Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Silvar tales    18/01/2011    7 recensioni
La sua vita era finita.
Cosa poteva esserci dopo?
Altre vite di altre persone, altri corpi calpestati e usati, altre guerre, altri mostri, altre chimere.
E un fiore di loto in riva al loro stagno.
“Deidara...”
Deidara è fuggito avanti.
Deidara se n'è andato, come un cerbiatto spaurito ha compiuto i suoi ultimi balzi leggiadri nel corso di questa vita.
È fuggito avanti.
Sarai capace di vederlo?
[Prima classificata al contest "Rock 'n Roll, Naruto!" indetto da GreedFan]
Genere: Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

posz

pyaoi pveloc


Autrice:
Silvar Tales (sul sito); Deidaradanna93 (sul forum).

Titolo: Appendici - storie sepolte -
Personaggi / Pairing: Sasori / Deidara
Rating: Arancione
Warnings: yaoi; what if?; one-shot; missing moments; lime; nonsense
Canzone scelta: Black Sabbath - Heaven and Hell
NdA: Ho deciso di non inserire frasi della canzone all'interno del testo, o allegate a ciascuno dei capitoli o delle parti interessate. Spero che sia riuscita comunque a rendere il significato.
Questa è la mia prima vera e propria nonsense, e credo che sia davvero tanto nonsense. Anche se un senso, in fondo, ce l'ha. Ho diviso la one-shot in capitoletti, ma non per questo mi sento di chiamarla una long-fic, non so, spero solo che non sia una struttura un po' troppo confusonaria! Beh, un po' lo è di certo visto che la stessa trama è confusonaria, o meglio, è nascosta. Tutti i paragrafi che non portano il titolo di “heaven” o “hell” -ad eccezione dell'epilogo- sono ambientati nel passato, durante la vita -diciamo così, terrena- dei due protagonisti.
A proposito dei protagonisti, questa volta non ho proprio potuto fare a meno di usare loro due.
Non solo perché è la mia coppia per eccellenza, ma anche perché ho sempre paragonato Deidara a un angelo e Sasori a un demone, soprattutto per il loro aspetto. Pensando a loro due come coppia, mi piace quindi notare questa coincidenza.


Appendici

- storie sepolte -

Appendice 1 - Vetro

Ricordi ancora, le stelle del cielo?”
Odiava essere scambiato dagli altri per uno che amava i sentimenti.
Lui amava ben altro, ciò che era altro dal mondo disordinato in cui viveva.

Ricordo gli occhi dolci, e la tua guancia”
E una lacrima nera a bagnarla.
Il segno del nulla.
Nessuno ad ascoltarlo, e il nulla ancora a rispondergli riflettendo la sua domanda.

Specchio...”
Ciò che era fatto di vetro, e che lo stava fissando.
Amore, vita, e il risultato sfumava nel nulla.
Qualsiasi addizione conduceva al nulla.
Tutto si semplificava, tutto diventava uniforme.
L'immagine di qualcosa che non teneva più nelle braccia, ma nei ricordi.
Qualcosa che voleva distruggere anche dalla sua testa, per nobilitare il suo trapasso.
Una voce che gli urlava.
Sasori, qualcuno ti sta chiamando. Abbandonalo e vai in quella direzione, che illumina la tua strada. Forse chissà, girovagando, lo ritroverai. Ma non lo riconoscerai.
Il tempo esemplifica la realtà, e lui non può fare a meno di rivestire la propria pelle di ciò che conteneva dentro. Sarai capace, Sasori, di vederlo?

Stringeva in pugno quel pezzo di stoffa, si tagliava la pelle con il ferro graffiato.
Tutto ciò rimane. Tutto ciò ancora si deve compiere.
Lo specchio lo guardava ancora, sbeffeggiandolo, chiarificandogli la sua debolezza.
Era finito.
La sua vita era finita.
Il libro della sua psiche gli raccontava tante storie, che faticava a mettere assieme, che faticava a dargli un senso.
La loro vita, i loro giorni, il loro tempo, erano finiti.
Cosa poteva esserci dopo?
Altre vite di altre persone, altri corpi calpestati e usati, altre guerre, altri mostri, altre chimere.
E un fiore di loto in riva al loro stagno.

Deidara...”
Deidara è fuggito avanti.
Deidara se n'è andato, come un cerbiatto spaurito ha compiuto i suoi ultimi balzi leggiadri nel corso di questa vita.

È fuggito avanti.
Sarai capace di vederlo?



Appendice 2 - Heaven

I suoi sogni derubati erano il pegno per quei corridoi, brillanti di sole.
Qualcosa che assomigliava al sole, oppure una luce ancor più fastidiosa.
Un'eterea figura femminile piroettava alla fine di quel tunnel, che collegava il grigio della vita che stava lasciando a quello sgradevole mare di bianco. Era davvero sicuro di volerla raggiungere? Era davvero sicuro di voler lasciare ciò da cui effettivamente stava fuggendo? Perché, nonostante tutto, qualcosa nel suo istinto gli diceva che, in ogni caso, non avrebbe potuto decidere. E che quello che si stava lasciando alle spalle, qualunque cosa fosse, lo stava lasciando per sempre.
Non avrebbe potuto decidere.
Il grigio da cui era risalito, era la sua vita? Erano i suoi sogni incompiuti?
Erano quelle cose che avrebbe voluto realizzare, e lui era quella persona che avrebbe voluto mostrare al mondo. Ma ora, vagava verso una meta ignota, e anche si lasciava dietro una partenza indistinta.
Da dov'era giunto? Qual era la sua destinazione?
Non lo sapeva, ma non poteva far altro che avvicinarsi alla figura che intravedeva, attraverso quei corridoi dorati. Negli infiniti specchi a parete, riconosceva un corpo.
Un corpo alto, muscoloso e proporzionato; due occhi celesti, una cascata di capelli biondi.
Quello poteva essere stato il suo corpo? Non lo ricordava.
Non ricordava il suo nome, il suo corpo, la sua storia. Era come se fosse nato di nuovo.
Forse, era così.
Forse, la landa grigia da cui proveniva, dove aveva trascorso un'esistenza, non era altro che un punto di partenza per un altro inizio. Ma quale?
La donna evanescente lo guardava dall'alto, fondendo i loro occhi. Qualcosa le avvolgeva il corpo nudo, di estremamente spumoso e ampio. I capelli erano avvolti in battuffoli candidi sulla nuca, i suoi piedi invece, sparivano nel pavimento di cielo. E lei piroettava senza mai fermarsi, senza però mai distogliere gli occhi da lui.

Deidara”
Sentì, nella sua testa.
Improvvisamente, si ricordò del suo nome.

Angelo”
Sentì una seconda volta la sua voce, pronunciare un'ultima menzione.
E le porte che aveva di fronte, si aprirono. Abbandonò così la stanza degli infiniti specchi, e nel passare, lasciò un altro pegno.
La figura aveva distorto i piedi, e nella piccola voragine sotto di lei, scorse sangue.
Diretto a un mondo inferiore.


Appendice 3 - Hell

Due cose ricordava, e non era ben sicuro di quale delle due l'avesse condotto alla fine.
Un veleno che si insinuava nei tessuti del suo corpo, bevuto di propria volontà. Gli aghi che gli bloccavano il respiro, le ghiandole che s'ingrossavano e poi inevitabilmente cessavano di funzionare. Il battito cardiaco che, alla fine di una dolorosissima quanto breve agonia, moriva. Cosa l'aveva condotto al suicidio?
Non ricordava. Solo gli sembrava assurdo che lui potesse commettere un atto del genere.
Ma poi, ricordava un'altra cosa.
Correva su un campo di battaglia, su un terreno minato di ferri incrostati di ruggine e cadaveri. Correva, e non verso l'attacco. Anzi, rammentava ancora ora la sgradevole sensazione della fuga disperata. Poi veniva braccato, e una volta raggiunto, lo sapeva, era la fine. Ricordava che in un attimo rovinava a terra, investito dall'enorme forza della belva aizzata, che subito scovava il collo e glielo azzannava, affondando con impensabile capacità i lunghi canini nella carne. L'ultimo ricordo, il rumore di ossa strappate fuori dalla pelle lacera, e il ringhio della bestia soddisfatta, che se ne cibava.
Uno scontro andato male, probabilmente. Era quello, che gli aveva donato la morte?
Perché di morte si trattava, ne era certo.
In quell'aria venefica non c'era traccia di alcun soffio vitale.
Giungeva in una landa grigia, pregnante di anime carbonizzate.
Davanti a lui, una gola di roccia partoriente gettava allo sbaraglio centinaia di corpi anonimi.
Ciò che essi vedevano, una volta usciti dalla cavità, era l'inferno.
L'inferno nella sua veste di calma incontenibile, estesa su una landa assurda da contemplare per un occhio umano, dove non si percepiva nemmeno il più esile soffio di vento. Tutto era stabile, e soffocante.
Foglie bianche, o batuffoli di cotone sgretolato, volteggiavano, spinti da un respiro che non esisteva.
Lui si guardò intorno, non capendo.
Non aveva percorso la stessa strada che era riservata a tutte le comuni anime. Non era uscito dalla galleria, era di fronte ad essa, e sulla spalla teneva un'insolita arma, che reggeva con il braccio destro. Una lancia, dalle eleganti fattezze.
Si toccò la schiena, e sentì due ali piumate richiuse contro il suo corpo, che scendevano fino a toccargli le cosce nude.

Sasori”
Guardò istintivamente in alto, non capendo da che parte provenisse la voce. Si accorse solo in quell'attimo che su quella terra scorrevano fiumi di sangue, provenienti dall'alto, da un mondo superiore. S'insinuavano tra le rocce lucide, correndo come torrenti in piena nelle piccole gole e nelle varie gallerie, per poi saltare come cascate su altri anfratti, formando pozzanghere rosse nelle depressioni della parete.
Era uno spettacolo agghiacciante, ma stranamente non gli diede alcun effetto.

Sasori”
Chiamò ancora la voce. Capì allora che proveniva da dentro la sua testa.
Sasori... era quello il suo nome? Non ricordava...

Demone”


Appendice 4 - Sera

Deidara?” Ancora lo cercava.
Avrebbe dovuto allontanarsi da lui. E invece no, lui lo attraeva da morire. E allora, ancora lo cercava.
Avanzò a piedi nudi sulla passerella di legno, che dava sullo stagno.
Era sera.
Ogni cosa era colorata di soffusi riflessi bluastri, la quiete era immersa nei canti degli uccellini notturni, e nel mansueto moto delle acque, animate dallo scrosciare di una piccola cascatella. Quell'angusto luogo si trovava sul retro di un semplice albergo montano, e loro si trovavano lì per riposarsi da una semplice missione di ricerca.
Deidara era seduto a gambe incrociate sullo scalino di legno chiaro. Con un dito sfiorava la superficie cristallina dell'acqua, rompendola in mille cerchi concentrici. Sasori gli si avvicinò, sedendosi cauto al suo fianco.

Che vuoi?” Chiese lui, un tantino sgarbato. “Niente” si affrettò a dire l'altro, scuotendo appena la testa e abbassandola.
No, non l'avrebbe perdonato per quello che aveva fatto. Anzi era stato uno stupido anche solo a sperarlo.

Deidara?” Tentò di nuovo, per poi riscoprire dolorosamente gli occhi del ragazzo lucidi.
Non avrebbe mai voluto questo.
Lo baciò cautamente, toccandogli il collo e i capelli. Sentendo il suo profumo traspirare attraverso le sue labbra.

Baciami... baciami ancora” inaspettatamente, lo invitò a continuare.
E lui continuò, e il ragazzo assentì.
E questa volta fecero l'amore.
I fiori di loto si schiudevano, galleggianti nello stagno.
Un fiocco di luna curioso li sfiorava, e poi tornava a nascondersi tra le nuvole.


Appendice 5 - Hell

Vuoi giocare? Vuoi giocare ancora?”
Un'aria infuocata di fuliggine, e il fumo buio macchiato di sangue.
Odore di carbone e vortici di piume nere si spiralizzavano nelle correnti ascensionali sospinte dai falò.
I cancelli pesanti chiusi da una catena.
Quanto avrebbe resistito ancora?
Aveva catturato l'angelo, la bestia dalle lunghe ali grigie.
Una creatura incatenata dalla pelle una volta candida, ora segnata dalle corde che ustionavano e stringevano le spalle e le gambe, il collo sinuoso piegato in alto, macchiato di nebbia caliginosa e del suo stesso liquido puro.
I capelli biondi impregnati di quell'aria mortifera.
Stringeva, stringeva le corde il demone, e fissava gli occhi celesti della preda, e mordeva la chiara guancia, e sfregiava le sue carni.
Silenziose urla.

Ancora, vuoi giocare?”
Battiti smorzati.
Bacio sanguinoso.
Gli occhi del demone riflettevano sangue e annullavano l'immagine dell'angelo, che si assuefaceva alla sua libidine.
Si sarebbe unito col suo opposto.
Scontro di forze contrarie, carne bruciata sulla graticola.
Fuori la pace, dentro il caos.
Si sarebbe cibato delle sue carni spoglie.
L'avrebbe preso con sé e unito col proprio corpo.
Nasceva di nuovo.
Urla silenziose, di nuovo.
Di nuovo.

Scriverai la tua storia epica?”
Silenzio.
Lo afferrò rudemente con le braccia, nascondendo il suo corpo nudo nelle aguzze ali nere, ferendo e strappando le sue candide.

Silenzio”
Non aveva potere. Non aveva occhi per capire il suo cuore.
Non afferrava con sincronia il suo fremito.
Sarebbe morto.
E loro due, insieme, diventavano finiti, con un principio perverso ad animarli e uno crudele a spegnerli.
Sarebbe morto.


Appendice 6 - Epilogo

L'angelo malato tolse dai polsi i lacci polverizzati, spazzandosi via la polvere di dosso e tremando sulle gambe.
Tutto quanto era coperto di una patina nevosa, di macabri pollini volatili.
La fine era prevalsa sulla realtà infernale.
Di lui solo alcune piume nere rimanevano, scolpite nell'aria immobile. Tutto era spento.
Non crepitavano più i falò maligni.

Sasori?”
Assurdamente chiamò il demone, la bestia con cui si era appena unito, e la voce gli si ghiacciò in gola.
Le sue ali spezzate gli ricadevano inermi lungo la schiena nuda.
Cercava, cercava...
Ma che cosa? Ma che cosa?
Un'ombra che si era dissolta.
Non era più angelo, non era più demone.
Ora, era il nulla. E il nulla aveva soffiato via le loro essenze fragili come pensieri, in un altro universo inesistente.
Aveva chiuso gli occhi, e gli stessi occhi aveva riaperto sul vuoto.
E nel buio delle palpebre chiuse, aveva rivisto una fiamma rossa di passato, uno scorcio della sua esistenza compiuta, e qualcuno che gli ricordava...
Chiudeva di nuovo gli occhi sul mondo, e aveva paura di riaprirli sul nulla.

Mi sono perso”
Un ultimo tocco, e la morte.
Qualcosa che era già successo.
Non esisteva niente, oltre.
Solo un angelo, che continuava a camminare.

*Ispirata a "Heaven and Hell" dei Black Sabbath

trad. :
PARADISO E INFERNO
Cantami una canzone, tu sei un cantante
Fammi un torto, tu sei un portatore del male
Il diavolo non è mai un artefice
Il meno che dai, tu sei un beneficiario
Così è ancora e ancora e ancora e ancora, è paradiso e inferno, oh bene
L’amante della vita non è un peccatore
La fine è solo un iniziatore
Il più intimo che porti al significato
Il più presto saprai che stai sognando
Così è ancora e ancora e ancora e ancora, oh è ancora e ancora e ancora e ancora
Va avanti ancora e ancora e ancora, paradiso e inferno
Posso dirti, sciocco, sciocco!
Bene se sembra essere vero, è un illusione
Per ogni momento di verità, c’è una confusione nella vita
L’amore può essere visto come una risposta, ma nessuno sanguina per la ballerina
Ed è ancora e ancora e ancora e ancora…
Dicono che la vita è un carosello
Gira veloce, devi cavalcarlo bene
Il mondo è pieno di re e regine
Chi acceca i tuoi occhi e ruba i tuoi sogni
È il paradiso e l’inferno , oh bene
E ti diranno che il nero è davvero bianco
La luna è solo un sole di notte
E quando cammini nelle sale dorate
Devi tenere l’oro che cade
È il paradiso e l’inferno, oh no!
Sciocco, sciocco!
Devi sanguinare per la ballerina!
Sciocco, sciocco!
Cerca la risposta!
Sciocco, sciocco, sciocco!

~ ~ ~ ~

Post Note: questa storia, che battezzo come la mia prima nonsense, si è classificata prima (beh, eravamo in quattro...) al Contest “Rock'n Roll, Naruto!” indetto da GreedFan sul forum di efp. Per me è stata una vera e propria sorpresa, perché stavolta per davvero la storia non mi piaceva, e tuttora continua a non piacermi. Ma proprio per questo sapere che a qualcuno è stata di gradimento e che forse altri la gradiranno, mi riempie di felicità ^-^ ! Devo assolutamente fare i miei complimenti alla giudice per la sua velocità e per la sua precisione nello stilare giudizi e punteggi, per cui la ringrazio infinitamente! ^^

Ah già, e naturalmente la ringrazio per i bellissimi bannerini!! Sono stata felicissima di aggiudicarmi quei due premietti, soprattutto il premio yaoi, che agognavo da tanto... *-*

Orbene, detto questo credo che non servano altre parole superflue, per cui copio e incollo il giudizio qui di seguito:

1° Classificata + Premio Yaoi e Premio Lighning

Correttezza grammaticale e lessicale: 10/10
Originalità: 9,5/10
IC/Trattazione dei Personaggi: 10/10
Attinenza della canzone scelta: 9,5/10
Giudizio Personale: 4,5/5
Totale: 43,5/45


Il problema di questa oneshot è la sua indescrivibile bellezza. "Indescrivibile", nel senso che mi trovo in difficoltà persino nello stilare il giudizio.

Sulla grammatica, come puoi vedere, non ho nulla da dire. Definirla "perfetta" sarebbe sciocco, perché nulla si può dire realmente perfetto, ma non vi ho trovato imprecisioni tali da giustificare l'abbassamento del voto anche solo di un decimo. Il tuo stile sembra nato apposta per la oneshot, e accompagna la trama in un connubio incredibile di atmosfere candide ed eteree e lande grigie e fumose.

I cinque decimi che ho tolto alla voce "originalità" sono dovuti al fatto che una trama simile è abbastanza scontata, con una canzone come Heaven and Hell, ma il modo eccelso con cui l'hai sviluppata mi ha trattenuto dal togliere di più.

L'attinenza è quasi totale, tranne che per qualche minima sbavatura, mentre i personaggi sono trattati con una maestria che denota anche una notevole

esperienza con questo pairing... sbaglio, forse? Deidara e Sasori sono perfettamente delineati, nonostante tu non spenda righe e righe sulla loro

caratterizzazione: bastano pochi, appropriati tocchi, ed eccoli resi in tutto il loro spessore.

Una storia che mi è piaciuta davvero moltissimo, al punto da portarmi a piazzarla sul podio.

Un primo posto davvero meritatissimo.





   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Silvar tales