata avesse capito Zieg le si avvicinò e le dette un ultimo bacio. Capita l’antifona Rose cominciò a piangere. Era una donna forte ma lui... lui era da sempre il suo punto debole.
-”Non piangere e mi raccomando: trovati un bravo ragazzo eh?”- disse l’ex dragone con voce dolce e il più possibile scherzosa. Poi dandole un ultimo sguardo le disse addio e sparì lasciando dietro di se una piccola pioggia di lucine.
Rose, sotto quella pioggia rimase a piangere per un po’ in silenzio. Poi, scossasi da quella fastidiosa oppressione al petto, si concentrò sul suo cuore e trasse un profondo respiro. Si concentrò finché una luce accecante la trasportò via da quel luogo vuoto e oscuro.

Leon la osservava ancora. L'aveva vista aggrottare la fronte e piangere per un po'... ma ecco che finalmente la straniera si stava svegliando, rivelando due occhi grigi e spaesati.
-…mmm…che...? Dove...? E tu chi sei? -mormorò guardando Leon negli occhi prima e guardandosi attorno poi.
-Mi chiamo Leon... Temo proprio che tu sia stata sbalzata fuori dal tuo mondo...- mormorò lui.
Pochi secondi e Squall si ritrovò con una lama verdeggiante al collo.
-Ti avverto: se sei stato tu a mandare quelle bestiacce nel mio mondo puoi già dire addio alla tua testa! Rispondi altrimenti…- sibilò lei ad occhi sgranati. Era spaventata e tesa e ciò che non sapeva... finiva per attaccarlo, anche se aveva l'aspetto di un bel ragazzo.
Ma neanche lei potè finire il discorso, Squall contrattaccò con il gunblade, sotto lo sguardo allucinato di Yuffie: -Se volete combattere fatelo fuori da qui! C'è già anche troppo casino perchè ne facciate altro anche voi!-
Rose e Leon la guardarono come fosse pazza ma in realtà avevano trovato il ragionamento giusto e da lì nacque una lotta furiosa ma fuori da lì, da bravi bambini.
I due infatti si spostarono nella piazza del terzo distretto e cominciarono a duellare furiosi. Le loro tecniche si eguagliavano per forza ma Leon era pur sempre un uomo e stava per avere la meglio. Rose scelse quindi di ricorrere al potere del Dragone... Richiamò il potere dell'oscurità e si vestì magicamente della sua armatura e di due ali nere come la notte.
Squall rimase interdetto e un pochetto allarmato e infatti in poche mosse e un paio di magie il ragazzo perse i sensi.
Fu in quel momento che arrivò un uomo alto, biondo e sui trenta - Quarant'anni.
-Leon?!- esclamò vedendo il ragazzo a terra. Poi, notando Rose le puntò il dito contro: -Che gli hai fatto? Chi sei?! Sei un heartless?!-
La donna lo guardò come fosse un granello di polvere e fece spallucce, più calma dopo essersi sfogata: -No, non so neanche cosa siano questi Heartless…-
Così la ragazza, vedendolo allucinato ed essendo adesso decisamente più lucida, spiegò la situazione.
L'uomo era Cid. Mentre ascoltava Rose con attenzione prese Leon e se lo caricò sulle spalle, avviandosi verso casa sua.
Apprese quindi che la donna si chiamava Rose e che era un mercenario della terra di Endiness (il suo mondo). Seppe che aveva combattuto una battaglia durissima contro molti Heartless, i quali avevano ucciso due suoi amici e il suo fidanzato e che ricordava di aver perso i sensi poi, risvegliandosi in quella stanza con quel ragazzo lì (e indicò Leon) e quella ragazza là (indicò quindi Yuffie).
Alla domanda di Cid, sul perché avesse attaccato Squall, Rose rispose:
-Chiedo scusa, ma ero spaesata e credevo di trovarmi di fronte a dei nemici...- disse, con un'espressione che più che altro diceva: "ho attaccato perchè avevo voglia...".
-Rose eh? Facile vincere con dei poteri magici… se avessi usato solo la forza avrei vinto io!- la voce di Leon la raggiunse mentre questi si tirava su, dopo aver ripreso i sensi. Non sembrava arrabbiato, solo sorpreso di essere stato battuto così facilmente.
Rose lo squadrò per bene e ghignò:
-Tu? Certo...- mormorò con aria di sufficienza, facendo saltare i nervi al ragazzo, anche se questi non lo dette a vedere per puro orgoglio.
Yuffie servì allora la cena, anche se vista l'ora, le tre di notte, potevano parlare di colazione molto anticipata... o cena molto ritardata...
Dopo essersi scaldati lo stomaco con un bel brodino Yuffie andò a dormire mentre Leon decise di accompagnare Rose a casa sua. Aveva una stanza libera quindi poteva farla dormire lì.
Cid lo guardò semi allucinato ma non disse nulla e dette loro la buonanotte.
Rimasti soli Squall interpellò Rose, dicendole, quasi a fatica:
-Combatti molto bene, devo ammetterlo... e hai una bella spada…-
-Non è una spada, è un ammazza-draghi.- rispose lei a tono, facendo comparire la suddetta fra le sue mani.
-Cioè?- chiese lui a fronte aggrottata.
-L’arma più forte al mondo, e anche l’unica che può uccidermi quando sono trasformata in dragone.- gli aveva rivelato subito un suo punto debole... ma non si preoccupò eccessivamente: Leon le ispirava fiducia...
Il bruno la guardò con attenzione: -Dragone… è quello che sei diventata prima per battermi?-
-Si, io sono la guerriera dell’oscurità, il Cavaliere del Drago Oscuro.- rispose lei, facendo sparire quindi la spada.
Squall stette a rifletterci su e continuò a rimuginarci anche durante tutta la notte e fino al mattino seguente quando, con sua gran sorpresa, si trovò di fronte quegli spostati di Sora, Paperino e Pippo.
  
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