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Autore: Abraxas    27/01/2011    8 recensioni
Embry Call non aveva mai chiesto molto alla vita. Un pomeriggio senza pioggia, un gruppetto di amici, un pallone dietro a cui correre: gli bastava poco per essere felice.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Embry Call
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Premessa: quello che segue è il mio primo tentativo di scrivere qualcosa senza usare i miei soliti toni spensierati ed allegri. Chiamatelo pure prodotto da depressione pre-esame... mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, dato che per me è un qualcosa di nuovo e mai tentato prima.


* * *



 

Embry Call non aveva mai chiesto molto alla vita. Un pomeriggio senza pioggia, un gruppetto di amici, un pallone dietro a cui correre: gli bastava poco per essere felice. Si era sempre accontentato di poco, lui, di molto meno rispetto agli altri.

A lui un genitore solo bastava. Pensava che gli altri bambini fossero molto fortunati ad avere anche un papà, ma non si lamentava: la sua mamma era fantastica, e valeva per due. Sua mamma era una tosta, proprio come la signora di quella serie TV che gli piaceva tanto. Un sorriso, caldo, e tirava avanti.




Embry Call non aveva mai preteso di capire tutto. Tuttavia, man mano che cresceva, aveva cominciato a fare domande… scomode. Indesiderabili.

“Mamma, perché papà ci ha lasciato?”

“Mamma, perché papà non torna?”

“Mamma, perché papà non mi vuole bene?”

Sua mamma non rispondeva. Un sorriso, stanco, e tirava avanti.




Embry Call non aveva mai voluto essere un eroe. Cioè, a dire il vero sì, ma aveva sette anni e collezionava le figurine di Spiderman. Insomma, chi da bambino non ha mai sognato di proteggere i deboli e salvare ragazze in pericolo? Era una cosa comprensibile!

Adesso di anni ne aveva diciassette, e si considerava abbastanza maturo per dire che tutte quelle fantasie infantili non erano altro che… beh, fantasie infantili. Aveva cose più serie a cui pensare. Ad esempio fare i conti con un ingombrante alter ego peloso che gli aveva scombussolato la vita.

Dopo un po’ ci aveva fatto l’abitudine, e con Jacob e Quil nel branco le cose non andavano poi così male. Un sorriso, enorme, e tirava avanti anche lui.




Embry Call non aveva mai voluto litigare con sua madre. Sua madre era ancora una tosta anche con dieci anni in più sul groppone, e continuava ad avere una mira decisamente buona quando si trattava di lanciare ciabatte. Tuttavia era praticamente impossibile mantenere un buon rapporto finché continuava a sparire tutte le sere. A fare chissà cosa, gli urlava lei tutte le mattine, e probabilmente l’avrebbe fatto anche tutte le sere, se non fosse stata occupata con il lavoro.

Le spezzava il cuore. Non se lo meritava, ma non poteva farci niente.

Un sorriso, di scuse, e tirava avanti.




Embry Call non aveva mai voluto separarsi dai suoi amici. Per tenerlo lontano da Jacob e Quil subito dopo la trasformazione c’era voluto nientemeno che un ordine Alfa, e per lui quello era stato il periodo peggiore della sua vita. Con loro ne aveva passate di tutti i colori, dai primi scherzi alle bambine quando andavano all’asilo all’affrontare eserciti di vampiri assetati di sangue… letteralmente. Erano come i tre moschettieri: niente li avrebbe mai tenuti lontani troppo a lungo.

Niente, tranne il maledettissimo imprinting.

Quil se l’era portato via una peste di tre anni, e adesso preferiva prendere il tè con la signora Barbie piuttosto che tuffarsi dalla scogliera.

Jacob se l’era preso un ibrido venuta alla luce da nemmeno ventiquattr’ore. Non giocava con le bambole, Jacob, ma comunque aveva di meglio da fare che uscire con lui.

Embry invece… niente. Per quanto la cercasse, sembrava proprio che la sua anima gemella non esistesse. Come sempre, aveva finito per essere lo sfigato del gruppo.

Un sorriso, falso, e tirava avanti.




Embry Call non aveva mai voluto essere solo. Eppure adesso si sentiva proprio così, nonostante avesse un branco su cui fare affidamento. Solo, nonostante fosse circondato da fratelli.

Sorridere era difficile. Ma ci provava, e tirava avanti.

   
 
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