« Oramai sarà diventato freddo. » La donna arriccia le labbra, alzando lo sguardo dal giornale per osservare il suo interlocutore sedersi davanti a lei, come se qualcuno gli avesse dato il permesso di farlo. « Il suo tè intendo. »
Se si tratta di un modo bizzarro per abbordarla è indubbiamente di pessimo gusto. Ha gli occhi affilati come una ghigliottina quando gli risponde.
« Diverse persone mi vogliono male. » Afferma riprendendo a leggere l’articolo interrotto. « Solitamente aspetto che qualche seccatore si avvicini per offrirgliene un sorso e controllare che non sia avvelenato. Ne vuole un po’? »
Alza di nuovo lo sguardo soltanto per gustarsi l’espressione imbarazzata sul volto dell’altro, ma lui, invece, sorride.
« Anche io non mi fido delle persone. » Riprende l’uomo, ignorando l’ostilità di lei. « Specialmente di quelle che si chiudono in un locale così buio quando fuori è bel tempo. Mi danno l’impressione di gente che sta scappando da qualcosa. » Afferma.
Le mani della donna si stringono con forza impulsiva sulle pagine del giornale ed è soltanto in quel momento che riesce a vedere il luccichio del distintivo nascosto sotto alla giacca.
« Mi domando cosa ci sia di male nel voler bere un tè caldo. » Lei cerca di mantenere la calma, pur consapevole del fatto che bluffare le servirà a poco; continua a fingersi impassibile, ma la luce affilata dei suoi occhi si è già spenta.
« Il suo tè si è raffreddato, madame. » Afferma grave lui alzandosi e invitandola a fare lo stesso. « Credo sia ora che lei mi segua. »
La donna obbedisce, si aggiusta la gonna sgualcita e riprende il soprabito.
« Mi tolga una curiosità agente. » Domanda con una punta di malizia. « Da quanto tempo voleva pronunciare una frase ad effetto come questa? »
Lui non reagisce al sarcasmo, aspetta che sia lei a porgergli i polsi, poi la accompagna fuori, quasi con cavalleria.