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Autore: Klowl    30/01/2011    1 recensioni
E poi non è detto che una donna voglia al suo fianco un uomo.
E neanche ho finito di formulare questo pensiero che l’amarezza mi è già piombata addosso.
Spengo la luce del comodino e sprimaccio il mio cuscino. Oggi mia madre ha uscito fuori di nuovo quel discorso . E nemmeno stavolta io ho avuto il coraggio di dirle la verità.
Quale madre mai vorrebbe sentirsi dire che sua figlia è diversa,malata,difettosa?
Non stiamo qui a raccontarcela,le cose per noi non sono mai cambiate.Siamo sempre la peste della popolazione,i pervertiti da evitare.
Se ami qualcuno del tuo stesso sesso,lo devi tenere per te. Se qualcuno ti ha aggredito perché baciavi la tua donna,non devi denunciare,perché così si verrebbe a sapere della tua perversione e macchieresti la tua dignità. Questi sono i discorsi che noi ci sentiamo dire,quando ci viene fatto un torto.
Chi vorrebbe essere noi?
Non molti,credo.
Genere: Commedia, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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E vissero per sempre felici e contenti

Non so neanche io perché stasera ho deciso di rileggermi questo vecchissimo libro di favole. Però devo dire che è stato un bene,perché adesso mi rendo conto di quale sia la causa delle delusioni amorose di noi ragazze.

La risposta è semplice,è proprio tra le mie mani. Le favole e le altre cazzate che ci raccontavano quando eravamo ingenue bambine.

In queste storielle è tutto così semplice,dio mio. Le cose o sono bianche o sono nere. La prima persona che ti fa bagnare le mutande è quella che sposerai. I tuoi capelli saranno sempre in ordine,e quando avrai 20 anni di esploderanno fuori due tette da Lara Croft e un culo da Jennifer Lopez che non permetteranno a nessuno di essere più ambita di te.

Favole,appunto.

Il premio per la miglior buffonata,però,và sicuramente alla costruzione del Principe Azzurro. Quest’ uomo ha tutto: potere,bellezza,fascino,bel carattere. Detta così,a me questo Azzurro sembra un paradosso colossale. Il fascino è dato dall’essere stronzi,le donne questo lo sanno fin  troppo bene.

E poi non è detto che una donna voglia al suo fianco un uomo.

E neanche ho finito di formulare questo pensiero che l’amarezza mi è già piombata addosso.

Spengo la luce del comodino e sprimaccio il mio cuscino. Oggi mia madre ha uscito fuori di nuovo quel discorso . E nemmeno stavolta io ho avuto il coraggio di dirle la verità.

Quale madre mai vorrebbe sentirsi dire che sua figlia è diversa,malata,difettosa?

Non stiamo qui a raccontarcela,le cose per noi non sono mai cambiate.Siamo sempre la peste della popolazione,i pervertiti da evitare.

Se ami qualcuno del tuo stesso sesso,lo devi tenere per te. Se qualcuno ti ha aggredito perché baciavi la tua donna,non devi denunciare,perché così si verrebbe a sapere della tua perversione e macchieresti la tua dignità. Questi sono i discorsi che noi ci sentiamo dire,quando ci viene fatto un torto.

Chi vorrebbe essere noi?

Non molti,credo.

Mi sto davvero chiedendo per quanto tempo ancora riuscirò a fingere. Per quanto tempo ancora dovrò tenere quell’orrendo poster di quell’orrendo calciatore a petto nudo? Cazzo,non mi piace neanche la sua squadra! Io odio il calcio! Non riesco neanche a seguire una partita,che già mi scende il latte alle ginocchia.

Do un ultimo sguardo al display del mio cellulare,sono le 23 e 30.Basta con le riflessioni esistenziali,è ora di dormire.

 

 

 

                          

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Un luogo bellissimo,soleggiato,pieno di vita. Un tempo estivo. E per qualche ragione,so che questa è la Sicilia.Sto salendo una scala in pietra,e alla mia destra il mio sguardo si immerge nel blu del mare. Posto più bello non l’ho mai visto.

Arrivo in cima,e vedo subito una porticina in legno sgangherata. Sopra quell’obbrobrio,un’insegna sbiadita: “BIBLIOTECA COMUNALE”

Mi avvicino per entrarci,perché io AMO i libri,cazzo. Ma ancora prima che io riesca ad entrare,una donna esce dalla porta e mi viene incontro,sorridendo.

E’ bella come una maledizione,una sirena bruna che può trascinarti nell’inferno.

“Sei arrivata,finalmente.” Mi arriva vicinissimo,così tanto vicino che posso specchiarmi nei suoi occhi nerissimi,che hanno qualcosa di orientale,così tanto vicino che posso sentire il calore della sua pelle bruna,così vicino che posso sentire l’odore dei suoi capelli,una cascata di seta nera e ribelle.

I miei occhi ,grandissimi bastardi,cadono sulla scollatura vertiginosa di lei,che porta una camicia bianca legata in vita…quel poco tessuto che dovrebbe coprirla è anche trasparente. Un suicidio.

La sua lunga gonna verde ha uno spacco laterale che la rende una dea della lussuria.

“Vieni con me” mi dice,afferrandomi il polso e lanciandomi uno sguardo ambiguo,mentre mi trascina dentro la Biblioteca….

 

 

Continua…

   
 
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