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Autore: Diomache    24/12/2005    11 recensioni
Lei. Dolce, solare, irascibile, maledettamente testarda. E poi c'è lui. Bellissimo, scapestrato, intrigante.
"Rose sente un piccolo nodo allo stomaco e per la prima volta percepisce un disagio con Sean, vorrebbe sentirsi ancora gli occhi di quel tipo addosso, le sue parole, i suoi sguardi, il suo sorriso.
Tom continua a fissarla. E per la prima volta, in vita sua, vorrebbe restare ancora a litigare con lei, a poter godere dei suoi occhi, del suo sorriso arrabbiato.
Rose abbassa gli occhi e si gira, continuando a camminare con Sean.
Tom infila il casco e mette in moto.
Era iniziato un giorno come tanti altri.
Ma né lui, né lei, ora, lo pensavano più."
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti… prima di farvi leggere il primo capitolo di “Profumo di Menta” volevo dirvi che questa storia è ambientata a Ne

Salve a tutti… prima di farvi leggere il primo capitolo di “Profumo di Menta” volevo dirvi che questa storia è ambientata a New York, ai giorni nostri. Mi sono informata per non commettere troppi errori madornali ma essendo una giovane liceale e non essendo mai stata in America, vi chiedo di perdonarmi qualche errore di ubicazione… comunque se mi farete notare l’errore lo correggerò!

Mi raccomando, commentate!

 

Buona Lettura,

Diomache.

 

PROFUMO DI MENTA

 

 

 

CAPITOLO I :  IL NODO DEL DESTINO

 

 

La moto sgomma furiosa per le deserte strade della città. La lieve brezza mattutina sfiora il conducente della moto nera che sembra essere una freccia disumana che vola per le vie ancora addormentate di New York. Il cielo è colorato di un azzurro lieve e dolce che preannuncia l’imminente sorgere del sole. Nelle strade poche automobili, timide e silenziose, iniziano la loro giornata. Presto sarebbe diventato il solito mondo, il solito caos. Il conducente della moto sale di marcia per avere più velocità e imbocca traverse e vicoletti che lo allontanano sempre di più dal centro della Grande Mela. È nel quartiere di Soho. Frena davanti ad una delle case popolari. Leva il casco e smonta dalla sua ‘cavalcatura’. Dal casco nero spuntano per contrasto capelli biondi e spettinati, un volto dai lineamenti bellissimi e decisi, arricchito da un paio di occhi azzurri ed intensi ma decisi e freddi come il ghiaccio.

È Dicembre.

Il giovane indossa un giubbetto di pelle nera e un paio di jeans.

Il fisico è possente con muscoli ben delineati e un corpo asciutto, allenato, forte.

È Thomas Bishop ma è conosciuto come Tom. Entra nel portone del palazzo, infine giunge davanti alla porta dove è scritto un “Hurst” un tempo d’oro, ora arrugginito e mezzo ammuffito.

Bussa. Qualche minuto dopo la porta si apre e compare sulla soglia un ragazzo giovane quanto lui, mezzo addormentato ed insonnolito, dai capelli castani, ricci ed arruffati.

“Tom, che è successo? Come mai te ne piombi qui nel cuore della notte??”

“Ti devo parlare.” Dice Tom. Michael lo fa accomodare senza tante cerimonie non necessarie, si conoscono da troppo tempo.

“hanno mandato Billy all’ospedale”  dice Tom senza girarci troppo intorno.

Michael sbianca. “che cosa?? Ma non è possibile, ieri sera siamo andati a giocare al  biliardo.. c’era anche lui, l’ho visto!!”cerca di opporsi a quella infamante verità.

“si, c’era. Ma stanotte l’hanno pestato, cercando di farlo fuori… ma lo sai, tuo cugino ha la pelle troppo dura. Si è buscato solo un mese d’ospedale.”

“chi?” domanda Michael con un ghigno di rabbia. “chi è stato??”

“Danny Moore. Lo sanno tutti che è stato lui. Oggi lo ammazziamo di botte” Pronuncia questa frase come fosse la cosa più ovvia del mondo, come se avesse detto  ‘oggi vado a fare la spesa’.

È orrendo quanto il crimine possa impossessarsi delle anime degli uomini e abituarsi a loro, come un ragazzino si abitua ai brufoli adolescenziali.

 “hai impegni questa sera?” ora il viso di Tom è molto più tranquillo e rilassato, sembra quasi sul punto di ridere. “avevamo pensato di andare a Little Italy  a mangiarci qualcosa e poi da Fred, sta sera il buttafuori è lui, non ci dirà nulla anche se facciamo un po’ di casino.” Lo rassicura.

Michael sorride, per un po’, dimenticando il disonore di suo cugino.

“ok, vengo. Quando c’è da fare casino vengo sempre, lo sai, no?”

“bene, intanto presentati oggi pomeriggio verso le sette da El che ci accordiamo per pestare Danny, va bene?”

“benissimo. Che fai stamattina?”

“non crederai mai a quello che sto per dirti.” Tom sorride, la solita aria furba e tremendamente affascinante, dipinta sul viso.

“no, fammi indovinare.. vai da Hook?- Tom scuote la testa -a farti un altro tatuaggio?- ancora non ci siamo. -ci sono ci sono… vai ai colloqui di tua sorella!”

 “il cielo me li scampi, quelli. Non riesco mai a non perdere le staffe!”

“ok, se sei così tranquillo vuol dire che è una cosa… piacevole?”

“tutt’altro. Ma mi diverte perché è la prima volta in tutta la mia esistenza.”

“no, così non vale, adesso me lo dici. Avanti.. Dove vai stamattina??”

Tom sorride. “ in biblioteca.”

Michael lo guarda, impaurito. “ ma tu stai male!!!!”

Tom scoppia a ridere ma Michael ribatte. “Tom, si vede che non stai bene! tu in biblioteca??? Se campasse ancora mia madre direbbe che è arrivata la fine del mondo!”

“be almeno per me la fine del mondo è arrivata! Devo prendere materiale per una ricerca per Diana. Non sai che palle!”

“perché non ci mandi la peruviana? Ma si, mandaci la peruviana in biblioteca e vieni con me che andiamo a fare colazione.. in quel posto nuovo… si, dai, tanto lì non ci fanno pagare…”

“non posso far fare tutto alla peruviana! Quella vecchia pulisce, stira, lava, asciuga e si occupa di Diana. Non posso mandarla pure in giro per New York, non ti pare?”

“bah, io pensavo che la governante fosse una specie di serva.. e invece la devi pagare e poi non ti va manco in biblioteca!!! Roba da pazzi!!”

“già, pazzo io che ti sto a sentire! Senti, non esiste, io oggi devo andare in biblioteca. Non posso sovraccaricarla di lavoro, la peruviana, altrimenti mi crepa. E dopo chi ci pensa a mia sorella? Ci pensi tu?”

Michael sbuffa mentre prende una birra dal frigorifero.

“io allora vado. Ti aspetto oggi pomeriggio, solita ora, da El.”

“aspetta, Tom.- Lo richiama Michael. - … ho un’idea che mi frulla in testa e non riesco a dormire se prima non te la dico” spiega Michael, poi fa un altro sorso di birra.

“allora spara e vedi anche di essere convincente… le conosco, io, le tue idee..”

La mente di Tom corre velocemente al giorno in cui sono diventati amici, al liceo, alle salate, alle sospensioni, ai rimorchi, a quando hanno incontrato altri amici, a quello che sono ora.

“ehi, mi ascolti si o no?” la voce di Michael lo riporta alla loro conversazione.

“avanti, mi stai facendo addormentare, me la vuoi dire o no questa idea??”

“in realtà non l’ho avuta io.”ammette Michael.

“bene, già mi piace di più!”

“vuoi risparmiarmi il tuo umorismo mattutino e starmi a sentire?”

Tom finge d’alterarsi. “sei tu che parli come un contagocce, quindi se non vuoi farmi perdere la pazienza, farai meglio a dirmi cos’è ‘sta storia e subito!!!!”

“e va bene. L’idea è di Dawson. Dice che è una settimana che tiene d’occhio un vagone blindato che porta gli stipendi ad un supermercato.”

“be, interessante.” commenta Tom  “ ma in un supermercato ci sono pochi impiegati. Di che supermercato si tratta???”

“ è un centro commerciale, non un supermercato.”

Tom sorride. “la faccenda si fa molto interessante.”

“già, gli impiegati sono circa cinquanta. Dawson  ha già elaborato un piano.”

“non sarà la rapina del secolo, ma ci accontenteremo. Un centro commerciale per questa settimana va bene. Quando è fissato il colpo??”

“questo non lo so. Ha detto Dawson che voleva il tuo parere, ci sarai, vero?”

“certo. Sono mai mancato? Allora ci vediamo dopo” dice Tom, in tono di congedo, fa per andare, poi si ferma sulla soglia e si gira, come se avesse dimenticato qualcosa di molto importante. “scusa la tua ex… si, quella Katie non lavora in un centro commerciale grande??”

Michael sorride. “come hai capito che avremo rapinato quello?.”

Il sorriso di Tom, per un momento, si spegne. “intuito. Ma a te cosa è saltato in mente? La vuoi rapire?”

“No.” risponde Michael, abbassando lo sguardo. “solo rivederla.”

Tom scuote la testa. “pensi ancora a lei?”

“come non potrei??” la voce di Michael esprime una tristezza ed una malinconia che il suo aspetto malandato e buffo non trasmetterebbe mai, altrimenti.

Tom gli prende le spalle con le mani e lo scuote un po’.

“dimenticala. È solo una donna!!”

Questa volta è Michael a scuotere la testa. “non ce la faccio. Io la amo ancora.”

“ah- sbuffa Tom. - ancora con questa storia dell’amore?? E piantala!”

Michael scoppia a ridere. “un giorno ti innamorerai anche tu.”

“No.” risponde Tom, serio. “non permetterò mai a nessuna di farlo. Lo giuro.”

“oh, non giurare. Nella vita non si sa mai.”

Tom scuote ancora la testa per quel moralismo ritrovato di Michael ed esce dalla sua abitazione. No, a lui non può succedere, a lui non accadrà mai, lui non ha bisogno d’amore. Rimonta sulla moto e sgomma via, a tutto gas, impennandosi per un attimo su una ruota sola, poi continuando normalmente la corsa, fra le ora attive  vie di New York.

 

La sveglia a forma di gallo scandisce i secondi con precisione.. è l’unico rumore udibile nella stanza della ragazza che ancora dorme profondamente. Il vento freddo  filtra dalla finestra rimasta accidentalmente aperta e muove leggermente le tende rosa della camera e lo scacciaspiriti che diffonde nell’aria il suo dolce rumore metallico. La ragazza sembra avvertire quell’aria fredda e nel sonno stringe forte a se le coperte.

La sveglia emette due ticchettii più forti, poi il canto forte ed impertinente del gallo si diffonde nella stanza.

Rose spalanca gli occhi. Prende il cuscino e se lo mette in testa attendendo che smettesse mentre si volta dalla parte opposta, cercando di riprendere sonno. Di solito è abbastanza brava a riprendere sonno, anzi è una delle sue specialità. Speranza vana.

Si ricorda, infatti, d’aver azionato anche la seconda sveglia. E puntuale come un’orologio svizzero la sveglia suona. Rose la chiama la seconda sveglia ‘infallibile’ perché è collegata alla radio, e sarebbe stato praticamente impossibile non svegliarsi.

E quello non sarebbe bastato c’è sempre Camilla. La sua bellissima gatta cammina sulle coperte e le sfiora il viso con il musino la guancia. Rose tenta di protestare.

“via.. via..” la scaccia debolmente ma subito dopo, si aziona la radio.

“buon giorno amici e amiche di Cream and Chocolate! La radio più dolce di tutta New York vi augura una buona giornata! Allora pasticcini, siete svegli o state ancora sonnecchiando nel letto??”

“ecco.. appunto…” borbotta Rose con la voce impastata di sonno. La ragazza si alza dal letto, rovinando tragicamente a terra a causa del lenzuolo che le si è intrecciato tra le gambe. “ ahi….- si lamenta massaggiandosi il sedere.- cominciamo bene, cominciamo…” Commenta mentre si alza da terra e si butta sotto la doccia.

“la prima hit di quest’oggi è Radio di Robbie Williams…”

La ragazza urla per l’acqua fredda… ah si,  si è rotto lo scaldabagno, ricorda immediatamente. 

Per cercare di distrarsi, canta a squarciagola la canzone, poi esce dalla doccia, si aciuga i capelli lisci e castano chiaro chiaro, quindi si veste  con dei jeans e un maglioncino azzurro e in un secondo è pronta.

Ammira per qualche secondo la sua casa, di nuovo vuota, di nuovo sua… sua sorella Emily il marito Formy e a loro figlioletta Novaly sono partiti per un bel viaggio ai tropici.. aaahh.. pace! Pace… fin troppa forse, magari nel pomeriggio avrebbe chiamato la sua migliore amica Hudson, per avere un po’ di compagnia.

Dà un’ultima controllata alla sua immagine allo specchio che riflette il suo volto poco truccato e dai lineamenti perfetti, delicati, bellissimi. Gli occhi verdi, grandi, dolci ma nello stesso tempo allegri, vivaci, furbi.

Afferra la borsetta, il giubbotto di lana nero che le arriva a metà coscia e la sciarpa bianca, quindi si getta giù per le scale fischiettando ancora la canzone.

Si, è di ottimo umore. D’altronde è il Natale a mettere di buon umore le persone.

“buongiorno, Rose!”a rivolgerle quel saluto è Gladys, l’anziana vicina di casa che ha appena incrociato per le scale.

“oh, buongiorno Gladys…”

“ah, ciao bella! È già partita la sua bella famigliola? Dove va di bello stamattina? Ah visto che tempo chiuso? Secondo me nevica pure oggi!”

Rose riordina i pensieri e risponde cordialmente. “Emily Formy e Novaly sono già partiti, stamattina vado in biblioteca a prendere un libro e si, spero che nevichi anche oggi, infondo se non nevica a Natale, quando dovrebbe farlo??”

Gladys annuisce vigorosamente, poi domanda “va in macchina? In motorino? Attenta, eh, perché le strade sono bagnate e.. ”

Rosa sta per rispondere, ma sbianca e guarda subito l’orologio. “oddio l’autobus!”

Subito vola per le scale gridando “arrivederci Gladys!”, esce di casa, chiude il cancello e vede l’autobus appena passato che quasi sta svoltando la curva.

“fermo!” urla la donna correndo sul marciapiede innevato. “ehi, fermati, fermati!!!”

Grida e riesce a raggiungerlo grazie all’agilità di anni ed anni di sport.

Il conducente dell’autobus la guarda un attimo, dispiaciuto, ma prosegue la sua corsa.

“oh no…” mormora Rose, fermandosi, stanca. Ansima e il suo respiro caldo si condensa nell’aria fredda di quella mattina di dicembre. “e adesso?” pensa la ragazza portandosi una mano tra i capelli. Ritorna sui suoi passi ed arriva in prossimità di casa sua, affranta. Arrabbiata tira un calcio ad un cespuglio pieno di neve.

“maledizione!”

“l’ha perso?”Gladys si affaccia dalla porta del condominio e la risposta gli viene fornita dallo sguardo scocciato della giovane.

Ma no, Rose non è tipo da arrendersi tanto facilmente. Si guarda intorno cercando una soluzione e sorride tra se quando si accorge di guardare con rinnovata attenzione il vecchissimo motorino di Formy, parcheggiato in giardino.

 

 

Tom frena bruscamente sotto un grande edificio, stile antico.

Si leva il casco e scende dalla moto, mentre verifica che il tempo va peggiorando e probabilmente nevicherà ancora.

Tra poco sarà Natale, pensa. *Dovrò pensare ad un regalo carino per mia sorella ma cosa vorrebbe ricevere la mia dolcissima Diana? Magari trovo un bel libro in questa biblioteca. Ma no, a Diana non piace leggere. O si?*

Nota un vecchissimo motorino parcheggiato davanti all’edificio della biblioteca.

*Ma c’è ancora gente che va in giro con simili catorci?* Pensa sbalordito

Intanto sale le scale antiche e in marmo dell’edificio, entra attraverso un portone in legno e finalmente si trova in quel misterioso ambiente: la biblioteca.

Non c’ era mai stato prima d’ora e subito si accorge che quell’ambiente non fa affatto per lui. Lo capisce dal cartello, grande e centrale, ove è raccomandato l’uso del rispetto e del silenzio. Bah.. l’ambiente è tutto in legno e i libri, moltissimi, sono sistemati in enormi scaffali di legno scuro.

Tom si guarda leggermente intorno, pensa di poter fare da sé, ma poi opta per chiedere informazioni… da solo ci avrebbe messo molto di più. Si avvicina così ad una tipa che sta dietro ad un bancone, con una camicetta un po’ troppo trasparente e gli occhiali un po’ troppo curvi. Lei lo guarda perplessa. Ha quel posto da due giorni ma si accorge anche lei che un uomo così non è fatto per i libri.

“che posso fare per lei?” dice, però, cortesemente e sfoderando un sorriso tirato.

Tom si guarda un po’ intorno con sguardo superiore, poi domanda: “ mi serve un approfondimento sulla California fisica.”

La donna, molto più anziana del giovane uomo di circa 23 anni che ha di fronte, lo guarda con uno sguardo dubbioso e incredulo; Tom le risponde con un sorriso canzonatorio che mette in imbarazzo la donna, la quale digita subito qualcosa sulla tastiera. “Marilyn!” urla poi. Una cozza travestita da ragazza si avvicina al bancone facendo un eloquente sorriso a Tom ; il ragazzo distoglie lo sguardo, disgustato.

“scaffale ventitre, libro 308.” Comunica la donna. La ragazza ascolta attentamente, poi si rivolge a Tom ancora sfoderando un sorriso e due file di denti storti.  “venga, prego.” Tom fa un sorriso incerto e la segue. La ragazza passa accanto ai tavoli dove altra gente sta cercando qualcosa in altri libri, chi, invece, studia.

Quella sottospecie di donna inizia ad arrampicarsi su una scala e sale per cercare il libro per Tom.

Lo sguardo del ragazzo cade su un tavolo accanto a loro.

Una giovane ragazza scrive velocemente qualche appunto su un quaderno a quadretti, sospirando di tanto in tanto su alcune parole, chiudendo un libro e aprendone subito un altro. Rose.

Ha lunghi capelli castano chiaro, un profilo dolce ma deciso e, pensa Tom, una brutta calligrafia; cerca di leggere quello che scrive, avvicinandosi leggermente con il viso, senza curarsi di essere visto da lei e soprattutto, senza capirci un’acca.

La ragazza si accorge di essere osservata, alza lo sguardo e lo vede  che sbircia i suoi appunti.  Si schiarisce la voce, leggermente stizzita.

Tom alza lo sguardo dal suo quaderno a quadretti e i loro occhi  si incrociano.

Entrambi rimangono pochi minuti a fissarsi, così, tutti e due con gli occhi sgranati, l’uno perso lentamente negli occhi dell’altra. Tom fissa la bellissima sconosciuta.

Il volto stupendo, i suoi occhi di un bel verde profondo, le sue sopracciglia dorate, la bocca carnosa e delicata. Lei, smarrita, nei suoi occhi azzurri , nel suo sguardo bello, pulito, nei lineamenti perfetti.

“ecco il libro” dice la cozza porgendo il libro a Tom , interrompendoli.

Tom, ancora un po’ stordito, prende il libro e ringrazia con una smorfia.

La ragazza riprende a scrivere, attiva.

Tom vede che di fronte alla ragazza c’è una sedia e il tavolino ha ancora un po’ di spazio per lui; non è certo timido.

Scosta la sedia, facendo appositamente rumore e si siede.

Gli occhi della ragazza si alzano per un istante dal libro, poi ritornano a leggere.

“ti va di fare un giro?” domanda con un sorriso.

La ragazza trova che il suo sorriso sia stupendo, ma non dice nulla, riabbassa gli occhi. “no” dice poi, continuando a scrivere.

“dai, perché no? ci divertiamo!!”

“ non te lo ripeterò ancora-  dice Rose, chiudendo un libro e guardandolo negli occhi, con i suoi occhi vivaci. - non vengo da nessuna parte con te” E fa un falso sorriso.

Tom si finge vinto, apre il libro ed inizia a cercare ma la tentazione di far arrabbiare quella puntigliosa, stupenda creatura, è troppa.

“ allora visto che non vuoi andare da nessuna parte, restiamo qui. Come ti chiami?”

Gli occhi della donna iniziano a riempirsi di irritazione.

“ mi chiamo come mi pare e non lo vengo certo a dire a te, capito?”

Tom fa per ribattere ma la ragazza è più veloce di lui.

“e poi qui dentro non si può parlare! Ci si viene solo per studiare o consultare libri! Libri! Hai presente quest’affare cartonato che hai in mano, con tante pagine e tanti piccoli caratteri stampati… ecco, questo si chiama libro! Straordinario , vero?”

“ma sentitela, che per caso hai fatto un corso di umorismo spicciolo?”      

“ti ho già detto che non si può parlare! Non hai letto il cartello? Oops…che stupida, penso addirittura che tu sappia leggere!”

Tom non può fare a meno di notare quant’è bella quando si arrabbia.

“perdi tanto tempo a controbattermi e non hai ancora detto come ti chiami!”

“non te l’ho detto perché non te lo voglio dire, sia ben chiaro”

“ma vorresti sapere come mi chiamo io, giusto?”

“senti, leggiti ‘sto libro in santa pace e facci stare pure gli altri, ok? Pezzo di un arrogante!”

Il cellulare della donna squilla.. È vicino ai suoi libri, lei fa per prenderlo ma Tom è più veloce di lei.

“pronto?”

Rose, furiosa, inizia a picchiarlo sulle braccia: è rossa dalla rabbia. Tom scoppia a ridere mentre con un braccio si difende da quella pazza scatenata.

“lascia il mio cellulare, stronzo!!”

“pronto, Rose??” dice intanto una voce all’altro capo del telefono.

“ciao.. no, non sono Rose..” intanto si stacca il cellulare dall’orecchia, e le confida. “Rose, eh? Bel nome.. no, non fare quella faccia scocciata, dovresti saperlo.. io quello che voglio  lo ottengo sempre.”

“vaffanculo.”

“grazie, mon amour. Allora, dicevamo.. chi parla?”

“pronto, ma lei chi è? Vorrei parlare con la mia fidanzata, per cortesia..”

“aah” dice Tom con aria maliziosa, rivolgendosi a Rose che lo guarda fulminandolo ad ogni parola mentre se ne sta con le braccia incrociate.

“è il tuo fidanzato.” Le rivela.

La ragazza ringhia un “lo so.” carico di rabbia.

“ehm, no.. non posso passargliela in questo momento.. potrebbe dire a me?”

L’uomo dall’altra parte del telefono sembra essere molto risentito e parla cercando di trattenere l’enorme rabbia che prova. D’altronde si può ben capire.. chi starebbe tanto calmo sentendo che al cellulare della propria donna risponde un uomo?

“le dica che sto passando a piedi sotto la biblioteca e che mi raggiunga di sotto tra una decina di minuti.”

“non so se verrà.. forse ha un altro appuntamento..”dice mentre la guarda.

Rose sgrana gli occhi e gli tira un pugno, questa volta, centrandogli lo zigomo sinistro.

Tom lascia il cellulare e si porta la mano dolorante allo zigomo, incredulo che quella ‘dolce’ figliola dagli occhi dolci e i capelli castani si sia trasformata così d’un botto, in una tigre con le unghie. Mai fidarsi delle apparenze, si dice.

Intanto Rose ha messo i libri al loro posto e riordinato le sue cose in fretta e furia, riappropriata del cellulare ed si sta alzando dal tavolino. * ma guarda tu questo cretino …* pensa furiosa.

Si allontata e si avvicina alla segreteria per chiedere di poter portare a casa il libro. Ma la segretaria con gli occhiali obliqui le fa un sorriso soddisfatto, mentre dice

“no, signorina. Questo non è proprio possibile”

Rose sgrana gli occhi “ ma si è sempre fatto.”

“non in questa biblioteca.”

“questa è l’unica biblioteca che frequento e le dico che ho sempre preso i libri per portarmeli a casa!!”

“ah, si? e li ha più riportati, signorina? …”

Rose apre la bocca, indignata. “lei… co..come si permette?? Mi sta accusando di averli rubati??? Si vede che è proprio nuova, la donna che stava qui prima di lei, permetteva a tutti di portare a casa i libri, sotto un piccolo pagamento.”

La donna la guarda con aria di superiorità, come se sapesse che quelle sono solo fandonie.

“c’era un rapporto di fiducia e stima reciproca!”

Intanto molti della biblioteca hanno alzato gli occhi dai loro libri e pur fingendo di interessarsi ancora a loro, tendono gli orecchi per sentire quella conversazione.

La donna sbuffa “senta signorina…”

“ascolti.” Sospira Rose. “devo andare via e non avrò la possibilità di ripassare in settimana ,questo libro mi serve per un esame, per cortesia.. lo riporterò..”

La donna fa per alzarsi ma una mano ferma, forte, comparsa improvvisamente dietro Rose, la prende per una spalla e la rimette subito a sedere sulla sedia.

Rose sobbalza, sorpresa almeno quanto lo è la donna. Si gira, è Tom.

“se ha detto che lo riporta.- Dice con voce gelida. -significa che lo riporta, è chiaro?” la mano di Tom lascia la spalla della signora, poiché l’effetto è già stato ottenuto.

La sua voce è più penetrante e convincente di qualsiasi altra cosa.

Rose guarda stupita la situazione in cui si è messa… no, lei non si è messa in nessuna situazione.. è solo il destino. Un destino beffardo, però.

Rose prende il libro e se ne va in tutta fretta, con gli occhi bassi, sperando caldamente che il suo ragazzo sia già di sotto.

Tom guarda la zitella con un sorriso canzonatorio.

Tira su il libro che doveva consultare e dice “posso prenderlo, vero? Ho sentito che le regole sono di nuovo cambiate, è così?”

La donna è bianca ed indignata. “ può prenderlo.”mormora.

“allora grazie.” Conclude Tom prima di gettarsi sulle scale all’inseguimento della sua dolcissima preda, sa che ancora non se ne è andata.

Infatti è di sotto, con il libro in mano e le guance ancora rosse.

“ be, non si dice nemmeno un grazie?”

Rose lo guarda, fuminandolo. “sei un… un.. arrogante e presuntuoso! Ora non potrò nemmeno più presentarmi in quella biblioteca! Ho fatto la figura della… mafiosa!”

“ma no..- cerca di consolarla Tom. - ti ho solo fatto ottenere ciò che volevi..” intanto sale sulla moto ma non si mette il casco.

“ecco, questa è sicuramente la tua visione del mondo: ottenere lo scopo! Volevi sapere il mio nome? Bè ora che l’hai ottenuto, come ti senti? Ti è cambiata la vita?”

“no, ma a te quel libro serve per l’esame. Averlo o no, potrebbe cambiare il tuo voto.”

Rose scuote la testa, sconcertata “ tu sai un solo modo per ottenere quello che vuoi, vero? La violenza e la prepotenza! Avrei preso un voto più basso ma almeno avrei conservato la mia dignità!”

Tom le fa un bellissimo sorriso rassicurante. “dai,  non pensarci più!”

“ah” dice scocciata. “ la fai facile tu! Tanto la biblioteca non è uno degli ambienti che frequenti di solito, vero?”

“no, ma dovresti smettere anche tu di frequentarla.. studiare troppo rende.. acidi.”

“e così sarei pure acida? Ma senti questo che coglioni che mi ha fatto oggi!!” sbuffa ad alta voce.

Tom scoppia a ridere  e dopo poco riprende. “su ,dai ,monta che tanto quel damerino del tuo fidanzato non viene più.”

“se ha detto che viene, viene. È una brava persona, lui.” Dice con orgoglio.

“è un brava persona.” Le fa la bocca. “scommetto che è uno di quei neolaureati, in giacca e cravatta che va in giro con una 24ore, con la solita aria da perbenino so-tutto-io e invece non sa un cazzo né della vita, né delle donne, gusto?”

Rose sente dei passi e si volta verso destra. Un ragazzo si circa 24 anni,carino, distinto e perfettamente corrispondente alla descrizione di Tom, si sta avvicinando.

È lui, il suo fidanzato.

Tom segue lo sguardo della ragazza e lo vede.

Scoppia di nuovo a ridere vedendo che ha indovinato in pieno “no, non è possibile…”

Rose non sa cosa rispondere. Per la prima volta in sei mesi, vede Sean così scialbo e insignificante proprio come glielo aveva descritto quel tipo in moto. Sospira.

“finiscila.” Gli dice in tono passivo. “o ti sentirà. E non voglio litigare anche con lui, chiaro? Per oggi ho litigato con abbastanza persone e frequentemente non lo faccio mai!”

“che ti devo dire? Sarà la mia influenza che ti rende più.. vera.”

Rose si avvicina con gli occhi verdi infuriati. “ma chi diavolo sei per dire se io sono vera oppure no, eh? Sei solo un idiota!” fa per colpire quella sua faccia da schiaffi con un bel ceffone, appunto, ma Tom, prevedendolo, accelera leggermente con la moto, così che la mano della donna colpisce l’aria.

“Rose, Rose… quante cose devi imparare prima di poter picchiare me! Quante…”

“non ho parole per definirti...”

“meglio così. Io invece avrei un altro aggettivo per il tuo uomo e sono sicuro che sarai d’accordo con me.- Rose lo fissa come impaziente di sentirlo. -impotente.”

Diventa subito rossa rossa in viso e Tom scoppia nuovamente in una fragorosa ma non volgare, risata.

Sean si avvicina in quell’istante. “ciao Rose.” gli dice, poi posa lo sguardo su Tom.

“ ma chi è questo? Ti sta dando fastidio??”

“ehi” gli risponde Tom “rilassati , eh, cravattone?…”

“cosa???” s’infuria Sean.

Rose lo prende per il braccio e s’affretta a dire “andiamo, Sean, non ti ci arrabbiare neanche. È solo uno stronzo.”

Rose lo prende per parte e gli chiede se ha già qualche idea per un regalo che devono fare, poi si incamminano.

Tom li guarda andare via.

Mentre i due camminano, Rose, come mossa da un istinto, si volta verso di Tom.

I loro sguardi si incontrano di nuovo.

Rose sente un piccolo nodo allo stomaco e per la prima volta percepisce un disagio con Sean; vorrebbe sentirsi ancora gli occhi di quel tipo addosso, le sue parole, i suoi sguardi, il suo sorriso.

Tom continua a fissarla. E per la prima volta, in vita sua, vorrebbe restare ancora a litigare con lei, a poter godere dei suoi occhi, del suo sorriso arrabbiato.

Rose abbassa gli occhi e si gira, continuando a camminare con Sean.

Tom infila il casco e mette in moto.

Era iniziato un giorno come tanti altri. 

Ma né lui, né lei, ora, lo pensavano più.

 

Fine primo capitolo

  
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