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Autore: KaienPhantomhive    17/01/2011    4 recensioni
Konan: Colei che Veniva da Lontano.
La storia di un amore impossibile, stuprato dalla guerra e dalla menzogna, l'eleganza della morte e l'inutilità della parola.
PainxKonan
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Konan, Pain
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Nota di sevizio: questa fan fiction - l’ho già detto negli avvisi m è meglio ripeterlo (onde evitare malintesi)- potrebbe risultare molto OOC, visto il destino ultimo ufficiale di Konan, oltre che di Pain, Nagato ecc..

Spero che questo non comprometta il buon esito della storia!

Grazie.

 

Like a Paper Rose

 

 

Un canto continuo, lieve, timido riempie l’oscuro boudoir illuminato fiocamente dalle finestre ghermite dagli arabeschi di ferro battuto.

La pioggia -il canto- che accarezza i vetri crea complicate figure, allungando le sue dita lungo i freddi muri di marmo.

Così debole, stanca e quasi maliziosamente soave, siede la donna sulla sua avvolgente poltrona di broccato rosso.

Una mano eburnea e fragile come un foglio di carta sfiora un calice di vetro finemente cesellato, stringendone il sottile fusto d’argento tra le dita  sottili.

Con lentezza meditabonda, il braccio si solleva con grazia e porta la coppa colma di prezioso liquido amaranto alle labbra lucide.

Il labbro superiore si schiude con discrezione, accogliendo la bevanda dal gusto forte e deciso, colmo di ricordi e afflizioni.

Sulle gambe di airone, dita eleganti rigirano una piccola busta sigillata da uno stampo di ceralacca scarlatta, che con severità impedisce la vista del contenuto.

Lei sorseggia lentamente il vino del passato, poi lascia ricadere con molle noncuranza il calice, lasciando che il vetro si sparga sul pavimento di lucida pietra nera.

Porta in grembo le mani e fa come per sfilarsi qualcosa dall’anulare…ma si ferma.

L’anello d’argento e rubino giace ora su un tavolo d’ebano finemente cesellato, rilucendo insolente nella pallida luce di un sole prossimo al crepuscolo, coperto da nubi dense come lana grigia.

La donna non può fare a meno che poggiare morbidamente la piccola testa sullo schienale del suo seggio, lasciando che la chioma di cobalto rifletta come filamenti di zaffiro la luminosità lattescente. Una meravigliosa rosa di carta le orna la nuca.

Cos’è che aspetta, in quella stanza polverosa? Chi le turba il sonno e la veglia, in quella sera di Ottobre?

Colei che Veniva da Lontano lascia che le palpebre dal trucco pesante -cinte di lunghe ciglia corvine- le velino le iridi smeraldine.

Non può attendere oltre. Non può lasciare che i ricordi le fuggano dalla mente, sfumando il passato e sciupando il presente.

Con un gesto deciso, afferra il bordo della lettera priva di destinatario…e ne strappa via l’involucro.

Con un dito lambisce la lucida superficie della foto celata: tre bambini si stringono tra loro, felici. La luce dell’infanzia brilla nei loro occhi e abbonda sulle loro bocche sorridenti. Lei conosce bene l’uomo che ha immortalato quell’attimo ormai così sconosciuto e privo di significato, sperando che prima o poi gli Orfani della Pioggia si sarebbero stretti nuovamente in un abbraccio di vigorosa speranza.

Menzogne.

 

Yahiko…Nagato…

 

La giovane mormora quasi con timore quei nomi esotici e nostalgici.

Una mano -una mano che potrebbe essere sua, ma è mossa da qualcosa di irrazionale- scorre lungo il suo ventre di marmo…la sfiora…e scende viziosa nelle intimità…

Lei è sola, in quel luogo.

Il mondo è fuori, distante, incomprensibile, incompreso ed incomprensivo.

Un leggero rossore sulle gote marmoree suggella il desiderio e la paura.

 

Quanto tempo è passato dall’ultima circostanza in cui ha visto quei volti? O meglio: quanto tempo è trascorso dall’ultima  circostanza in cui ha visto quei volti, quelle espressioni, quella luce?

Un anno, forse? Tre? Venti?Cento?

O magari solo un giorno, o pochi minuti.

L’Angelo di Carta non poteva dirlo, eppure sentiva che il vuoto che li distanziava era abissale.

No, era decisamente passato molto tempo dall’ultima vota che il Giovane dagli Occhi del Cielo aveva tagliato ogni contatto con coloro che le erano sempre stati vicini.

Ma forse…non così vicini.

Nessuno dei due emetteva  più quel fulgore della giovinezza che la avevano abbagliata per molti anni di buio e solitudine. Nemmeno lei era più in grado di riconoscersi.

Infondo, lei stessa aveva accettato di fidarsi del Ragazzo della Foglia, firmando la Fine dell’utopica speranza di una pace duratura nel mondo.

Pace…ma ne era davvero sicura? Credeva davvero in ciò che inseguiva, o era solo un’egoistica e cieca autoconvinzione per chiudere gli occhi ed evitare di affrontare il passato?

 

Tenta ancora di farsi forza in quel tocco capriccioso, nella vana speranza che quelle dita licenziose possano appartenere a loro. Anzi, a lui.

 

Il suono di un campanello interrompe tedioso quel momento.

Lei, sprovvista, indisposta seppur segretamente speranzosa, si volta di scatto e corre al pesante portone che supplica di essere aperto.

Le tremano le mani nello stringere la gelida maniglia d’ottone, ma quella lettera invoca giustizia.

Non importa: gira la maniglia e spalanca senza indugio l’austera porta.

……..

 

Lo sapeva. Lo sentiva. Lo avvertiva. Lo voleva.

Sull’uscio incastonato di un arco a sesto acuto, un giovane indugia ritto sotto la pioggia battente.

Nessuno dei due proferisce verbo, non c’è ne è bisogno.

Quel naso dritto e deciso come un colpo d’ascia, quella mascella volitiva e virile, quella fronte spaziosa, quei capelli ardenti come un fuoco d’estate…tutto ricorda lui.

Ma lo è davvero? Nella penombra, non riesce a scorgere la cosa che più brama e sogna di rivedere.

Così lui, in un tacito accordo, le si avvicina.

E lei vede…vede gli occhi.

Quegli occhi che le avevano strappata la giovinezza, che l avevano rapita e plagiata, costringendola in un mondo di false convinzioni.

Gli stessi occhi magnetici che sperava e temeva allo stesso tempo di aver perso per sempre, di non poter più rivedere.

Gli stessi occhi che l’avevano spinta a fuggire, a migrare come una rondine di carta, altrove: laggiù nella lontanissima Londra, fuori dalle Cinque Grandi Nazioni, lontana dalla guerra e dal mondo corrotto.

 

Nagato…aveva ragione, quel giorno prima della sua morte:Aldilà del dolore, alla fine del mondo, riposa in pace lui…per sempre ti attenderà. Il suo corpo ed il suo spirito non sono corrotti come quelli di Pain, della copia. Quando la mia fine giungerà…tu vattene.”

 

Lui tende una mano verso la sua guancia, seducendola come un petalo di viola.

Ma l’animo della donna è mutato, per esser stato troppe volte stuprato e calpestato ed è insensibile anche ai ricordi ed alle frasi spezzate che le affollano la mente.

I suoi capelli di lapislazzuli ondeggiano violentemente, in quel gesto di paura ed ira mista a piacere e bramosia: si scosta riluttante, gli consegna con dovuta malagrazia la lettera e fugge via -stringendosi nel suo lungo soprabito nero, da cui sono stati rimossi dei ricami scarlatti- nella pioggia e nella nebbia rivelatrice.

Lui la osserva, muto,  sfuggirgli ancora e per l’ultima volta.

 

 

*    *    *

 

 

C’è ancora  uno squarcio di luce, nel cielo plumbeo e gravido di disfacimento.

La donna tarda nell’adempiere alle sue volontà, rimanendo fissa sull’immenso attico del palazzo più alto della città misera e putrescente di vergogna umana.

Lassù nessuno l’avrebbe vista ed ascoltata, così come nessuno l’ha mai tenuta stretta a sé nell’infanzia oltraggiata e violentata dalla folle guerra.

Ha deciso di raggiungere quel luogo isolato e contemplativo con un ultimo sforzo, la sua ultima azione e abilità come Guerriera.

Per troppo tempo qui semplici salti hanno riempito i sentieri di guerra. Non c’è più alcun bisogno di ripeterli, se non per quell’ultimo atto.

La giovane donna contempla nuovamente in una pozzanghera la bambina della foto; ma la bambina è cresciuta, sparita, trasformata. Di lei non è rimasto che un involucro vuoto, bello come la Luna e la Rosa, ma apatico ed inalienabile come solo un foglio di carta può essere.

Colei che Un Tempo Sorrideva si sfila il delicato fiore dai capelli fluenti, lasciando un mare di cobalto sciogliersi e ricaderle sulle spalle.

Fissa la preziosa Rosa di Carta.

 

 

L’Uomo Venuto Per La Donna legge la lettera, inespressivo.

 

 

Lei chiude i petali violetti che le coprono gli occhi che riflettono l’animo, ed i suoi pensieri si fondono con le inconfessabili ammissioni tracciate nella lettera profetica.

Tanta è la contaminazione della nuova vita che la ha ghermita, che nemmeno nei pensieri, le parole le sovvengono nell’antica lingua natale:

 

Yahiko…I’m writing you these words, because I want the pain fades and disappears. In these years, I have tried in vain to find happiness in the poor hope that peace would have purged the world of his curse. But now, that my memories fade slowly like petals of a Paper  Rose, I understand that there is no space for me in this world. The pain can make people understand, but not love.

When I'll go, and my petals will fall, there will be nothing left of me, except the mere sound of a voice in these empty rooms.

 If we ever meet in another life, remember: I will follow you even in the darkest recesses of the ‘cursed world’.

But for now…

 

L’Uomo smise di leggere, non vi era ragione per proseguire con un romanzo di cui si conosceva già la fine. Dagli occhi rivelatori del giovane…sgorgò audace una lacrima dal sapore salato.

 

La Donna sollevò, nel suo primo ed ultimo gesto di libero arbitrio, un palmo al cielo.

Migliaia di pagine, frammenti, lettere di carta turbinarono scossi dal furore di un Amore impossibile e tormentato.

Su ogni frammento di lei una parola d’odio ed una d’amore.

L’Ultima Tecnica? Aveva mentito a sé stessa ancora una volta: questa sarebbe stata l’Ultima Tecnica.

Una lancia immacolata svettò nel cielo marcio, pronta a macchiarsi della Passione e del Piacere. Pronta a macchiarsi di lei.

Chiuse gli occhi, e le gocce di cristallo che sgorgarono copiose dai suoi occhi si fusero nell’indefinita pioggia invernale.

Sussurrò:

 

But for now...

………………

……………....

……………....

……………....

…Shikigami Dance.

 

 

L’Uomo coprì il volto di bimbo abusato con il pesante cappuccio dell’abito a nuvole rosse.

 

 

Lo stesso rosso defluì lento e passionale sul grande attico, lambendo nel suo dolce calore…

...la Rosa di Carta.

   
 
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