- Draco sedeva sul divano della sala comune dei Serpeverde con una sigaretta
in mano e le gambe accavallate come l’uomo di classe che sapeva di essere.
- Al suo lato Pansy gli accarezzò la coscia lasciva facendolo sorridere di
sbieco, ma Draco non la degnò di un solo sguardo.
- Era troppo impegnato a pensare che invece delle mani lunghe,rudi e laccate
di rosso di Pansy ci fossero mani più sottili, calde, leggere e timide.
- Granger.
- Un sorriso che non si sarebbe dovuto aprire sulle sue labbra si fece strada
al ricordo di lei che, piena di neve, solo la sera prima, lo aveva guardato con
gli occhi da cucciolo di cerbiatto seria.
- Lui l’aveva fissata dall’alto della sua postazione nella finestra della sua
stanza per poi farle un lieve cenno del capo come per salutarla.
- Non l’aveva mai salutata, pensò, l’aveva sempre e solo insultata eppure
quella volta aveva sentito il bisogno di farle sapere che lui conosceva la sua
esistenza al mondo.
- Chiuse gli occhi mentre la mano delle Parkinson gli arrivava fino sopra il
cavallo dei pantaloni; la bloccò.
- Senza dire niente si alzò sbuffando e buttando la cicca della sigaretta a
terra senza curarsi di spegnerla. Fece un segno a Pansy come per chiederle di
farlo lei al suo posto e lei annuì. In meno di due secondi la ragazza era a
quattro zampe a cercare a tentoni la sigaretta sotto il divano di pelle verde e
Draco, dopo averla guardata per poco, si accinse a salire le scale del suo
dormitorio.
- Ancora quel nome in testa.
- Granger.
- Granger nel suo cappotto viola,
lungo fin sotto le ginocchia e sobrio eppure così eccitante.
- Lo aveva toccato nell’animo con il
suo volteggiare allegro, con il sorriso che gli aveva rivolto e con quella
smorfia superiore degna di una Serpeverde.
- Eppure lei era una
Grifondoro, Mezzosangue per lo più.
- Raggiunto il suo letto a baldacchino
vi si lasciò andare sopra toccando con i crini ancora bagnati dalla doccia che
aveva fatto poco prima la stoffa del cuscino.
- Sbuffò.
- Gli doleva la testa e allora chiuse gli occhi.
- Granger, cazzo, sempre e solo lei.
- Granger.
- Probabilmente il suo era solo un istinto fisico dovuto alla bella
corporatura di lei, al suo essere magra e formosa.
- Bella, forse, anche se era una Grifondoro.
- Si strinse il cuscino forte alle tempie come per voler scacciare quel
pensiero.
- Lui era un Malfoy, lui non provava sentimenti eccetto l’odio, il rancore,
il piacere carnale o quello sadico.
- Lui provava godimento a vedere gli
altri patire specialmente se questi erano di sangue impuro, specialmente se
questi erano come la Granger.
- Eppure lei era … diversa.
- L’aveva sempre odiata, odiata nel
senso crudo del termine.
- L’aveva derisa, criticata, offesa,maltrattata e anche molestata
psicologicamente a volte eppure ora se chiudeva gli occhi e pensava a lei vedeva
riflessa nella sua mente solo l’immagine di un cappotto viola, di capelli
castani al vento e di occhi chiusi, dolci, ballerini.
- Hermione Granger era diversa ai suoi occhi ora; non era più accompagnata
nelle sue immagini con quei immancabili pezzenti di Potter e Weasley.
- Aprì di scatto gli occhi mettendosi a sedere e toccandosi la fronte
imperlata di sudore.
- Doveva sfogarsi.
- Necessitava di provare piacere e
quel piacere glielo avrebbe dato solo Pansy, pensò.
- La chiamò a grande voce, quasi con rabbia e lei venne come sempre.
- Draco sorrise.
- Si avvicinò e la baciò rude e quasi con ribrezzo perché non era lei quella
che voleva.
- Il suo corpo l’aveva stancata, il suo sapore anche.
- Lui voleva altro.
- L’immagine appagata di Parkinson gli dava il disgusto e allora chiuse gli
occhi, come sempre.
- Sorrise.
- La baciò d’impeto, con trasporto sul collo facendola piegare sotto i suoi
tocchi.
- Sorrise più forte.
- Le toccò la schiena lì, dove sapeva che le donne avrebbero ceduto e infine
le spostò i capelli per avere accesso alla sua mandibola,alla clavicola.
- Aprì il vestito che scivolò ai suoi piedi e si ritrovò a sorridere come uno
scemo, come l’ebete che sapeva di essere ma che non voleva diventare.
- Davanti a lui non vi era nessun cappotto viola, nessuno sguardo dolce e
carico di innocenza.
- Hermione Granger non era tra le sue braccia.
- S morse i denti chinandosi nuovamente su Pansy rabbioso e furente,poi
richiuse gli occhi.
- A volte bisognava solamente sapersi accontentare e vivere tutto con la
forza della fantasia; solamente volendolo.
- Draco immaginò di avere accanto a se un indumento viola che scivolava lento
su gambe toniche e seno perfetto, poi un volto magro e candido che invocava il
suo nome.
- Un volto che non era quello di Pansy.
- Sospiro tuffandosi tra le sue labbra e infine sorrise.
- In quel momento voleva solo avere la Granger accanto a se per poter placare
il sentimento di rabbia che aveva e per potersi sentire forse più completo.
- Anche se sapeva che così non avrebbe ottenuto niente continuò la sua azione
tanto cattiva e selvaggia facendo male e facendosi male.
- Dentro il suo cuore non provava agevolazione, dentro la sua mente
l’immagine non sbiadiva.
- Un sorriso caldo e rigenerante albergava nei suoi pensieri e per quanto lui
decidesse di cacciarlo via non ci riusciva.
- Non era amore, lo sapeva, un Malfoy non avrebbe potuto amare ma Draco era a
conoscenza che quel interesse che provava non era un solo e semplice piacere
carnale.
- Era qualcosa di molto più profondo.
- Sorrise incurante di Pansy, incurante del mondo, incurante di tutto.
- Provava rabbia, provava rancore, provava odio
e non riusciva mai a sentirsi completamente pieno e pacifico con se stesso.
- Era in collera con tutto quello che lo circondava e ovunque andasse sentiva
costantemente il desiderio di distruggere e urlare, di fare del male.
- Lui era stato creato per quello,
dopotutto; come tutti i Mangiamorte lui era quello.
- Eppure guardando la Granger,
osservandola ballare e vedendo come bello fosse il mondo attraverso i suoi
occhi aveva provato agevolazione.
- Invidia.
- Già, si disse, il suo non era amore la sua era solo invidia per non poter avere
quella spensieratezza, quel sorriso.
- Draco si illuse di aver messo a
tacere quel pensiero nella sua testa, di aver concluso quel capitolo della sua
vita ma anche lui sapeva che non era così.
- Scosse la testa e strinse forte gli occhi cercando di calmare il suo cuore
affranto e veloce.
- Sorrise, respirò affannosamente e aprì gli occhi veloce rimanendo deluso
nel profondo.
- Respirò forte e si alzò da terra con sguardo grigio e offeso guardandosi
intorno alla ricerca di un oggetto che potesse fargli capire che quello fosse vero.
- Non lo trovò.
- Si diresse verso il letto lasciandosi cadere sconsolato di peso e posandosi
una mano sul petto fece sì che un gemito uscì dalle sue labbra.
- Non era un gemito di piacere ma un verso di acuto disprezzo perché intorno
a lui, tra il corpo appagato di Pansy e
i vestiti smessi di entrambi, non vi era nessun cappotto viola o il profumo di
quella dolce sconfitta.
- Salve a tutti. Questa è la prima stora che scrivo con un tema simile. Spero
di esserci riuscita. Qui volevo descrivere un Draco affranto, come penso sia
stato.
- Penso che almeno una volta nella sua vita abbia fantasticato su Hermione
specialmente dopo il quarto anno, al ballo del ceppo.
- Questo è il sentimento di Draco- amore, per chi non avesse capito- che lui
tramuto in invidia.
- Ma non lo è.
- Draco vive di un cappotto viola, di un sorriso e di occhi castani
brillanti.
- Lui vive di Hermione, ma è troppo Malfoy per rendersene conto.
- http://www.facebook.com/profile.php?id=100001995729707&sk=wallPer
chi volesse ho creato questo accaunt di face book dove metterò anche spoiler e
chissà- se vorrete- immagini e continuazione di questa storiella