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Autore: spacedust    27/01/2011    2 recensioni
« I need a fix cause I'm going down... Down to the bits that I left uptown. »
Ecco la prima fanfiction che posto su questo sito, perciò sono un pò nervosa. Spero davvero che vi piaccia. :)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,
a quanto pare tu sei l’unico disposto ad ascoltarmi, l’unico disposto a darmi retta.. e forse anche l’unico disposto a considerare la mia esistenza. Sai, l’unico sentimento che riesco a provare adesso è l’odio. Odio allo stato puro. Odio verso di me, questa stupida casa, questa gente di merda e questa città. All’improvviso tutti si sono ritorti contro di me, tutti mi hanno abbandonata.
Ho davvero bisogno che le cose cambino, che per una volta vadano per il verso giusto. Ma come? Come cazzo devo fare, eh diario? Peccato che tu non possa rispondermi..

Vick.

Richiusi di colpo il diario e mi alzai dal letto per andare a davanti allo specchio. In un primo momento non mi riconobbi, ci volle un po’ a capire che quella nello specchio ero io. La prima cosa che mi venne in mente fu quanto mi facevo schifo. Schifo, sì. Ero pallida come un lenzuolo, un paio di occhiaie mi contornavano gli occhi e i capelli sembravano aver perso tutta la loro lucentezza. In più mi sentivo debole perché non mangiavo da un paio di giorni. A dire il vero erano più di un paio di giorni che non toccavo cibo. E non uscivo dalla mia stanza. E non parlavo con qualcuno che non fosse il mio diario.
Mentre ero ancora intenta a fissarmi allo specchio qualcuno bussò alla porta della mia stanza. Sospirai e dissi « Entra, mamma. » Mia madre aprì cauta la porta e la richiuse subito. Mi rivolse uno dei suoi sorrisi amorevoli, dolci, ma dai suoi occhi si poteva vedere la preoccupazione che si era impadronita di lei in quei giorni.
« Tesoro, come stai? Sono giorni che te ne stai chiusa qui dentro! » strillò e venne a sedersi accanto a me, sul mio letto a baldacchino. « E guarda questa stanza, sembra un porcile! » In effetti il pavimento della mia stanza ( se ce n’era veramente uno ) era pieno di carte, lattine di birra, bottiglie coca-cola e acqua. « Già. » feci una smorfia. « Ma in questo momento pulire è l’ultima cosa che voglio fare. » dissi sorridendole. Mia madre rise, e iniziò a raccogliermi i capelli in una coda di cavallo. Quando faceva così mi rilassava, e lei lo sapeva. Ah, mia madre. Aveva 47 anni ma a volte ne dimostrava 16. Era esuberante, vivace ma anche dolce e comprensiva. Ed era bellissima. Aveva un paio di occhi azzurro ghiaccio, i capelli biondi e lucenti e la carnagione chiara, chiarissima. Sembrava che provenisse dalla Scandinavia. Se adesso voi ci mettereste in confronto io sarei la perfida strega dell’Ovest, mentre lei la graziosa Principessa di porcellana.
« Non ce la faccio a vederti così, Vicky. » Ecco, lo sapevo.  « Mamma, non devi stare in pensiero per me. Sto bene.. E smettila di chiamarmi Vicky. Lo sai che lo odio! » dissi. Lei si scusò all’istante. S’incupì e i suoi occhi si riempirono di tristezza. Mi dispiaceva vederla così, non volevo farle provare quello che stavo provando io. Non se lo meritava, davvero.
« Senti, passerà tutto. Devi darmi solo un po’ di tempo e non mettermi pressione, okay? » le chiesi, cercando di essere più cauta possibile. «Certo tesoro, lo so. Lo so che sei forte, lo sei sempre stata. Ma.. » Oh, no. « Forse è meglio che tu ti allontani da quì per un po’. » Lo sapevo.
Sospirai, « Mi stai chiedendo di andare da papà, vero? »  Tirò un sospiro di sollievo e annuì, « Sì tesoro, ho già parlato con lui. E’ d’accordo e non vede l’ora di rivederti. »  mi sorrise incoraggiante. Ecco, lo sapevo che mi avrebbe rifilata a papà prima o poi.
Mio padre e mia madre si innamorarono a 18 anni e dopo 5 anni si sposarono, perchè mia madre era incinta di quel coglione di mio fratello.  Dopo 3 anni nacqui io e allora eravamo il ritratto della famiglia perfetta.  E lo siamo stati per ben 17 anni quando, all’improvviso i miei hanno deciso di divorziare.  Quindi, eccoci qui. Io e mio fratello viviamo con mia madre a Londra, mentre mio padre è scappato in America, a Los Angeles.
« Allora? » mi chiese mia madre, speranzosa. Sospirai, « Okay, va bene. Andrò da papà. »
  
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