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Autore: Stella94    22/01/2011    6 recensioni
Il sole e la luna, l'acqua e il fuoco, gli opposti che irrimediabilmente si cercano e si compensano.
Ed è così anche per Damon ed Elena, due anime avverse, ma unite dal filo invisibile del destino.
Ma la malvagità, la cupidigia e la sete di potere rischiano di recidere la loro unione e di distruggere ciò che di buono c'è in Damon.
Ad Elena, Damon e Stefan non resta altro che combattere per la difesa dei loro sentimenti, nella speranza di ritornare a vivere, di ritornare a respirare...
Spero vi piaccia è una Delena. Grazie a chi leggerà e lascierà un commento.
BUONA LETTURA!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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primo capo vampire diaries                                                              
                                                            

                                           
                                                                                               Breathe Again
                                                                             
                                                                               Ritorno
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Caro diario
Oggi è un nuovo giorno o almeno così dovrebbe essere.
Sono in viaggio, lascio la mia vecchia città, sono in cammino per la Virginia, raggiungo Mystic Falls.
Ho paura, ho paura di quello che verrà, di ciò che mi attende, di quello che ancora non conosco.
Mio fratello Jeremy è con me ma non sembra tranquillo.
Non mi parla, non parla con nessuno dopo l'incidente dei miei.
Piange, lo sento spesso singhiozzare tra i cuscini nello torvo della notte ed io lo colgo anche da un suo semplice sospiro, da una sua espressione, da un suo gesto.
Anch'io piango, piango spesso, perché ormai non mi rimangono che le lacrime e il rimpianto di non aver fatto abbastanza, di non aver detto tutto.
Oh, se solo fossero qui quante cose avrei da chiedergli. Sono stata una buona figlia? Vi ho amato e rispettato come dovevo?
Queste domande si spezzano in gola e non fanno che aumentare la mia disperazione.
Non troveranno mai risposta se non nei miei sogni ed io esigo che siano veri, prendendo che siano reali.
Ormai la vita mi sfiora e io la sento passare fugace, proprio come il paesaggio che vedo scorrere veloce dagli sporchi finestrini di un'auto, opachi come la mia anima.
Ho paura, ho ancora paura. Nemmeno scrivere mi tranquillizza. Dicono che sia normale tutta questa apprensione, ma io ho smesso di dare credito alle parole della gente da molto tempo.
Caro diario, credo che siamo arrivati. Il cartello di benvenuto convalida questa tesi.
Ed ora non mi resta che scoprire quale identità si nasconda dietro il nome di zia Jenna. Non so chi sia, non ho avuto mai l'occasione di conoscerla, ma pare che sia proprio lei la donna che d'ora in poi dovrà prendersi cura di me e di Jeremy in assenza dei miei genitori.
E se fosse troppo severa? O troppo permissiva? Se non gradisse la nostra presenza?
Non mi resta che scoprirlo e continuare raccontarlo nelle pagine bianche che ancora mi riservi...
                                              
Elena Gilbert guardò con attenzione l'enorme casa bianca che si protraeva davanti ai suoi occhi prima di uscire dall'auto.
Avvertiva una strana trepidazione, che tentò di espellere con un caloroso sospiro. Ma parve non funzionare.
Rassegnata, raccolse il suo borsone dal bagagliaio e lo ancorò alla sua spalla minuta, accorgendosi solo allora, di aver esagerato nel portare tutto ciò che le era caro. Ma lei amava le sue cose, perché ad esse erano legati numerevoli ricordi e lei voleva ricordare.
<< Jeremy, scendi dall'auto avanti, siamo arrivati. >> Pronunciò quel comando che risuonò quasi un rimprovero, che non diede i suoi effetti in quanto, il giovane ragazzo, continuava a tenere la testa china sul display del suo iPod, scegliendo dalla numerosa carrellata di brani quello che più si addiceva a quella situazione infelice.
Elena Gilbert trattenne la sua bile, doveva avere pazienza con lui, si convinse.
Salutò Peter, un amico di famiglia che li aveva condotti sino a li, ed avanzò incerta alcuni passi verso l'ampio porticato.
Più avanzava e più il batticuore aumentava, più si riproponeva di restare tranquilla, più il suo corpo era scosso da turbolenti tremolii.
Si schiarì la voce e si aggiustò i lunghi capelli castani prima di accostare il suo indice al campanello, ma la porta si aprì ancor prima che lei potesse suonare.
<< Oh, ciao. Tu devi essere Elena? >>
La donna che si ritrovò di fronte aveva canoni molto diversi da quelli che la sua fantasia le aveva suggerito.
Era bella, molto bella.
Elena sorrise quando riconobbe nello sguardo della donna gli stessi occhi di sua madre e fu felice di non dover inscatolare anche quelli nei meandri della sua memoria.
E ritrovò fiducia in se stessa e ne conservò anche per la sua nuova conoscenza.
<< Si sono Elena. Tu invece sei... >>
<< Jenna! >> Le suggerì la donna porgendole la mano.
Elena la strinse con forza e decisione. Sentiva di essere in buone mani e di poter confidare in un'ottima alleata.
Sospirò ancora, questa volta era un ansito liberatorio.

Elena volse gli occhi al suo nuovo istituto scolastico con scetticità. Di certo non poteva offrire il massimo, visto che stiamo parlando di un piccolo e insignificante liceo di Mystic Falls, ma per ora doveva accontentarsi.
Riuscì a mala pena ad orientarsi in quella marmaglia di ragazzi in subbuglio e fu spintonata molte volte da alcuni di essi.
Si sentì sull'orlo di una crisi isterica, ma dovette trattenersi.
Il suo primo giorno di scuola, fra quella marmaglia di studenti, doveva essere perfetto ed idilliaco.
Nessun errore, nessuna mossa azzardata, niente piagnistei; se voleva guadagnarsi il rispetto di quei selvaggi doveva comportarsi come una selvaggia.
Scollò le spalle e assunse lo sguardo di una che sa il fatto suo. Provò a mettersi nei panni della reginetta del ballo il giorno seguente alla sua premiazione: preziosa, ammirata, unica, e si convinse del suo ruolo non appena alcuni ragazzi cominciarono a lanciarle occhiatine da segugi in cerca di una preda fresca e tenera. Elena ne fu soddisfatta.
Ma non bastava. Per assicurarsi una vita scolastica senza rogne doveva procurarsi degli amici.
Un'impresa ardua, visto che si trattava del suo primo giorno di scuola, ma non si scoraggiò.
Si guardò intorno, scrutando con attenzione ogni adolescente presente in quel maleodorante corridoio affollato.
Tra i tanti volti sconosciuti ci fu uno in particolare che riuscì a conquistarla.
Era una ragazza pressoché sua coetanea. Dal colore della pelle opposto al suo, aveva lunghi capelli neri che scendevano fino alle spalle, ed occhi grandi e luccicanti come due gemme.
Se ne stava da sola, appoggiata con la schiena ad un armadietto, probabilmente nell'attesa di qualcuno o soltanto del suo orario di lezione, ma ad Elena questo importava solo relativamente.
Non sapeva chi fosse ma dovette dare ascolto al suo istinto, d'altronde non le era concessa altra scelta.
Si avviò disinvolta, accorgendosi solo quando le fu troppo vicina di aver commesso uno stupido errore. Ma era troppo tardi per i ripensamenti.
La ragazza cominciò a fissarla e ad Elena sembrò quasi fosse impaurita della sua presenza.
Fece un lungo sospiro e ripensò bene alle parole che si era prefissata di dire in precedenza, ma le aveva dimenticate.
Improvvisò: << C-ciao. Io sono Elena e sono nuova da queste parti... >>
Lo sguardo della ragazza si fece più addolcito, Elena si rilassò e scollò via la sua tensione.
<< Mi chiedevo se potessi aiutarmi ad ambientarmi, se ti va... >>
Il sorriso che la sua interlocutrice assunse la fece sperare in un esito positivo.
<< Certo! Non preoccuparti. >> le rispose << Io sono Bonnie Bennett, molto piacere di conoscerti. >>
Elena poteva giurare sul fatto di aver notato un leggero sobbalzo della giovane non appena le aveva stretto la mano. Inoltre assunse uno sguardo di chi ha appena scoperto di essere di fronte ad un fantasma o di aver avvistato qualche ufo nel cielo stellato della notte.
Elena voleva capire, ma forse non era il caso di cominciare a fare discorsi che andavano sul personale, doveva studiarla con attenzione, una pratica che solo col tempo si poteva attuare.
<< Bene... Vediamo qual'è la tua prima lezione? >> Bonnie cercò di sdrammatizzare ma il tono della sua voce tradì quell'intento.
Non sapeva neppure lei cosa le fosse successo. L'unica cosa di cui era sicura, fu del fatto, di aver percepito una leggera scossa quando aveva stretto la mano di Elena.
Pura elettricità, una sfumata adrenalina, una carica improvvisa o forse una semplice sensazione.
Bonnie rimase perplessa.
Forse ultimamente aveva ascoltato troppo spesso le bislacche storie di sua nonna sull'origine della stregoneria che, stranamente, stavano avendo i suoi macabri effetti su di lei.
Odiava ammetterlo, ma da qual giorno cominciò a credere che forse non tutto fosse lasciato al caso.
<< Ho storia... E' il professore... >>
<< Bonnie! >> Una voce stridula e squillante fece sussultare entrambe.
Una volta ripresasi dallo shock, Elena, poté riconoscere la ragazza al quale apparteneva.
Bionda, occhi azzurri, magra, la classica reginetta della scuola, un cliché che ormai per Elena si ripeteva dall'età di sei anni.
<< Oh, guarda chi si rivede!? Ti stavo aspettando dal un bel pezzo Caroline! >>
Bonnie sembrava adirata.
Elena ne fu sorpresa. Pochi istanti fa si era comportata come la più gentile delle adolescenti che avesse conosciuto, mentre adesso sembrava aver cambiato ogni connotato del suo carattere.
Elena ne trasse vantaggio. Un altro lato di quella ragazza da tenere bene in mente.
<< Scusami, lo so, mi dispiace. >>
Bonnie sospirò stanca. Ormai conosceva da molto Caroline. I suoi difetti rappresentavamo molti dei suoi pregi, non poteva cambiarla.
Era sempre stata un'ottima amica e nel momento del bisogno le era sempre stata accanto.
Valeva la pena perdonarla anche in quell'occasione.
Intravide Caroline fissare dubbiosa Elena e prima che lei potesse dire qualcosa di sgradevole o poco educato intervenì:
<< Caroline lei è Elena, una nuova studentessa. >> Poi fissò la dolce Gilbert << Elena lei è Caroline, la mia migliore amica. >>
Elena titubò per qualche istante prima di stringere la mano alla sua nuova compagna. Aveva paura di procurare in lei la stessa reazione che aveva avvertito con Bonnie.
Ma così non fu.
La ragazza bionda si limitò a sorriderla e ad Elena non poteva andare più che bene.
Ma ci fu qualcosa, o meglio qualcuno che più delle altre all'improvviso colpì la sua attenzione.
Un ragazzo, alto, ben piazzato, capelli castano chiari e occhi che tralasciavano una leggera vena di mistero.
Solo, tremendamente solo. All'apparenza non aveva amici, ne qualcuno da salutare. Era come se nessuno si curasse di lui in quell'istituto, come se fosse trasparente, un fantasma.
Già un fantasma, Elena giurò di avvertire un brivido freddo quando questi le passò accanto.
Come se qualcuno l'avesse gettata in una tormenta e poi rispedita in brevi istanti in un luogo caldo e asciutto.
Voleva vederci chiaro.
<< Ehi Bonnie, sapresti dirmi chi è quel ragazzo laggiù? >>
Ma a rispondere a quel quesito non fu Bonnie ma ben si la superba Caroline.
<< Si chiama Stefan Salvatore. E' il solito taciturno della scuola. E' sempre da solo e rifiuta qualsiasi appuntamento. Io ci ho provato molte volte con lui ma mi sono arresa. Forse a lui non piacciono le donne... >>
Stefan Salvatore. Elena sentì che quel nome era uno dei tanti da tenere bel saldo nella sua mente.

Stefan Salvatore non credeva al caso, ma non voleva cedere alla suggestione.
Quel giorno uscì di scuola più cupo che mai. Avvertiva una strana tensione pullulare nell'aria circostante.
Chissà forse si trattava solo di una stupida sensazione o di un erroneo presagio, ma quando vide un corvo nero, appollaiato su una delle tante panche sconquassate del suo liceo, dovette ricredersi.
Corvi, in pieno pomeriggio, a Mystic Falls. No, non poteva essere una coincidenza. Fermò la sua lenta avanzata e fissò cupo l'animale color ebano. Sapeva bene cosa auspicava: Ritorno.
Il suo cuore accelerò il battito e il suo ingegno cominciò a formulare tesi disparate e assurde.
Provò la paura fugace di un ritrovo che a lui non era gradito.
Non poteva credere, non doveva essere così, non quella volta, non in quel momento.
Digrignò i denti e respirò a fondo.
<< E' solo uno stupido uccello Stefan, solo un uccello... >> Cercò di convincersi come per tranquillizzarsi.
Ma fu proprio quando l'animale spiccò il volo sfiorando con un'ala la sua guancia bianca, che il suo battito tornò ad essere irregolare.

Scese la notte su Mystic Falls. L'ora giusta per intrepidi predatori assetati di sangue. L'ora giusta per i vampiri.
Niente di più assurdo e surreale si nasconde dietro a tale parola, niente di più veritiero e fattibile si cela in essa che molti hanno tentato di cancellare.
Ma per quanto folle possa sembrare tutto questo, per gli abitanti di Mystic Falls era storia.
Demoni, sanguisughe, signori delle tenebre, non morti, possiamo dare un mucchio di definizioni a chi non ha limiti di esistenza, ma per tanti si possono chiamare solo vampiri.
Quella città era come il "vaso di Pandora" per molte di queste creature, una tentazione alla quale spesso cadevano.
Piena di misticismo e di tradizioni era il luogo perfetto per tali esseri, ma anche ricco di pericoli.
Ma nessuno degno di essere chiamato vampiro poteva lasciarsi intimorire da simili accuse, se in gioco vi era la causa della loro stessa esistenza.
Era giunta la notte a Mystic Falls, e nelle tenebre che essa gettava, solo il luccichio di due occhi color ghiaccio erano distinguibili.
Costui, avanzava deciso verso quella che, in precedenza, doveva essere stata la sua dimora.
Solo il fruscio delle foglie, provocato dai suoi passi, si udiva nell'aria, finché, giunto presumibilmente a destinazione, sussurrò superbo: << Ben tornato a casa Damon. >> E poi di nuovo il brusio della sua lenta marcia.

CONTINUA...

Eccomi qui. Bene se siete arrivati a fine capitolo significa che questa storia vi ha appassionato e che quindi ho combinato qualcosa di buono XD.
Ritornando alle cose serie spero davvero con cuore che vi abbia incuriosito.
Seguo The Vampire Diaries da poco tempo ma vi giuro che mi è entrato letteralmente nel cuore, sopratutto il personaggio di Damon, non solo per la sua bellezza, ma sopratutto per quello che è.
Un vampiro addolorato da un amore infelice, distrutto dalla donna che credeva sua, spinto dal fratello ad una vita immortale, ad una continua lotta con il suo essere predatore.
Per me questo è Damon, un uomo che si piega, che distrugge la sua natura per la donna che ama.
Perciò non potevo non scrivere una fan fiction su di lui ed Elena, la mia passione per la scrittura me lo impone.
Ed eccomi qui! Questa storia vedrà Elena scoprire lati del suo spirito che mai avrebbe immaginato di possedere. Inoltre Damon si troverà nel bel mezzo di una lotta tra vampiri centenari e demoni crudeli che minacceranno l'incolumità della sua dolce Elena, divisa tra Stefan, il fratello buono e lo stesso Damon, bello ma malvagio.
Cosa accadrà? A chi apparterrà il cuore di Elena? E cosa si nasconde dietro il ritorno di Damon?
Scopritelo insieme con me ci contooooo!!! Mi raccomando lasciate una piccola recensione, anche se la storia non vi è gradita, così magari se non vi interessa la cestino.
Bene grazie immensamente per la cortese attenzione e spero di ritornare presto sempre se vi interessa.
Baci Baci da
                                                                                                                                         
Stella94


   
 
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