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Autore: Rubysage    20/01/2011    6 recensioni
Ricordi di un amore forte, onesto, sincero. E che dà la forza di andare avanti, nonostante tutto.
(Sesta classificata al "Queen Contest - Il contest della Regina")
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa:chi legge le mie ff sa che ho una vera e propria fissazione per le colonne sonore...quindi, quando ho letto del Queen's contest (a proposito: grazie Himechan! ^_^) non ho potuto non buttarmici a pesce ^_^

E' una storia che mi è uscita di getto, un po' perchè mi tocca, in parte, da vicino, un po' perchè mentre la scrivevo avevo nelle orecchie la versione di “Too much love will kill you” cantata da Brian May, a cui sono molto legata.

A questo proposito vi devo chiedere un favore: mentre leggete questa storia, ascoltate questa canzone. Quella di Brian, non dei Queen (diciamo, a mo' di disclaimer, che questa canzone appartiene ad entrambi ^_^), su YouTube si trova. E poi, se ne avete voglia (e soprattutto se la storia vi è piaciuta), leggetela di nuovo con, di sottofondo, “Tank Park salute” di Billy Bragg (sempre su YouTube trovare una bella versione live).

E per favore, cosa che non ho MAI chiesto e non chiederò MAI più, fatemi sapere cosa ne pensate di queste colonne sonore, e quale delle due ci sta meglio, perchè avrei in mente un lavoretto...

Buona lettura

Ruby

 

 

 

Amy richiuse piano la porta alle sue spalle. Rimase immobile nell'ingresso, cercando di captare un qualsiasi rumore che provenisse da quella grande casa vuota.

La casa restò in silenzio, ma lei non ne aveva paura. Prima o poi ci si sarebbe abituata, come a tutto il resto.

Si levò le scarpe e appese la giacca all'appendiabiti, accanto al soprabito di Julian. Quel soprabito era lì da mesi, buttato con noncuranza sullo stesso gancio insieme ad un maglione e una giacca sportiva. Il tipico disordine di suo marito, pensò sorridendo dolcemente; e pensò anche che avrebbe dovuto decidersi a togliere da lì quei vestiti e che nessuno ce li avrebbe più rimessi.

Il sorriso le si spense sulle labbra, mentre Amy cercava di averla vinta sul nodo che le si stava formando in gola. Credeva di aver pianto tutte le sue lacrime, ma evidentemente ce n'era rimasta ancora qualcuna.

Andò in soggiorno, appoggiò la borsetta sul tavolo accanto alla foto di Julian e si sedette in poltrona.

Sono a casa” disse, guardando i profondi occhi del giovane, fermo per sempre nei suoi trentacinque anni, che la osservavano da quella cornice sottile, appesantita dalle bende nere del lutto.

Quello strano silenzio era quasi innaturale, dopo il brusio continuo che le aveva fatto da sottofondo nei giorni precedenti.

Non ricordava nemmeno più quanta gente era andata a farle visita; parenti, amici, colleghi, ex-compagni di squadra, se lo ricordavano tutti. C'erano perfino Holly, venuto apposta dal Brasile con Patty, e Benji dalla Germania. Tom l'aveva saputo troppo tardi, ma aveva mandato un telegramma di condoglianze, breve ma intenso.

Se lo ricordavano tutti e nessuno ci credeva.

Non contava nemmeno più quanti le avevano detto che Julian era una persona meravigliosa. Certo che era una persona meravigliosa, pensavano che non lo sapesse?

Durante la veglia non vedeva l'ora che sparissero tutti, con le loro voci nasali, i loro occhi lucidi, il cincischiare dei fazzoletti; il loro dolore era vero, lo sapeva bene, ma una volta che si fossero chiusi alle spalle la porta di casa la vita per loro sarebbe continuata, com'era giusto che fosse. Tempo qualche giorno, o qualche ora, e Julian Ross sarebbe stato solo un ricordo.

Molti si erano offerti di farle visita, o l'avevano invitata a casa propria per qualche giorno, secondo il solito luogo comune che un po' di distrazione le avrebbe senz'altro giovato, ma lei aveva detto di no a tutti pur essendogliene stata sinceramente grata; sapeva che tutta quella gente aveva davvero voluto bene a lei e a Julian, ma quello che le offrivano non era ciò di cui aveva bisogno. Non allora, almeno.

Aveva appena sepolto suo marito, e tutto quello che desiderava in quel momento era di rimanere un po' da sola con se stessa.

Guardò lo scaffale accanto allo stereo, traboccante di cd. La maggior parte di essi apparteneva a Julian, ma da quando li aveva portati a casa loro, dopo il matrimonio, li aveva quasi ignorati. Lui preferiva quelli di Amy, sembrava quasi che avesse assorbito completamente i suoi gusti, e lei gongolava ogni volta in cui, rincasando, sentiva provenire dal soggiorno le note delle sue canzoni preferite. Alla faccia di tutti quelli che credevano che lei vivesse solamente in funzione di Julian e che lui l'avesse condizionata in tutto e per tutto.

I Queen, per esempio, erano cosa sua. Era lei l'autorità in materia.

Senza alzarsi dalla poltrona passò con il dito sulle coste dei loro cd, gli unici in perfetto ordine in mezzo al marasma che li circondava, cosa che le era costata parecchie arrabbiature, e si soffermò su “Made in Heaven”.

Made in heaven. Fatto in paradiso.

Titolo azzeccato per la giornata.

Glie l'aveva regalato Julian appena era uscito, l'ultimo album della band inglese, l'ultimo in senso definitivo, the last; sapeva che lei lo aspettava da anni e infatti Amy fu così felice che sembrava le avesse comprato un vagone di solitari.

Eppure l'aveva ascoltato una volta sola.

Una volta, rincasata in anticipo dal lavoro, aveva sentito la melodia di “Mother love” appena aperta la porta; la canzone era terribilmente triste, eppure lei era contenta ogni volta in cui sorprendeva suo marito a condividere qualcosa che le apparteneva. Canticchiando tra sé e sé era andata in soggiorno e aveva trovato Julian seduto in poltrona con gli occhi lucidi, il viso tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto. In un lampo aveva capito il motivo per cui stava ascoltando quel disco.

Ne fu raggelata.

Dal primo all'ultimo brano, Julian Ross stava ripercorrendo la sua vita, come Freddie Mercury. Cercava la sua forza, ma si era perso nella sua debolezza, nella rassegnazione.

Si sedette accanto a lui, sul bracciolo della poltrona, e lo strinse tra le braccia finchè il disco finì.

Julian non lo ascoltò mai più in presenza di Amy, ma lei era sicura che lo facesse di nascosto. E nemmeno lei l'aveva più fatto, fino ad allora.

Prese il cd dallo scaffale e se lo rigirò un momento tra le mani; poi aprì la custodia e infilò il disco nel lettore.

Sì, forse un po' di musica l'avrebbe aiutata quel pomeriggio, anche se forse non era la musica migliore. Ma aveva bisogno di qualcosa di intenso a cui aggrapparsi per ricordare ancora, solo per pochi minuti, quello che suo marito non le aveva mai detto, che non aveva avuto bisogno di dirle, perchè lei lo aveva sempre capito perfettamente.

Selezionò la traccia numero otto, “Too much love will kill you”, poi si allontanò verso le scale.

Sì, era la canzone giusta per quel momento.

In fin dei conti sei morto per aver amato troppo, pensò.

 

I'm just the pieces of the man I used to be...

 

Sorrise mentre saliva al piano di sopra accompagnata dalla voce di Freddie, indugiando un poco sul pianerottolo.

Le venne in mente quando Julian le aveva detto di aver visto le graduatorie, all'ospedale; con grande disappunto di Amy le aveva rivelato che era stata selezionata come assistente per un suo collega, chirurgo plastico.

Potevi mettere una buona parola per me!” aveva protestato “Io volevo stare con te in fisioterapia...”

Per farmi da balia anche al lavoro?” aveva risposto Julian, sorridendo dolcemente. Lei, per tutta risposta, gli aveva tirato in testa una ciabatta, cosa che lo aveva fatto scoppiare a ridere. Poi lui l'aveva issata su una spalla, senza un grosso sforzo, e aveva cominciato a piroettare su se stesso, tra i gridolini di Amy.

Troppo amore ti ucciderà, lo sai?” le aveva detto, posandola a terra.

Lei gli aveva tenuto il muso per due giorni, giusto il tempo di scoprire che il mestiere del medico non è il più divertente del mondo; e che spedirla in mezzo a tette, nasi e zigomi da rifare era stato il miglior modo che aveva trovato Julian per proteggerla da quanto di più triste si potesse vedere in un ospedale, soprattutto dopo il brutto periodo che aveva passato.

 

I feel like noone ever told the truth to me

about growing up, and what a struggle it would be...

 

Amy aprì la porta della cameretta, rimasta chiusa a lungo, e si diresse alla finestra. Alzò la tapparella e lasciò che un po' di luce calda illuminasse la stanza, poi si avvicinò al lettino e sfiorò la coperta, come per cercare la piccola forma che non vi aveva mai dormito.

Provò a pensare con esattezza quanti anni prima era rimasta incinta; non lo ricordava bene, doveva essere tra il secondo e il terzo intervento di Julian. Contro il pronostico del suo cardiologo, la valvulopatia del ragazzo si era riacutizzata pochissimo tempo dopo la Coppa del Mondo, costringendolo ad abbandonare definitivamente il calcio, e il tempo, nella vita della giovane coppia, era ormai scandito da infinite visite mediche e rischiose operazioni chirurgiche che avevano poca fortuna.

La lista d'attesa per il trapianto era diventata, alla fine, l'unica soluzione definitiva.

Julian, rassegnato a vivere sul filo del rasoio, si era dedicato completamente agli studi e ad Amy, chiedendole di sposarlo subito dopo la laurea. Quando lei gli aveva annunciato di aspettare un bambino, era letteralmente impazzito di gioia, e in men che non si dica eccoli entrambi pronti a fare più progetti di prima, ridipingere la stanza, scegliere i mobili e pensare ai nomi più disparati. A vederli, si sarebbe detto il periodo più bello della loro vita, l'unico in cui non si erano sentiti costretti a fare i conti con il tempo che correva troppo velocemente contro di loro.

E invece Amy perse il bambino al sesto mese, a causa di una patologia congenita diagnosticata troppo tardi. Doveva essere un maschio e non seppero mai come si sarebbe chiamato.

Alla ragazza crollò il mondo addosso; passò giorni e giorni in quella camera, la cameretta del piccolo, in piedi accanto al lettino, proprio come in quel momento. Soffriva terribilmente, senza accorgersi che Julian soffriva quanto lei, e per lei.

 

I used to bring you sunshine

and all I ever do is bring you down...

 

Era stata sempre la colonna portante della vita di Julian, e invece quella volta fu lui a riportarla alla luce, restandole accanto esattamente nel modo in cui lei ne aveva bisogno, con piccoli gesti, la colazione a letto, tentativi disastrosi di cucinare qualcosa o riordinare la casa, un abbraccio o un bacio in un momento inaspettato.

Il dolore si attenuò, ma non riuscirono ad avere altri figli, nonostante li avessero cercati a lungo. Si arresero senza dire nulla l'uno all'altra, non ce ne fu bisogno. Era spesso così tra loro, per certe cose non c'era bisogno di parole.

Una mattina Amy si era svegliata e non se l'era trovato accanto, nel letto. Aveva infilato la vestaglia e seguito un fruscio di vestiti misto allo sbatacchiare di oggetti metallici fino alla porta della cameretta, ed era rimasta in silenzio a guardare suo marito prendere da uno scatolone le sue magliette da calcio, i trofei e le medaglie che fino ad allora erano stati sparsi per la casa in bella mostra, e riporli su uno scaffale, tra i giocattoli pronti per il loro bambino mai nato. Julian si era girato e aveva visto che Amy lo guardava senza capire.

Facciamo così” aveva detto sorridendo “Qui ci mettiamo tutte le cose a cui abbiamo detto addio, d'accordo? E' inutile continuare ad averle in mezzo ai piedi, tanto non torneranno comunque. Le metteremo in questa stanza, poi chiuderemo la porta a chiave, e noi andremo avanti come se non fossero mai esistite. Quando saremo pronti, riapriremo la porta, e se invece preferiremo dimenticarcene, beh, meglio così. Che ne dici?”

Non credevo che fossero così tante” aveva risposto Amy abbracciando Julian, che per non farsi veder piangere aveva affondato il viso nei lunghi capelli di lei.

Amy aveva aiutato Julian a sistemare i suoi ricordi, poi avevano abbassato le tapparelle e, dopo aver gettato un'ultima occhiata alla stanza, ne avevano chiuso la porta a chiave.

E avevano ricominciato a vivere la vita di sempre, fino a quel giorno.

Quel maledetto, bellissimo giorno.

 

Too much love will kill you

It'll make your life a lie...

 

Amy stava preparando la cena quando sentì sbattere la porta d'ingresso. Julian era leggermente in ritardo, ma non se n'era preoccupata più di tanto; aveva imparato presto che gli orari di lavoro di un medico erano estremamente flessibili. Ma quando lo vide entrare in cucina in quello stato, le prese quasi un colpo.

Julian era sconvolto, gli occhi arrossati e le guance rigate da un lungo pianto, i capelli scarmigliati, il vestito in disordine. Si buttò su una sedia, ansimando e cercando di ricacciare indietro le lacrime, una mano sulla fronte.

Amy ebbe un tuffo al cuore e gli andò incontro cercando di abbracciarlo, ma lui la respinse dolcemente.

Siediti, per favore” le disse.

Amy obbedì, tremando come una foglia; ma allungò le mani e prese quelle del marito tra le sue.

Julian cominciò ad accarezzarle, senza guardare la moglie in faccia, lasciando che le sue lacrime cadessero leggere sulla tovaglia.

E' venuto un uomo, oggi, nel mio studio” disse piano “Aveva un vestito elegante e parlava con molta calma. Mi ha detto che conosceva bene il mio problema e che poteva fare qualcosa per me. Qualcosa che mi avrebbe permesso di avere un cuore nuovo evitando la lista d'attesa.”

Amì impallidì. “Dio. Dio, Julian.”

Mi sarei solo dovuto trasferire in una clinica privata e pagare molti, molti soldi, ma era sicuro che potevo permettermi di perdere del denaro ma non del tempo prezioso. Avrebbero fatto tutto molto in fretta, una volta che avessi pagato. Capisci cosa intendo?”

Amy aveva capito tutto molto prima. Raggelata, aveva lasciato le mani del marito e lo fissava incredula.

E tu cosa...cosa gli hai detto?”

Julian inspirò profondamente. “L'ho preso per la giacca e l'ho buttato fuori. Avrei voluto picchiarlo. Gli ho gridato che l'avrei denunciato e lui mi ha riso in faccia, capisci? Ha detto che prima o poi avrei cambiato idea e sarei tornato strisciando. Allora sai cos'ho fatto? Sono andato alla polizia.”

Julian, quella è gente pericolosa” disse Amy tremando “I trafficanti di organi sono legati alla Yakuza, lo sai...”

Certo che lo so!” gridò Julian “Amy, di me ormai mi importa poco, ma l'ultima cosa che vorrei è metterti in pericolo. Ma tacere non servirà a niente, soprattutto dopo che...” Si interruppe bruscamente, portandosi una mano alla bocca, come per soffocare un singhiozzo.

Amy rimase immobile, fissando il marito con il terrore negli occhi. “Dopo che...cosa, Julian? Cosa?!”

Ci ho pensato, Amy. Ti giuro che non mi sono mai sentito così male in vita mia, eppure per un momento ci ho pensato. A come poteva essere la nostra vita se avessi avuto davvero un cuore nuovo. La fine dell'incubo per tutti e due. Poi, in un lampo, ho visto la faccia di quel bambino. Perchè loro usano i bambini, lo sai, vero? Poveri piccoli di cui nessuno sentirà la mancanza...io l'ho visto, nella mia mente. Ed era nostro figlio!!”

Amy ricordava solo di essersi portata le mani alle orecchie e di essersi abbandonata da un lungo gemito che si era trasformato in un urlo. Julian non aveva fatto nulla per fermarla. Si era alzato e aveva continuato a parlare, tra i singhiozzi disperati della moglie, devastata dal passato che aveva fatto irruzione nella sua mente.

E' stato in quel momento che ho deciso di denunciarlo. Ma non servirà a nulla; a cosa vuoi che serva l'identikit di un uomo elegante? Quello se n'è andato come un fantasma. Mi hanno detto che terranno sotto controllo l'ospedale, nel caso in cui si ripresenti. Ma quando sono uscito dal commissariato ero distrutto, perchè non avevo potuto impedire che quel povero bambino fosse ucciso per un'altra persona, disperata come me. Allora mi sono detto: se non posso salvare lui, posso sempre salvarne un altro.”

Si chinò piano su Amy e le prese dolcemente le mani togliendogliele dalle orecchie. Lei lo guardò negli occhi e, vedendo un leggero sorriso sul suo volto tirato si tranquillizzò istintivamente.

Adottiamo un bambino, Amy. Africano, cinese, sudamericano, non me ne importa niente. Abbiamo tutte le carte in regola; un buon lavoro, denaro in abbondanza, e siamo giovani. Resta solo il problema della mia salute, so che tengono in considerazione anche quello, ma sono sicuro che prima o poi l'avrò vinta. Mi farò operare di nuovo altre dieci volte, se sarà necessario, ma saremo noi ad averlo, quel bambino, non un riccone con il cuore a pezzi. Non farà quella fine. E sarà nostro figlio, tutto nostro.”

Amy non avrebbe mai dimenticato come gli occhi di Julian brillavano di speranza in quel momento.

E perchè non due?” disse piano.

Julian sorrise e le accarezzò il viso bagnato di lacrime. “Uno alla volta. Prima dobbiamo imparare a fare i genitori.”

Amy si illuminò: non era mai, mai stata così orgogliosa dell'uomo che aveva sposato.

 

Non appena ebbero preparato tutte le carte per l'adozione, riaprirono la stanza del bambino e le fecero prendere luce e aria.

Non toccarono quasi nulla di quello che ci avevano messo; ogni tanto qualcosa spariva dal resto della casa e finiva lì, ma senza troppi rimpianti. I due giovani erano tornati a vivere quello che Amy ricordava come uno dei periodi più sereni del loro matrimonio.

Ma nemmeno questo durò troppo a lungo.

 

Too much love will kill you

and you won't understand why...

 

Fu proprio l'uomo con il vestito elegante ad uccidere Julian. Ma non ebbe bisogno di armi.

Semplicemente, il cuore che il giovane aspettava non arrivò mai, come se il suo nome fosse stato cancellato dalla lista d'attesa. Julian, che lavorando in ospedale aveva la possibilità di tenere d'occhio la sua posizione, si era visto scavalcare da decine di persone, e a nulla erano valse le sue proteste disperate.

Non disse nulla ad Amy, nemmeno nei momenti di sconforto più neri. Poi, l'ipotesi di un nuovo intervento si fece realtà.

Era entrato in ospedale con la tranquillità di sempre. La mattina dell'intervento, mentre la moglie lo aiutava ad indossare il camice, scherzò sulla lunga cicatrice rosata che gli percorreva lo sterno.

Vorrei chiedergli di metterci una zip” aveva detto.

Credo che le tue amanti la troverebbero molto meno affascinante” aveva risposto Amy, con un sorriso malizioso. Poi ne avevano riso insieme, e infine si erano salutati con un leggero bacio sulle labbra.

Ci vediamo dopo.”

Ok.”

Amy era rimasta in corridoio ad aspettare leggendo un libro, come se niente fosse. Se avesse immaginato cosa sarebbe successo, forse avrebbe prestato più attenzione all'andirivieni di medici e infermieri trafelati, le facce preoccupate, le voci sempre più alte.

Signora Ross?”

Amy aveva alzato la testa dal libro e, vista l'espressione sul viso dell'infermiera, ancora in uniforme, cuffietta e mascherina, aveva capito.

Venga con me, per favore.”

Fu come uno schiaffo in piena faccia.

 

Too much love will kill you in the end...

 

Aveva ragione Freddie.

Dicevi che troppo amore mi avrebbe uccisa, e invece ha ucciso te.

Amy chiuse gli occhi e strinse la sponda del lettino, ripensando a quel momento. Ma non ricordava le parole dei medici che, con il maggior tatto possibile, cercavano di spiegarle quanto fossero addolorati, ma che l'intervento aveva ben poche possibilità di riuscita, dato che suo marito era sì giovane, ma aveva il cuore di un ottantenne, e che, per di più, lui stesso ne era stato perfettamente informato.

Amy pensava solo che nessuno l'avrebbe più abbracciata mentre dormiva, che non ci sarebbero più stati vestiti buttati in giro per la casa, né disastrose sessioni di cucina alternativa, né interminabili discussioni su chi fosse il miglior batterista tra Keith Moon e Roger Taylor.

Tutto quello che avevano vissuto insieme, non la tragedia, non la gloria, ma la loro piccola quotidianità fatta di gesti pieni d'affetto, se n'era andato per sempre con l'uomo della sua vita.

 

La canzone svanì e Amy tornò da basso, accostando la porta della cameretta.

Morto Julian, se n'era ovviamente andata anche la speranza dell'adozione; nessuno avrebbe mai affidato un bambino ad una vedova, per quanto giovane e benestante.

Eppure Amy non se la sentì di chiuderla del tutto: probabilmente quella stanza avrebbe potuto accogliere ancora qualcosa.

Mentre scendeva le scale sentì un breve trillo provenire dalla sua borsetta. Sospirando ne tirò fuori il cellulare; sullo schermo comparvero due messaggi e una chiamata persa.

La donna sorrise amaramente. Non riescono proprio a lasciarmi in pace un minuto?

Uno dei messaggi era di Patty, che le rinnovava l'invito a trasferirsi da lei e Holly in Brasile per un po' di tempo. L'altro messaggio e la chiamata, invece, erano di Stephen Mallory, uno dei pochi compagni di squadra con cui Julian aveva mantenuto un legame molto stretto. Amy sapeva anche perchè, e le poche parole che le aveva scritto glie lo confermarono.

Io ci sarò sempre, diceva.

Amy sorrise. Stephen aveva una cotta per lei sin dai tempi del liceo, eppure aveva saputo tenersi in disparte e godere della felicità del suo migliore amico. Chissà se lo sapeva anche Julian.

Amy cancellò il messaggio e si sedette in poltrona; le parole di Stephen potevano significare qualsiasi cosa in quel momento, ma, pur essendogliene grata, non glie ne importava.

Anche Julian ci sarebbe stato per sempre, anche se forse nessuno immaginava quanto c'era stato prima.

Tutti si ricordano di noi come del capitano e della manager che gli faceva da crocerossina, si disse, pensavano che stare con te fosse una missione per me. Non hanno mai saputo quanto ti ho amato, né quanto tu mi hai amata, e tantomeno quanto siamo stati felici insieme.

Si guardò intorno, nella stanza che era rimasta ferma a quando il suo adorato marito ne aveva varcato la soglia per l'ultima volta.

Solo in quel momento, si accorse che Freddie stava ancora cantando; la voce potente che tanto Amy adorava echeggiò nella casa vuota, rimbombando nel petto della donna. Il ricordo di Julian, seduto in poltrona ad ascoltare di nascosto la sua vita che stava svanendo, la sopraffece.

Spense lo stereo, tolse il cd e lo sbattè con noncuranza nella custodia.

Poi accarezzò la fotografia sul tavolo e tolse i nastri neri dagli angoli della cornice.

Mi dispiace, amore mio, ma non voglio ricordarti così” disse dolcemente.

I vestiti sarebbero rimasti ancora un po' sull'appendiabiti, i libri di medicina in giro per la casa e i dischi in disordine. Ma “Made in heaven” sarebbe finito nella camera del bambino mai arrivato, e la porta di quella stanza sarebbe rimasta aperta fino a quando tutti i ricordi fossero andati al loro posto.

Amy chiuse gli occhi e inspirò profondamente, mentre il sorriso di Julian si faceva largo tra i suoi pensieri con l'intenzione di non andarsene, e lei sapeva che l'avrebbe sostenuta per sempre. Sarebbe andata avanti senza di lui, per lui.

The show must go on”, lo dicevi sempre anche tu...

Si asciugò una lacrima e ricacciò indietro le altre.

Vado a preparare il tè” disse.

 

 

 

Per G., che non c'è più da tanti anni ma nei ricordi vive ancora.

  
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