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Autore: Gringoire    18/01/2011    6 recensioni
Sa che ormai Jude non fa nemmeno più caso a queste sporadiche apparizioni della sua parte Stark, ha imparato ad amarle come ogni suo minimo difetto.
E sa che quelli si che sono tanti e difficili da sopportare.
Come immaginava, sente Jude ridacchiare, sicuramente con gli occhi lucidi, chiuso magari in bagno per non farsi sentire da Sienna.
E poi arriva.
Il pugno nello stomaco.
“Mi manchi.”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Three days, three hours, three minutes

Non sono tanto normale, ma un angolino devo pur averlo anche io:
Ebbene si, questa volta appaio ad inizio capitolo solo per dirvi di leggere con questa in sottofondo. E’ colpa sua se è nata questa cosa trita e ritrita della telefonata, prendetevela con lei se vi fa schifo e non è originale ù_ù

- J

 

 

 

 

 

Three days, three hours, three minutes


Il telefono squilla.
Le tre del mattino.
“Back in black” alle tre del mattino.
Di certo non la canzone migliore per svegliarsi.
Quasi si ribalta sul pavimento, per quanto velocemente si volta ad afferrarlo.
E’ già perfettamente sveglio nonostante l’orario, ha una ripresa micidiale.
Ignora il mugugno di Suze, accanto a lui, chiedendole perdono mentalmente, ma c’è veramente troppa gente importante che potrebbe avere bisogno in quel momento.
E proprio quella mattina Indio è partito per quel viaggio che programmava da mesi, in Italia.
Non si disturba nemmeno ad accendere la luce, sblocca lo schermo con un colpo secco del pollice e si porta il cellulare all’orecchio.
“Pronto?”
E’ preoccupato, ovviamente.
Dall’altro lato solo sospiri profondi.
Si rilassa, chiudendo gli occhi e abbandonando la testa sul cuscino.
E’ ovvio che non è Indio.
Ma sa perfettamente chi è.
Susan si volta, incosciente, accoccolandoglisi sul petto.
Decisamente momento sbagliato.
Cerca di scivolare lentamente dalla sua stretta senza doverla svegliare di nuovo e scende dal letto. Non recupera nemmeno le ciabatte, esce dalla stanza in punta di piedi con le gambe dei pantaloni che strisciano sul pavimento e la canottiera sottile che non riesce a fermare l’aria, quando esce sul balcone del salotto.
Dall’altro alto ancora silenzio.
Si porta una mano tra i capelli, scompigliandoli, passando poi ad accarezzare il pizzetto.
Si sdraia sulla chaise-longue lì accanto, in attesa, e chiude gli occhi.
La brezza di Malibu gli accarezza il viso, mentre la luna illumina il tatuaggio sulla spalla destra.
“Rob…”
Sorride.
Finalmente si è deciso a parlare.
“Jude.”
Sussurra nella notte, sussurra alla stessa luna.

Honey why you’re calling me so late?
It's kinda hard to talk right now
Honey why are you crying? Is everything okay?
I gotta whisper 'cause I can't be too loud

 

Di nuovo aspetta sia lui a parlare.
“Ti ho visto, l’altra sera. Ai Golden Globes.”
La voce gli trema.
“Sei stato fantastico, hai fatto ridere tutti. Ti adoravano.”
Trema si, ma sa che sta sorridendo, contemporaneamente.
Sorride. Non può farne a meno.
“Oh, grazie, Judsie. Ora che ho la tua approvazione sto molto meglio.”
Sa che ormai Jude non fa nemmeno più caso a queste sporadiche apparizioni della sua parte Stark, ha imparato ad amarle come ogni suo minimo difetto.
E sa che quelli si che sono tanti e difficili da sopportare.
Come immaginava, sente Jude ridacchiare, sicuramente con gli occhi lucidi, chiuso magari in bagno per non farsi sentire da Sienna.
E poi arriva.
Il pugno nello stomaco.
“Mi manchi.”

 

Well, my girl's in the next room
Sometimes I wish she was you
I guess we never really moved on
It's really good to hear your voice say my name
It sounds so sweet
Coming from the lips of an angel
Hearing those words it makes me weak

 

Come ogni volta, quando si separano, è una sofferenza, sentirlo al telefono con quella voce.
Sono rare le occasioni per sentirla, ma ogni volta non è nulla di piacevole.
Il più delle volte, quando erano insieme, era dopo una litigata particolarmente violenta con il mondo in generale o con lui in particolare.
Ed era sempre un “abbracciami” quello che sentiva.
Vorrebbe dannatamente farlo; mandare un abbraccio alla luna sperando gli infonda un minimo di quel calore.
Nota la scia di un aereo, in cielo, accanto alle stelle.
“Anche tu.”
“E dire che le riprese sono finite da si e no un paio di settimane.” Cerca di sdrammatizzare, Jude, lo sente provarci con tutto il cuore, ma se c’è una cosa che non gli riesce è scherzare quando piange.
Non ci è mai riuscito, per quanto ci abbia provato.
O almeno, non ci è mai riuscito con lui.
Tre giorni all’inizio del tour promozionale, tre fottutissimi giorni.
Sta contando le ore, i minuti, i secondi, i respiri.
Dopo qualche secondo avverte un singhiozzo in sottofondo.
Tre giorni e potrà abbracciarlo e tenerlo stretto fino a che non gli cadranno le braccia.
Tre giorni, tre ore, tre minuti.
Prova lui questa volta, cercando di trasmettergli sicurezza.
“Tre giorni, Jude, tre giorni.”


   
 
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