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Autore: Mizar19    28/01/2011    22 recensioni
Un paese perbenista. Alcune famiglie. Due ragazze molto diverse, ma al contempo troppo simili. No, non è un "incontro-corteggiamento-passiamoaifatti-lietofine". Loro sono già felicemente assieme.
Inseriamo ora alcuni elementi di turbolenza: un trasloco repentino, sexy compagne di scuola, austere o lunatiche, incomprensioni e incomunicabilità.
Si verrebbe così a creare un mosaico di individui, ognuno con le sue ossessioni, i suoi desideri e le sue paure; un eterogeneo gruppo di ragazzi (e non solo) le cui vicende si legano e intrecciano attorno a quella di Maria Cristina, appassionata giocatrice di pallavolo, e Federica, poliedrica artista.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La decima Musa'
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33. Epilogo Speravo di riuscire a posta prima, ma la scuola ha frenato il mio entusiasmo. L'importante è che ora sia terminato.
Le cose importanti al fondo.

Se a qualcuno interessa, ecco la
 spin-off che vede Monica protagonista subito dopo essere stata scaricata da Maria Cristina: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=643020&i=1

Godetevi l'ultimo (breve) atto!


***

Capitolo XXXIII
EPILOGO

Il pomeriggio del 12 giugno, il giardino di casa Mantovani, per la precisione quello di Ludovico e Lilith, si era popolato di voci e colori: ragazzi coricati sulle sdraio, nell'erba, altri che si rincorrevano, chi sedeva tranquillamente all'ombra di qualche frondoso albero, chi giocava a pallone nella parte pianeggiante del prato, chi faceva il bagno in piscina. La calura iniziava a soffocare e la percentuale di umidità mandava al tappeto anche i più temerari e temprati guerrieri del solleone.
Accasciata fra l'erba, sotto un ombrellone di fortuna, stavo sudando che nemmeno alla maratona di New York, accecata dall'azzurro intenso del cielo e dalla violenta luce del sole.
- Caldo, caldo, caldo... - mormorò Federica come una litania, sdraiandosi accanto a me. Allungai una mano per carezzarle il braccio, ma lei si scostò. - Troppo, troppo caldo. Caldo, caldo... -
Mi rassegnai, limitandomi a sorriderle. Chiusi gli occhi per proteggerli dalla luce.
Rilassata com'ero, le membra allungate nell'erba tiepida e la mente intorpidita dalla sonnolenza, non mi accorsi del rumore di passi, nè del mormorio concitato. Mi ridestai di scatto quando venni afferrata brutalmente. Strepitai, scalciando. Anche Federica, da qualche parte alle mie spalle, stava urlando. Attorno a noi risate e altre urla. Mi resi conto che Walter mi aveva afferrata come un sacco di patate ed ora mi reggeva per i polpacci, la testa ciondoloni contro la sua schiena. Gli diedi un paio di pugni, ma lui non cedette e all'improvviso mi ritrovai a graffiare l'aria, poi i miei polmoni si riempirono d'acqua.
Riemersi tossicchiando, aggrappandomi con foga al bordo. Udii anche il tonfo del corpo di Federica contro la superficie. Riemerse accanto a me, che ormai ridevo assieme a tutti gli altri.
- Non vi sentite più fresche ora? - domandò sogghignando mio fratello, che aveva riservato a Federica la stessa sorte che Walter aveva riservato a me.
Federica non rispose, ma si aggrappò alla mia vita, poggiando il capo contro il mio collo, ansante. Io gli mostrai il medio.
- Ce la pagherete! - lo minacciai, mentre Federica, abbarbicata alla mia schiena, stava emettendo una serie di versi simili a fusa.
Era felice. Anzi, felicissima.
La festa a sorpresa era stata perfetta: Federica e Mattia (quest'ultimo ovviamente informato di tutto) erano arrivati puntuali con l'aereo ed Elena era andata a prenderli, con la scusa di essere nei paraggi per delle commissioni. I loro genitori sarebbero arrivati solo la sera, essendo ancora occupati con il lavoro, anche se ormai il forzato trasferimento a Roma volgeva al termine.
Avevamo poi trascinato minore delle sorelle Mantovani a casa di Walter con la scusa che gli zii volevano salutarla e, mentre attraversavamo il giardino per raggiungere la porta d'ingresso, una serie di persone era sbucata da dietro le piante e dalle finestre schiamazzando come scimmie.
A Federica erano venute le lacrime agli occhi. C'eravamo tutti noi, alcuni compagni di canto e teatro, di classe, gli amici di Elena e Veronica, insomma, la solita gentaglia che ci portavamo appresso.
Eravamo dunque passati al rito della consegna dei regali. Quando le avevo mostrato la foto raffigurante i fiori di pesco ne era rimasta estasiata, ma quando le avevo spiegato il significato mi era letteralmente saltata addosso. Per sempre, Cris, è impegnativo, ma proviamoci aveva mormorato al mio orecchio.

Una ragazza dalla carnagione lattea e i capelli multicolore prendeva il sole su una sdraio, indosso un bikini nero. Alla sua destra, un'altra ragazza la imitava, ma indossava un prendisole verde mela. Erano Bianca e Martina, ex compagne di liceo della sorella di Federica, che ora sedeva sulle ginocchia della sua ragazza, sussurrandole qualcosa all'orecchio, le mani chiuse a coppa per escludere il resto dei presenti da quell'intimo scambio. I ragazzi si spintonavano in piscina, tirandosi un pallone di tanto in tanto e divertendosi a bagnare le due che si abbronzavano vicino alla piscina, finchè, seccate, spostarono le sdraie in un punto del giardino molto lontano rispetto alla piscina: la distanza avrebbe scoraggiato i pigri ragazzi.
Giorgio e Lara si stavano scambiando tenere effusioni all'ombra di alcune betulle e qualcosa di molto simile stavano facendo Davide e Olivia, che era venuta in qualità di accompagnatrice e aveva fatto gli auguri a Federica solo perchè sarebbe passata dalla parte del torto prendendo parte a quella festa a sorpresa e comportandosi da cafona. Simone e Nex si stavano sbaciucchiando, lei seduta sul bordo della piscina, lui in acqua.
Federica grugnì qualcosa, accennando all'ennesima scenetta romantica che vedeva protagonisti due ragazzi del coro, Alina ed Emanuele.
- E' così importante? - sussurrai al suo orecchie, afferrandole una mano. Muovendomi sfiorai i suoi short di jeans, ancora bagnati per il tuffo di poco prima.
- Effettivamente no - mormorò chiudendo gli occhi, per poi baciarmi, portando una mano dietro alla mia nuca.
Una scarica mi attraversò e se fossimo state sole le sarei saltata addosso senza tanti preamboli: erano mesi che non facevano l'amore, che non stavamo insieme, e desideravo intensamente trascinarla sotto le coperte assieme a me, sfiorare la pelle delicata del suo ventre con la lingua, stringere fra le mani i suoi morbidi seni, baciarla fra la gambe per udire i suoi gemiti. Posai timidamente una mano sulla spalla, spostandola lentamente verso il centro della sua schiena, avvertendo il modo in cui la sua umida maglietta scorreva faticosamente sotto le mie dita, formando piccole pieghe e sfregando fra le nostre carni. Federica sfiorò con la punta della lingua la sottile apertura fra le mie labbra: le concessi di entrare nella mia bocca, intensificando l'abbraccio.
Il giardino sbiadì, le voci si affievolirono, persino il calore del sole pareva scomparso. Esisteva solo il suo dolce profumo, il suo naso contro il mio, il suo sapore nella mia bocca, le sue mani attorno al collo e lei fra le mie braccia. Un brivido d'eccitazione mi fece quasi sobbalzare: forse era l'adrenalina, perchè quello era il primo bacio che ci scambiavamo davanti a tutti.
- Okay, basta... - ridacchiò Federica sottovoce. Ci separammo lentamente, incuranti di controllare se qualcuno se ne fosse accorto e eventualmente dare spiegazioni. Ma perchè poi?
Federica si coricò poggiando il capo sulle mie gambe e socchiudendo gli occhi a causa dei raggi del sole. Le premetti un polpastrello contro la punta del naso, sorridendo, solo per infastidirla. Lei emise una specie di grugnito, allontanandomi la mano con uno schiaffo.
Iniziai a solleticarle i fianchi, mentre lei si contorceva supplicandomi di smetterla.
Proprio mentre eravamo impegnate in quella lotta all'ultima risata, notai che mio fratello Edoardo, Margherita e mia madre erano appena entrati nel giardino.
Walter corse subito da mia madre, chinandosi ad ascoltare il pancione, ormai decisamente evidente, che mia mamma stava nascondendo sotto ad un'ampia canottiera multicolore.
Veronica saltellò incontro ad Edoardo, abbracciandolo con foga. Erano stati compagni di classe sia alle elementari che alle medie, mentre alle superiori erano stati separati da una parete: la sorte li aveva assegnati a due sezioni diverse. Erano stati molto amici da ragazzi e ora avevano ricominciato a frequentarsi, ma
ne ignoravo il motivo, così come Federica.
Margherita mi aveva avvertita che sarebbe arrivata più tardi. Il suo umore era cambiato nuovamente una volta rientrate da quel pomeriggio di compere e non ci eravamo nuovamente rivolte la parola per settimane. Se sopportare il suo essere lunatica significava però avere dei rari momenti di divertimento e serenità con lei, allora avrei tollerato volentieri per tutto il tempo necessario.
Andammo anche noi a salutarli e attorno si formò un piccolo capannello di persone, ansiose di domandare a mia madre come procedesse la gravidanza. Lei rispondeva sempre con un sorriso e una parola rassicurante, portandosi una mano al ventre.
- Ciao ma' - riuscii finalmente ad avvicinarmi a lei, abbracciandola.
- Ciao Mari. Ciao Fede e ancora auguri! - sorrise lei, agitando una mano in direzione della mia ragazza, che ringraziò arrossendo.
- Come mai qui? - domandò Simone rivolto ad Edoardo.
- Mi sembrava il caso di fare un annuncio - sentenziò lui, pomposo, emanando autocontrollo e orgoglio da ogni fibra di cotone della sua maglietta bianca.
- Che annuncio?! - s'intromise Elena, curiosa. Lei amava le sorprese.
- Fatemi spazio, ho bisogno della vostra attenzione. Walter, chiami anche i tuoi, vero? -, il ragazzo annuì e poi si diresse a passo rapido verso la porta d'ingresso, mentre noi ci spostavamo in blocco verso i tavoli.
Quando Lilith e Ludovico ci raggiunsero, Edoardo salì su una sedia e si schiarì la gola.
- Fratelli e sorelle, amici e amiche - fece un cenno del capo verso di noi, Giorgio e Davide e anche il gruppetto della sorella di Federica - Cari sconosciuti - continuò accennando ai ragazzi della conservatorio e del teatro - Voglio darvi una splendida notizia! -
Fece una studiata pausa. Non sembrava per nulla nervoso.
- Ho capito... - sogghignò Federica.
- Cosa?! - domandai subito, agitata.
- Se è quello che penso, sei appena stata incastrata finchè morte non li separi alla psicopatica bipolare -
Non ebbi nemmeno il tempo di alzare gli occhi al cielo.
- A novembre Anita ed io ci sposiamo! -
La mia mascella dovette aver toccato terra, mentre la mia ragazza scoppiava a ridere senza ritegno applaudendo assieme a tutti gli altri. Anche Margherita aveva avuto la mia stessa reazione. Quando i nostri sguardi perplessi si incrociarono, scoppiammo a ridere anche noi.
Alla fine dei conti, ciò che importava era che loro fossero felici. E se avere quell'isterica di Anita per casa avrebbe reso Edoardo più felice, buon per lui. Mi accodai alle altre persone che lo circondavano per fargli gli auguri.
Mia ma
dre era al settimo cielo e sorrideva felice, stretta a Lilith, che stava augurando ad Edoardo ogni gioia della vita coniugale, scherzando sull'indole oziosa di suo marito.
- Congratulazioni Edo - gli dissi quando finalmente venne il mio turno.
- Come sei formale, sorella -
- Preferisci sono così felice che ti sposi così fra meno di dieci anni ti troverai sepolto fra pannolini, pappette e cacca di bebè? - sollevai un sopracciglio, lui annuì.
- Anche voi lo sarete fra qualche mese, quindi non sfottere - mi diede una pacca sulla schiena ridendo. Io grugnii qualcosa, affiancandomi a Francesca.
- Olivia mi ha detto che le fai schifo - disse improvvisamente, osservando Federica abbracciare mio fratello e augurargli di giostrarsi con coraggio fra le gioie del matrimonio.
- Scusa? -
- Sì, ha detto che le fai schifo. Prima, hai baciato... -, la interruppi.
- Lo so cosa ho fatto, grazie. Ah, ha detto così? Simpatica la ragazza... - ringhiai, pronta a prenderla a pugni non appena Edoardo si fosse allontanato. Non volevo rovinargli la festa.
- Mari, calmati... -
- No! Mi fa venire una rabbia... Vorrei tanto andare là ora e romperle il naso - sibilai, stringendo i pugni fino a farmi male.
- Così passeresti dalla parte della cafona violenta. Non mi pare il caso. Piuttosto mostrati superiore -
Lanciai un'occhiata a Giorgio: era di fronte a noi, assieme a Lara, Davide e Olivia. I primi due stavano facendo i piccioncini, come al solito, mentre Davide osservava assorto la sequenza di felicitazioni. Olivia guardava nella nostra direzione.
Afferrai Federica per un polso, attirandola a me con grazia. Lei si mosse come una ballerina, leggere e flessuosa, sorridendo languidamente. Mi sporsi verso di lei e la baciai, catturando il suo labbro inferiore, premendole una mano contro la schiena, mentre lei si chinava all'indietro e io mi piegavo su di lei per non perdere il contatto. Una sorta di casquet eseguito da incapaci dilettanti (almeno per quanto riguardava me) innamorate.
La cosa folle fu l'applauso e la risata che accompagnarono il nostro bacio: una colonna sonora da birreria. Udimmo chiaramente Davide fischiare.

***

FINE.

Ragazzi, ecco quelle quattro lettere che mi mettono addosso una tristezza tremenda, mista a felicità (no, non sono bipolare come Anita).
Sono un po' impacciata, non so cosa scrivere, dunque disconnetterò la razionalità, che al momento è molto in imbarazzo, e lascerò che il mio inconscio scriva qualcosa.
E' stato un percorso lungo e piacevole, che mi ha permesso di conoscere alcune di voi e ne sono davvero felice. Spero di avervi trasmesso tutto il trasmettibile, comunicato il comunicabile (senza eccedere nell'enfasi, s'intende), almeno nel mio piccolo. La storia, come sapete, già esisteva, ma riscrivendola è cresciuta con me, con voi, grazie a voi.
Senza l'entusiasmo, il sostegno, l'allegria e gli incoraggiamenti che mi avete trasmesso voi, forse non sarei riuscita a finirla! Ma ora sono "presa bene" e ho già nel forno qualcosa del seguito, che spero apprezzerete più di Fior di pesco, in quanto mio personale preferito episodio della trilogia. Sì, avete capito bene. Ci sarà un seguito del seguito. Si vedrà se avrò ancora le forze per farvelo leggere e comunque quel momento è ancora molto lontano!
Mi ha molto stupita il risultato ottenuto da questa storia, non me l'aspettavo e ancora ora fatico a crederci e continuo ad imbarazzarmi e ad arrossire come un'imbecille leggendo le cose stupende che mi scrivete: sapere che con questa storia ho toccato profondamente qualcuno è qualcosa che quasi mi commuove.
Spero che continuerete a seguirmi con lo stesso entusiasmo e la stessa costanza.

Ho deciso di non dedicare l'Epilogo a nessuno e dunque mi son detta, perchè non dedicarlo a tutti? Dunque questo capitolo è dedicato a tutti voi che avete recensito, messo la storia fra le preferite, le seguite o le ricordate, o che avete semplicemente letto. Grazie ancora.



p.s. il capitolo, oltre a chiamarsi "Epilogo" ha anche un sottotitolo, suggerito da un'entusiasta Kabubi: Vittoria Epica.
Ed è con questa vittoria epica che vi saluto e vi ringrazio per l'ultima volta in questa storia! Ci sentiamo presto con il seguito!!


p.p.s. terminerò in serata di rispondere alle recensioni a cui non ho ancora risposto (sono sempre la solita, lo so, ma ormai mi conoscete)!

Mizar

   
 
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