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Autore: crystalemi    29/01/2011    3 recensioni
[UST Preslash]
Sirius è strano e i sentimenti di Remus sono ancora più fuori di testa.
Sirius era il problema, lo era sempre stato, ma fino a quel momento Remus non se n’era mai reso conto.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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It Ends Tonight



Doveva essere il giorno più bello dell’anno; un giorno romantico e dolce, da vivere con allegria, timidezza, vari rossori sparsi sulle guance e teneri sorrisi, baci dolci e pigri in grado di sciogliere il freddo dell’inverno.
Remus ricordava ancora vividamente quei sentimenti dei suoi passati tre San Valentino e ricordava anche la serenità con cui aveva camminato in giro per Hogsmeade con le sue tre ragazze diverse, che ora non erano altro che ombre nei suoi ricordi e ciò che veramente ricordava erano la morbidezza delle labbra, la sofficità dei capelli scuri e i sorrisi, le risate, l’imbarazzo che ad intervallo si dipingevano sul loro volto. Quest’estate sarebbe dovuto essere molto più felice, visto che finalmente James era riuscito a trascinare Lily ad un appuntamento vero, uno che sembrava importante perché ora anche a Lily interessava e James non doveva fare di tutto per sembrare interessante, doveva limitarsi a non sembrare un idiota. Era preparato James: avevano tutti studiato ogni minimo dettaglio per la giornata perfetta. Cosa non si fa per gli amici?
Comunque, tutto ciò era finito con un Remus seduto nella Sala Comune di Gryffindor completamente deserta, senza una ragazza e nemmeno tanta voglia di averla, e un pensiero fisso che gli martellava nella testa mentre un’enorme quantità di domande turbinava attorno per formare uno sgradevole vortice.
Sirius era il problema, lo era sempre stato, ma fino a quel momento Remus non se n’era mai reso conto; non così chiaramente, comunque. Sirius aveva fatto la sua stessa fine, senza una ragazza quest’anno, ma se ne stava chiuso in camera a torturare l’atto di vendita del suo nuovo appartamento a Londra. Sirius una ragazza non l’aveva voluta affatto, troppo interessato alla sua libertà per farsi problemi di donne e Remus per questo un po’ (un bel po’) lo invidiava, perché lui era ancora fermo alle ragazze mentre Sirius (che era considerevolmente più immaturo di lui) era già passato a pensare al lavoro, alla casa, alla vita fuori da Hogwarts? Non si era nemmeno fermato a pensare agli esami, probabilmente, dando per scontato che con quel suo dannato cervello sarebbe passato per inerzia. Anche questo invidiava Remus: Sirius non doveva mai sforzarsi e tutto ciò che voleva gli capitava in un modo o nell’altro fra le mani. Remus invece doveva sudare sangue e comunque non otteneva che qualche piccola vittoria mutilata.
Passi rumorosi e pesanti lo fecero irrigidire: Sirius scendeva velocemente le scale e presto – prima che avesse trovato qualcosa da dire – se lo ritrovò davanti in pigiama, i pantaloni grigi che mollemente gli cadevano ai fianchi e il maglione troppo corto per coprire la piccola fila disordinata di peli che partivano dall’ombelico e si andavano a nascondere sotto i pantaloni o la pelle candida del bacino: con un brivido freddo Remus si rese rapidamente conto che Sirius non portava intimo, che quei pantaloni nascondevano appena il suo vanto. Se razionalmente avrebbe voluto incolpare il suo pudore per quella scarica di sentimenti contrastanti (che conosceva fin troppo bene: gelosia e desiderio, oh se li conosceva bene) altrettanto razionalmente doveva impedirsi quel piacevole autoinganno perché era palese perfino a lui stesso che ormai i suoi pensieri erano abbastanza ossessionati da quel corpo.
«Ho bisogno di te, Moony»
Remus sussultò leggermente, la bocca improvvisamente secca, gli occhi leggermente spalancati. Sirius gli sorrideva con un’innocenza che urlava falsità a gran voce. Era una specie di gioco che Sirius si divertiva a fare particolarmente con James, quello di fingersi innocente per lanciare frasi con doppi sensi palesi a qualsiasi orecchio, ma se James si divertiva e rispondeva a tono, Remus rimaneva interdetto, imbarazzato e stordito. Se doveva essere sincero, Remus aveva da tempo capito che Sirius era dell’altra sponda, anche se ancora faticava ad accettarlo. Non che Sirius andasse in giro vestito da donna ora, ma erano piccole cose che avevano portato Remus a rendersi conto che Sirius con le ragazze non amava starci troppo a lungo. Remus aveva addirittura ipotizzato che Sirius fosse vagamente terrorizzato da un legame a lungo termine con una donna, ed aveva ricondotto questa teoria al fatto che Sirius aveva visto la madre dare di matto così a lungo da aver inconsciamente accettato la figura di sua madre come i
l prototipo della donna di famiglia. Non era una buona scusa, comunque, e Remus lo sapeva fin troppo bene: lui, per esempio, aveva una madre fantastica ma quelle pulsioni sbagliate le provava lo stesso. Fortunatamente solo verso Sirius, o non avrebbe davvero più messo piede fuori dalla loro stanza.
«Ohi, Moony! Guarda che parlo con te!» replicò Sirius interrompendo di nuovo il suo flusso di pensieri. Remus annuì e lo osservò sbuffare e buttarsi a peso morto sul divano. Le loro ginocchia si toccavano, si accorse il Prefetto. Le loro ginocchia si toccavano attraverso la stoffa di un paio di pantaloni e uno di jeans, ma sembravano scottare mentre mandavano brividi di eccitazione per tutto il suo corpo.
Avrebbe potuto chiudere o accavallare le gambe e tutto sarebbe finito, Remus era abbastanza conscio di questo, nonostante il suo cervello fosse ora permanentemente fermo a ripetere parole sconnesse come “ginocchia”, “toccano” e “calore”, ma non fece comunque alcunché, ma era altrettanto consapevole che si sarebbe pentito di aver perso quell’occasione, molto più di tutte le maledizioni che si sarebbe mandato una volta solo.
Sirius era una tentazione e Remus era semplicemente stanco di continuare a resistergli ad oltranza. A che pro? Se non fossero stati amici si sarebbe guardato bene dal resistere così a lungo. E infondo, che male potevano fare due ginocchia a stretto contatto? Non avrebbe rovinato nulla di prezioso semplicemente permettendosi per una volta di vivere il calore del contatto con Sirius.
«Cosa ne pensi?» gli chiese Sirius a trabocchetto: Remus era quasi sicuro che non avesse concluso la frase, anche se non stava minimamente prestando attenzione alle sue ciance. Parlava della mappa, ma nonostante di solito quell’argomento lo esaltasse in quel momento non gliene sarebbe potuto fregare di meno: non con quella mano diafana alle prese con le sue dita impegnate a mantenere il segno in “La Morte a Venezia”; Sirius sembrava giocare con le sue dita quasi distrattamente, ma sembrava seriamente interessato ad appropriarsi del libro. Perché, poi? Remus sbuffò e lasciò che Sirius si prendesse il volumetto, poi replicò vagamente che non sapeva cosa pensare “a proposito”. Che proposito era al di là della sua conoscenza e immaginazione. Sirius sorrise mordendosi il labbro inferiore ma poi riprese a spiegarli un’idea sulla possibilità di differenziare gli animagi trasformati dalle persone umane. A Remus l’idea piaceva ma non era esattamente fattibile, senza contare che con gli esami in avvicinamento nessuno di loro avrebbe avuto il tempo per fare studi più approfonditi sulla possibilità di riconoscere un animago da una persona normale. Di certo non potevano chiedere alla Mc Gonagall e questo precludeva molte scorciatoie. Non che non gli piacesse leggere ed informarsi su cose potenzialmente inutili, ma con metà programma dell’anno da tenere a mente non gli sembrava esattamente una cosa intelligente buttarsi a capofitto in una ricerca di cui non erano in grado di predire l’esistenza di un risultato.
«Credo che dovremmo parlarne con James, Pads.» lo interruppe a metà di un volo da capogiro sull’utilità di riconoscere un animago da un semplice animale (senza contare all’implicito riferimento che stava facendo: ossia quella volta durante il terzo anno che Remus e James erano stati beccati dalla Mc Gonagall in forma d gatto a gironzolare fuori dal dormitorio alla quattro di mattina).
Sirius sembrò trovarla una buona idea perché annuì e si alzò per andarsene: gli diede le spalle (e una bella vista del suo didietro) ma si bloccò quasi subito.
«Ci vediamo più tardi?» gli chiese senza girarsi e Remus mormorò un flebile sì.
Sirius, comunque, non uscì dal dormitorio per tutta la giornata e Remus rimase seduto sul divano più vicino al camino a tentare di sbrogliare le sue emozioni – e soprattutto le sua nuove pulsioni – perciò non si videro prima di cena.

L’aria era stata parecchio tesa per tutto il tempo che avevano passato assieme agli altri: si erano ignorati senza neanche cercare di essere discreti. James comunque blaterava non-stop su quanto meravigliosa fosse stata la sua domenica, mentre Peter borbottava sottovoce quanto certe Ravenclaw pensavano di essere splendide quando non erano altro che brutte racchie secchione.
Remus e Sirius si erano guardati spesso, lanciandosi occhiate di sfuggita ogni qual volta erano certi che l’altro fosse immerso in una conversazione, ma i loro occhi non si erano incontrati nemmeno una volta e dalle loro bocche non era uscito alcun segno di riconoscimento.
Remus semplicemente non si sentiva in vena di interagire con Sirius: odiava sentirsi impotente davanti ai suoi stessi sentimenti e non aveva alcuna intenzione di lasciar accadere una cosa simile due volte in un giorno. Non era pazzo, per niente.
Questo era stato fino a quando non si erano ritrovati entrambi nel loro dormitorio: James si era perso a chiacchierare con una Lily particolarmente incline alle frivolezze e Peter era sparito a consolarsi nelle cucine. Questo li lasciava soli come dei cani (cosa che effettivamente erano, ma non Remus non vedeva la necessità di ripeterselo ad ogni modo di dire che gli passasse per la testa) in una stanza che non era mai sembrata così piccola in sette lunghi anni e senza nulla da dirsi. Remus non voleva davvero sembrare ogni volta quello incapace di non pensare, ma come avrebbe potuto non farsi delle domande?
Aveva letto che poteva essere normale quella cosa, causata dal dormitorio e da tanti altri fattori che al momento non gli venivano in mente, ma davvero non sembrava doverci essere qualcosa di potenziale.
Era una fase. Doveva esserlo, non vedeva alternative.
«Remus?» lo chiamò Sirius spuntando con la testa da dietro le tende del letto. Remus si voltò a fissarlo e quel volto gli sembrò estremamente più bello del solito. Era potenzialmente stupido quel suo pensiero, ma non poteva davvero controllare certi dati di fatto che spuntavano nel suo cervello in momenti inadatti.
«Oh, per favore, piantala, ok?!» quasi gli urlò il moro al limite della sopportazione: smettere di fare cosa, comunque? Di pensare a quanto fosse bello? Di fissarlo? Di desiderarlo?
«Cioè?» gli domandò, profondamente stanco, e se avesse avuto un letto accanto si sarebbe lasciato cadere lì su, perché Sirius sapeva essere distruttivo in certi momenti: questo era un ottimo esempio da inserire nel manuale d’istruzioni di Sirius. Quest’ultimo, comunque, si era incupito, probabilmente arrabbiato: Remus si chiese se non fosse il caso di prepararsi a darle quanto riceverle. Non gli piaceva fare a botte, ma Sirius in quell’ultimo periodo era stato così pronto a venire alle mani che perfino il minimo fastidio gli procurava una reazione troppo violenta. Remus si rese distrattamente conto che era successa la stessa cosa poco dopo la sua fuga da Grimmauld Place.
«Vuoi un abbraccio, Moony!? No, perché io ne ho davvero bisogno. Sei l’unico amico che mi rimarrà quando James e Lily si sposeranno, perciò pretendo che tu voglia un abbraccio. Io fossi in te lo vorrei.» esclamò arrossendo, non fissando Remus negli occhi e quest’ultimo presto sorrise a quella strana richiesta. Remus, ora che ci pensava sul serio, arrivava perfettamente alla conclusione lineare e semplice che avrebbe dovuto essere arrivata prima e con più chiarezza sul comportamento discutibile di Sirius: si sentiva perso, mentre un altro dei suoi punti fissi sembrava lasciarlo da parte per dedicarsi a Lily.
Senza replicare alcunché Remus colse al volo l’occasione e, accantonando i suoi strani sentimenti invertiti e l’offesa che avrebbe dovuto sentire al tono di comando, abbracciò stretto Sirius, coprendo velocemente la distanza che li separava.
Sirius non se l’aspettava davvero e cadde all’indietro sul letto, trascinandosi dietro Remus che si lasciò stringere come un pupazzo senza farsi problemi.
Remus sospirò fra i capelli un po’ bagnati di Sirius e si perse nel profumo di fresco e caldo, confortevole (e cane bagnato) che emanava Sirius; la sua mente sfuggì alle sue redini e si ritrovò a desiderare ardentemente che quell’abbraccio durasse secoli, nulla gli interessava oltre a quelle braccia attorno alla sua vita che stringevano con forza tipicamente maschile. E a chi importava di una ragazza o di San Valentino quando Sirius Black era in cerca di affetto e coccole e non si nascondeva dietro la sua forma canina? Cosa gli interessava impedirsi di sperimentare quel calore in modo più intimo? Alla fine di tutto, la loro amicizia sarebbe sopravvissuta ad un litigio fra fidanzatini diciassettenni, no?
Sbuffò e strinse di più Sirius, decidendo su due piedi che non gli fregava nulla dei suoi stessi pensieri, così visse con il corpo quella stretta calda e confortevole, così tanto Sirius da dover essere per forza giusta.







Note Finali: Questa fic partecipa a "La scalata verso il Wolfstar" una challenge della community wolfstari_ita su livejournal; il prompt usato è il 5: Abbraccio. Tabella qui.


   
 
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