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Autore: Return_to_Nibelheim    20/01/2011    1 recensioni
- Non vi siete mai chiesti come siete nati?
- Non vorrei toglierti la qualifica di genio, ma credo che nel fenomeno della nostra nascita abbia avuto un ruolo fondamentale la nostra mamma.
- E basta?
- Beh, ci sarà stato anche un papà da qualche parte.

Storia ambientata prima dell'inizio del primo film in cui ho cercato di fare un po' miei i Chipmunks, e un tentativo da parte dell'autrice di scrivere qualcosa di un po' leggerino dopo pagine e pagine di patemi.
Ringrazio tutti i lettori.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L’angolo di Calcifer, lo spirito del fuoco: Fic scritta nel tempo record (per l’autrice) di un’ora e diciamocelo si vede abbastanza, dopo la visione del film Alvin Superstar 2 (essa ama incontrovertibilmente Brittany e l’ha eletta a modello di moda e stile!). Sa che il tempo è poco e quello che ha lo dovrebbe utilizzare per star dietro semmai alla fic “Sakura”, che le è riuscita un po’ meglio e ha del seguito, ma l’idea di scrivere per una volta una cosa in fretta e scorrevolmente invece di passare il tempo a partorire analmente una frase ogni mese (per poi cancellarne 7 al giorno, puntualmente) ’ha tentata troppo. L’induttivismo è quel metodo scientifico per cui dal particolare si passa a formulare teorie generali. Perché voi forse lo sapete ma l’autrice no. Così come io so che i Chipmunks sarebbero specificatamente dei Tamia (scoiattoli triati americani), ma l’autrice ha deciso che, in virtù di questa nuova apertura ai racconti semplici si può sopravvivere anche senza i tecnicismi scientifici.

 

 

L’OBIEZIONE DELLO SCOIATTOLO INDUTTIVISTA

 

 

«Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni le più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno il cibo alle 9 del mattino". Purtroppo, però, questa concezione si rivelò falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato»

Bertrand Russell, il Tacchino Induttivista (obiezione al metodo induttivo classico)

 

 

Un giorno Simon andò dai fratelli e domandò loro:

- Non vi siete mai chiesti come siete nati?

I due avevano interrotto le rispettive attività, Alvin le sue edificanti letture a fumetti e Theodore il suo spuntino di pre-merenda pomeridiana e l’avevano squadrato per qualche secondo come se quello non fosse il loro fratello di mezzo ma una specie di clone alieno venuto dallo spazio. Poi si erano scambiati un’occhiata perplessa e alla fine si erano di nuovo rivolti al fratello, scoccandogli addosso le loro sopracciglia sollevate all’unisono e la bocca congelata nella stessa smorfia sghemba.

Era stato Alvin, scandendo le parole molto lentamente come per timore che il fratello non lo capisse, a rompere il silenzio sentenziando con aria greve: - Non vorrei toglierti la qualifica di genio, ma credo che nel fenomeno della nostra nascita abbia avuto un ruolo fondamentale la nostra mamma.

- E basta? – lo aveva incalzato l’altro.

- Beh, ci sarà stato anche un papà da qualche parte.

- Ma non vi siete mai domandati nulla a riguardo di quello che siamo, di come siamo fatti?

Il placido ruminare di Theodore mimava alla perfezione il lavorio degli ingranaggi mentali un po’ arrugginiti del fratello maggiore, che faceva fatica a seguire concetti più astratti dei cartoni animati che vedeva occasionalmente alla televisione.

- Di cosa?

Simon aveva agitato le mani verso l’alto, esasperato.

- Ma guardaci, Alvin, forse siamo gli unici scoiattoli parlanti della terra.

- Non è vero. – aveva dissentito il fratello. - C’è anche Squik!

- E chi sarebbe Squik?

- La ragazza di Alvin. – si era intromesso Theodore, e ridacchiando aveva briciole di cibo per tutto il pavimento.

- Sta’ zitto, Thedore! – l’aveva redarguito l’altro e persino sotto alla pelliccia si era riuscito a notare un lieve rossore all’altezza delle guance, cosa che aveva fatto ridere Theodore più forte e quasi si era strozzato con un boccone. A quel punto Alvin aveva assunto la sua Posa da duro e si era rivolto a Simon: – Ci bazzico solo lì intorno, sai, è una giusta.

E ci risiamo con il linguaggio da rapper della televisione, aveva pensato Simon scuotendo mentalmente la testa con fare esasperato: Alvin avrebbe proprio dovuto passare meno tempo davanti allo schermo.

- E quando avreste parlato tu e lei?

- L’altro giorno vicino al fiume, le ho chiesto come si chiama e lei mi ha detto Squik.

- Squik non è il suo nome, è l’unico verso che fanno tutti gli scoiattoli!

- Oh… - aveva replicato Alvin preso un po’ in contropiede dalla sconvolgente rivelazione. – Beh, allora sarà meglio che non aggiunga che dopo esserci presentati abbiamo chiacchierato per almeno due ore e alla fine mi ha persino convinto a regalarle quella nocciola che avevo in mano. – ed era tornato alla sua precedente occupazione con l’umore un pelo più tetro di prima.

- Io voglio capire questa cosa e intendo studiare il fenomeno.

- L’ultima volta che hai studiato un fenomeno, come lo chiami tu, è stato quando ti sei ingegnato per scoprire cosa fosse quella poltiglia calda e maleodorante in cui gli altri scoiattoli si rotolavano nelle giornate più fredde dell’autunno per tenersi caldi nella ricerca delle ultime nocciole per l’inverno e la risposta non ti è piaciuta.

- Ma stavolta è diverso!

- E come?

- Beh, ancora non lo. Per questo devo scoprirlo. Col vostro aiuto magari…

- Non contarci.

- Io credo che sarebbe interessante… - aveva pigolato timidamente il fratello minore per riappacificare gli animi. Si sentiva sempre un po’ a disagio quando gli altri due discutevano in maniera non pacifica, cosa che accadeva fin troppo frequentemente.

- Non incoraggiarlo, Theo!

Ma Alvin sapeva che Simon non aveva alcun bisogno di essere incoraggiato quando se ne usciva con questo tipo di cose: il solo fatto di aver espresso ad alta voce il suo pensiero significava, conoscendo il tipo, che con tutta probabilità ci stava rimuginando interiormente da mesi. Adesso aveva quello sguardo brillante da pazzo esaltato che Alvin conosceva troppo bene, così come era interiormente rassegnato al fatto che a questo punto niente e nessuno sarebbe riuscito a dissuaderlo dalla sua nuova missione di scoperta, per quanto disutile e campata in aria fosse. E quando Simon alla fine si era rintanato in un cantuccio, rimuginando chissà quali pensieri profondi che l’avrebbero estraniato dallo spazio circostante per le prossime ore, gli altri due non avevano potuto far altro che sentirsi un po’ in ansia.

 

 

§*§

 

 

Il sistema delle interviste al fine di creare grafici statistici e campioni di controllo per formulare una serie di teorie parallele che sulla carta gli era parso geniale non aveva dato nel pratico i frutti sperati dal momento che non sapeva nemmeno se nessuno aveva capito quello che aveva chiesto loro oppure se avevano capito benissimo e gli avevano risposto in maniera non propriamente educata, perché tutto quello che aveva ottenuto era stata una serie di squittii sconclusionati e incomprensibili. Era rimasto però piuttosto basito quando, nel dare una rapida e disinteressata lettura a quella serie di trascrizioni di squittii che si era appuntato, Alvin aveva riconosciuto quelli della “sua” Squik.

Perché - I suoi squittii hanno carattere – aveva detto.

Essendo però inutile a livello scientifico aveva gettato tutti i suoi appunti.

Ma visto che erano stati scritti su dei cracker sarebbe più esatto dire che li fece sparire Theodore.

Questo non lo fece arrendere. Dopo diverse altre elucubrazioni, e la visione di diversi medical drama televisivi, gli diedero l’ispirazione per  provare un approccio di tipo diagnostico. Dovevano certo esserci delle differenze anche a livello fisiologico tra loro e gli altri scoiattoli della foresta e li avrebbe scoperti e analizzati.

Alvin si era rifiutato, così la cavia designata fu Theodore.

Il problema di fondo era che in una foresta si fa abbastanza fatica a trovare l’attrezzatura necessaria e tocca arrangiarsi con la presenza di spirito e una buona dose di ingegno: sassolini come martelletti per i riflessi, lucciole al posto delle pile… ogni strumento andava reinventato col poco che si trovava nella foresta, e questo senza contare le difficoltà aggiuntive. Perché non era per niente facile usare dei pinoli come poggia lingua, specie se Theodore continuava a sgranocchiarseli tutti.

Con grande sollievo di Alvin poi lì intorno non c’erano nemmeno coltelli con cui tagliuzzare il sangue del suo sangue nell’interesse della scienza, eccezion fatta di quelli da picnic che qualche campeggiatore distratto lasciava cadere e che lui si affrettava a nascondere, perché sapeva che il fratello non sarebbe arrivato a tanto ma era meglio buttarli lo stesso nel lago, per dormire tranquilli. Il fratello maggiore era incaricato di controllare che Simon non venisse preso da un raptus di follia finendo per strappargli tutti i denti (timore che gli aveva fatto venire lui stesso con storie spaventose tirate fuori dai film dell’orrore, e al cui pensiero ancora ridacchiava malignamente): a debita distanza ovviamente, affacciato alla finestra di una roulotte vicina a guardare la televisione sintonizzata sul canale musicale, a mimare le movenze e le parole di qualche cantante figo quanto lui.

Theodore non lo sapeva, ma Alvin non avrebbe mai rappresentato una guardia del corpo affidabile dal momento che aveva deciso che non si sarebbe mai avvicinato a Simon nemmeno per tutte le catenone d’oro dei gangsta rap finché questi non si fosse fatto passare la mania di comportarsi da scienziato pazzo: da quando aveva cercato di fargli un prelievo di sangue con uno stuzzicadenti usato da cui facevano capolino ancora i rimasugli di cibo del campeggiatore che l’aveva utilizzato. C’erano momenti in cui rimpiangeva il fatto che gli scoiattoli dei boschi non potessero chiamare la protezione animali.

Theodore cacciò un grido.

Simon gli aveva strappato qualche pelo dalla testa.

- Ehi, che bell’acuto, Theo! – aveva gridato Alvin esaltato. – Fallo di nuovo!

 

 

§*§

 

 

- Senti Simon – aveva iniziato una volta Alvin col naso immerso in un altro di quei fumetti che qualche adolescente arrabbiato che era stato trascinato al campeggio con la forza aveva buttato nell’immondizia. - Hai mai pensato che potremmo essere diventati così per aver ingerito delle noci radioattive?

Simon aveva sbuffato risentito.

- Questa è una delle idee più stupide che ti siano mai venute, Alvin.

- Eh, già, sei sempre tu quello delle trovate intelligenti… - aveva mormorato lui con l’aria a metà tra l’indifferente e il sarcastico. – Senza contare il fatto che se fosse così per davvero potrebbe valere solo per Theo che ingoia tutto quello che trova in giro e solo dopo si chiede se è commestibile.

- Questo non è affatto vero! – aveva protestato il fratellino tutto intento a sgranocchiare un pezzo di corteccia dell’albero che faceva loro da casa per mancanza di provviste. Gli altri due lo fissarono in silenzio, senza commentare per decenza e per l’affetto che provavano per lui anche se abitare con Theodore era come dover fare provviste per una colonia di 20 individui.

Si ripromisero di passare la mattina successiva in cerca di cibo.

- Sono felice che il mio studio ti diverta tanto.

Alvin si era fatto di colpo ostile.

- Non mi diverte affatto.

- Ti prendi sempre gioco di tutto, è un atteggiamento che non sopporto!

Erano giorni che Simon era visibilmente frustrato. I suoi studi non portavano a niente di fatto e non faceva che collezionare piccoli e grossi fallimenti che avevano cominciato a renderlo antipatico e suscettibile anche sulle piccole cose, e Alvin non era uno scoiattolo tanto gentile da lasciar correre simili atteggiamenti. E poi Theodore aveva cominciato da un po’ di tempo a dormire con lui tutte le notti. Alvin aveva bisogno di spazio vitale per dormire mentre suo fratello occupava tre quarti del giaciglio.

Una volta era persino caduto.

Questo non migliorava il suo umore: mascherava il disagio con il sarcasmo, cosa che puntualmente infiammava Simon fino al punto di ebollizione, che era un po’ lo scopo che cercava di raggiungere Alvin. Il che si rivelava un circolo vizioso perché Theodor sentiva la situazione ansiogena e gli occupava puntualmente il letto.

Per questo invece di prorompere nell’ennesima sequela di stuzzicamenti aveva detto pacatamente: - Il fatto è che non ti capisco proprio, Simon. – Si era fermato un attimo, come a raccogliere le parole. Alvin non era mai stato bravo coi discorsi, questa era una cosa nuova per lui e in un altro momento, con più presenza mentale da parte di tutti e tre, l’avvenimento avrebbe dovuto essere festeggiato. – Tu passi il tempo ad analizzare l’esistenza invece di viverla e ti trascini dietro esperimenti senza senso, uno dopo l’altro. Siamo diversi, è vero. Probabilmente siamo speciali, ma potrebbe anche non essere così e fuori dal nostro bosco potrebbero esserci altri come noi, non possiamo saperlo. Probabilmente c’è un motivo per cui noi siamo così e altri no, e sono certo che prima o poi potresti anche arrivarci a scoprirlo, ma a che scopo? Congetturare è una perdita di tempo perché non porta a niente, e invece potremmo usare il nostro tempo per avere molto più di alberi e cibo rubato dalla spazzatura.

Poi aveva taciuto in attesa di una risposta.

 

 

§*§

 

I due andarono a dormire senza chiarirsi.

Ci avrebbero pensato all’indomani, quando Simon avesse avuto il tempo di assimilare il colpo ricevuto e di rifletterci su e magari anche Alvin avesse sbollito un po’ di quella strana frustrazione che gli faceva fare ragionamenti troppo intelligenti, cosa che aveva spaventato a morte Theodore il quale, visto che il suo tranquillizzatore notturno era il motivo di tanta ansia, aveva deciso paradossalmente che dormire da solo sarebbe stata la cosa migliore.

Ma non affrontarono mai più l’argomento perché quella notte dei boscaioli si addentrarono nella foresta in cerca di un abete da addobbare a natale nel centro commerciale, e il resto è storia.

 

 

L’obiezione dello scoiattolo induttivista

Fine

*

 

 

Il cantuccio di Sophie: L’ho riletta una volta velocemente prima di postarla non perché non volessi postare qualcosa di decente ma perché ho voluto scrivere questa storia proprio all’insegna di un metodo diverso da quello che uso di solito, dove mi stanco da matti a controllare e ricontrollare ogni frase soppesando ogni parola. Questa storia è stata scritta di getto quindi credo sia più giusto che mantenga questa freschezza, evitando giusto di scrivere orrori grammaticali da analfabeta.

Che puntualmente saranno scappati lo stesso.

No, ma vi giuro che a scuola in italiano ero brava, un tempo! :D

In filosofia un po' meno, il che si vede ma siate buoni e pazienti, sono solo fanfic!

   
 
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