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Autore: Geezer    22/01/2011    10 recensioni
Salve a tutti!! Sono Lia e questa è la mia prima storia. Anni fa avevo scritto solo i dialoghi e poi ho ritrovato il documento per caso sul pc, così ho deciso di sistemarla e pubblicarla. Il rapporto tra Peter e Susan mi ha sempre affascinata perchè non sono mai riuscita a vederli solo come fratelli. In questa storia ho voluto immaginare l'inizio di quello che per me può essere solo un grande amore... Naturalmente ogni critica è ben accetta, ho ancora molto da imparare! Buona lettura, baci Lia!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'unico che non posso avere

A te, che ogni giorno insieme non è mai come quello precedente

A te, che se non ci fossi la mia vita sarebbe meno incasinata ma sicuramente meno mia.

A te, che sopporti ogni istante della mia infinita follia.

A te, che quando litighiamo è per fare pace.

A te, che è solo per merito tuo se sono guarita.

A te, che riempi le mie giornate con tutti i colori dell’arcobaleno.

A te, che sei l’unica cosa che mi tiene lontana dalla Spagna, il sogno della mia vita.

A te, che nella mia vita sei entrata senza chiedere il permesso e non hai avuto quello di uscirne.

A te, che la nostra è la favola più bella che sia mai stata inventata.

Ti voglio bene Mina e te ne vorrò sempre.

Grazie, soprattutto di essere te.

 Lia

 

 

 

 

 

L’unico che non posso avere

 

Capitolo 1

 

La brezza estiva entrava dolcemente dalla finestra aperta e faceva gonfiare le tende di morbido velluto rosso. La luna, molto più intensa di quella del loro mondo (esattamente come tutto il resto), brillava alta nel cielo di Narnia. Non si sentivano rumori, a parte il canto delle cicale nascoste tra gli alberi dell’enorme giardino e il respiro del vento tra le foglie. La sera era molto tranquilla ma c’era qualcuno nel grande palazzo di Cair Paravel che sembrava non avere intenzione di godersi lo spettacolo.

La regina Susan era distesa sul letto completamente vestita. Un vassoio d’oro vuoto, tutto ciò che restava di una raffinata cena, era appoggiato sul comodino alla sua destra. Sospirò per quella che doveva essere la ventesima volta. Era successo tutto talmente così in fretta che faceva ancora fatica a rendersi pienamente conto della situazione. La guerra, sua madre che portava lei e i suoi tre fratelli in campagna a casa del professor Kirke, sua sorella Lucy che esplorando la casa scopriva un mondo magico dentro un armadio. E poi la profezia, la Strega Bianca, il tradimento di Edmund, Aslan, un’altra guerra per liberare quel mondo che era diventato il loro. Alla fine non solo non se ne erano più andati, ma erano anche stati proclamati sovrani, oltre qualsiasi aspettativa potessero avere. Suo fratello maggiore, Peter, era il re supremo ed era stato chiamato il Magnifico; Edmund era stato perdonato ed era il Giusto; Lucy, senza la quale non sarebbe successo niente, la Valorosa; e poi c’era lei, la regina Susan, la Dolce.

 Le suonava ancora strano sentire il suo nome accostato a quella parola. Certo, da piccola aveva fantasticato molte volte, ma quale bambina non sogna di essere una principessa? Vivere in grandi e lussuosi palazzi, indossare abiti meravigliosi, aspettare principi azzurri su bianchi cavalli… La guerra l’aveva fatta crescere troppo in fretta e aveva smesso di credere alle favole. Fino a quando si era ritrovata catapultata in una di essa senza quasi accorgersene... Era circondata da ninfe, animali parlanti, centauri e fauni. Ed era regina. Era meglio di qualsiasi sogno. E poteva rivelarsi un incubo...

 Susan amava molto Narnia ma era spaventata dalle mille responsabilità che il suo ruolo comportava. Erano passati solo tre mesi dall’incoronazione, tre mesi che parevano anni, e ancora non si era adattata del tutto. Se doveva dare un ordine si sentiva a disagio, e viveva con la tremenda paura di prendere le decisioni più sbagliate per il popolo. Ma come facevano gli altri a essere sempre così tranquilli? A essersi abituati così in fretta? A loro Narnia sembrava aver dato tutte le caratteristiche giuste per essere re e regina… Cosa aveva dato a lei? Niente. Assolutamente niente.

Irritata si girò per prendere un bicchiere d’acqua dalla caraffa di cristallo sul comodino e la vide. In una cornice di splendido argento intarsiato c’era una foto di lei e Peter abbracciati sullo sfondo del loro vecchio college di Londra. Ricordi di un’altra vita... Venendo a Narnia avevano perso tutto quello che avevano lasciato a casa del professor Kirke ma Susan teneva particolarmente a quella foto e la portava sempre con sé. Anche quel giorno quando, ormai rassegnata, le ninfe avevano restituito i suoi vecchi vestiti e l’aveva trovata nella tasca della camicia, miracolosamente intatta dopo tante avventure.

Rimase a guardarla per qualche secondo e poi, dimentica della sete, affondò nel cuscino, triste. Non era vero che quel reame incantato non le aveva dato niente. Aveva portato alla luce un sentimento che era sempre stato dentro di lei, nascosto nel più profondo del suo cuore e che a Narnia aveva trovato la magia giusta per esplodere. Un sentimento che non sarebbe mai dovuto esistere. Tutto era iniziato con un sospetto che la teneva sveglia di notte e che aveva portato con sé incredulità e paura. Susan aveva prestato molta attenzione ai segnali e giorno dopo giorno quel sospetto diventava sempre più reale. Fino a due settimane prima, quando la verità le era stata crudelmente sbattuta in faccia e aveva passato tutta la giornata chiusa in camera sua a piangere, da sola. Le era parso tutto così sbagliato, impuro, ma non poteva smettere e il sentimento cresceva, inarrestabile. E poi, il pomeriggio prima, un’altra scioccante scoperta: il sentimento era ricambiato.  Era come se l’avesse sempre saputo, come se fosse sempre stato così, ma la rivelazione le aveva gelato il sangue nelle vene. Quel sangue che...

Dei colpi alla porta interruppero le riflessioni della bella regina. Leggeri come le ali di una farfalla ma senza alcuna esitazione. Solo una persona bussava alla porta in quel modo...

Agitata, scattò a sedere e fece un respiro profondo prima di mormorare “ Avanti ” Le tremavano le mani...

La porta si aprì ed entrò lui, bellissimo come al solito. Si appoggiò allo stipite con le braccia incrociate, e la guardò. “ Ciao, Susan ”

Il suo cuore perse un battito... “ Ciao, Peter ”

“ Perché non sei scesa a cena? Ero preoccupato... ”

Susan dovette abbassare gli occhi. Non era mai riuscita a mentirgli, ma ci provò lo stesso.

“ Non avevo fame ”

Lo sguardo di Peter si spostò sul comodino di destra. “ Ma ti sei fatta portare il vassoio in camera... ”

Accidenti, che stupida! Avrebbe dovuto nasconderlo. La mente di Susan lavorava febbrile alla ricerca di una bugia credibile.

“ Ehm... ”

Peter tornò a guardarla con una deliziosa espressione di curiosa attesa sul viso.

All’improvviso lei si ricordò di cosa s’inventava Edmund quando non voleva andare a scuola. La mamma ci cascava tutte le volte.

“ Non mi sentivo tanto bene... ”

La regina alzò la testa giusto in tempo per vedere Peter sussultare e correre verso di lei. Le s’inginocchiò davanti e le prese le mani.

“ E ora? Come stai ora? ”

Lei lo guardò mentre un fastidioso senso di colpa scoppiava e si spandeva a velocità impressionante nel suo petto. Forse aveva esagerato. Non doveva usare quella scusa, non con lui. Sentì l’istinto di rassicurarlo e si affrettò a rispondere.

“ Ora sto bene. Sono felice ”

Ma Peter non era il tipo che si accontentava di risposte vaghe ed era ancora all’erta. Non si mosse ma soffiò un “ Ma...? ” a voce così bassa che pensò che Susan non lo avesse sentito.

Lei sbuffò con il naso. Nessuno la conosceva meglio di Peter e a nessuno, dopo la frase “ Sono felice ” sarebbe venuto in mente di dire “ ma? ”. Si sentiva scrutata, esaminata dai suoi spettacolari occhi blu; o forse era solo lei che aveva paura suo fratello potesse leggerle dentro quello che entrambi già sapevano. Interruppe di nuovo il contatto visivo tra di loro e ... si trovò a dire la verità.

“ Ma sono convinta di non essere né in grado né la persona giusta per essere regina di questo posto ”

Peter era sorpreso ma si rilassò. Sapeva che poteva crederle. Senza lasciare le sue mani si alzò e si sedette sul letto, accanto a sua sorella. Lei cercò di non pensarci e non tornò a guardarlo.

“ Sue, neanche io penso di essere in grado di essere re, così come non lo pensano neppure Edmund e Lucy. Ma l’unica di noi che ha la certezza di riuscirci sei proprio tu. Non devi avere paura di fallire o di deludere tutti, perché non fallirai, non ci deluderai ”

Lei provava a trattenersi ma le mancava l’aria. Ogni cellula del suo corpo sembrava in fiamme e gridava quella disperata necessità che le annebbiava la vista e le toglieva il contatto con la realtà.

“ Tu ce la farai. E ce la farai perché sei perfetta. Credi nella giustizia e nell’onore, nell’amicizia e nella lealtà, nella pace e nell’amore. E ti batterai perché tutti credano in questo. Sarai una buona regina, Susan. Una guida per il popolo nei momenti di difficoltà e di buio e l’esempio da prendere quando tutto andrà bene ”

Cercava di calmarsi ma il bisogno era diventato insopportabile. Doveva resistere. Serrò le palpebre per sottrarsi alla tentazione.

“ Vorrei essere come te... ”

Ma a quelle parole cedette. Alzò la testa e lo guardò negli occhi. Le si mozzò il respiro. Perché si ostinava a farsi del male? Mordendosi le labbra, si impose di concentrarsi sul suo discorso.

“ Vorrei che tutti vedendomi passeggiare per le strade mi sorridano, come fanno quando vedono te ”

Susan non poté fare a meno di sorridere. “ Ma lo fanno già, re Peter. Probabilmente sei troppo occupato con quelli che guardano me per accorgerti delle ragazze che ti fissano sognanti. O dei ragazzi che ti prendono a modello, incapaci di avercela con te perché la loro fidanzata ama te di più, perché tu sei il loro re e anche loro ti amano ”

Peter scoppiò a ridere. “ Davvero succede questo? Non ci ho mai fatto caso... ”

Un’improvvisa folata di vento scompigliò l’oro dei suoi capelli. Nello stesso istante la ragazza imitò suo fratello. Lui si beò di quel suono angelico come di un nettare. Gli permise di entrargli dentro e di sfiorargli l’anima. Ma poi scosse la testa e tornò serio.

“ Comunque sia... Riguardo all’essere o no la persona giusta... Susan, noi siamo stati scelti. Era destino che governassimo Narnia. Quindi non voglio mai più sentire storie del genere da te, che devi essere una splendida regina, la mia regina. Il popolo non potrebbe desiderare di meglio. Sei così bella e distante e insieme così reale e presente... ”

La sua mano salì ad accarezzarle il viso. Lei non ebbe la forza di ritrarsi, mentre un brivido le percorreva la schiena.

 “ L’uomo che potrà dire che appartieni a lui sarà senza dubbio il più fortunato. Si vanterà di possedere il più prezioso dei tesori e chi gli darà torto? Tu vali davvero più di qualsiasi altra cosa. Sei la donna che tutti vorrebbero avere al proprio fianco, con la quale dividere ogni momento brutto o bello di questa vita... ”

Susan lo provocò senza pensare alle conseguenze. “ Stai cercando di sedurmi, Peter Pevensie? ”

Lo sguardo di Peter si accese di una strana luce che si rifletté anche sul sorriso malizioso.

“ L’ho sempre detto che sei molto intelligente... ”

Lei impallidì. Si accorse di aver commesso un errore imperdonabile, ma parlare con lui era così facile.

Scostò bruscamente le mani e lui non gliele riprese. Ignorando il cuore che sembrava volerle uscire fuori dal petto, giocò l’unica carta a sua disposizione.

“ Cosa? ” L’espressione era passabile ma il tono di voce era di un’ottava più alto del necessario. Se l’era bevuta?

“ Oh, andiamo. Non provare a fare quella faccia, Susan. Sai benissimo quello che provo per te... E sai benissimo anche quello che tu provi per me... ”

Parlò in fretta, quasi con impazienza. Quanto sarebbe durata ancora quella messinscena?

Susan non voleva arrendersi. “ Che diavolo stai dicendo? Ti sei bevuto il cervello? Noi siamo fratelli. Io non provo niente per te! ”

Lui inarcò un sopracciglio. “ Ah no? E allora perché mi hai evitato tutto il giorno? ”

La regina esitò ma si riprese immediatamente. “ Ma che significa? Se oggi ti avessi evitato non sarebbe stato certo perché ti amo! ” E, dal momento che si trovava, aggiunse con un tono che voleva essere offeso. “ E comunque io non ti ho affatto evitato! ”

Suo fratello alzò gli occhi al cielo, esasperato. “ Sue... Riconosci almeno questo ”

Susan strinse i pugni. Il suo viso mostrava chiaramente il conflitto. Alla fine dovette piegarsi al suo volere, a quello strano potere che esercitava su di lei...

“ E va bene... Sì, ho cercato di evitarti oggi, ma solo un po’ ... ”

Il re supremo non credeva alle proprie orecchie. “ Solo un po’ ? A malapena mi hai salutato stamattina a colazione, quando entravo in una stanza dove c’eri tu correvi a rifugiarti in un’altra camera, non mi hai rivolto la parola per tutto il giorno, e hai il coraggio di dire che mi hai evitato solo un po’ ?! Persino Edmund si è accorto che qualcosa non andava visto che in genere siamo inseparabili... ”

E Susan fu costretta ad ammettere l’evidenza dei fatti, prontamente e giustamente elencati dal ragazzo.

“ D’accordo, hai ragione... Oggi ho fatto di tutto per evitarti. Ma come vedi non ha funzionato. Sei qui... ”

Peter non si lasciò accecare da questa parvenza di vittoria, e replicò.

“ Non hai risposto alla mia domanda, però. Perché mi hai evitato? ”

Lei si aggrappò all’ultima speranza che le era rimasta, ma non si accorse che sembrava voler rassicurare più sé stessa che ribattere a suo fratello, mentre le prime lacrime cominciavano a spingere per uscire.

“ Te l’ho detto prima. Oggi non mi sentivo tanto bene e non mi andava di vedere nessuno. Ora sto meglio ma vorrei che tu sapessi che, essendo fratello e sorella, non c’è amore tra di noi e nemmeno può esserci. Tu sei mio fratello. Io ti voglio un mondo di bene, ti adoro, ma non ti amo! ”

Il giovane re cominciava a spazientirsi. Ma dove trovava la forza di tenere in piedi quella ridicola farsa?

“ Non mentirmi, Susan ”

Aveva sussurrato. Calmo, misurato, perfettamente padrone di sé. Lei avrebbe voluto che urlasse, ma continuava a resistere.

“ Non ti sto mentendo! E’ la verità... IO NON TI AMO! ”

La prima lacrima sfuggì ribelle al suo controllo e cadde a bagnarle il viso. Peter non se la fece scappare.

“ Dillo un’altra volta. Forse ce la fai a convincerti che è così. Non è rifiutando quello che senti che smetterai di amarmi, non è negandolo che smetterai di soffrire ”

Parole che colpirono come un pugno, proprio lì, al cuore, dove fa più male. E Susan esplose.

 “ E allora come?! Com’è che smetterò di soffrire? Com’è che smetterò di cercare di non tremare quando mi guardi, mi sorridi o mi tocchi? Com’è che smetterò di far finta che non m’importi quando invece sei carino con le altre? Com’è che smetterò di scoprirmi a fissarti o a desiderare i tuoi capelli, le tue mani o la tua bocca? Com’è che smetterò di morire quando il tuo profumo o la tua immagine mi invadono l’anima e la mente? Com’è che smetterò di sognarti? Com’è che smetterò di maledirmi, di piangere di notte e di sentirmi in colpa perché so che tutto questo è sbagliato? Perché so che il mio amore è sbagliato? Com’è che potrò vivere senza avere bisogno di te per essere felice? Com’è che smetterò di amarti Peter? ”

Credeva davvero che fosse tutto così facile? Che si potesse risolvere tutto dicendo ‘Sì, è vero, Pete. Ti amo. Che si fa ora?’

Quasi senza accorgersene si era alzata dal letto, le lacrime ormai scorrevano senza freni. Lui attese che il tintinnio metallico del vassoio che aveva scagliato attraverso la stanza si spegnesse. Poi prese un respiro profondo e la raggiunse, accanto allo specchio. Le asciugò il viso e la strinse a sé. Lei non oppose resistenza ma chiuse gli occhi e si abbandonò con la fronte contro la sua spalla. Singhiozzava.

“ Non puoi, Susan. Devi accettarlo. E’ successo, punto. E’ quello che senti e fa parte di te. Ma non dire che è sbagliato... Non lo è ”

Peter la cullava e le accarezzava i capelli. Lei si calmo un po’ ma quando provò a parlare di nuovo le uscì solo un debole sussurro .

“ Peter... ”

Lui continuò come se non fosse mai stato interrotto. “ Ti prego. Vivi quello che senti senza inutili sensi di colpa... ”

Quando lei ritrovò la voce questa suonò incredibilmente atona e distante. “ Che cosa vuoi da me, Peter? ”

Lui si allontanò da lei cose se fosse rimasto scottato e le sollevò il mento per guardarla negli occhi.

“ Oh, Susan! Come potrei volere qualcosa da te? Ti chiedo solo di amarmi e di lasciarti amare... Ho il posto prenotato all’Inferno ma tu lo puoi rendere meglio di qualsiasi Paradiso... ”

Lei tornò a sedersi stancamente sul letto. “ Perche mi dici queste cose? ”

Il biondo sovrano la seguì, paziente e determinato. Era a tanto così dalla realizzazione del suo più grande desiderio, per niente al mondo avrebbe rinunciato proprio adesso.

“ Perché ti amo, lo sai. Ti amo da sempre e non posso più fare finta di niente. Non ora che so che anche tu mi mai... ”

Aveva parlato dolcemente, come sempre, ma ogni parola era una pugnalata. Susan era di nuovo sul punto di scoppiare in lacrime.

“ Perche mi fai questo, Peter? Lo sai che è sbagliato. Lo sai che non possiamo... Io e te siamo fratelli. Abbiamo lo stesso sangue... E’ una cosa orribile e immorale in così tanti modi... 

Le dita di Peter si mossero verso quelle di Susan alla ricerca di un rinnovato contatto.

“ Lo so, e non voglio farti soffrire ancora credimi... Quando stai male, sto peggio di te. Ma non ce la faccio più. Vogliamo ignorare quello che è successo? D’accordo. Ma come sarà poi? Come mi sentirò sapendo quello che entrambi proviamo? Che io ti amo e che tu mi ami e che non possiamo averci... E come ti sentirai tu? Riuscirai a continuare a vivere come se niente fosse? Come se questo sentimento non fosse mai nato? Tu dici che è sbagliato, Sue. L’amore non è mai sbagliato. E’ amore... ”

Susan fece appello all’ultima argomentazione logica che non l’aveva ancora tradita, ma la sua forza di volontà era agli sgoccioli.

“ Però... Se il consiglio lo venisse a sapere... ”

Lui le rispose immediatamente, sorridendo complice. “ Il consiglio non lo saprà mai se stiamo attenti... ”

I suoi occhi erano pieni di speranza, ma lei era ancora una maschera di indecisione, conflitto e dolore.

“ Non lo so, Peter. Potrebbe sempre venirlo a sapere qualcun altro... E questo è un rischio che non può essere corso... ”

Ormai la supplicava. La mano era tornata ad accarezzarle il viso. Lei aveva gli occhi chiusi, come se da quel tocco delicato dipendesse la sua intera esistenza.

“ Ti prego, Susan. Dimmi di sì. Sei così importante per me. Sei la sola cosa che mi permetta di andare avanti. Non oserei immaginare la mia vita se tu non fossi con me. Non puoi nemmeno cercare di capire quello che provo per te. Non lo so neanche io, pensa. So solo che c’è e che è la cosa più bella del mondo. All’inizio credevo che fosse solo un affetto più profondo, che ti volessi più bene degli altri ”

Peter abbassò lo sguardo, come se parlarne gli facesse male.

“ Poi è arrivata la verità ed è stato come se si accendesse la luce. Io non ti volevo più bene di Edmund e Lucy. Io ero innamorato di te... ”

Deglutì. Sembrava che avesse un groppo in gola. Lei aprì gli occhi e si girò verso di lui.

“ La cosa più difficile è stata accettare questo sentimento. Non ci volevo credere. Era impossibile: tu eri mia sorella , la mia sorellina. Quante botte mi sono preso per te, per proteggerti...? Come potevo amarti? Desiderarti? Era semplicemente ridicolo. Mi dicevo che dovevo vergognarmi e mi costringevo a guardare le altre ragazze. Ma era tutto inutile... Mi eri entrata dentro. E in un modo che non avrei mai immaginato. Non riuscivo a smettere e mi odiavo per questo. Poi però ho scoperto che anche tu eri innamorata di me. Ed è stato bellissimo: non mi sentivo più sporco e colpevole e ho cominciato a non nasconderti più il mio amore, certo che te ne accorgessi, prima o poi. E così siamo arrivati al picnic di ieri pomeriggio, quando finalmente hai capito, e a stasera. Non negarmi Sue. Ti prego, non farlo... Io ti amo... Vieni all’Inferno con me... ”

Peter si avvicinava sempre di più. Susan poteva distinguere ogni singola sfumatura dei suoi occhi. Il panico si impossessò di lei. Cosa doveva fare? Da un lato il suo cuore le sussurrava di cedere all’amore, al vero amore, e di essere felice con l’unico che avrebbe mai potuto volere. Dall’altro la sua parte razionale le gridava di non farlo, che era sbagliato, che qualunque felicità ne derivasse sarebbe stata una sofferenza per gli altri.

Ma a che diavolo pensava? Troppo spesso aveva rinunciato ai suoi, ai suoi progetti, mettendo gli altri prima di se stessa. Ma non adesso. Impostò il suo cervello sulla modalità “OFF” e azzerò completamente la distanza che la separava da suo fratello.

Lui rimase un po’ spiazzato da quel gesto ma rispose al bacio. Il suo bacio. Delicato, timido, incerto. Come se non fosse ancora sicura della cosa giusta. Desiderato come nient’altro. Sentì la mano di lei posarsi sul suo viso, quasi a trattenerlo. Sorridendo dentro di sé, pensò che non c’era nessun posto al mondo dove voleva stare. La sua mano scattò dietro la nuca attirandola, per farle sentire che non sarebbe andato da nessuna parte, non senza di lei.

Susan aprì un po’ di più la bocca, permettendo alla lingua di Peter di incontrare la sua e di iniziare a giocarci. Le sue labbra erano soffici e calde, esattamente come le aveva immaginate, e sapevano di cioccolata. Dopo pochi minuti, o forse ore o giorni, il bisogno di ossigeno li costrinse a separarsi. Avevano entrambi il fiato corto.

Peter aveva tutti i capelli in disordine e anche la lucente e liscia chioma bruna di Susan aveva senza dubbio vissuto giorni migliori. Avevano le guance rosse, gli occhi lucidi e le labbra gonfie. Ma nessuno dei due aveva mai visto niente di più bello.

Si guardarono intensamente, con il respiro e il battito cardiaco che tornavano alla normalità. Allora era così che ci si sentiva prima di morire di felicità? Susan cercava parole che potessero esprimere quello che provava in quel momento, ma nessuna era neanche lontanamente sufficiente a descrivere quello che era appena successo.

Peter continuava ad accarezzarle lentamente il viso e lei sorrise. Stavolta fu lui a baciarla di nuovo, mentre la passione esplodeva. Il ragazzo la spinse piano giù e si ritrovò sopra di lei, schiacciandola. Susan non aveva mai dovuto reggere un peso così piacevole e solo quando avvertì la live carezza del vento si accorse che Peter le aveva sbottonato il vestito e che l’aveva scaraventato sul pavimento. La consapevolezza di essere rimasta nella raffinata biancheria intima reale la accesero ancora di più di desiderio.  Le sue mani bramavano un contatto più diretto con la sua pelle e con un’audacia che non avrebbe mai creduto di avere cominciò a trafficare con i bottoni d’oro della camicia, che molto presto andò a fare compagnia al suo vestito a terra, raggiunti poco dopo anche dai pantaloni di Peter.

Susan non poteva pensare di aver osteggiato quel sentimento così a lungo e così tanto. Ma ora aveva capito. Aveva accettato. Persino le paure di poco prima le parevano sciocchezze se sapeva di doverle affrontare con lui al suo fianco. Era serena, tranquilla, libera. Era innamorata di suo fratello e, per la prima volta dopo tanto tempo, era felice.

 

  
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