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Autore: semplicementeme     24/01/2011    12 recensioni
Quella che state per leggere è una AU ambientata due anni dopo la conclusione di “Ad un passo da te”. Sono contenuti degli spoiler riguardo ciò che sarà di Usagi e Mamoru e chi non volesse sapere nulla riguardo la fine della storia madre è pregato di non leggere.
- Mi sa che lo abbiamo traumatizzato.
Le parole di Minako non avevano bisogno di conferma [...]
- Temo di sì, non oso pensare cosa dirà a Mamoru quando si incontreranno.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
- Questa storia fa parte della serie 'Ad un passo dalla felicità'
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Note: quella che state per leggere è una AU ambientata due anni dopo la conclusione di “Ad un passo da te”. Sono contenuti degli spoiler riguardo ciò che sarà di Usagi e Mamoru e chi non volesse sapere nulla riguardo la fine della storia madre è pregato di non leggere.

 

Questa fanfiction è dedicata a te.

Tu che hai traslocato da poco per trasferirti nel tuo nido d’amore.

Tu che conosci parte di questi dialoghi perché sono i nostri dialoghi.

Tu che sei una ragazza speciale anche se non vuoi crederci e non vuoi credermi.

Questo piccolo sgorbio è per te,

scusa se non è bello come speravi.

 

P.S.

Con questa dedica non credere di scampare all’obbligo di recensione!

 

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 

Il trasloco

 

       - Dai che questo è l’ultimo scatolone!

       - Hai detto così pure due ore fa!

       - Ma questo è l’ultimo davvero!

       - Non ti credo!

   Usagi, stanca delle continue lamentele di Minako, aveva iniziato a sbuffare come solo Mamoru era capace di farle fare. Era in momenti come quelli che si chiedeva come Kunzite riuscisse a sopportare il carattere così esuberante e stressante della sua amica.

       - Mi spieghi perché Mamoru non c’è? In fondo siete voi due che vi state trasferendo a vivere insieme!

   Minako era sorda, o affetta da qualche forma d’Alzheimer precoce, non c’era altra spiegazione.

       - È l’ultima volta che te lo ripeto: Mamoru ha avuto un’emergenza in ospedale ed è dovuto scappare via! È chiaro adesso!

   Presa da un attacco di rabbia, più verso il fidanzato che verso l’amica, con uno scatto deciso aveva sollevato l’ultimo scatolone contenuto all’interno del furgone che aveva noleggiato. In fin dei conti, Minako aveva ragione a chiederle che fine avesse fatto il suo fidanzato, era proprio la sua assenza il motivo di tutto quel nervosismo.

   In realtà di motivi per essere arrabbiata con Mamoru ne aveva due: il primo era, appunto, la sua scomparsa in quella mattina di lavoro. Il suo fidanzato-quasi-marito sapeva benissimo che proprio quel giorno avrebbero traslocato, anzi, sapeva benissimo che proprio quel giorno lei avrebbe traslocato visto che lui aveva trasferito tutte le sue cose già una settimana prima. Però, il lungimirante Mamoru, non aveva pensato di farsi cambiare il turno di reperibilità.

       Dai Usako! Dovremmo essere proprio sfortunati se qualcuno si facesse male proprio di domenica mattina!

   Sfigati lo erano stati davvero dato che il previdente Mamoru, a causa di un’emergenza, era dovuto correre in ospedale ancora prima dell’arrivo del furgone noleggiato per il trasloco.

   Il secondo motivo per essere infuriata con la sua dolce metà, però, era molto più grave: già da una settimana, lui viveva in quella casa, senza di lei. Tutto questo perché, sempre il meticoloso Mamoru, non avevano calcolato bene i tempi, quali tempi? Subito spiegato! Per comprare la villetta dove si stavano per trasferire, il suo fidanzato aveva venduto l’appartamento nella prefettura di Ginza con la promessa di lasciare le chiavi, ai nuovi inquilini, l’ultima settimana di maggio. Fin qui nulla di strano, certo, peccato che lei, per quella data, non si trovava a Tokyo; proprio l’ultima settimana di maggio sarebbero iniziati i suoi esami di fine corso a Fukuoka, città in cui aveva frequentato uno stage di tre mesi. Era stato proprio durante quel benedetto-maledetto corso di specializzazione che, quello che era il suo fidanzato da quasi due anni, si era deciso a farle la fatidica proposta di matrimonio, e così, la prossima settimana, a metà giugno, si sarebbero sposati e quella sarebbe diventata la loro casa. Ma intanto, per quella settimana, era stata solamente casa di Mamoru. Quella stessa mattina, però, sarebbe stato il suo turno di prendere armi e bagagli e trasferirsi in quello che Minako aveva ribattezzato il loro nido d’amore.

       - Ehi! Vuoi fare lavorare solo me!?

   Il richiamo di Minako ebbe il potere di farla tornare al presente.

       - No, dai! Andiamo! Questo è davvero l’ultimo viaggio!

       - Sai cosa pensavo?

   Minako quando si metteva d’impegno diventava più fastidiosa di Mamoru, questo era certo, ma almeno riusciva a mettere da parte il suo nervosismo.

       - Cosa?!

       - Che le tue amiche siamo in quattro! Perché devo esserci solo io qui a lavorare mentre le altre sono a casa?

   Come darle torto? Le altre tre si erano defilate in modo sorprendente, ed ognuna con una scusa diversa ma incontestabile. Ami era fuori città per un congresso, e sarebbe tornata solo il martedì. Makoto stava organizzando un pranzo per una festa di fidanzamento, aveva aperto da poco il suo ristorante ed era giusto dare la precedenza al lavoro. Rei, bhè lei era a casa con un febbrone da cavallo. Avevano tutte delle giustificazioni per essere assenti per quel giorno anche se il sospetto rimaneva: strane coincidenze o un piano prestabilito? Era meglio non mettere il tarlo del dubbio a Minako o sarebbe stata la fine: la bionda sarebbe stata capace di andare a casa di Rei per controllare se davvero l’amica avesse la febbre; poi sarebbe stato il turno di Makoto, avrebbe verificare l’operato della mora ed assaggiato personalmente la torta destinata al pranzo di fidanzamento… Ami… lei sarebbe stata tartassata telefonicamente. No! Voleva bene alle sue amiche, anche se non erano lì con lei, non era giusto far passare loro un brutto quarto d’ora solo per una piccola vendetta.

       - Lo sai che non è così. Solo Rei è a casa, ma ha la febbre alta!

       - Ok, le ragazze sono giustificate, ma i loro fidanzati no! Dopotutto Mamoru è anche amico loro!

   O bene, Minako voleva parlare dei ragazzi? Sarebbe stata accontentata.

       - Minako, iniziamo da Kunzite? Sai dirmi che fine ha fatto?

       - Kunzite ancora non è rientrato da Sapporo! Non ti credere sai! Sarà punito a dovere per la sua mancanza!

   E per farle vedere il pugno chiuso, segno della sua irritazione per quella situazione, aveva quasi fatto cadere lo scatolone che teneva tra le mani.

       - Ehi Sailor Venus datti una regolata! Qui non c’è nessun potere supremo a riparare i tuoi danni!

   Sailor Venus! Il sorriso di Usagi si allargò ancora di più quando si rese conto di come aveva chiamato l’amica: era da secoli che non la chiamava più con quel soprannome che aveva accompagnato la loro adolescenza e non solo quella visto che era tornato fuori dal nulla. Minako, senza perdere tempo, aveva abbandonato sul pavimento lo scatolone e con un movimento fluido della mano aveva spostato la folta chioma bionda di lato. La mano sinistra era finita sul fianco del medesimo lato e le gambe erano state leggermente divaricate. L’indice destro puntato contro Usagi, e l’espressione seria del suo viso, completavano il quadro.

       - Di amore e bellezza sono la bella guerriera con la sailor fuku, Sailor Venus! Nel nome di Venere vi darò la punizione divina dell’amore!

   A quel richiamo, non aveva capito più nulla. Anche lei aveva lasciato sul parquet di legno il pacco che sorreggeva con difficoltà e, come Minako, aveva assunto la posizione tipica di Sailor Moon, i gesti, poi, erano stati accompagnati dall’immancabile frase di presentazione.

       - Di amore e giustizia sono la bella guerriera con la sailor fuku, Sailor Moon... e adesso, nel nome della Luna, io ti punirò!

   Un tossicchiare imbarazzato le costrinse a fermarsi, ed a vergognarsi. Un omone grande e grosso, anche lui in evidente disagio, si grattava dietro la nuca come se non avesse idea del perché si trovasse là, con quelle due pazze.

       - Tsukino-san, io avrei finito!

   Nel suo lavoro era abituata ad inquadrare i soggetti solo dall'aspetto fisico e dal modo in cui interagivano con il prossimo ed Ikeda Bunzo, nonostante le dimensioni notevoli, le sembrava una persona mite e cortese e fu proprio il sorriso che aveva accompagnato le parole dell'uomo che le confermarono quella prima impressione.

   Cercando di ignorare lo spettacolo cui, pochi minuti prima, aveva dato vita, aveva recuperato la sua espressione più matura ed impostando anche la voce, per poi rivolgersi all’operaio.

       - Certo Ikeda-san! Pago adesso o…

       - Non si preoccupi, parlerò direttamente Chiba-san!

   Era evidente nell’uomo l’intenzione di andarsene quanto prima. Forse lo avevano shockato più del previsto.

       - Ho capito! Bhè, allora grazie per l’aiuto!

       - Si figuri dottoressa, se non fosse stato per Chiba-san oggi non sarei qui!

   Ikeda Bunzo era stato un paziente di Mamoru. Una mattina di sei anni prima era giunto in ospedale, vittima di un incidente automobilistico. Le lamiere della sua auto avevano provocato una lesione ai quadranti superiori dell’addome con interessamento del fegato e rottura della milza. Dopo cinque ore di intervento l’equipe di Mamoru era riuscita a fermare l’emorragia e rimettere a posto il fegato. Da allora Ikeda-san ogni anno, il 13 gennaio data dell’incidente, si recava in ospedale a trovare il chirurgo che gli aveva salvato la vita per porgergli i suoi più sentiti ringraziamenti e portando con sé un dono.

   Usagi era venuta a conoscenza di ciò solo durante un sopralluogo di Ikeda per mettere a posto i dettagli del suo trasloco: Mamoru non era tipo che amava vantarsi del proprio lavoro.

       - Mi sa che lo abbiamo traumatizzato.

   Le parole di Minako non avevano bisogno di conferma: Ikeda Bunzo si era letteralmente volatilizzato.

       - Temo di sì, non oso pensare cosa dirà a Mamoru quando si incontreranno.

       - Temi che il tuo bel Mamo-chan voglia annullare le nozze dopo aver parlato con Ikeda-san?

       - Non dire stupidaggini! Mamoru non annullerebbe mai le nozze per una sciocchezza simile… - Anche se la paura rimaneva. Non tanto a causa di ciò che l’uomo appena andato via avrebbe raccontato a Mamoru, ma perché non era sicura di essere lei pronta per il matrimonio… no cavolo! Lei era sicurissima del matrimonio, temeva solo di non essere all’altezza di Mamoru.

       - Qualcosa non va? Ho detto qualcosa di sbagliato?

   Minako… aveva mai detto alla sua amica quanto fosse importante per lei? Con uno sguardo riusciva sempre a comprenderla e con una parola a farla riflettere o farla ridere, a seconda della situazione, e delle sue necessità.

       - Non saprei…

       - Ehi! Che succede! Parlane con me, hai dimenticato? Io sono la guerriera dell’amore!

   Usagi le aveva sorriso anche se non ne aveva voglia. Le aveva sorriso anche se sentiva un macigno gravitarle sul cuore… ma Minako era lì e forse se ne avesse parlato si sarebbe liberata di quei dubbi così stupidi che le rubavano il sonno da ormai una settimana.

       - Ho paura… - Lo aveva detto. Alla fine era riuscita a dirlo, non ci credeva ma c'era riuscita. Minako adesso la guardava tacendo. Sapeva che il suo sfogo non era finito, o per lo meno, sapeva che non sarebbe finito con quelle due semplici parole. Quello che aveva detto non era sufficiente per la sua amica, volente o nolente, l’avrebbe costretta a vuotare il sacco, tanto valeva dire tutto di propria spontanea volontà. – Ho paura di non essere adatta a Mamoru. Ho paura di non avere la forza per mandare avanti il nostro matrimonio. Ho paura di deludere lui e tutte le persone che mi vogliono bene. Ho paura di non essere una buona moglie ed una brava madre… io… forse non dovrei…

   Lo scappellotto che le arrivò dietro la testa la fece bloccare. La voce di Minako arrivò subito dopo.

       - Ma sei impazzita! Per un attimo mi hai fatto prendere un colpo! Ho temuto che mi dicessi di non essere innamorata di Mamoru! Pensavo che te ne uscissi ancora con la storia dell’infatuazione adolescenziale ormai superata! Se mi vuoi bene, ti proibisco di farmi più scherzi del genere!

       - Io amo Mamoru!

       - E questo è l’importante! Il matrimonio non è un semplice contratto! Il matrimonio sono dei compromessi! E in ogni modo, nessuno sa fare da subito la moglie e la madre! E poi tu stai parlando con quella meno pratica della cosa! Dovevi parlarne con Makoto, a quest’ora non avresti avuto dubbi sul tuo futuro.

       - Bhè adesso ci sei tu qui con me… e definendo il matrimonio come un compromesso non è che mi stai tranquillizzando!

       - Ehi! Io non ho detto che il matrimonio è un compromesso, ho detto che sono diversi compromessi! Dovrai restare accanto a Mamoru anche quando sarà vecchio, con i capelli bianchi, la memoria corta e la vescica incontinente… fosse solo la vescica! E lui dovrà restare con te anche quando ti gonfierai come una mongolfiera e non riuscirai più a vedere neanche i tuoi piedi… senza contare il momento del parto. Quando lo maledirai in tutte le lingue del mondo! E se vuoi c’è anche il dopo, quando i tuoi capelli diventeranno bianchi e la tua faccia si coprirà di rughe e…

   Minako parlava a ruota libera ed intanto girovagava per casa come se si trovasse a Shibuya.

       - Fammi capire, tu vuoi incoraggiarmi o farmi scappare quando sarò già sull’altare?

       - Io sono onesta! Sto cercando di farti capire cosa è il matrimonio! Prendi i tuoi genitori! Loro sono sposati da quasi quarant’anni ed hanno due figli… secondo te sono felici?

   Bhè parlare della sua famiglia per darle l’esempio non era stata una mossa intelligente. Sua madre e suo padre stavano insieme da più di quarant’anni tra fidanzamento e matrimonio, ma non era certo l’amore a tenerli uniti. No, erano i soldi e questo Minako lo sapeva benissimo, perché farle questo esempio?

       - Non riesco a seguirti! I miei genitori non mi sembrano l’esempio più giusto per parlare di matrimonio!

       - È questo il punto! Non esistono esempi giusti per il matrimonio! Ogni matrimonio è una realtà a parte. Non puoi dire che il matrimonio dei tuoi genitori sia sbagliato mentre è giusto quello dei genitori di Mamoru!      

       - Veramente neanche quello dei genitori di Mamoru è molto giusto! - Minako doveva aver dimenticato che Midori-san e Chiba-san erano divorziati da più di vent’anni.

       - Ti sbagli! Tutti i matrimoni sono giusti, anche quelli che finiscono!

       - Minako…

       - No ascoltami! Tu sei convinta che il matrimonio dei tuoi non è un buon esempio ma ti sbagli! Siete nati tu e tuo fratello dalla loro unione, avrà pure un significato no? Anche se si è trattato di un matrimonio di interessi non puoi negare che, a modo loro, i tuoi genitori ti vogliano bene! E dal matrimonio tra Midori-san ed il padre di Mamoru è venuto fuori quello che dalla prossima settimana sarà tuo marito!

   Vista da quella prospettiva le parole di Minako non facevano una piega. Anche se si era trattato di matrimoni finiti o combinati qualcosa di buono ne era uscito. Ma allora perché lei non si sentiva più tranquilla. Perché temeva di non essere adatta per Mamoru… perché aveva paura di deluderlo?

       - Che dovete farci con questa stanza?

  Minako riusciva sempre a parlare quando i suoi pensieri diventavano particolarmente pericolosi. Aveva alzato la testa ed aveva puntato gli occhi sulla stanza vuota, al momento usata come ripostiglio. 

       - Noi… questa stanza…

       - Questa stanza è destinata per quel qualcuno che renderà giusto anche il tuo matrimonio Usa-chan!

   Oddio, se Minako aveva deciso di farla piangere, ci stava riuscendo alla grande. Si erano invertiti i ruoli ed adesso era la sua amica la persona riflessiva e lei era diventata quella lunatica e pronta a cambiare idea nell’arco di cinque secondi.

       - Parlare di figli mi sembra un po’ prematuro…

       - Dici? Ma se hai gli occhi che ti brillano all’idea di avere un marmocchio urlante da stringere tra le braccia!

   Aveva gli occhi che le brillavano? Possibilissimo visto che il suo sogno più grande era quello di avere un figlio da Mamoru, ma non ne avevano parlato e questo la portava a dubitare dell’opportunità di averne uno subito.

       - Quindi il tuo consiglio è…

       - Il mio consiglio è di prendere il tuo bel Mamo-chan, chiuderlo in camera, e passare tante e tante ore a sfogare la tua ansia e la tua paura… vedrai che dopo tu sarai più tranquilla e lui sarà più contento!

       - Baka!

   Scoppiarono a ridere nel giro di mezzo secondo e fu così che Mamoru le trovò appena rientrato.

       - Ehi! Che avete tutte e due da ridere tanto?

       - Mamo-chan!

   Le bastava vederlo per dimenticare tutte le sue ansie e le sue paure, ed anche le arrabbiature – adesso il loro rapporto era completamente diverso rispetto a quello che avevano avuto quasi due anni prima, quando non parlavano ma si lanciavano direttamente frecciatine iniettate di veleno –. Gli buttò le braccia al collo e lo strinse come se non lo vedesse da un’eternità, anche se in realtà erano poco meno di cinque ore.

       - Cosa le hai fatto?

   Mentre la stringeva, Mamoru aveva rivolto quella domanda ad una Minako sorridente e soddisfatta.

       - Io? Nulla… ha fatto tutto da sola! Adesso io vado, il lavoro sporco lo hai fatto fare a me, ma questa me la pagherai dottor Chiba!

   Minako aveva assunto la tipica espressione della persona mortalmente offesa e Mamoru sapeva come farle passare quel muso lungo, era tutto merito dei suggerimenti di Kunzite.

       - Esagerata! Per quattro scatoloni! Dai che appena mettiamo tutto in ordine ti invitiamo a cena e mi faccio perdonare!

       - Ci conto! Adesso però scappo, vado all’aeroporto a prendere Kunzite!

       - Aspetta! Ti accompagno!

   Rimaste sole, Usagi riuscì ad abbracciare la sua amica. Avevano diviso per tanti anni lo stesso appartamento ed adesso l’idea di lasciarla andare la rattristava un po’.

       - Mi mancherai… - Era riuscita a dire solo questo, altre due parole e sarebbe scoppiata a piangere.   

       - Anche tu…

       - Se vuoi… quella stanza potrà essere tua ogni volta che vorrai!

       - Vuoi farmi fare da baby sitter al pargolo o alla pargola mentre tu ed il tuo maritino vi darete alla pazza gioia? No grazie. Preferisco rimanere con Kunzite!

   Minako le aveva strizzato l’occhio in senso di intesa, il suo voler rimanere con Kunzite aveva tutta un’altra valenza rispetto a ciò che significava.

       - Grazie per aver fatto il lavoro sporco!

       - L’importante è che adesso tu stia meglio!

   Il sorriso sul suo viso si allargò e la stretta all’amica anche.

       - Sì! Ed è tutto merito tuo!

       - Adesso vai e ricorda: risolvi tutto in camera da letto!

       - Sei l’amica migliore del mondo!

       - Puoi dirlo forte! Sono la sola ad essere qui oggi!

       - Ti voglio bene!

       - Vai vai o Mamoru si insospettisce!

   Chiusa la porta non le restò che andare a disfare i fili intricati della sua mente, ma forse era meglio che prima si dedicasse ai pacchi che aveva portato a casa. Casa... il suono di quella parola le piaceva parecchio.

   Aveva trovato Mamoru davanti la porta della stanza destinata, in futuro remoto, al marmocchio urlante, come era stato ribattezzato da Minako.

       - Che ci fai qui?

       - Niente, pensavo…

       - A cosa?

   Non voleva farsi illusioni! Mamoru non pensava certamente ad un figlio, non adesso.

       - Che ho la futura moglie migliore che si possa desiderare…

   Cosa le aveva consigliato Minako? Di risolvere tutti i suoi problemi in camera da letto, non aveva specificato però quale… e forse fu per questo che si avvicinò al suo Mamo-chan e lo baciò con tutta la passione di cui era capace.

 

   Un po’ di tempo dopo, in un’altra camera da letto, Mamoru accarezzava la schiena nuda di Usagi, sdraiata sul suo torace.

       - Adesso puoi dirmi cosa ti tormenta da un po’ di tempo?

   Usagi aveva alzato la testa sorpresa da quella domanda inaspettata.

       - Io… bhè niente di che… è una sciocchezza…

       - A maggior ragione, visto che è una sciocchezza, sono curioso di conoscerla…

   Era difficile spiegare cosa l’aveva tormentata per così tanto tempo, forse non era neanche giusto. Erano stati dei dubbi stupidi ed insensati, che motivo aveva di rischiare di ferire Mamoru con le sue parole?

       - Usako…

   Però se lui la chiamava in quella maniera, e continuava ad accarezzarla con tutta quella dolcezza, era difficile resistere alla tentazione di saltargli addosso e baciarlo, ah! Lei già gli era praticamente spalmata addosso.

       - Io credo che tu debba fare un mega regalo a Minako. Sai ha fatto lei il lavoro sporco!

       - Non hai proprio intenzione di dirmi nulla?

   Doveva parlare? A che pro? No, era meglio tenersi i dubbi e basta, in fin dei conti Mamoru l’amava, il resto si sarebbe sistemato da sé.

       - Preferisco di no…

       - Come vuoi…

   Il massaggio alla sua schiena continuava ininterrotto e presto i suoi occhi iniziarono a chiudersi per il profondo stato di rilassamento raggiunto.

       - Usako…

   La voce di Mamoru la strappò, quasi, dalle braccia di Morfeo.

       - Dimmi Mamo-chan    

   Aveva sonno, ma non voleva addormentarsi, aveva un’infinità di lavoro da svolgere.

       - Sai a cosa pensavo mentre guardavo quella stanza vuota?

   Negò con la testa ma si fece più attenta. Non sapeva perché ma credeva che presto Mamoru le avrebbe confidato un segreto molto importante, lo capiva dal come le parlava senza guardarla. Era sempre così quando doveva confessarle qualcosa che per lui era molto imbarazzante. Baciandogli la punta del naso cercò di incoraggiarlo.

       - Che mi piacerebbe che quella stanza, presto prestissimo, diventasse la camera di un figlio nostro.

   Sulle ultime parole aveva chinato il capo per guardarla e lei… lei non riuscì a trattenere le lacrime ed il sorriso spontaneo che nacque di conseguenza.

       - Oh Mamo-chan! Sei incredibile! Anche quando non sai cosa mi turba trovi sempre il modo di rassicurarmi! Ti amo! Ti amo! Ti amo!

   Lo strinse forte a sé e non volle più lasciarlo andare.

   Era stata una stupida.

   Era stata una stupida ragazzina preda dell’ansia.

   Tra i suoi capelli fu lasciato un bacio casto ma carico d’amore ed Usagi compre che non occorrevano parole per spiegare il perché di quella reazione.

 

 L'angolo dell'autrice

 

   Scusate ma dovrete sopportarmi anche qui sotto! :)

   Non temete, sto lavorando anche alla fic madre, se così possiamo dire. Ad un passo da te è tra le mie priorità, riguardo le fic naturalmente. Ma ve lo dico fin da ora, dopo il prossimo aggiornamento la sottoscritta entrerà in pausa fino, almeno, alla metà di marzo. In questa sessione di esami dovrò dare due materie che sono due pietre miliari della medicina e dovrò concentrarmi solo ed esclusivamente su di esse.

Un'ultimissima precisazione: un grazie va anche alla Divina Ellephedre che mi ha aiutata per dissipare un dubbio atroce che non mi permetteva di andare avanti, concludere la fic e pubblicarla.

   Adesso vi lascio sperando di non ricevere troppi pomidori!

   Alla prossima!

   
 
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