ATTENZIONE: SPOILER
VOLUME 17
Dedico questa mia prima storia a Shu, quella mitica ragazza senza la quale
non avrei mai trovato la voglia di andare avanti. La sua presenza al di là
dello schermo mi ha spronata a terminarla e le sue parole di incoraggiamento
sono state quanto di più bello ci si possa aspettare di ricevere.
LIKE A SHELL WITH NO SOUL
La luce mi avvolge come un manto
impenetrabile.
Non vedo nulla.
Le mani, le gambe, il corpo, li percepisco
ma non riesco a vederli. In condizioni normali questa situazione mi avrebbe
quantomeno messo in agitazione, mi sarei messo a correre e urlare
disperatamente affinché qualcuno riuscisse a sentirmi. Ma questa non è una
situazione normale…
So perfettamente cosa è accaduto.
Ero fiducioso in quel momento.
Per la prima volta in vita mia avevo
rivelato a qualcuno il mio sogno: entrare in Nazionale.
Ironia della sorte? Probabile.
Da qui in poi i fotogrammi si fanno
sfocati.
Ricordo un camion di fronte a noi.
Ricordo l’urlo strozzato del mister.
Ricordo di aver chiuso gli occhi, per non
dover affrontare la realtà.
In qualche recesso della mente sapevo che
non ci sarebbe stata più alcuna via d’uscita, ma, in fondo, sono sempre stato
un codardo. Mi sono sempre bloccato alle apparenze, ho sempre cancellato ciò
che avevo paura di vedere. Ma nonostante tutto, la realtà dei fatti è venuta a
galla. Sempre.
Ed eccomi qui.
Forse sono morto, forse sono in coma. O
ancora, forse ciò che credevo essere la mia vita non è stata che un’effimera
illusione. O forse non sono mai neppure esistito. Ho ormai perduto ogni
certezza. Non ho più aspettative per il futuro, forse per me non ci sarà
neppure più un futuro. O forse tutto ciò è già stato stabilito.
Forse….
Forse niente. La realtà dei fatti è che
non provo più niente. Nulla di nulla.
Non sento neppure più la forza per
combattere.
Mi sento come un guscio senz’anima. Come
una conchiglia senza la sua perla.
Vuoto.
Nulla mi preoccupa, nulla mi spaventa.
Però, be’, mi rendo conto anch’io che così non posso continuare. Devo riuscire
ad andarmene da questo posto, sia che si tratti di ritornare sia che comporti
la morte. E quindi la fine di tutto.
L’incognita che resta è come fare per
andarmene. Non penso basti un abracadabra o una qualche formula magica. In ogni
caso non resta che fare un tentativo. In fondo tentar non nuoce, no?
Bene, allora….
Occhi chiusi.
Respiri profondi.
Calma.
Pace.
Spazzato dalla mente ogni pensiero.
Tre.
Due.
Uno.
*
*
*
*
*
*
*
Non sento alcun rumore attorno a me.
Lentamente schiudo le palpebre. Una luce abbagliante mi ferisce gli occhi…
Li spalanco di botto e… un moto di
delusione mi attraversa. Sono sempre qui. Nulla è cambiato.
Peccato, ci tenevo davvero.
Probabilmente non c’è nient’altro che io
possa fare per cambiare questa situazione. O almeno, non qualcosa di cui io sia
a conoscenza. Ora come ora mi sento come un pesce intrappolato dentro una
boccia di vetro. Tutto ciò che posso fare è girare in tondo. Dalla mia prigione
trasparente si vede la realtà che mi circonda, ma tutto giunge distorto: dai
suoni ovattati alle immagini sfocate dalle pareti circolari.
Non ho alcun potere decisionale. Subisco
passivamente senza poter esprimere la mia opinione. Sono totalmente impotente,
è frustrante che altri abbiano il controllo sulla tua vita e che tu non possa
fare nulla per impedirlo.
Prendiamo Nobara, ad esempio. Ricordo come
fosse ieri quando ha lottato contro sua madre, aggrappandosi strenuamente a
tutte le sue cose, per non dover rinunciare al proprio sogno. Una ragazza dolce
e fragile, che nonostante ci fosse l’intero dormitorio che la odiava e la
raccolta di membri per il club di pallavolo non avesse dato risultati,
nonostante avesse tutto il mondo contro, ha urlato, ha fatto sentire la propria
voce sopra il continuo vociferare di chi la circondava. E ce l’ha fatta. Ed io
invece? Io l’ho fatta soffrire, le ho spezzato il cuore dicendole che il mio
unico pensiero doveva essere la pallavolo.
Che tale idiota sono stato.
Ma nonostante tutto, Nobara ha continuato
a farsi sentire. Non si è lasciata abbattere. L’immagine di lei in quel campo,
forte e orgogliosa, circondata da ragazzi più grandi di noi, la cui stima ha
dovuto conquistarsi, non mi abbandona nemmeno per un istante.
“non capisci l’importanza di una persona
finché non ce l’hai più ” : è questo che ho pensato, quando ho realizzato
che senza la sua presenza al mio fianco non potevo farcela. Perché,
nonostante abbia cercato di convincermi del contrario, sono io quello debole,
sono io quello che ha bisogno di lei. Io, capitano della squadra maschile; io,
ragazzo grande, grosso e muscoloso; io, ex ragazzo di Nobara.
Dannazione, no!
Maledizione! Sento le lacrime, silenziose
ed insistenti, premere per uscire dai miei occhi. No! Non posso mettermi a
piangere! No! Io non… oh! Al diavolo! Uscite pure, tanto non potete fare nulla
per cambiare la situazione. Non potete riportarmi indietro Nobara, la ragazza
che amo più di ogni altra cosa! Inutili lacrime…
Non voglio arrendermi, voglio lottare,
voglio combattere, voglio riconquistarla! Ma ormai è tutto inutile. Il pesce
intrappolato dalla corrente, il pesce che per quante energie possa impiegare
non riuscirà mai a risalire il fiume…
Ahia! Ma… che diavolo… piano! C’è
qualcosa che mi sta stringendo la caviglia! E se fa male a me, che ho
un’elevata sopportazione del dolore fisico… cavolo! Mi sta completamente
bloccando la circolazione! Ho il piede completamente intorpidito, lo sento
formicolare sempre più… Nonostante continui a scalciare, questa cosa non si
allenta! Sembra qusi… acc-! Perfetto, ora anche l’altro piede…
…sembrano quasi delle mani…
Mani?
Ma-…?
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!
bip. bip.
bip. bip. bip.
bip. bip. bip. bip
non riesco a percepire il mio corpo, di
nuovo, ma non è il silenzio ad accogliermi, sento dei suoni insistenti. Ho
ancora gli occhi chiusi, non ho il coraggio di aprirli. Sento odore di
ospedale, inconfondibile. Spalanco gli occhi di colpo. Del bianco con una
luce, una lampadina, un soffitto.
Sono tornato.
Nuovamente le lacrime colano copiose dai
miei occhi e poco importa se sembro una femminuccia.
Io sono tornato.
Nobara, sono tornato!
SPAZIETTO AUTRICE
Ringrazio immensamente tutti coloro che sono arrivati fin qui ^______^
Questa storia è nata principalmente dal desiderio di dare un contributo a
popolare la sezione, ma anche dall’incertezza di non sapere cosa accadrà nel
prossimo volume.
E’ la prima volta che riesco a terminare di scrivere qualcosa e quando ho
finito di scriverla la mia autostima è cresciuta smisuratamente ^^
Se voleste lasciare un piccolo commento per farmi sapere come vi è sembrata
mi rendereste davvero felice.. o infelice, a vostra scelta ><
Davvero, non ho praticamente mai fatto leggere a nessuno qualcosa di
mio, quindi sapere se devo ritornare alle medie o se il mio stile è quantomeno
accettabile mi sarebbe d’aiuto.
In ogni caso grazie ancora a tutti quelli che l’hanno letta ^____-