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Autore: WhoKilledBambi    29/01/2011    4 recensioni
La porta era rimasta aperta, quando Duff mise la testa dentro la mattina dopo, trovandoli abbracciati. Con un sorriso dolce la chiuse, mormorando un "e bravo Rose" sommesso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rosso fece solo un paio di passi nel corridoio. Cazzo, ne aveva bisogno; ne aveva bisogno ora e subito.
L'orologio sul muro dell'albergo segnava le tre e venticinque di una mattina di gennaio, un numero che non riusciva a leggere. Aveva freddo, con addosso solo i suoi pantaloni di pelle e una bandana tra i capelli, il suo corpo era scosso da brividi ad ogni passo. Si passò una mano sulla fronte.
Merda! Mi è anche venuta la febbre!
Battè sulla porta con violenza. Uno Stradlin stralunato e assonnato venne ad aprirgli strascicando i piedi.
«Bill?»
Il rosso lo scostò con delicatezza dalla porta, entrando nella stanza buia. «Felice di notare che ti ricordi ancora il mio nome»
Si buttò sul letto, ancora caldo per il corpo di Izzy e si avvolse nelle coperte. I pantaloni di pelle scricchiolavano dolcemente sfregandosi fra loro.
«Che c'è, Bill?»
«"Che c'è, Bill?" Non posso più venire da te, adesso, senza volere qualcosa? Non posso più venire qui semplicemente per stare con te?»
Jeff si era seduto sul letto di fianco a lui, ora, e si stropicciava la faccia con una mano.
«Axl...
«No, aspetta, non dirmelo. Te la sei presa? Ti sei offeso? TU?» disse Rose, alzandosi sul busto e appoggiandosi alla testiera del letto. «Oh, buon dio...»
Il moro scosse la testa, sorridendo. «Non mi sono offeso. Stavo soltanto pensando che, se ci tenevi così tanto, potevi anche evitare di andare in giro a sbandierarlo ai quattro venti»
Bailey iniziò a ridere, supplicando che qualcuno gli portasse una coperta. Cazzo, faceva freddo. Un freddo della miseria. Doveva avere la febbre alta.
«Da quando Duff è "i quattro venti?"»
«Da quando non sappiamo a chi andrà a dirlo. Immagina come reagirebbe Saul...»
«Slash saprebbe accettarlo. È un animale, ok, ma credo che sotto il manto da pecora abbia anche lui un cervello. Forse vagamente sottosviluppato, ma c'è»
Izzy si alzò e si avvicinò alla finestra. Avevano tutta la fottutissima Chicago ai loro piedi. Un refolo di vento gelido arrivò fino al rosso, disteso ancora nel letto sotto il lenzuolo. Un altro brivido.
«Oh, cazzo, Jeff, chiudi quella finestra! Fa freddo!»
L'altro buttò uno sguardo distratto al termometro appoggiato fuori dalla finestra. Ventisette gradi. Sorrise, chiudendola.
Si avvicinò al letto e si sdraiò vicino all'amico. Delicatamente gli posò le labbra sulla fronte. Il rosso rabbrividì, a causa di un misto di febbre e piacere.
«Bill, sei malato. Hai la febbre, e io non ho niente da darti, devi aspettare almeno fino a domani mattina, oppure potremmo prendere il van e...»
Con un sorriso Axl gli pose un dito sulle labbra, zittendolo. «Niente van. Tu hai qualcosa da darmi» con un movimento rapido si mise sopra di lui e tirò le coperte sopra entrambi. Iniziò a baciarlo dolcemente, facendo scivolare la sua lingua nella bocca di lui e sfilandogli lentamente la maglia degli Aerosmith che aveva usato come pigiama.
«Rose, tu scotti!» Stradlin aveva iniziato a far scivolare le mani sul petto del cantante, accarezzando ogni millimetro della sua pelle bollente. Lo fece girare e si stese sopra di lui, sfilandosi i jeans strappati. I loro corpi ora erano perfettamente sovrapposti.
Nonostante il buio riuscì a scorgere il lampo negli occhi del rosso.
«Questa sera ti va male, Bill. Non riuscirai a scoparmi come al solito. Tu adesso stai lì, buono buono, e aspetti che il mio corpo assorba la febbre»
«Non starò buono finché non ti avrò, baby!»
Le braccia del rosso cinsero la vita del chitarrista, cercando di sfilargli i boxer, ma lui lo fermò. Rimasero in quella situazione, fermi, in silenzio, finché Stradlin non sentì il respiro del ragazzo farsi più pesanti e le sue braccia più molli. Sorrise, stringendolo a sua volta fino a che il sonno non si prese anche lui, ancora con il sorriso sulle labbra.
La porta era rimasta aperta, quando Duff mise la testa dentro la mattina dopo, trovandoli abbracciati. Con un sorriso dolce la chiuse, mormorando un "e bravo Rose" sommesso.
   
 
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