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Autore: shuichi chan    18/01/2011    2 recensioni
Perché quel rompi scatole di Italia non si era ancora presentato?
Che stava facendo?
Di solito,lo poteva trovare accanto a lui che blaterava di cose inutili a cui lui non aveva il minimo interesse,eppure quel giorno non era lì a distrarlo,cominciò a preoccuparsi.
Era troppo abituato a ritrovarsi quella fastidiosa ed irrecuperabile nazione tra i piedi, che per ogni minima stupidaggine si metteva a piangere e ad implorare di aiutarlo. Si,era davvero pesante sopportarlo,ma in quel momento,senza tutta quella sua vivacità cominciò a sentirsi solo,e non sembrava per nulla positiva la cosa.
Ma perché si sentiva solo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE:
Questa Fanfiction è dedicata ad una mia amica (per te Kago - Chan ù_ù) , è semplice, molto semplice, come tutte le mie storie in fondo!
Spero comunque vi piaccia, buona lettura XD




Un giorno, un santissimo giorno di tranquillità chiedeva!
Eppure quella palla al piede sembrava non andarsene. Con il suo sorriso ebete e gli occhi socchiusi,continuava a sventolare una bandierina bianca fatta da un candido lenzuolo e a ripetere insistentemente il suo nome: “Doitsu! Doitsu!”.
Lui,essendo un uomo paziente,poteva sopportarlo le prima volte,ma con il passare del tempo cominciò a diventare una vera a propria impresa tenerlo a bada.
Ma non poteva di certo cacciarlo da casa sua, in fondo avevano firmato un contratto come alleati e poi anche se avrebbe cercato di allontanarlo,lui sarebbe tornato indietro; aveva già fatto simili esperienze e difatti non avevano dato risultati positivi.
Orami si stava anche abituando ai suoi modi del tutto anormali, forse pure lui stava impazzendo pian piano.
Il risultato di questo fu proprio il fatto che si stava affezionando a quel combina guai.
Nonostante costui lo distraesse di continuo dai suoi affari politici e militari,non lo lasciasse un minuto in pace e lo esasperasse con le sue infantili richieste,il povero e Ludwig non riusciva ad odiarlo come avrebbe voluto.
Nemmeno lui,che era sempre di mente lucida, riusciva a spiegarsi il perché ogni volta che Italia si cacciava nei guai (e credetemi succedeva molto spesso) lui come un fesso correva per aiutarlo.
Ma quel giorno aveva ben altro a cui pensare,gli impegni si facevano sempre più frequenti ed assillanti,in fondo era divenuto in poco tempo una nazione molto potente e rinomata. Sebbene fosse più temuto che rispettato,cominciò ad arricchirsi e a conquistare sempre più zone dell’Europa,grazie anche al suo nuovo Comandante.
L’ efficienza del nuovo potere politico gli recava molti impegni e per di più si vedeva spuntare sempre più nemici,ma lui era una nazione rigida e coraggiosa,sempre pronta alla guerra.
Seduto alla sua ordinatissima scrivania in legno verniciato sbrigava scartoffie inutili con la massima velocità, l’aria era serena e molto tranquilla,troppo tranquilla,qualcosa non andava.
Perché quel rompi scatole di Italia non si era ancora presentato?
Che stava facendo?
Di solito,lo poteva trovare accanto a lui che blaterava di cose inutili a cui lui non aveva il minimo interesse,eppure quel giorno non era lì a distrarlo,cominciò a preoccuparsi.
Era troppo abituato a ritrovarsi quella fastidiosa ed irrecuperabile nazione tra i piedi, che per ogni minima stupidaggine si metteva a piangere e ad implorare di aiutarlo. Si,era davvero pesante sopportarlo,ma in quel momento,senza tutta quella sua vivacità cominciò a sentirsi solo,e non sembrava per nulla positiva la cosa.
Ma perché si sentiva solo?
Avrebbe dovuto invece sentirsi più tranquillo e sereno senza quel rompi scatole,invece si sentiva tutt’altro che rilassato,anzi era in ansia per lui, come sempre.
Cercò di scacciare quei pensieri che intralciavano solamente il suo dovere, il risultato non fu come sperava. Non riusciva a concentrarsi,continuava invece a formulare ipotesi su dove Italia potesse essersi cacciato. Per due giorni di fila non si era fatto vedere, senza avvisare, senza lasciare nessun tipo di messaggio per non farlo preoccupare, il solito irresponsabile!
Era inutile però, rimuginare sul da farsi, così irrequieto, si alzò, prese la sua giacca verde militare e uscì di casa per cercare il suo alleato.
Pioveva a dirotto,per la fretta si era dimenticato di prendere l’ombrello e così si ritrovò a correre sotto la pioggia come forsennato.
Pensò mentre percorreva una strada a caso, che Italia era solito andare in locali a parlare con le ragazze di argomenti come la pasta e i dipinti. Entrò difatti in un bar italiano dove, un barista piuttosto allegro, stava pulendo qualche bicchiere al bancone.
Si avvicinò a lui molto intontito e irritato,un po’ per la pioggia e un po’ per lo stesso Feliciano.
Il barista notando la sua presenza lo fissò con occhi sgranati, evidentemente intimorito dalla sua stazza e dal suo affare indispettito.
“mi scusi” disse Ludwig cercando di tenere un tono di voce calmo e ponderato “per caso in questo bar è entrato di recente un ragazzo molto più basso di me,capelli rossicci,faccia da fesso e con un ricciolo?”
L’uomo lo squadrò per l’ultima volta per poi rispondere meccanicamente “n-no, mi spiace!”
“ah…Grazie comunque…” rispose Doitsu deluso. Dopodiché uscì dal bar per poi riprendere la sua ricerca.
La pioggia cominciò a diminuire ma lui era ancora bagnato fradicio, cominciò a far sempre più freddo, Ludwig non era certo debole di salute, ma quel senso di spossatezza non era dovuto al freddo o al fatto che i suoi capelli perfettamente lisci in quel momento erano tutti spettinati e gocciolanti,ma al rammarico e dall’ansia che provava nel aver perso la persona più importante della sua vita. In quel momento, dovette ammettere anche a se stesso, che senza quel combina guai la sua vita era vuota e ordinaria. Non aveva mai conosciuto nessuno che fosse stato capace di cambiare così radicalmente le sue giornate, non si era mai affezionato a nessuno in quel modo, non aveva mai amato nessuno in quel modo.
Amore?
Era quello che realmente provava?
Ancora non ne era sicuro, non era abituato a questo genere di cose, ma in fondo che altra spiegazione poteva dare se non quella?
Sapeva in cuor suo che quel che provava per Feliciano,per quanto potesse essere assurdo, era più che una semplice amicizia.
Ed è per quello che lo cercò in capo al mondo, facendo crescere la sua ansia.
“E se gli fosse accaduto qualcosa?” osò pensare, in tal caso non se lo sarebbe mai perdonato, Italia era il solito a cacciarsi nei guai e lui,in un modo o nell’altro lo ha sempre aiutato.
Ormai sembrò diventare il suo compito nei confronti di quel ragazzo, non era un peso,anzi, sembrava lo facesse di istinto,come se fosse naturale.
Ma in quel momento, non avrebbe potuto difenderlo, e forse lo avrebbe perso per sempre.
Cominciò a sudare freddo e la sua ricerca divenne sempre più disperata.

Erano passate due ore da quando era uscito di casa, la pioggia ormai era cessata,ma Germania era esausto. Si sedette su una panchina vicina, ignorando il fatto che fosse del tutto bagnata. Si mise le mani sul viso, disperato, deluso dal fatto che per quanto avesse cercato,non lo aveva trovato da nessuna parte.
Quando, dopo un bel po’ che fissava un punto imprecisato, gli venne in mente un altro luogo in cui Italia andava spesso. Non era il genere di posto in cui avrebbe voluto trovarlo, ma era comunque uno dei più plausibili: la casa di Francia.
Feliciano lo chiamava spesso e volentieri “Nii – San” con tono affettuoso, per lui era sempre un piacere andare a casa di quel vinofilo pervertito, cosa che a Doitsu non piaceva affatto. Ma, piuttosto che trovarlo in un posto isolato,ferito o peggio, preferiva che si trovasse  da Francia, almeno, in un certo senso, era al sicuro.
Senza perdere tempo, si diresse verso la casa dell’ interessato. Era sporco,spettinato,bagnato, del tutto impresentabile, ma non aveva importanza, in quel momento Italia era la priorità.
Suonò il campanello, una,due,tre volte, ma nessuno rispose, eppure le tapparelle erano alzate, anche se vi era tutto buio. Cercò di aprire la porta, fortunatamente la trovò aperta, entrò senza far troppo rumore.
“Francia? Sono io, Germania, sei in casa?”
chiuse la porta e si incamminò per il lungo corridoio.
“Franciaa!” esclamò alzando un poco la voce.
Se in casa non c’era nessuno, perché tenere la porta aperta?
Era piuttosto strano, cominciò ad insospettirsi, eppure sembrava non esserci anima viva;
entrò in salotto e accese la luce, magari si era addormentato lì.


“SORPRESA!!!”

Doitsu sgranò gli occhi e rimase immobile come uno stoccafisso.
Davanti a lui spuntarono dal nulla una decina di persone con dei capellini colorati in testa tutti allegri che gli si avvicinarono.
Si guardò in giro senza emettere alcun suono. La stanza era addobbata di striscioni e palloncini colorati, vi era un tavolo con patatine,bibite e una torta gigante; 
Una festa?
Ma perché?
Italia spuntò da sotto il tavolo e saltò addosso alla nazione.
“Tanti Auguri Doitsuuu!! =w=” urlò con il suo solito sorrisino.
“Italia!” esclamò Doitsu pazzo di gioia, non si rese nemmeno conto delle parole del ragazzo.
Per fortuna era sano e salvo, a casa di Francia, quello stress che lo stava divorando si placò del tutto.
Però, non capì ancora come mai avevano organizzato una festa.
“ma..che ci fai qui? E perché questa festa?” Chiese confuso.
Tutti scoppiarono in una grandissima risata. “Dai Ludwig non scherzare!” rispose Francia
“Ma che state dicendo?” non riusciva a comprendere il loro atteggiamento
“ma Doitsu!” continuò Italia “ che domande sono? Non ti ricordi? Oggi è il tuo compleanno! E questa è una festa a sorpresa!”
“festa a sor….” il povero Germania rimase totalmente spiazzato da quella risposta.
Ma certo! Era il suo compleanno, era così impegnato per il lavoro e così preoccupato per il suo Italia che se n’ era completamente dimenticato. Si sentì un beota, arrossì leggermente vergognandosi di sé stesso.
“su Germania! Non perdere tempo e vieni a festeggiare!” urlò esaltato America vicino al tavolo delle cibarie.
“esatto, Italia ha impiegato ben due giorni per organizzare questa festa” intervenne poi Giappone.
Sorpreso fissò Feliciano che con un sorriso lo stava invitando in mezzo agli altri.
Davvero aveva organizzato tutto lui?
Davvero aveva fatto tutto questo per lui?
Nonostante abbia sbagliato a non avvertirlo per quei ultimi giorni e ad averlo fatto preoccupare le sue intenzioni erano buone,come al solito.
Lui cercava sempre di aiutare,si impegnava al massimo, ma sfortunatamente non dava mai buoni risultati, però quella volta aveva fatto davvero un buon lavoro.
Alla festa Italia aveva invitato tante persone: Giappone,America,Inghilterra,Francia (era casa sua d'altronde), Spagna,Romano,Cina e Russia.
Non capì il perché avesse invitato anche i loro rivali e gente che nemmeno conosceva,ma non si lamentò, si era davvero impegnato e ne fu riconoscente. Sebbene non fosse portato per le feste di ogni genere ammise di essersi divertito, per una volta, non era mai stato abituato a tutta quella gente e a quel caldo tepore. Quello fu il compleanno più bello che avesse mai avuto, grazie ad Italia.

Si fece ormai sera e  tutti ritornarono alle proprie case, anche Doitsu e Felciano dopo aver ringraziato Francia ritornarono nella loro abitazione.
“Doitsu ti è piaciuta la festa?” chiese d’ improvviso Italia
“Si, però…” fissò la nazione con il solito sguardo rigido e arrabbiato “potevi anche farti vedere in questi ultimi giorni, mi sono preoccupato!”
“ma Doitsu io…”
“niente ma! Avresti potuto avvertirmi! Sono rimasto due ore sotto la pioggia a cercarti! Non ho finito nemmeno il mio lavoro! Ti sono riconoscente per avermi organizzato questa festa di compleanno, ma come al solito mi hai tirato matto!”
La piccola nazione non rispose,si limitò ad abbassare la testa a quanto pare deluso.
Doitsu stava per ricominciare la predica quando sentì singhiozzare:
“io…sigh…ti avevo…sigh…avvertito…” cercò di dire Veneziano in preda alle lacrime.
Lo aveva fatto piangere, certo, era comune la cosa, ma quella volta pianse per lui, per colpa sua, e si sentì in colpa.
“Italia…” lo chiamò
“io ti avevo lasciato un biglietto sulla scrivania! Ti avevo detto che sarei stato via per un po’
di tempo e di venire da Francia!”

Scoppiò di nuovo a piangere, quando Doitsu lo strinse forte a se.
“ho sbagliato…mi dispiace…” sussurrò senza nemmeno rendersene conto; non si era mai scusato con lui, non solo perché non ci fu mai una ragione valida per farlo ma anche per il suo stesso orgoglio. Difatti Italia sentendo quelle parole uscite dalle labbra di Germania spalancò gli occhi esterrefatto, le ultime lacrime gli segnarono delicatamente il volto.
Alzò il volto e, senza proferir parola sorrise radiante. Ludwig era sempre stato duro come carattere, era normale che da arrabbiato risultasse così crudele, ma non lo faceva apposta, non voleva spaventarlo, lui lo sapeva.
“I-Italia…” il biondo lo fissò enigmatico.
“non fa nulla Doitsu…” rispose il piccolo Feliciano stringendosi ancor più a lui.
Rimasero pochi secondi stretti l’uno con l’altro quando, alla piccola nazione tornò in mente una cosa.
“Ah Doitsu! Il mio regalo!” esclamò staccandosi dall’abbraccio; velocemente estrasse dalla borsa un foglio.
Glielo porse dal retro bianco, per non fargli vedere subito la sorpresa. Doitsu girò il foglio, e sorrise.
Era un disegno, un semplicissimo disegno fatto con matita e pastelli. Quello che però lo colpì profondamente fu proprio quel che ritraeva: erano loro due, Germania con il suo solito volto serio che teneva una bandierina bianca e con l’altro braccio stringeva le spalle di Italia che costui, teneva un’altra bandierina in una mano e nell’altra un piatto di pasta; lui sorrideva, niente di nuovo.
Era davvero bravo a disegnare, lo aveva sempre pensato, per quanto fosse semplice il regalo, piacque molto, adorava i suoi disegni.
“ Non è niente di che, ma spero che ti piaccia!” disse Italia sorridendo.
Non rispose subito, era ancora concentrato sul disegno, pensò a tutto l’affetto che ci aveva messo per realizzarlo, pensò che mai nessuno gli aveva fatto un regalo simile. Senza parlare strinse di nuovo la nazione tra le sue possenti braccia e poggiò le proprie labbra su quelle di Feliciano.
Forse avrebbe dovuto trattenersi dal baciarlo, forse si era spinto troppo, in fondo non riusciva nemmeno a comprendere i suoi sentimenti, come poteva sapere se Italia non lo avrebbe respinto?
Eppure non riuscì a trattenere il controllo delle proprie azioni,ormai, era troppo tardi.
Sentì le sue labbra, dolci e delicate, gli accarezzò dolcemente il viso per poi sussurrargli in un orecchio “grazie…”
Veneziano si mise una mano sulle labbra a dir poco sbalordito, aveva gli occhi spalancati, le gote completamente rosse e fissava un punto fisso cercando di capire cosa fosse successo e se fosse successo veramente.
Dopodiché rivolse lo sguardo a Germania ancora spaesato,fissandolo.
Lui, dopo aver compreso il suo gesto del tutto spontaneo, si allontanò cercando di trovare una scusa valida per il suo gesto:
“I-Italia scusami! N-Non volevo io…” balbettò il biondo nervoso
“tranquillo Doitsu!” rispose Italia con un sorriso, evidentemente aveva compreso il perché lo avesse fatto, eppure non sembrò averla presa male la cosa.
“lo so che non lo hai fatto apposta! Non ti preoccupare, non è successo nulla” il suo sorriso pareva fin troppo falso.
“ora vado a letto…sono stanco…” fece per andare in camera da letto quando Ludwig prendendolo per un braccio lo fermò.
Non poteva finire così, lui sapeva che quel gesto, anche se fatto senza rendersene conto, aveva la piena intenzione di farlo, doveva per una volta esternare i propri sentimenti, così forse, si sarebbero chiarite molte cose.
“Doits…” Italia fece per parlare ma lo interruppe subito
“ non te ne andare! Non è vero che non lo ho fatto apposta! Ammetto che è stato istintivo ma volevo farlo!” abbassò lo sguardo per non far notare il leggero rossore che gli velava le guance “per me tu sei importate, molto importante…”
Feliciano lo fissò, pensando ancora a quelle parole, non avrebbe mai pensato che Doitsu sarebbe mai stato capace di tali parole, fece una piccola risatina e quando questo alzò la testa lo guardò negli occhi “anche per me sei importante! Davvero!”.
Detto questo si avvicinò, si alzò in punta di piedi e cercando di stringergli le spalle si avvicinò al volto dandogli  un piccolo e tenero bacio. Germania non desistette, gli mise una mano sulla nuca e lo spinse a piano ancor più contro alla sue labbra, lo prese in braccio e questi continuarono.
Le labbra di Italia erano sottili e delicate, ma molto morbide, un invito caloroso da non volersi più staccare. Anche se talvolta sembrava impacciato, forse per l’imbarazzo, non risultò un impiccio per nessuno dei due, vi era un tepore troppo travolgente che sarebbe stato un vero supplizio interromperli. Difatti anche le lingue fameliche di incontrarsi si toccarono delicatamente e si incrociarono, la foga aumentava, ma soprattutto la voglia di continuare e di andare oltre.
I due dopo una decina di minuti si staccarono e Doitsu cominciò a baciarlo sul collo, e a mordicchiargli le orecchie.
“mm..Doitsu..”
Italia si strinse ancor più a lui, così questi prese una decisione e si diresse in camera da letto con il compagno in braccio.
Lo posò delicatamente nel letto per poi andargli sopra e continuarlo a baciare. Nessuno dei due disse nulla, probabilmente non ce n’era bisogno, quella foga, quel batticuore aumentava sempre più, nessuno li avrebbe potuti fermare.
Ludwig senza pensarci troppo, cominciò a sbottonare la camicia dell’amante per poi gettarla oltre il letto. Il piccolo Italia rimanendo a dorso nudo scatenò le voglie del biondo che, famelico, si avventò sui suoi capezzoli. Cominciò a leccarne uno alla volta, mentre con un mano teneva ferma le braccia del compagno, Feliciano si lasciò scappare urletti di piacere sempre più in aumento.
“D-Doitsu..” continuò a chiamare il suo nome con tono eccitato facendo aumentare le voglie del compagno.
Il biondo smise di torturargli i rosei capezzoli e con la lingua cominciò a scendere sino alla pancia, dove vi era i pantaloni, li slacciò accuratamente,glieli sfilo e, gli baciò teneramente i boxer.
Italia mugugnò qualcosa di incomprensibile, in risposta a quei bacetti, si spinse con il busto per fargli capire che voleva di più, Doitsu colse a pieno la richiesta.
Lentamente gli sfilò i boxer e poggiò le labbra sulla calda erezione del compagno. Essendo la prima volta cercò di non essere troppo rude e cercò di andarci piano, leccò accuratamente la punta, bagnandola completamente, subito dopo scese seguendo pian piano tutti i nervi fino in fondo per poi risalire. Quei piccoli mugoli divennero gemiti chiari e cristallini, si aggrappò alle coperte estasiato, aveva la lacrime agli occhi e un po’ di bava pareva scendere sul collo.
Ludwig sentendolo ansimare la smise di leccare e cominciò a pompare aumentando poco a poco il ritmo. Quell’eterna estasi non finì sino a quando il piccolo Italia non venne.
Il respiro affannoso e il suo intero corpo si rilassarono, il suo compagno lo baciò di nuovo e lo strinse.
“ Doitsu ora tocca a me!” esclamò ridendo
“mh?” Germania non capì che intendeva, ma subito intese quando lo vide che cercò di alzargli la canottiera e cominciò a baciargli teneramente i pettorali. Sorrise, carezzandogli i capelli, i baci scesero sino ai pantaloni che Feliciano cercò di slacciare.
“Italia, non vorrai…?”
Il ragazzo annuì, e, dopo avergli slacciato i pantaloni e avergli levato anche i box cominciò a leccare il seme dell’ altro cercando di imitarlo; difatti cominciò subito a leccare per poi infilarlo in bocca.
Il respiro del biondino si fece sempre più intenso e cominciò ad ansimare, sebbene per Italia fosse la prima volta, anche se un po’ impacciato se la stava cavando molto bene. Era delicato e riusciva  a scorgere quel velo di rossore che aveva sulle guance. Gli premette la testa per farlo andare un più a fondo. Italia continuò finche Germania non arrivò al culmine:
“sto per ven….”
Il ragazzo si scostò immediatamente per lasciarlo venire, i due si baciarono di nuovo.
Nudi entrambi uno sopra l’altro ad assaporare per l’ennesima volta il gusto delle loro labbra e delle loro lingue, a quel punto non c’era più nulla da trattenere e si lasciarono completamente andare.
Doitsu si alzò e, senza dire una parola prese il compagno con forza e lo fece girare mettendolo in ginocchio. Non aveva con se nessun tipo di lubrificante, così infilò due dita in bocca al povero Italia che fu costretto a leccarle, dopodiché con una di queste lo penetrò. Cominciò a muovere l’indice pian piano cercando di farlo abituare.
Dopo quel dolore causato dalla penetrazione, cominciò a sentire un dolce piacere che lo fece ansimare sempre più forte. Si aggiunse un dito e Feliciano gemette sempre più , non aveva mai provato nulla del genere, era troppo strano, troppo anormale, troppo eccitante.
Germania tolse finalmente le dita, cosa che irritò a poco il compagno voglioso che continuasse, ma in sostituzione vi infilò la lingua facendogli provare ancora più piacere.
Con una mano cercava di tenergli allargato il sedere e con l’altra afferrò l’erezione e cominciò a muoverla, facendo venire il suo uke un' altra volta.
Non gli permetteva un attimo di tregua, era assetato del suo corpo, voleva possederlo fino in fondo, cercò di fermarlo invano, anzi, quella richiesta così poco convinta fece fremere Ludwig ancor più che, con impeto lo fece stendere a pancia in su e gli alzò le gambe allargandogliele.
“Basta..ti prego…” ci provò un ultima volta, ma Doitsu non volle ascoltare. Gli allargò ancor più le gambe e lo penetrò. In quel attimo Italia si lasciò scappare un urlo eccitato sgranando gli occhi, sentì che si muoveva dentro di lui, prima piano e poi sempre più veloce e impetuoso.
Entrambi gli amanti erano circondati da un’aura esaltante, i caldi respiri che si mischiavano assieme ai gemiti ripetuti, il sudore, i corpi uniti in uno, i movimenti bruschi che lasciavano scie di dolore e di piacere mescolati, i baci insistenti ed infine raggiungere il culmine del piacere. Doitsu fu alquanto sorpreso nel vedere come tutto quello stress accumulato in quella settimana si era placato in una sola serata, non si era mai sentito così sereno e così realizzato.
La foga dei due si calmò e i respiri rallentarono, i due si strinsero, coccolandosi nell’oscurità di quella notte placida.
“Doitsu..?” lo chiamò Veneziano
“si?” rispose fissandolo
“grazie…” si strinse ancor più.
Come risposta gli baciò teneramente la fronte, non sapeva che dire, anzi, non voleva dire nulla, quello che era successo valeva più di mille parole,entrambi lo sapevano, il loro ormai esplicito affetto non aveva bisogno di altro per esprimersi. Chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi, era stanco, era stata una giornata piuttosto faticosa, e doveva assolutamente riposare…
“Doitsu?” lo chiamò di nuovo
“mh?” mugugnò ancora ad occhi chiusi
“sono felice con te”
“anche io, ora dormi” rispose in uno sbadiglio, finalmente poteva riposare.
“…Doitsu?”
strizzò gli occhi per il fastidio, “che c’è ancora?” rispose seccato
“ti amo…”
Spalancò gli occhi per l’inaspettata risposta, non si aspettava una tale dichiarazione così presto, ne fu davvero felice, lo strinse ancor più e gli diede un ultimo e passionale bacio sulle labbra.
“anche io Italia”
Feliciano sorrise, gli diede la buona notte e cadde subito nel sonno. Doitsu lo seguì subito dopo incantato ancora da quelle parole.

..

….
……
tuu..tuu..tuu..tuu...
“pronto?”
“Nihon Nihon! Non sai cosa è successo ieri sera!”
urlò Italia al telefono
“ Ohayo Italia, cosa è successo?”
Non gli rispose e si limitò a ridere
“cosa Italia?”
“ho fatto sesso con Germania!”
esclamò esaltato
“ma…” non sapeva che rispondere dallo shock
“non sei felice?”
“em…certo!” mentì ancora scandalizzato
“sai abbiamo fatto…” stava per spiegargli ogni singolo particolare, senza intenzione di tralasciare nessun dettaglio, quando sentì una voce infuriata urlare il suo nome
“scusa Giappone ma devo scappare, Doitsu ha sentito quello che ti ho appena detto ed è infuriato Ciao!”
tuu…tuu…tuu…

FINE.
  
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