Il
Coraggio di Maria Antonietta, regina di Francia.
Quanto
è fredda questa cella. Il sole
entra da una finestrella, illuminando una donna, rannicchiata su se
stessa.
Maria
Antonietta vorrebbe piangere, ma
le sue lacrime le ha già piante tutte.
Maria
Antonietta vorrebbe vivere, ma sa
che ormai il sole della sua vita sta calando nella notte eterna.
Guarda
il suo semplice abito bianco. Non
può vestire di nero, le è proibito. Non
può esprimere il suo dolore. Dolore per
il marito defunto, dolore per le persone che ama, dolore per la sua
fine. Solo
una cosa le da sollievo: la sua adorata Mutti* non saprà mai
la tragica fine di
sua figlia.
Di
quella figlia che, troppo presto, ha
dato in pasto alla Francia, troppo differente dall’Austria.
Vorrebbe
vedere i suoi bambini un’ultima
volta, Maria Antonietta, dir loro quanto li ami, abbracciarli, mentire
con la
bugia di tutte le madri, mentire con quel Andrà tutto bene
che per millenni le
madri hanno detto ai loro figli.
Ma
non può. Non li vedrà mai più, i suoi
bambini.
Forse
è meglio così, forse è meglio che
i suoi bimbi la ricordino come la donna bella ed elegante dei balli di
Versailles.
Il
boia entra. Dunque manca poco alla
sua fine.
-Come
vi chiamate?-
Il
boia deve guardare negl’occhi quella
donna, che la Francia intera disprezza. Sotto i segni della sofferenza,
vede
ancora quell’incantevole bellezza che aveva distinto
l’Austriaca.
-Henri.
Henri Sanson*.- dice, senza
garbo. Perchè quella è il nemico, e col nemico
non si ha garbo, si dice.
Afferra
i capelli di Maria Antonietta
con brutalità, glieli taglia corti. Denigra la sua
femminilità, denigra la
regina dai capelli d’oro.
Forse,
una volta, Maria si sarebbe
rivoltata. Avrebbe lottato per quei capelli di sole. Forse allora.
Ma
ora non più. È stanca, sa che è
finita e, con lo sguardo saggio di chi la morte la vede amica e non
più invisa,
sa che è inutile indignarsi per i capelli. Se si fosse
indignata per la vita
del popolo, quando ancora era in tempo, forse questo sarebbe solo un
incubo. Ma
è tardi, ormai.
Il
boia le lega le mani dietro la
schiena. Come una qualunque prigioniera. Come una volgare ladra.
Ma
Maria non s’indigna. Chissà, forse è
davvero una ladra, si dice.
La
caricano a forza viva sul carretta
dei condannati a morte, ma lei non si fa umiliare: dritta come un fuso
ed
impettita, come se stesse visitando la sua Parigi come regina, non come
morta
che cammina.
Perchè
è questo, e nulla di più. Pensa a
Marie Therèse, a Louis Charles e a Madame Elisabeth.
Pensa
a coloro che non ci sono più, a
suo marito. Quante morti inutili, quanta sofferenza per nulla. Oh, se
solo
fosse stata una regina migliore. Se solo fosse stata meno Antonia* e
più Teresa.
Meno francese e più austriaca.
Ma
ormai è tardi, per rimpiangere le
scelte sbagliate.
Non
sente nemmeno gli insulti che le
rivolgono, le minacce, nulla. C’è solo silenzio
nei suoi orecchi, solo vuoto
intorno a lei.
Guarda
il sole alto.
“Oh,
anche tu ti fai beffa di me?”
Qualcuno
la trascina giù dalla rozza
carretta. Cammina con velocità, la regina di Francia. Per
sbaglio pesta il piede
del boia.
-Pardon,
Monsieur. Non l'ho fatto
apposta.*- dice lei. Con grazia, con gentilezza, con umiltà.
Ma
nessuno ha pietà di lei, nessuno ha
pietà della bambina austriaca che la madre ha offerto in
sacrificio per la
pace. Per la prosperità. Quella Mutti a lei tanto cara.
Quella
Mutti a cui Maria desiderava
assomigliare.
Luccica
sinistra la lame sotto la luce
del giorno.
Maria
Antonia riesce solo a pensare che
il cielo azzurro è così bello...
*Maria
Teresa d'Austria, la madre di Maria Antonietta. Mutti, in tedesco,
è la forma
familiare per mamma.
*Henri Sanson è davvero il boia di Maria Antonietta.
*Maria Antonietta (Marie Antoinette) è il nome che le
diedero i francesi, la
principessa austriaca era stata battezzata come Maria Antonia.
*La scena riportata è accaduta realmente.