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Autore: Himechan    17/01/2011    0 recensioni
Ci sono persone che sembrano essere parte di noi da sempre. Persone che sembrano appartenerci da un tempo indefinito.
Tratto dal prologo: Forse era stato proprio quella sua specie di menefreghismo ad avermi attirato come una calamita, fattostà che quel mezzo sorriso che ad un certo punto mi rivolse, alzando lo sguardo aldilà del suo interlocutore, a cercare i miei occhi dall’espressione intimidita, rappresentarono, in un certo senso, la mia gioia infinita, e al tempo stesso, la mia più totale distruzione.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brilla una stella

 

 

 Prologo

 

Avevo appena compiuto diciotto anni quando incontrai Janos per la prima volta. In realtà la nostra conoscenza era stata del tutto casuale e completamente inaspettata, ma vedendolo, quella sera alla festa mondana a cui entrambi eravamo stati invitati, senza sapere della presenza l’uno dell’altra, era stato come se dei ricordi, improvvisamente, fossero riaffiorati nella mia mente, ricordi mai sopiti e custoditi in una parte nascosta del mio cuore. In verità, incrociare i suoi occhi azzurri e sbarazzini, era stato simile a riscoprire qualcosa di profondo, delicato e al tempo stesso indimenticabile: perché, per qualche misterioso caso del destino, mi sembrava che quel ragazzo, dall’aria scanzonata e dal sorriso irriverente ed io, in qualche parte del mondo, e in un tempo indefinito, ci fossimo conosciuti da sempre.

Janos non era bellissimo, non in classico belloccio da copertina, comunque. Aveva lineamenti regolari ma non era per niente un adone, eppure la cosa che fin dal primo istante mi colpì di lui fu proprio il viso, e quel sorriso smagliante, irresistibile, da canaglia. Ne avevo visti molti di ragazzi, nella mia seppur acerba carriera di fotomodella, di una bellezza oggettivamente evidente, ragazzi alti, dal fisico scultoreo e dal viso perfetto, eppure mai nessuno mi aveva incantato come lui: lui e i suoi occhi chiari, lui e la sua espressione furbastra e accattivante, lui e il suo modo di fare buffo, spiritoso e incredibilmente adorabile nella sua sfacciataggine. Era poco più alto di me, uno e settantacinque, uno e ottanta forse, e aveva un fisico snello, asciutto, fasciato in un elegante completo scuro che però, nonostante fisicamente gli calzasse a pennello, sembrava andargli stretto: e in un certo senso lui stesso sembrava lievemente insofferente a stare in quei panni formali e ricercati, tant’è vero, che con estrema nonchalance si era allentato il nodo della cravatta e slacciato i bottoni della giacca che lo rendevano la persona seriosa e rispettabile che in realtà non era mai stata, e si era messo a chiacchierare con alcune persone. Perché quello era lo Janos che conobbi io, ragazzina di buona famiglia, educata, raffinata e con un futuro splendente nella moda, in quella fredda serata di gennaio del millenovecentosessantaquattro. Quello era il ragazzo che giocava a calcio e sognava di diventare un campione, che aveva iniziato a tirare i primi calci al pallone in un cortile a due anni, che era rimasto orfano di padre da piccolissimo, ed era il ragazzo che amai con tutta me stessa fin dal primo momento che mi sorrise, inconsapevolmente e io sorrisi a lui, imbarazzata e vagamente a disagio. Io lo avevo notato da subito, non so perché, mentre lui stranamente, almeno all’inizio non mi degnò di uno sguardo. Forse era stato proprio quella sua specie di menefreghismo ad avermi attirato come una calamita, fattostà che quel mezzo sorriso che ad un certo punto mi rivolse, alzando lo sguardo aldilà del suo interlocutore, a cercare i miei occhi dall’espressione intimidita, rappresentarono, in un certo senso, la mia gioia infinita, e al tempo stesso, la mia più totale distruzione.

 

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Angolo autrice: sono secoli che non pubblicavo qualcosa in Efp, soprattutto in questa sezione. Diciamo che ho avuto un'ispirazione lampante e ho voluto sfruttarla. La fic, che non sarà troppo lunga, è già tutta nella mia mente bacata, e spero avrà una pubblicazione regolare.  La storia e l'idea sono ispirati a fatti realmente accaduti (non a me ovviamente, visto che all'epoca non c'ero) ; ultima cosa, gli occhi e il sorriso irresistibile da canaglia appartengono unicamente, nella mia testa, ad Alessandro Roja, malefico, sublime e crudele Dandi della serie di Romanzo Criminale. 

 Per chi non lo conoscesse

Hime


   
 
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